domenica 22 dicembre 2019

Crea il bello dentro

"Come puoi riuscire a vedere il bello che è fuori se prima non ti liberi della spazzatura che hai dentro?" (Vincenzo Bilotta)

Ci hanno insegnato a guardare le cose che esistono all'esterno. Nessuno ci ha mai insegnato, almeno non le persone che ci hanno educato e cresciuto, a VEDERE dentro di noi. Di conseguenza crediamo che il bello e il brutto esistano indipendentemente da noi, stanno là ed è questione di fortuna, solo quella, se riusciamo, per caso, a scorgere qualcosa di veramente bello, altrimenti routine piatta o, peggio, cose brutte.
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Ma bello e brutto sono concetti relativi, fanno parte dei gusti personali di chi guarda ma, dopotutto, non vede che le apparenze e le crede reali e lì si ferma. Ma ciò che è fuori è solo una proiezione di quello che colui che guarda si porta dentro. Se le cose belle che si vedono fuori sono veramente poche, bisognerebbe dare un'occhiata dentro, perché noi proiettiamo ciò che abbiamo dentro in termini di impressioni, emozioni, sentimenti, conflitti legati al passato.

Se abbiamo la tendenza, come la maggior parte del genere umano del ventunesimo secolo ha, a fare pensieri angoscianti e a focalizzarci per la maggior parte del tempo su di essi a causa della nostra incapacità di gestirli e lasciarli fluire via, tenderemo, di conseguenza, a vivere una realtà angosciante al nostro esterno.
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Ma se fuori è una diretta conseguenza dei nostri processi di pensiero, del nostro interno, di conseguenza, per cambiare fuori bisognerà cambiare dentro, fino a riuscire a creare il bello, quello che c'è sempre stato ma che nessuno ci ha mai insegnato e VEDERE e proiettare fuori, nella Vita di tutti i giorni, quella che viviamo a contatto con eventi, persone e cose.

Bisogna diventare degli artisti o, meglio, degli alchimisti del modo di pensare, delle persone in grado di prendere coscienza del caos che dimora all'interno per poterlo, poi, trasmutare attraverso l'OSSERVAZIONE SENZA GIUDIZIO. Quello che ci crea tensioni all'interno, quindi, va semplicemente osservato senza giudizio smettendo, al contempo, di continuare ad identificarsi con ogni pensiero, stato d'animo e conseguente emozione.
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Una volta prese le dovute distanze, man mano che la coscienza di sé aumenta, si dovranno trasformare le cause del caos interiore in motivo di gioia, ma come? Trovando gli opposti, creando le condizioni per trasformare il piombo delle emozioni negative in oro, in emozioni positive ed equilibranti. Pian piano che riusciremo a cambiare dentro, ecco che anche fuori cambierà.

La trasformazione interiore ci permetterà di cominciare a VEDERE. Prima eravamo solo in grado di guardare, credendo che gli eventi accadessero casualmente e senza possibilità di poterli trasformare alla fonte. In questo modo molte persone credono nel destino diventando vittime di forze più grandi di loro mentre, in realtà, possiedono, esse stesse al loro interno, le forze in grado di creare il destino e di modificarlo ad ogni istante.
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Basta avere coscienza, imparare a VEDERE smettendo, al contempo, di lottare contro il mondo esterno cominciando, invece, ad accettarlo quale proiezione del mondo interno. Quando si sarà acquisita questa coscienza superiore, solo allora si potrà diventare dei maghi, degli alchimisti, della propria realtà, trasformando ciò che non ci piace fuori attraverso l'osservazione di ciò che proiettiamo da dentro.

In tutto ciò entra in gioco la legge dell'attrazione (per approfondire l'argomento digita "La legge dell'attrazione" nel motore di ricerca del blog, potrai leggere gratis il capitolo del mio primo libro, L'arte della consapevolezza). Quando cambiamo pensiero, l'universo intero cambia nei nostri confronti i tipi di esperienze, persone, cose che ci arriveranno. Questa è magia, basta crederci, osservare e cambiare modo di sentire dentro e, presto o tardi, fuori obbedirà e si adeguerà alle nostre nuove emozioni. Basta essere costanti, crederci, avere volontà ed esercitare l'osservazione, il resto verrà da sé quale diretta conseguenza.
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Il mondo esterno obbedisce, sempre e ad ogni istante, a ciò che proiettiamo noi con i nostri pensieri. Ecco quanto siamo potenti! Basta prenderne coscienza per diventare maghi della nostra realtà e padroni, non più vittime, delle nostre Vite.

Vincenzo Bilotta

domenica 8 dicembre 2019

Drogati di dolore

Tutti, per natura, evitiamo il dolore e ricerchiamo il piacere, guai se fosse il contrario! In realtà, però, al dolore non solo ci si abitua ma, molto spesso, se ne diventa dipendenti. Questo aspetto ha a che fare sia con l'identità di vittime che si ricava dal lamentarsi continuamente vedendo tutto nero, sia, dal punto di vista fisiologico, dalla dipendenza che si viene a creare dalle sostanze che il nostro corpo produce in situazioni di stress come quando ci si lamenta o si resiste alla Vita.

Si diventa un pò come coloro i quali praticano gli sport estremi. Queste persone sono alla ricerca del brivido, di emozioni forti che possano consentire loro, seppur per alcuni istanti, di sentirsi vivi e presenti a se stessi. Le sostanze che entrano in gioco dal punto di vista fisiologico, sono uguali a quelle che il nostro organismo produce quando è sotto stress: cortisolo, adrenalina, noradrenalina ma, anche, endorfina, un ormone che consente di non sentire il dolore.
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Le endorfine, in particolare, sono delle vere e proprie droghe prodotte all'interno del nostro organismo dall'ipofisi e sono in grado di aumentare la resistenza allo stress e al dolore fisico. Essendo delle droghe, si capisce bene che portano, a lungo andare, ad una condizione di assuefazione e dipendenza da parte dell'organismo che le produce senza sosta a causa dello stress quotidiano al quale deve far fronte.

Ecco spiegato il motivo per cui molte persone continuano a lamentarsi, a piangersi addosso, a rompere le palle a chi incontrano e, nonostante ricevano consigli riguardanti eventuali strategie da seguire per poter cambiare lo stato di cose nel quale versano, in concreto non fanno mai nulla di serio per uscirne.
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Sì, la maggior parte delle persone è drogata di dolore, stress, vittimismo, paura e, in generale, tutte quelle situazioni, reali o immaginate, che possano mantenere alto il livello di ormoni dello stress nel sangue procurando, di conseguenza, una sensazione di "sballo" molto vicina a quella provata dal tossico quando assume la dose di droga dalla quale dipende.

Ecco perché è così difficile uscire dallo stato di lamentosi, vittimisti e, in generale, da tutte quelle situazioni che provocano uno stress costante nelle nostre Vite! E' un pò come il processo di disintossicazione, lungo, difficile e con frequenti ricadute... Un calvario!
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Vi starete chiedendo se, dopo queste premesse, una soluzione esista? Certo che sì! Ma ci vuole volontà, determinazione ed obiettivi a medio e lungo termine. La prima cosa da fare è, sicuramente, l'accorgersi della condizione di dipendenza nella quale si versa; dopo essere divenuti coscienti della propria dipendenza dal dolore, si può cambiare, non prima.

Il lavoro da fare è diretto a sostituire i pensieri stressanti con dei pensieri equilibranti che possano radicare nel QUI E ORA consentendo di voltare pagina lasciandosi alle spalle il passato e costruendo il futuro a partire dall'ADESSO senza, peraltro, provare ansie di sorta capendo, anche quando si dovesse diventare ansiosi, che sono solo dei pensieri legati alle fantasie di una mente incontrollata su cose che, molto probabilmente, non accadranno mai.
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Cominciate a drogarvi di felicità, lasciate che il fisico produca le sue droghe, ma fatelo vivendo nella gioia, nella gentilezza, nel radicamento interiore. Anche le persone felici producono delle droghe, esse si chiamano ossitocina ed endorfina ma, a differenza delle droghe prodotte quando si è sotto stress, non producono radicali liberi e, di conseguenza, non portano ad un invecchiamento precoce il nostro organismo esponendolo ad eventuali squilibri energetici che potrebbero portare alla malattia.

SIATE FELICI, SMETTETE DI LAMENTARVI E DI FREQUENTARE PERSONE LAMENTOSE. VIVETE NEL PRESENTE, OGNI ISTANTE E' PREZIOSO, IL DOPO NON ESISTE ANCORA, PROBABILMENTE NON ARRIVERA' MAI, LA VITA PUO' FINIRE FRA UNA FRAZIONE DI SECONDO, NESSUNO VI HA GARANTITO L'IMMORTALITA'. TORNATE AD ESSERE FELICI, E' LA VOSTRA CONDIZIONE NATURALE, VI SPETTA PER DIRITTO, DROGATEVI DI FELICITA'!

Vincenzo Bilotta




domenica 24 novembre 2019

Il vero maestro Zen

Chi è nel cammino sa bene quanto difficile sia, a volte, mettere in pratica ciò che si sa in teoria. Ma la pratica è tutto ciò che serve per consolidare in sé la saggezza, diversamente, tutto ciò che si è studiato sui libri ed approfondito nei seminari, rimarrebbe relegato al semplice rango di bagaglio culturale, un pò come la maggior parte dei vuoti concetti che si apprendono a scuola durante il processo educativo-programmatico.

Tutti sanno quanto sia bello leggere di perdono, di perdonare e perdonarsi per essere, finalmente, liberi dai propri conflitti e, di conseguenza, dalle influenze a noi esterne. Ma per metterlo in pratica... Beh, forse è più bello leggerlo!
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La verità è che la VITA VERA si svolge al di fuori dalle teorie imparate sui libri, dai ritiri spirituali e dagli esercizi di meditazione svolti in isolamento anche per mesi. Lì siamo tutti allievi provetti, maestri spirituali e fonti inesauribili di saggezza.

Ma i veri maestri Zen, quelli dai quali possiamo imparare a mettere in pratica ciò che continuiamo, spesso, a conoscere solo in teoria, sono coloro i quali mettono alla prova le nostre doti di bontà, pazienza, amore verso il prossimo e, non da ultima, le nostre capacità di ACCETTAZIONE E PERDONO.
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E' molto difficile non reagire a chi ti scavalca mentre sei in fila alla posta, a chi ti taglia la strada invadendo la corsia dove stai viaggiando con la tua auto, a chi ti volta le spalle al momento del bisogno... Eppure queste persone coi loro atteggiamenti ambigui e, a volte, all'apparenza maleducati, sono quelle che possono insegnarci qualcosa in concreto.

Chi ci supera in fila al supermercato senza chiedere il permesso, l'automobilista che ci taglia la strada invadendo la nostra corsia o l'amico che senza motivo apparente ci volta le spalle sono i nostri più grandi insegnanti... A patto che riusciamo a trarne profitto da questi insegnamenti estremi.
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Il primo insegnamento che si può trarre da questi tipi di comportamento è che nella Vita bisogna avere pazienza. Chi ci supera in fila al supermercato o alla posta, ci vuole insegnare proprio questo, a non arrabbiarci, ad osservare il nostro ribollire interiore, il senso di frustrazione per essere stati scavalcati in maniera brusca e senza che ci chiedessero il permesso.

In altre parole, possiamo imparare a non re-agire di fronte a comportamenti che non ci piacciono limitandoci, piuttosto, ad osservare le emozioni che scaturiscono in noi in conseguenza di quel determinato comportamento tenuto da quella persona. Così facendo trasformeremo delle potenziali occasioni di litigi e reazioni anche violente da parte nostra, in motivi per riflettere, meditare e osservare CIO' CHE E' senza più giudicarlo, senza più aspettative, con la propensione a perdonare.
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In questo modo si vedranno l'automobilista indisciplinato, chi non rispetta la fila alla posta o l'amico che ci volta le spalle come nostri maestri Zen, traendo spunto, grazie e non più a causa del loro comportamento all'apparenza "maleducato", per riflettere, osservare e lasciare andare inviando, al contempo, tanto perdono sia a noi stessi che a coloro che hanno tenuto quel determinato comportamento che ha causato in noi dei fastidi a livello di apparato psicofisico.

Col tempo e con la pratica vi accorgerete come riuscirete a progredire molto più velocemente rispetto a quando vi esercitavate a casa o in un centro yoga, ciò sarà dovuto al fatto che per strada farete pratica diretta di osservazione e presenza di fronte ad emozioni che emergeranno in maniera improvvisa ed imprevista. 
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Non potete prevedere il comportamento degli altri, né le vostre reazioni in merito, così questa sarà la più efficace palestra emotiva che abbiate mai potuto immaginare e desiderare. Queste sono crescita ed alchimia trasformativa esercitate direttamente sul campo e non solo fantasticando sulla loro potenziale applicazione quando ancora gli effetti del ritiro buddista di una settimana vi tengono pieni di buoni propositi... Buona pratica!

Vincenzo Bilotta

lunedì 11 novembre 2019

Schiavi senza catene

Noi siamo schiavi senza catene. La nostra epoca sembrerebbe essere caratterizzata da un clima di ampia libertà concessa alle masse, da democrazie stabili e dalla possibilità di libera espressione delle proprie opinioni. Almeno all'apparenza, nessuno porta delle catene ai piedi e la schiavitù sembrerebbe essere stata abolita.

In realtà ci vogliono far credere liberi, ma liberi non siamo. Siamo schiavi senza catene, una forma molto più subdola rispetto alle forme di schiavitù alle quali erano sottoposti i popoli di origine africana quando venivano venduti ai ricchi proprietari terrieri come lavoratori nelle piantagioni. 
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Almeno quella forma di schiavitù era palese, si viveva da schiavi, dopo essere stati venduti al proprietario di turno, per poi morire da schiavi. Oggi, invece, vi sono forme più subdole di schiavitù, oltre che di dittatura. Anche per quanto riguarda le forme dittatoriali presenti, del resto, anche oggi, in diversi stati, le popolazioni devono sottostare ad un regime di restrizione delle libertà personali di pensiero, di movimento e di espressione.

Oggi, almeno dove esistono le democrazie, sembrerebbe regnare un clima di libertà sia di espressione che di azione da parte del singolo cittadino, questo, del resto, una democrazia che si rispetti dovrebbe garantire. Insomma, sembrerebbe regnare un clima di libertà sia da coercizioni fisiche quali le diverse forme di schiavitù che, seppur presenti ancora oggi in alcuni paesi del terzo mondo, sembrerebbero del tutto scomparse, almeno nei paesi civilizzati, che da divieti di libera espressione di pensiero e di parola, tipico delle dittature.
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Ma la schiavitù esiste ancora oggi, specie nelle democrazie, proprio laddove anche ogni forma di restrizione della libertà psicofisica sembrerebbe essere stata abolita e dimenticata. Ma attenzione, non si tratta di schiavitù palese, non andate a cercare catene ai piedi o polizia segreta per limitare la libertà di opinione.

Oggi si è diventati schiavi di se stessi. Questa schiavitù è favorita da un sistema educativo che tende a programmare tutte le persone allo stesso modo, uniformandone il modo di pensare allo scopo di evitare ribellioni, sia pure meramente intellettuali. Si vive in un mondo in cui c'è libertà di opinione, si può scrivere ciò che si vuole, ma state certi che chi esce fuori dalle righe viene censurato, alla faccia della democrazia e della libertà di pensiero.
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In realtà ciò avviene raramente in quanto, di solito, essendo tutti educati e programmati a vivere e pensare in maniera uniforme, non ci si aspetta che qualcuno esca dal gregge per ruggire invece di belare, come di consueto. Ecco cosa s'intende per libertà oggi: fa quello che ti pare purché lo fai come gli altri componenti del gregge.

Ecco quanto siamo liberi! A questo si aggiungano altre forme di schiavitù, non da ultima quella che ci rende totalmente asserviti alla tecnologia, partendo dai social per finire ai programmi tv, passando attraverso le ore buttate al vento a guardare l'ennesimo messaggio che puntualmente arriverà sui nostri smartphone...
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L'idea di essere schiavi senza catene piace a chi odia uscire dal gregge, a chi fa comodo essere "come gli altri", a chi "non vuole fare discussioni inutili". Dopotutto è un vantaggio essere anonimi, si è inattaccabili, si conduce un'esistenza anonima in una qualsiasi parte del mondo, senza lasciare traccia, così come ci vorrebbero dall'alto: dei mansueti consumatori, delle pecorelle da condurre ai pascoli del consumismo indotto tramite gli strumenti mediatici e delle mode decise da chi, spesso, di moda non ne capisce proprio nulla e ha avuto solo la fortuna di diventare stilista.

Noi possiamo pensare, dire e fare ciò che vogliamo finché lo facciamo nel modo in cui siamo stati programmati nelle aule scolastiche, a casa, nelle palestre o nelle chiese, ma guai ad uscire fuori dal gregge, a cantare fuori dal coro con un tono di voce più alto...
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In questo caso non ci sarà una punizione dall'alto, nessuna censura da parte di nessun dittatore o frustata da parte dello schiavista di turno... Niente di tutto ciò, tranquilli. La risposta al vostro comportamento ribelle vi verrà data direttamente dal vostro ex compagno di banco o dal vostro collega di lavoro, che non mancheranno di additarvi come visionari, ribelli o, in alcuni casi, come dei folli.

Sì, perché tutto il sistema è stato progettato in maniera tale per cui, quando qualcuno esce fuori dalle righe viene stroncato sul nascere dalla mediocrità del vicino il quale, un pò per vigliaccheria, un pò per limitatezza di vedute, non mancherà di criticare, giudicare, inveire contro un comportamento che si prospetta, fin dall'inizio, non conforme alle regole e, quindi, ribelle.
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La libertà, al pari della schiavitù, al giorno d'oggi, è qualcosa che non ha una fisicità, essa risiede in un modo di pensare, in un ideale, in qualcosa che rende la persona nella quale alberga libera o schiava. Dopotutto, non esiste un mondo là fuori se non quale chiara proiezione di ciò che ciascuno di noi, col suo modo di pensare, di esprimersi e, di conseguenza, di fare crea a partire dalla propria interiorità per poi materializzarlo all'esterno.

Vincenzo Bilotta


domenica 27 ottobre 2019

La Vita è

Ognuno di noi vuole il meglio dalla propria Vita. Questo in teoria. In pratica succede che le persone lottino per cambiare ciò che è già e, a volte, non può più essere cambiato, solo accettato. Così si smette di vivere e si comincia a resistere, ci si creano mille problemi a livello mentale e, così facendo, si trasforma la propria Vita in un vero e proprio inferno.

Il fatto stesso di giudicare la Vita ci fa cadere nella dualità. Si sente, troppo spesso, dire in giro che la Vita è dura, difficile, complicata, pericolosa, sopravvivenza del più forte, crudele... Questi sono solo alcuni dei tanti termini con i quali la Vita ci viene mostrata, fin da piccoli, dalle persone che ci stanno intorno, primi fra tutti i genitori, seguiti a ruota libera da insegnanti, preti, amici e conoscenze occasionali.

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L'utilizzo di certi termini e, in generale, la tendenza a classificare la Vita, ci porta, come naturale conseguenza, alla non accettazione della Vita e al nascere di problemi che esterni non sono di certo ma derivano, semmai, da uno stato di resistenza e giudizio reiterati nel tempo a livello mentale.

Ricordo che, quando ero alle medie, una mia insegnante usava dire che "la Vita non è tutta rose e fiori ma un percorso ad ostacoli"... Oggi si ritrova con un figlio depresso... Chissà perché? E' fondamentale non giudicare la Vita, non opporle resistenza, rimanere nel flusso continuo... Dopotutto anche il fiume più limpido trasporta, a volte, cadaveri, escrementi e rifiuti... Ma dopo un pò le acque tornano di nuovo limpide, ciò se non incontrano ostacoli... Altrimenti s'intasa tutto!
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Ed è proprio d'intasamento che si tratta il giudicare gli accadimenti della Vita, il voler catalogare tutto a tutti i costi. Da qui nasce il conflitto, la malattia, i litigi con gli altri, perfino la morte... Tutto nasce dalla resistenza, dal voler per forza dare un nome alle cose, agli accadimenti, alle persone... E pensare che basterebbe vivere la Vita così com'è, senza resisterle, senza giudicarla, rimanendo in costante ascolto di sé ed agendo nel QUI E ORA senza porsi troppe domande, rimanendo connessi col proprio cuore, in comunicazione con la propria anima.

La Vita è... Siete disposti a lasciarla essere? Siete davvero pronti ad accettarla, così com'è, QUI E ORA? Vi pongo queste domande perché non posso farne a meno, sono davvero fondamentali e la vostra risposta sincera, quale che essa sia, andrà a creare la conseguente realtà all'interno della vostra Vita. Ponetevi sempre con un atteggiamento neutro nei confronti degli eventi, non pensate mai a come sarebbero potute andare le cose, limitatevi a stare nel momento.
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Lasciate fare alla Vita, agite SOLO E SEMPRE NEL QUI E ORA, non pensate a cosa potrebbe succedere dopo, perché del dopo non vi è dato disporre e sarebbe già tanto se riusciste ad agire in uno stato di totale presenza nel QUI E ORA... Solo procedendo passo dopo passo, facendo una cosa per volta, QUI E ORA e lasciando ESSERE la Vita senza giudicarla in alcun modo, allora sì, tornerete a vivere e diverrete padroni di voi e di ciò che vi accade intorno.
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Dal momento in cui non opponete più resistenza e, al contempo, smettete di giudicare, solo allora le cose potranno cambiare a vostro vantaggio fino a trasformarsi in ciò che desideravate da sempre. Non occorre fare, semplicemente ESSERE; non occorre giudicare, semplicemente OSSERVARE; non occorre resistere, semplicemente lasciare che SIA; non occorre ricordare il passato, semplicemente VIVERE NEL QUI E ORA.

Vincenzo Bilotta

domenica 13 ottobre 2019

Vai per la tua strada

Ognuno di noi possiede un'anima. Quest'anima, quando discende nel corpo che possiede allo scopo di evolvere su questo piano dimensionale, sa già qual'è la sua missione sulla terra. Tutti noi, nessuno escluso, possediamo dei talenti, tutti abbiamo delle potenzialità, ciascuno in un determinato campo, ognuno in base alle proprie attitudini naturali.

Se molte persone non riescono ad esprimere i propri talenti, ciò è dovuto al fatto che nessuno gli ha mai insegnato a coltivarli, svilupparli ed esprimerli. Non è che ciò dipende solo dal processo educativo-programmatico che tende ad inquadrare le persone e a dar loro un insieme di nozioni da gregge. Il fatto è che, spesso, chi è preposto alla nostra educazione, non sa nemmeno da dove cominciare per aiutarci a seguire la nostra strada e a sviluppare i nostri talenti.
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L'educazione-programmatica, poiché tende ad uniformare tutte le menti allo stesso livello, sfornerà dei pensatori mediocri, tutti con le stesse idee sulla Vita e con degli scopi che, molto spesso, non collimano nemmeno lontanamente con quelli che sono i nostri veri bisogni, quelli per soddisfare i quali ci siamo scomodati, anzi, la nostra anima si è scomodata a prendere un corpo in prestito.

Posso garantirvi che pochi seguono la propria strada, perché la strada, prima di seguirla, bisogna cercarla, trovarla e, poi, incominciare a percorrerla. Va da sé che, prima di trovare la propria strada, si dovrebbe riuscire a riconoscere i propri talenti. Solo dopo aver riconosciuto i propri talenti si potrà andare per la propria strada dritti alla meta e senza distrazioni, né influenze negative esterne, di sorta.
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Ma se non avremo chiaro lo scopo per il quale ci troviamo qui sulla terra, se non riusciremo a scoprire i nostri talenti, ecco che dovremo contentarci di ciò che riceveremo in pasto attraverso il processo educativo-programmatico e, con lui, tutti i limiti ad esso inerenti.

In questo modo, però, saremo costretti a percorrere una via che, in realtà, non ci appartiene, non è mai stata nemmeno lontanamente contemplata dalla nostra anima. Questa via è la via che gli altri ci fanno credere nostra. Tanto per fare un esempio, se i nostri genitori vogliono farci studiare medicina solo per avere il figlio medico o, peggio, perché loro non hanno avuto la possibilità di completare o intraprende questo percorso di studi, eccoci catapultati in una realtà in cui ci troveremo costretti a soddisfare delle aspettative altrui, percorrendo una via che non ci appartiene.
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Questa è una delle peggiori forme di castrazione dell'essere umano. Se poi il figlio avrebbe voluto, invece, studiare recitazione o filosofia, ecco che viene ad essere sabotato uno dei tanti programmi che l'anima aveva in serbo per quel ragazzo. 

In questi casi si percorreranno vie che non ci appartengono e i risultati saranno mediocri e, laddove si porteranno a compimento gli studi voluti da altri anche a pieni voti, non si sarà realizzato di certo il proprio di scopo, ma quello dei nostri genitori o insegnanti o, in generale, di chi ci ha indicato una via che nostra, di certo, non era.
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Quando si hanno chiare le idee, quando si conoscono i propri talenti, è necessario incamminarsi per la strada che la Vita stessa ci ha tracciata, anche andando contro il volere degli altri, perché qualora non percorriamo e portiamo a termine la nostra missione su questa terra, gli infelici saremo noi, non quelli che ci hanno indicato una via per il nostro bene, di certo, ma che sicuramente non è mai stata la nostra.

Vincenzo Bilotta

domenica 29 settembre 2019

Parlare male degli altri

"Se non potete parlare bene di una persona, non parlatene". (Rosa Falasca, madre di Giulio Andreotti)

In una società fondata sulla ricerca dell'altrui approvazione, è naturale giudicare chi, ai nostri occhi, non è perfetto. Che poi la perfezione non esista né, tantomeno, andrebbe ricercata, questo è un altro discorso. Il fatto è che, una volta inquadrati attraverso l'educazione-programmatica, entriamo a far parte del mansueto gregge delle pecorelle obbedienti. 
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Una delle regole tacite di chi fa parte del gregge sembrerebbe invogliare al giudizio, a parlare male degli altri. Di certo, ognuno di noi è fatto in maniera diversa rispetto ad ogni altro individuo, questo fa parte della personalità che ci si costruisce crescendo e facendo esperienza nella Vita di tutti i giorni attraverso le diverse interazioni con persone, situazioni lavorative, sentimentali ed eventi di vario genere.

Ogni persona andrebbe rispettata per quel che è. Ma nella nostra società, quella dei social, fondata sui "mi piace" e sul selfie perfetto degno di un divo di Hollywood, nessuno è, paradossalmente, perfetto. Si capisce bene come, in un clima di insicurezza come questo, i giovani di oggi tendano a crescere in una modalità che li porta ad apparire belli e forti per mascherare una profonda insicurezza e una mancanza di scopo nella Vita.
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E' più facile apparire, piuttosto che essere. Per essere, infatti, bisogna prima riconoscersi perfetti, così come si è, a prescindere dai "mi piace" e dall'altrui approvazione nella Vita di tutti i giorni. Ma il sistema, così com'è strutturato, non lascia spazio all'essenza, optando, piuttosto e per ovvi motivi, per l'apparenza. Dopotutto, così facendo, si riesce a vendere di più, qui entrano in gioco, come risulterà evidente, esigenze di marketing.

Per poter vendere un determinato prodotto, infatti, i pubblicitari sanno benissimo che bisogna ingenerare nei potenziali acquirenti il desiderio di possederlo. Per far questo occorre indurre le persone a sentirsi incomplete. Se non hai la berlina reclamizzata in tv, l'ultima versione del più famoso degli smartphone o non vai in vacanza a Ibiza, allora non sei alla moda, ed ecco scattare il desiderio di sentirsi parte di un gruppo per non essere considerati diversi ed essere lasciati soli.
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Insomma, la nostra è una società dove si vogliono salvare le apparenze, dove si cura di più l'abbigliamento rispetto alla conoscenza, dove tutto sembra dover essere perfetto ed impeccabile, altrimenti... Altrimenti si verrà criticati e, a nostra volta, si tenderà a criticare, a parlare male degli altri.

Chi parla male degli altri lo fa perché non accetta il prossimo così com'è, in altre parole lo vorrebbe diverso, ciò secondo i suoi personali ideali di perfezione. Poiché questo è impossibile, in quanto ogni persona vorrebbe il proprio simile perfetto secondo i propri ideali personali di perfezione, ecco che nessuno risulterà perfetto agli occhi degli altri. 
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Questo lascerà spazio alle critiche fatte alle spalle di amici, parenti, poco importa, basta che si parli male qualsiasi soggetto può essere tirato in ballo. Ma chi parla male degli altri, in realtà parla male di se stesso. In pratica proiettiamo sugli altri ciò che non ci piace, per un motivo o per un altro, di noi. Non ci sentiamo mai adeguati, spesso questi concetti ci vengono inculcati dai genitori, i quali ci vorrebbero vestiti e pettinati in una data maniera, studenti di una data facoltà e gli esempi potrebbero continuare all'infinito.

Quando nasce in noi la tendenza a parlare male degli altri, a lamentarci di determinati aspetti di una persona che frequentiamo o, spesso, nemmeno conosciamo se non in maniera superficiale, dovremmo girare questa forma di giudizio gratuito su di noi, sulle nostre Vite, ciò allo scopo di capire cosa non ci piace, in realtà, della nostra Vita.
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Dobbiamo ricordare sempre che L'ALTRO CI FA DA SPECCHIO. Basandoci su questo principio, la prossima volta che ci verrà voglia di parlare alle spalle di qualcuno o di emettere dei giudizi in sua presenza, proviamo a capire cosa, in realtà, l'altro ci sta mostrando di noi, cosa non ci soddisfa delle nostre Vite.

Chi è soddisfatto della propria Vita, infatti, pensa solo a migliorarla passo dopo passo, giorno dopo giorno, senza giudicare ciò che ne fanno gli altri delle loro, di Vite. Dopotutto le Vite degli altri, come vestono, cosa fanno, non sono affari nostri. Ma se, al contrario, continuiamo a parlare male degli altri, a giudicarli, sprecheremo tempo ed energie che potremmo dedicare, invece, alla nostra crescita e miglioramento personali.
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Smettiamo, almeno proviamo, di parlare male degli altri, siano essi governi, calciatori, attrici o il vicino di casa. Il giudizio fa parte del modo di vivere della maggior parte delle persone, lo si legge anche sulle bacheche dei social, dove tutti sono pronti a gettare fango sugli altri per darsi loro stessi un'aura di santità.

La verità è che NESSUNO DEV'ESSERE PERFETTO (se vuoi approfondire l'argomento, puoi cercare il mio articolo con lo stesso titolo), ognuno è come è, basta solo accettarlo o, se proprio non si trovano dei lati positivi da elogiarne, si può sempre tacere e lavorare su di sé per crescere ed evolvere più in fretta senza più impantanarsi in pettegolezzi degni da donnine di strada.

Vincenzo Bilotta


domenica 15 settembre 2019

Ciò che è

Nella nostra società si va sempre di fretta e si cercano dei risultati immediati, come immediato dev'essere l'appagamento in ogni settore della nostra Vita. E' la società del tutto e subito, dove chi arriva secondo non è uno che se la prende comoda vivendo il momento presente ma viene considerato, semmai, un perdente.

In questo contesto folle si è perso il senso della Vita, di ciò che realmente dovrebbe rappresentare per ognuno di noi, del suo reale significato. Si va in cerca del piacere e si fugge dal dolore, ciò è naturale, fa parte dei meccanismi di sopravvivenza del nostro apparato psicofisico.
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Ciò che non è naturale è la continua separazione degli accadimenti quotidiani, il loro continuo catalogarli, giudicarli come buoni/cattivi, necessari/non necessari. In sostanza, noi cerchiamo di dividere la Vita, creando separazione e andando contro la natura stessa delle cose, contro il continuo fluire degli accadimenti.

Ogni istante è un nuovo momento da vivere in fretta. Il tempo scorre via veloce, specie per chi è perso nei suoi pensieri e non sa cogliere l'istante. Ogni cosa va vissuta e lasciata scorrere, senza giudicarla, senza desiderare altro, altrimenti si crea una resistenza superflua, quella che, per intenderci, causa quel tipo di sofferenza del quale è pieno il mondo.
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La Vita è come è. Lasciatela essere, smettete di resisterle. Un evento non va come avreste voluto, ecco sorgere in voi una sorta di disagio psicofisico, un senso di oppressione, di calore alla testa, vi ritrovate coi battiti accelerati, il respiro corto, le mani sudate... A cosa state resistendo? Ve lo dico io: ALLA VITA E AL SUO CONTINUO FLUIRE E DIVENIRE!

CIO' CHE E', E'. RIUSCITE A VIVERLO E A LASCIARLO ESSERE? Solo così potrà fluire e portarvi un altro istante con situazioni diverse, nuove esperienze, arricchendovi e dandovi l'occasione di poter crescere ed evolvere ulteriormente.
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La Vita è UNA. Non è giusta né sbagliata, E'. Lasciatela essere! Smettete di dividerla in piacere/dolore, abbondanza/mancanza, vacanza/lavoro, amore/odio. Limitatevi a viverla e a fluire in essa. Il dolore non esiste, è solo una definizione, così come il piacere... Viveteli, sono solo stati transitori, non amplificateli, mantenendoli in Vita, continuando a pensarci.

Gli eventi passano, anche i lutti più devastanti, i fallimenti più cocenti, le relazioni più tempestose... Ma anche queste sono definizioni, e a noi non servono! VIVETE, VIVETE, VIVETE! Stop al giudizio, sì al lasciarsi andare, accettando se stessi e la Vita, così come viene.
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La Vita SA ciò che ci occorre per crescere e fare nuove esperienze... LASCIATELA FARE PER UNA VOLTA! AFFIDATEVI, VIVETE NEL LIBERO FLUSSO DEL DIVENIRE. DEL DOMANI? SARA' QUEL CHE SARA'! LIMITATEVI A VIVERE CIO' CHE E' ADESSO, SAREBBE GIA' UN BALZO QUANTICO VERSO IL RAGGIUNGIMENTO DEL VOSTRO PIENO POTENZIALE EVOLUTIVO!

Vincenzo Bilotta




domenica 1 settembre 2019

Il tesoro interiore

"La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore. Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia". (C.G. Jung)

Tutto ciò che ci serve è dentro di noi. Esso giace nascosto da qualche parte, al nostro interno, pronto a tornare in azione per regalarci la Vita che abbiamo sempre sognato ma non abbiamo mai OSATO andarci a prendere. Ognuno di noi, nessuno escluso, ha il suo tesoro interiore.

Nessuno ce lo ha mai insegnato, probabilmente questo articolo vi sembrerà visionario se paragonato al comune modo di pensare del gregge umano. E' naturale, non potrebbe essere diversamente, così vuole il sistema, dopotutto in questo modo, proiettando all'esterno l'attenzione di ciascuno di noi, continua a tenerci addormentati, facendoci aggrappare a dei falsi bisogni indotti ad arte per farci acquistare o consumare beni e servizi che diversamente, se avessimo avuto gli occhi aperti, non avremmo richiesto.
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E' quasi una corsa verso il mondo esterno, una sorta di caccia al tesoro, dove ognuno cerca di ottenere qualcosa che possa, in qualche modo, compensare il vuoto interiore che la carenza di spiritualità inevitabilmente porta in questo mondo meccanizzato e morto.

Così, ogni giorno si va alla ricerca di un posto di lavoro migliore, una relazione appagante, un viaggio in luoghi lontani, un nuovo e pericoloso sport estremo, poco importa, basta cercare, anche se non si trova, anche se poi ci si sente ancora più vuoti rispetto a quando si cercava e pur avendolo trovato.
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Ciò è naturale, l'esterno è un riflesso di ciò che viviamo al nostro interno.Se dentro ci sentiamo vuoti e pensiamo che nella nostra Vita manchi qualcosa affinché possa definirsi completa, ecco che sarà normale continuare a cercare... Ma chi cerca non trova, non questa volta, non all'esterno!

Tutto ciò di cui abbiamo bisogno ce l'abbiamo già, è dentro di noi e nessuno ce lo può togliere. Ma nessuno, del resto, ci ha mai insegnato come fare per andarcelo a prendere, per riempire quello che sembra essere un abisso interiore incolmabile, una sorta di fame di qualcosa che non sembra destinata a placarsi ma, al contrario, a crescere a dismisura.
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Se ci lasciassimo guidare dal nostro istinto, quasi immediatamente scopriremmo il nostro tesoro interiore. All'interno dello scrigno troveremmo diversi tesori quali: empatia, amore incondizionato, salute, gioia, talenti inespressi e sensibilità repressa.

Sì, perché nel mondo esterno ci hanno insegnato che è sbagliato essere troppo sensibili, si soffrirebbe; non si possono coltivare i talenti, ci vorrebbe troppo tempo e il sistema vuole degli schiavi che effettuino lavori anche contro la propria volontà; l'amore incondizionato, la salute e la gioia poi... Manco a parlarne! Mere utopie!
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E pensare che il tesoro interiore, il nostro tesoro interiore, è la verità mentre tutto ciò che ci hanno raccontato a proposito della felicità e del fatto che bisogna raggiungerla facendo e possedendo, sono solo dei falsi miti... Lo so, il mio sembra essere un ragionamento al contrario... Ma chi ha stabilito una verità definitiva? Di certo delle persone con una visione del mondo limitata i quali avrebbero voluto rendere anche noi limitati e schiavi di modi di pensare comuni, fin troppo banali.

La realtà è dentro di noi, il tesoro giace in fondo al nostro cuore, basta aprirlo per rimanerne abbagliati... Forse è la troppa luce che ci fa paura? Eppure è quella la Via per essere felici, per essere realizzati, per trasformare la propria Vita e, di conseguenza, il mondo a noi esterno.
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Non abbiate paura di sperimentare nuovi modi di vedere ed interpretare la Vita, lasciatevi guidare dall'istinto, dai vostri talenti, tornate in linea con i programmi della vostra anima e aprite il vostro cuore alla Vita. La Vita, infatti, è più saggia di noi, basta lasciarsi guidare senza opporre resistenza, seguendo l'onda e le proprie passioni, quelle che aspettano soltanto di essere seguite per realizzare il nostro scopo, quello per il quale la nostra anima si è incarnata nel nostro corpo fisico.

Vincenzo Bilotta

domenica 18 agosto 2019

Non sei la tua storia

Mentre stai leggendo questo articolo tu, come tutti noi del resto, stai vivendo la tua Vita. A seconda dei casi potrà essere una Vita appagante, complicata, poco importa... Ciò fa parte del gioco, il gioco della Vita! Molti lo prendono troppo sul serio, questo gioco... Alcuni ne muoiono dopo aver raggiunto elevati livelli di stress.

Pochissimi si accorgeranno di essersi trovati all'interno di una storia, quella che si raccontano ogni giorno, più che altro si ripetono ciò che gli hanno insegnato a credere durante la loro crescita. Se la storia è quella giusta, la Vita sarà costellata da successi, benessere, gioia e amore incondizionati. Ma se, come accade spesso, la storia che viviamo è quella sbagliata, beh, allora cominceranno gli squilibri, i fallimenti, le storie d'amore fallimentari.
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Quasi nessuno si è mai chiesto se la Vita che vive gli appartiene... Mi spiego meglio: nessuno ha mai pensato che, magari, sta vivendo solo una storia come tante altre e che, se non gli piace, se non la sente sua, può CAMBIARLA per cominciare a riscriverne un'altra, quella che gli appartiene davvero, la sola che può portarlo in direzione del raggiungimento della felicità e del suo VERO SCOPO in questa esistenza terrena.

Se stai vivendo una situazione che non ti piace, una relazione conflittuale con il mondo esterno (partner, amici, lavoro o situazioni specifiche, poco importa), sappi che questa è la storia che ti hanno raccontato e che, se vuoi, puoi cambiarla, perfino riscriverla di sana pianta. Tutto dipende da te, dal fatto di accorgerti di essere dentro una semplice storia che non fa per te.
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Quando qualcosa non ci piace, sia esso un lavoro troppo stressante e poco stimolante o una relazione sentimentale morta da tempo, questo è uno dei segnali che, se seguiti, ci può portare ad accorgerci che è tempo di smetterla di vivere quel tipo di storia, di trarne l'identità, e cambiare...

Come si fa a cambiare la propria storia di Vita all'atto pratico? Innanzitutto bisogna accorgersi del fatto di essersi identificati con una serie di accadimenti, al secolo storia, fino ad aver bloccato il naturale flusso degli eventi, della Vita. E' importante, in questo contesto, ribadire il fatto che molti di noi resistono a CIO' CHE E' interrompendo il naturale fluire degli eventi.
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La resistenza viene a crearsi a causa dell'identificazione con la propria storia personale, credendola vera, definitiva e immutabile. Tutti concetti mentali che ci tengono prigionieri del tempo e dello spazio, impedendoci di avere libero accesso, proprio QUI, proprio ORA, alle nostre infinite potenzialità di trasformazione insite nel momento presente.

Noi siamo esseri eterni, creati da Dio a Sua immagine e somiglianza e quindi capaci di modificare ogni evento a nostro esclusivo vantaggio. Il mondo comincia da noi. Noi non siamo la nostra storia, siamo molto di più, siamo l'infinito fluire della Vita coi suoi contenuti interni. La Vita va avanti, con o senza di noi, a prescindere dal fatto che opponiamo resistenza o meno.
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Meglio non resistere, non darsi una storia, cominciare ad osservarsi e lasciare che accada quel che deve accadere, senza opporre resistenza, lasciando che sia... Questa è libertà oltre ogni concetto o situazione, questo è il nostro vero percorso, libero dagli ostacoli che noi stessi avevamo posto lungo la carreggiata attraverso le convinzioni limitanti e le nostre identificazioni con le nostre storie di Vita.

Basta andare oltre, lasciandosi spingere dalla corrente e ricordando che NIENTE E' PER SEMPRE, TUTTO E' TRANSITORIO E IN CONTINUO DIVENIRE. NOI SIAMO I SEMPLICI OSSERVATORI DELLA VITA E DEL SUO CONTINUO MUTARE. SICURAMENTE NON SIAMO LA STORIA CHE CI HANNO RACCONTATO SU DI NOI, NON SIAMO IL NOSTRO LAVORO, LE NOSTRE RELAZIONI, LA NOSTRA CASA, I NOSTRI BENI. 
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Riconoscere questa fondamentale, quanto elementare, verità è libertà dalla forma, dalla definizione e da ogni giudizio di sorta. Dopo, il percorso non sarà più una corsa ad ostacoli, ma una meditazione passeggiata.

Vincenzo Bilotta

lunedì 5 agosto 2019

Tutto è perfetto

Tutto è perfetto, così com'è. Non potrebbe essere altrimenti, la natura non sbaglia mai. Siamo noi che, spesso, non riusciamo a vedere la perfezione delle cose. La società nella quale viviamo ci ha insegnato ad avere aspettative, ad essere felici a condizione che si verifichino determinati eventi che ci consentano di esserlo...

Se le nostre aspettative vengono deluse nasce la lamentela, il conflitto, la resistenza a ciò che è. In questo modo lasciamo che la perfezione della Vita con le sue dinamiche ci passi sotto il naso, ma noi non ce ne accorgiamo perché siamo troppo impegnati a lamentarci, a cercare di cambiare le cose, in pratica stiamo lottando contro la perfezione di CIO' CHE E'.
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Lottiamo quando veniamo licenziati, se il partner va via di casa coi nostri figli, se ci ammaliamo, se un nostro familiare si ammala, se i paesi sono in guerra, se c'è la fame nel mondo... Qualsiasi scusa è buona purché ci si possa lamentare, resistere, lottare contro CIO' CHE E'.

Il risultato di questo atteggiamento difensivo, lamentoso e di resistenza nei confronti della Vita con le sue dinamiche, ci impedirà di vedere la perfezione delle cose. Quando perdiamo l'occasione di vedere la perfezione negli eventi, ci perdiamo la bellezza di CIO' CHE E' e smettiamo di fluire con la Vita. Così facendo generiamo un attrito che si ripercuoterà sul nostro sistema psicofisico, è inevitabile che accada, dopo aver sprecato tutte queste energie allo scopo di resistere.
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Ogni cosa, se si verifica, è perfetta COSI' COM'E'. La nostra anima sa, per lei non è nulla di nuovo, non si preoccupa, lei lascia accadere, è sempre nel flusso, qualsiasi cosa accada. E' la mente che causa disagi a livello psicofisico, col suo continuo resistere alle novità, al cambiamento repentino, ai fatti di cronaca nera.

La mente proprio non vuol saperne di fluire con la Vita, per lei tutto va bene finché le cose procedono secondo copione. Ma la Vita, si sa, è una grande improvvisatrice e lei di copioni non ne ha, semplicemente perché ama sorprenderci per farci crescere. Se tutto potesse essere programmato nel dettaglio, l'essere umano finirebbe di crescere e vivrebbe nella stagnazione totale.
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Se le cose andassero sempre come previsto, si crescerebbe come dei bambini viziati, di quelli che hanno tutto e subito non appena pestano i piedi per terra. Ma non è questo il modo di crescere e di vivere. La crescita, infatti, avviene dal momento in cui, a causa di eventi inattesi, si è costretti ad uscire dalla zona di comfort per affrontare il cambiamento.

E' fuori dalla zona comfort che si comincia a maturare, a crescere e ad evolvere, non stando dentro una bolla d'illusoria sicurezza. A volte gli eventi da superare sono abbastanza impegnativi, quello sì, specie se si perde un posto di lavoro che consideravamo a Vita o quando muore una persona cara, ma è proprio lì che la Vita ci da la possibilità di cogliere la perfezione e la bellezza della nostra essenza.
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Noi siamo programmati per affrontare diversi tipi di situazioni, anche i più estremi, siamo esseri nati per cooperare fra loro, non per competere o farsi la guerra. Purtroppo, a volte capita che per conoscere la perfezione si debbano sperimentare il lutto, la malattia, il licenziamento, la morte di una persona cara o il nascere in una zona di guerra da qualche parte del mondo.

Ma, anche nascendo in una zona di guerra, tutto è perfetto, COSI' COM'E'. Non occorre resistere, lamentarsi, imprecare, non cambia nulla, bisogna solo ACCETTARE. Dal momento in cui si accetta la realtà per come la Vita ce la offre, solo allora possiamo coglierne la perfezione nel dettaglio, perché in quello stesso momento abbiamo smesso di resistere a CIO' CHE E'.
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Le cose non accadono per caso, tutto ha uno scopo, basta vederlo con gli occhi puri, senza i filtri della mente. E' solo con gli occhi dell'anima, infatti, che si può cogliere la perfezione della Vita, anche quando sembra andarci tutto contro, anche quando siamo stanchi e vorremmo farla finita... Bisogna aprire il cuore al perdono verso se stessi, per essersi lasciati sfuggire la perfezione ed aver remato contro per quasi tutta la Vita, a che pro?

Apriamo il nostro cuore alla Vita, guardiamola con gli occhi dell'anima, gli unici che sanno cogliere il bello dell'istante, senza mai chiedersi del prima o stare in ansia per il poi. Lasciamoci guidare dal senso del bello che si prova guardando un tramonto, un bambino appena nato o l'odore di terra bagnata quando piove... Quella è la perfezione, quella è la fine della resistenza a CIO' CHE E', quella è la via per la salvezza dalle brutture che la nostra mente ci aveva mostrato, prima di allora, attraverso gli specchi deformanti dell'educazione-programmatica.
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Impariamo a cercarla e vederla noi la perfezione, nessuno può insegnarcela perché ce l'abbiamo già dentro. Quando la mente tace è perfezione, una lezione imparata dalla morte di una persona cara è perfezione, il futuro incerto è perfezione, oppure può essere il contrario della perfezione, dipende dall'osservatore, dal soggetto che sta vivendo quella realtà e dalla sua volontà di liberarsi da ogni aspettativa, resistenza e conflitto interiori per poter tornare a vedere il bello, COSI' COM'ERA PRIMA CHE LA SUA ANIMA S'INCARNASSE NEL SUO CORPO FISICO.

Vincenzo Bilotta