giovedì 28 dicembre 2023

Il vero significato del Natale

Oggi voglio parlare del Natale, del suo significato. Ogni anno si festeggia il Natale. Di anno in anno, però, il suo significato, quello vero, è sempre meno sentito, sempre meno cercato. Di tutto si parla, tranne che del vero significato del Natale.

Si parla di regali, sotto questo aspetto i mass media ci bombardano, di essere più buoni (come se esistesse solo questo giorno per esserlo, mentre il resto dell'anno lo si potrebbe tranquillamente vivere da serial killer!), ma non del vero motivo, dello scopo, di questa festività.

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Ormai si prende tutto alla leggera, si è come anestetizzati al sentire, complici questi smartphone, i quali non fanno altro che bombardarci di stimoli, e ci bombardano talmente tanto da farci perdere quella sensibilità necessaria a sentire, a sentire col cuore, come quando eravamo bambini, lo stesso sentire che le generazioni di adesso hanno quasi perso, represso sotto tonnellate e tonnellate di stupidaggini di una inutilità ed idiozia estreme assorbite attraverso social, canali video e tutto il pattume che viene trasmesso a raffica dall'idiota di turno.

Si vive nel vuoto mentale più assoluto, ma non il vuoto creato durante una sessione di meditazione o come quando qualcuno raggiunge il risveglio, niente di tutto ciò. Questo tipo di vuoto, della maggior parte della generazione social, è un vuoto pieno di sentimenti narcotizzati, di mancanza d'iniziativa, di scarsissima risposta a stimoli che non siano via via crescenti fino a portare chi li riceve ad una condizione di refrattarietà...

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Mica come una volta, quando si avvicinava il Natale... Ricordate? Ci si preparava psicologicamente, si era eccitati da tutto quello che lo caratterizzava: l'arrivo delle vacanze, il potersi alzare tardi la mattina, i regali sotto l'albero, le luci che addobbavano l'albero, la preparazione del presepe, il poter giocare con gli amici senza dover fare i compiti...

Bastava poco per essere felici. Ma, soprattutto, bastava poco per essere euforici, felici della novità che caratterizzava il Natale, una festa che spezzava la routine quotidiana e ci permetteva di riunirci tutti insieme, a casa, al caldo.

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Si parlava, si giocava, tutti insieme, nessuna distrazione tecnologica/social, nessuno escluso. Il Natale, quindi, era innanzitutto un ritrovarsi con amici e parenti che non vedevamo, magari, dall'anno prima. Poi, il Natale era riposarsi dalla routine per dedicarsi alla socialità (in presenza, non virtuale, quella è social) con i parenti, con gli amici, riunendosi fino a notte fonda per giocare a carte, per parlare, per raccontarsi cosa si era fatto durante tutto quell'anno in cui non ci si era più visti.

Ma il Natale era anche andare ad assistere alla messa di mezzanotte, oppure l'indomani, il sentire, come si usa da noi qui in Sicilia, le cornamuse suonare a festa di fronte alle immagini sacre preparate in delle vetrine esposte fuori dalle case. In pratica ci si immergeva nella festa del Natale, lo si sentiva dentro, era una sorta di emozione scaturente dal cuore, che eccitava gli animi, che dava gioia, nell'attesa della nascita di Gesù.

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Oggi il Natale è sentito poco, essendo la gente come addormentata in maniera pressoché costante dall'immancabile smartphone tra le mani che rimbambisce grandi e piccini e non dà tempo nemmeno per sentire l'arrivo della festa, ciò in quanto distrae ciascuno di noi dal ricontattare la propria interiorità.

Diciamoci la verità: ormai viene dato tutto per scontato, ci si stanca facilmente di tutto, siano esse relazioni di amicizia, sentimentali, del lavoro, del nuovo televisore che non si fa in tempo a comprare che già è obsoleto. In una parola, attraverso il bombardamento multimediale ci hanno resi simili a degli zombie senza anima.

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Nelle riunioni di famiglia ognuno si apparta in un angolo della casa con l'immancabile smartphone munito di caricabatterie per evitare che si scarichi e si perda il suo effetto narcotico, si parla quasi niente, si gioco pochissimo coi giochi di società (sostituiti dai social) e, soprattutto, ci si lascia scappare il vero significato del Natale: la nascita dell'amore di Gesù nei nostri cuori (per chi non crede: la nascita dell'amore universale nel proprio cuore).

Ma se non si ha nemmeno il tempo per accogliere l'amore di Gesù (amore universale) nel proprio cuore, tuttavia il tempo per leggere i continui messaggi o lasciarsi rimbambire dallo smartphone sembrano trovarlo tutti, grandi e piccini.

E' proprio a causa di questa distrazione causata dagli smartphone che molte persone si sono desensibilizzate al sentimento dell'amore. In pratica, si vivono dei rapporti usa e getta. Nessuno vuole chiarire nulla, sia esso un litigio amoroso o un'amicizia ormai in crisi da tempo. Si cerca solo uno stimolo nuovo e più forte, senza fine, senza mai contentarsi, fino ad arrivare ad una condizione di completa insensibilità.

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Natale è, per la maggior parte degli zombie che popolano il mondo moderno: fare la fila per acquistare lo smartphone di nuova generazione, ubriacarsi fino a scoppiare (con eventuale rissa o violenza in genere), aspettare chi fa gli auguri per primo eliminando o vendicandosi delle persone che, magari per dimenticanza, non li inviano per primi, e con questo mi pare di aver elencato tutti gli elementi che caratterizzano il Natale 2.0.

Ma non ci dimentichiamo qualcosa? Ah già, la nascita di Gesù. Ma tanto Gesù nasce lo stesso, no? Ma in questo modo, però, Egli nasce in chiesa, e non è questo lo scopo della Sua venuta sulla terra. Se si rimane insensibili, se si trasforma pure il Natale in una routine smettendo di celebrarlo, allora non avrà senso pregare, andare a messa a mezzanotte, riunirsi in famiglia e scambiarsi i regali.

Il Natale, quello vero, deve consentire a ciascuno di noi di sentire l'amore di Gesù nascere nel proprio cuore per poi espandersi al di fuori di noi. Per chi non crede in niente, invece, può rappresentare l'occasione per sentire nascere nel proprio cuore l'amore universale per poi espanderlo al di fuori di sé.

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Se si smette di sentire, se si continua di questo passo, ogni anno che verrà contribuirà all'estinzione definitiva del vero significato del Natale e, di conseguenza, porterà la morte nei nostri cuori, altro che amore!

Ma non illudetevi: non è con il solo giorno di Natale che si risolve tutto. Natale e, con esso, la nascita dell'amore di Gesù (universale per chi non crede) nei nostri cuori deve avvenire OGNI GIORNO della nostra Vita, altrimenti non cambierà mai nulla.

Non è solo a Natale che si deve essere più buoni, gentili, altruisti o si deve pensare a fare qualcosa come ad esempio il mobilitarsi contro le guerre nel mondo. Natale è ogni giorno o mai, altrimenti diventa meccanicità, una meccanicità dove al suo interno si vive senza sapere quello che si fa, eseguendo un programma automatico che si attiva ogni anno nello stesso periodo e porta le persone a scambiarsi i regali, a parlare di amore e a mangiare fino a scoppiare.

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Ma parlare di amore senza aprire il proprio cuore come una culla per accogliere, poi, Gesù al Suo arrivo non ha alcun senso. Natale significa sentire nascere l'amore di Gesù dentro di sé, prepararsi all'arrivo di Gesù sintonizzandosi nella frequenza del Suo amore. Che poi giochiate oppure no a carte, andiate in chiesa a mezzanotte oppure no, ciò non cambia molto se non vi preparate, prima, ad accogliere l'amore di Dio (universale) nei vostri cuori.

Aprire il proprio cuore all'amore di Gesù (universale) significa tornare bambini, sentire quell'emozione, quell'eccitazione che si provava nei giorni che precedevano le vacanze di Natale, con la stessa innocenza, purezza, senso di rapimento mistico che solo i bambini riescono a provare. 

Impariamo ad accogliere l'amore di Dio nei nostri cuori, spegniamo lo smartphone, rimaniamo in ascolto della Vita, apriamo il nostro cuore alla gioia, all'amore di Gesù, poi espandiamolo al di fuori di noi. Natale significa amore centrato, indipendenza dagli stimoli esterni, risveglio della propria energia d'amore. Natale significa, anche, ricordare la propria natura, che è AMORE PURO, diffondendo questa energia, non a parole ma con la presenza amorevole, stando accanto a chi ha bisogno di noi.

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In queste festività, proviamo a mettere da parte lo smartphone e avviciniamoci all'amore, perdoniamo e saniamo i rapporti attraverso il dialogo in presenza e non con dei freddi messaggi, torniamo bambini, innocenti, innamorati della Vita, con quel senso di meraviglia e quella voglia di scoprire il mondo che solo un bambino può ancora insegnarci.

In una parola: APRIAMOCI ALL'AMORE DIVINO, ACCOGLIENDOLO NEL NOSTRO CUORE, LASCIANDOLO GERMOGLIARE. POI, QUANDO QUESTO AMORE SARA' MATURATO, DIFFONDIAMONE I FRUTTI ALL'ESTERNO, NON SOLO A NATALE, MA TUTTO L'ANNO!

Vincenzo Bilotta

lunedì 11 dicembre 2023

Creazione vs proiezione

Come ormai molti di noi sanno, la realtà a noi esterna non è oggettiva, essa è una realtà di tipo soggettivo. Questo spiega perché quando si osserva un paesaggio, si ascolta della musica o si guarda un film, ogni persona reagirà in modo diverso divertendosi, sentendosi triste, nostalgico e via dicendo, a seconda delle sensazioni che il paesaggio, il brano musicale o il film che danno in tv gli trasmetteranno.

Eppure il film è sempre quello, vi starete chiedendo! Certo, ma ognuno ha un suo vissuto che gli permette di vedere attraverso i filtri che il vissuto stesso gli crea, non può vedere altro, è come se fosse programmato a fare, vedere, dire determinate cose.

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Così, la stessa canzone che in una persona allieta la giornata, nella persona che le sta accanto e che la sta ascoltando assieme a lei, la giornata gliela rattrista. Tutto questo accade perché noi vediamo la Vita non per come essa dovrebbe essere vista e cioè in maniera oggettiva ed uguale per tutti ma, al contrario, in maniera soggettiva.

Ciò accade perché ognuno di noi, dopo aver fatto determinate esperienze, vede le cose che accadono dopo queste esperienze e che tendono ad essere, peraltro, simili a queste ultime, con i filtri acquisiti in passato. Ma perché ho detto tutto questo e con tale giro di parole, dove voglio arrivare? Ve lo spiego subito!

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In questo articolo di oggi ho fatto questa premessa importante perché voglio chiarire il concetto di creazione e quello di proiezione, in particolar modo relativamente all'esperienza che ognuno di noi fa interagendo con la realtà. Fare questa distinzione fra creazione e proiezione è di fondamentale importanza, specie per chi è nel cammino e vuole dare una svolta definitiva alla propria Vita.

La maggior parte delle persone pensa che la Vita accada per caso, e tutti gli eventi che si vivono arrivano ma non si ha controllo su di essi, semplicemente accadono e vanno vissuti perché "doveva andare proprio così". 

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Con questo modo di vedere le cose, risulta evidente come la gente viva alla maniera delle bestie, vittima degli accadimenti sui quali pensa, e in maniera errata, di non poter aver il controllo o, addirittura, di non poterli modificare quando sono ancora "in embrione", cioè quando non sono ancora accaduti.

Il problema sorge quando la gente non prende coscienza del fatto che la Vita contro la quale lotta, della quale non accetta le sue dinamiche, altro non è se non una sua proiezione. La conseguenza di ciò è che risulterà totalmente inutile e controproducente lottarci contro, ciò per il semplice fatto che è solo il prodotto, il riflesso, di ciò che ci portiamo dentro.

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Quello che noi viviamo è la diretta conseguenza di quello che abbiamo prima pensato, caricato energeticamente con le emozioni, fino a farlo realizzare. Sì, avete capito benissimo, potete anche non crederci ma la cosa non cambia assolutamente quanto a risultati: VOI SIETE I CREATORI DELLA VOSTRA VITA, PRIMA A LIVELLO MENTALE, QUINDI NELLA VIRTUALITA' E, IN UN SECONDO TEMPO, CIO' CHE AVETE PENSATO, ALIMENTATO ATTRAVERSO LE SENSAZIONI SCATURITE DAL CONTINUARE A PENSARE AL FATTO CHE UN DETERMINATO ACCADIMENTO POSSA VERIFICARSI, DETERMINERETE LA PROIEZIONE DELL'EVENTO STESSO NELLA REALTA'.

In pratica voi siete i creatori e la Vita è una vostra proiezione interiore. Di conseguenza, la Vita e tutte le sue dinamiche interne, sono una specie di illusione ottica, una sorta di sogno oggettivato, il vostro sogno, che assume le forme materiali per consentirvi di fare esperienza di quello a cui pensate maggiormente nel corso della giornata.

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E allora? Tutti gli sforzi fatti per cercare di modificare "la realtà" non servono? Sì, servono, ma solo se diretti al nostro interno. Ciò che va fatto è modificare la creazione, agendo al nostro interno, senza sforzo, con un dispendio minimo di energie rispetto a quelle che sprechiamo nelle nostre crociate quotidiane combattute contro il mondo esterno.

Solo dopo aver agito al nostro interno, mutando cioè pensiero, modo di vedere la Vita ed eliminando determinate convinzioni che ci sabotano da sempre, solo allora potremo vedere cambiare la nostra Vita "là fuori" in quanto nostra proiezione.

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Riassumendo, quindi, non dobbiamo toccare nulla della nostra Vita, in quanto essa è solo una proiezione delle nostre forme pensiero, la materializzazione dei nostri pensieri più ricorrenti. Quello che possiamo modificare è il nostro modo di pensare, facendo cadere le convinzioni limitanti coi relativi filtri che ci impedivano di vedere le cose in maniera diversa, coi diversi possibili finali e le infinite possibilità.

Cambiare la creazione significa trasformare la proiezione, lottare contro la proiezione è come tentare di distruggere lo schermo di un cinema se non ci piace il film che proiettano mentre, invece, occorre cambiare la pellicola andando a sostituirla con quella che più ci piace direttamente alla fonte delle immagini e cioè il proiettore.

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Noi siamo i creatori della nostra realtà. Attraverso il giusto pensiero, le emozioni che ci fanno stare bene, le visualizzazioni e la parola GRAZIE, possiamo, se davvero lo vogliamo, fare la differenza che ci porterà a vivere, molto presto, la Vita dei nostri sogni. Buona pratica!

Vincenzo Bilotta


domenica 26 novembre 2023

Cosa faresti se questo fosse il tuo ultimo giorno sulla terra?

A te che mi stai leggendo chiedo: cosa faresti se questo fosse il tuo ultimo giorno sulla terra e sapessi che domani il mondo sparirebbe, con tutti i suoi abitanti? Le risposte sarebbero varie, ognuna rispecchierebbe la persona che la darebbe, rivelando i suoi stati d'animo e le intenzioni che, magari, in condizioni ordinarie, non si sarebbero mai palesate.

Ho cominciato l'articolo di oggi con questa domanda insolita con un semplice proposito, e cioè quello di spingervi a riflettere, innanzitutto, sulla transitorietà delle nostre Vite. Ci avete mai pensato al fatto che un giorno non ci sarete più su questa terra? O avete cercato di dimenticarlo ammazzandovi di lavori che vi schiavizzano o di tecnologia allo scopo di stordirvi i sensi e divenire dei bruti eludendo, in tal modo, questo pensiero?

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Magari non ve ne frega proprio nulla di tutto ciò, ed è pure plausibile, specie in un mondo in cui si pensa solo ad apparire, ad avere, a dimostrare, a superare gli altri salendo tre per volta, invece di uno, i gradini della scala sociale. Ma la corsa si arresta sempre lì, nel fatidico giorno della morte.

Purtroppo molte persone ripensano con rammarico a ciò che avrebbero potuto fare, dire ed essere, troppo tardi rispetto al tempo limitato che hanno a disposizione per poter agire e realizzare, lasciandosi alle spalle ogni rimpianto. E voi? Ci avete mai pensato a cosa potreste fare se vi restasse solo un giorno di tempo per AGIRE?

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Il fatto è che molti di noi si cullano, nell'erronea convinzione che ci sia sempre tempo per fare il viaggio che hanno sempre sognato, per cambiare lavoro, casa, città, partner e, così facendo, non cambiano mai nulla e, molto spesso, si lamentano pure del fatto che nulla cambia!

Ma come potranno mai cambiare le cose se noi non ci muoviamo in direzione del cambiamento? Come possiamo cambiare le cose se non fissiamo un termine entro il quale portare a compimento le nostre azioni mirate affinché ciò possa avvenire?

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E così, tutto resta fermo e noi ci barrichiamo nella nostra zona di comfort, una zona fatta di scuse, procrastinazioni, lamentele, tutto tranne l'unica cosa che servirebbe a cambiare davvero le cose: la volontà di farlo seguita dall'AZIONE.

Se non vi date una mossa, probabilmente la Vita vi spazzerà via da questo pianeta ancor prima di quanto vi aspettavate e no, il mio non è un cattivo auspicio, tutt'altro. Il mio è un invito ad AGIRE, a fare della vostra Vita un'opera d'arte, a migliorare sotto tutti i punti di vista, in una parola vi sto invitando ad essere FELICI dopo aver raggiunto i traguardi che vi siete posti.

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Quindi, alzatevi dalla poltrona, non aspettate che sia la morte a darvi la sveglia, né la notizia di un altro virus sfuggito da chissà quale laboratorio: MUOVETEVI ORA, DATEVI UN TERMINE ENTRO IL QUALE REALIZZARE CIO' CHE VI RENDERA' FELICI ED APPAGATI. Fatelo adesso, dopo aver letto questo mio articolo, cominciate a progettare di realizzare qualcosa di grande nelle vostre Vite, perché ve lo meritate!

Imparate, un po' per volta, ad AGIRE, smettendo, al contempo, di poltrire, di rinviare, in pratica voglio che smettiate di continuare a cercare delle scuse per rinviare la vostra felicità e vi muoviate in direzione della realizzazione di quei progetti che avevate lasciato ammuffire, fino ad oggi, nel ripostiglio delle incertezze.

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Non aspettate che finisca il mondo per TRASFORMARE RADICALMENTE le vostre Vite, fatelo ADESSO, perché già fra un istante potrebbe essere troppo tardi. Nessuno può essere in grado di rendervi felici, tranne voi stessi. Non cercate scuse tipo "non ho le giuste conoscenze", "non ho i mezzi", "non ho le idee chiare" e via dicendo, cominciate ad esplorare le vostre risorse interiori, rimanendo in ascolto del vostro cuore poi, dopo aver fatto questo, lasciatevi guidare dal vostro istinto, quello non sbaglia mai!

Magari, prima di realizzare il progetto dei vostri sogni incontrerete degli ostacoli o potrebbero insorgere in voi dei dubbi, ma tutto ciò è naturale ed in ogni caso molto meglio rispetto al rimanere bloccati nella lamentela o rinchiusi nella zona di comfort. Andate avanti lo stesso e, se doveste fallire, in realtà questo è solo un punto di vista perché non esistono fallimenti o sconfitte, sono solo punti di vista, io li chiamerei ESPERIENZA.

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E se le cose non dovessero andare per il verso giusto? Se vi ponete questa domanda, beh vi annuncio che siete dentro la mente, USCITENE FUORI IMMEDIATAMENTE! Per rispondere alla domanda mentale: RIPROVATE, E ANCORA, E ANCORA, FINO A RIUSCIRE, perché chi bussa alle porte della felicità, prima o poi gli saranno aperte. 

Vincenzo Bilotta

lunedì 13 novembre 2023

Impara ad ascoltare

"Dio ci ha dato due orecchie, ma soltanto una bocca, proprio per ascoltare il doppio e parlare la metà" diceva giustamente il filosofo Epitteto. Il fatto è che pochi, anzi, pochissimi hanno sviluppato la capacità di ascolto all'interno di una conversazione.

Nelle conversazioni, infatti, si cerca solo di parlare/interrompere l'interlocutore, ma raramente si rimane ad ascoltare ciò che quest'ultimo ha da comunicarci. Si tende ad interrompere perché non si è d'accordo con certi argomenti, oppure perché non si rispettano i tempi della conversazione ma, il più delle volte, s'interrompe perché non si ha la capacità, la pazienza e l'educazione di ascoltare.
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Nella conversazione si deve parlare, certo ma, soprattutto, bisognerebbe ascoltare molto, molto di più. Ciò per diverse ragioni, prima fra tutte quella di evitare di trarre conclusioni affrettate prima ancora che l'interlocutore abbia espresso in maniera completa il suo punto di vista, e poi per utilizzare la conversazione come meditazione.

Allo scopo di trasformare la conversazione in meditazione sarebbe di fondamentale importanza creare degli spazi di silenzio all'interno della stessa, in quanto ciò aiuterebbe a dare delle risposte intelligenti, evitando di parlare solo per interrompere l'altro e non perdere, così facendo, la priorità.
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Il più bel dono che si possa fare all'altro all'interno di una conversazione è l'ascolto. Ascoltare significa meditare su ciò che l'altro ha da dire mostrando, in questo modo, nei suoi confronti rispetto ed empatia. Chi sa ascoltare, infatti, mostra più sicurezza e saggezza rispetto a chi interrompe continuamente, non lasciando spazio all'interlocutore.

Imparando a parlare di meno e ad ascoltare di più nel corso di una conversazione, avremo modo di sviluppare la dote della pazienza smettendo, al contempo, di dover dire la nostra a tutti i costi perché, quasi sempre, la miglior risposta è il silenzio.
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Imparare ad ascoltare richiede, come in tutte le cose, pratica ed attenzione costanti. All'inizio dovremo esercitarci in maniera pressoché costante e, nonostante tutto, continueremo ad interrompere, questo specie se ciò che l'altro ha da dirci esprime un punto di vista in tutto o in parte diverso rispetto al nostro.

Ma col tempo, la pratica e l'attenzione, i risultati arriveranno. Concentriamoci sulle emozioni che le parole dell'altro suscitano in noi, specie se non ci troviamo d'accordo con quello che sta dicendo, aspettiamo un attimo prima di interromperlo, sentiamo cosa accade in noi, da dove nasce questo desiderio di voler avere ragione a tutti i costi, di voler parlare e interrompere sempre e comunque.
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Man mano che andremo avanti nella pratica dell'ascolto, ci accorgeremo che il desiderio di interrompere, così come quello di avere un interlocutore che si trova in tutto e per tutto d'accordo con noi, cesserà. A questi desideri subentrerà una capacità d'ascolto che andrà oltre ogni dialogo, argomento trattato e persona incontrata con un atteggiamento possibilmente ostile tenuto all'interno della conversazione stessa, a quel punto saremo LIBERI. Buona pratica!

Vincenzo Bilotta

lunedì 30 ottobre 2023

La Vita non è competizione, la Vita è ATTRAZIONE

Fin da piccoli ci hanno insegnato che, se vogliamo ottenere qualcosa, dobbiamo guadagnarcela. Così, quando vogliamo un giocattolo, mettiamo da parte i soldi che ci regalano i grandi, fino ad accumulare la cifra necessaria ad acquistarlo. Crescendo, impariamo a fare lo stesso, e cioè a faticare, lavorare, competere per ottenere ciò che ci serve, sia essa una semplice vacanza o l'auto dei nostri sogni.

In pratica, la maggior parte delle persone viene a trovarsi in una condizione di continua competizione allo scopo di ottenere qualcosa, dopo di che passa ad altro, inseguendolo fino ad ottenerlo, il tutto gli costa fatica impegno e, soprattutto, energia.


Ma c'è un'alternativa alla competizione per ottenere ciò che si desidera? E' veramente così che si ottengono le cose, o chi ci ha insegnato a competere, in realtà, ci ha solo trasmesso la propria limitata conoscenza/esperienza in merito mentre, in realtà, potrebbe esserci un modo diverso per ottenere le cose con meno dispendio di tempo, denaro ed energie?
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La risposta è sì. Noi possiamo ottenere ciò che più ci piace senza dover per forza competere. La competizione, certo, è una delle strade che ci portano all'ottenimento di un determinato bene, lavoro o relazione sentimentale, ma non è la sola. A mio avviso ne esiste una, più semplice ed efficace, una sorta di autostrada verso il nostro successo personale in tutti i campi.


Il fatto è che quando si compete, al contempo si crea un attrito, una vera a propria resistenza all'arrivo di ciò che, paradossalmente, si vorrebbe ottenere in maniera veloce proprio attraverso questa lotta. Possiamo accorgerci di come, in tutti i campi, quando si vuole qualcosa e si comincia a desiderarla, a volte ci si dispera, per ottenerla, il risultato è proprio ciò che si teme, e cioè il mancato ottenimento della stessa!

Sì, perché l'universo funziona così. Quando ci concentriamo su ciò che ci manca, ecco che ne amplificheremo la mancanza nella nostra Vita ma, di quello che volevamo ottenere, non ne avremo nemmeno un briciolo. E' la Legge dell'attrazione, funziona così (per leggere il mio articolo intitolato la LEGGE DELL'ATTRAZIONE, cercalo nel motore di ricerca del blog).
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La verità è che, se vogliamo ottenere qualcosa rapidamente e col minor dispendio energetico possibile dobbiamo smettere di competere, di desiderarla per cominciare, poi, a considerarla come se fosse già in nostro possesso.

Così, per fare un esempio, se cerchiamo l'anima gemella, possiamo cominciare a sentirci innamorati, provando le stesse sensazioni che nascono quando si è già fidanzati o, tanto per fare un altro esempio, se vogliamo cambiare auto, possiamo immaginare l'auto dei nostri sogni già nel garage. Tutto questo metterà in moto le energie attrattive dell'universo e tutto cospirerà affinché i nostri sogni possano realizzarsi.

Ovviamente, per quanto riguarda l'acquisto dell'auto, probabilmente dovrete agire nella direzione del guadagnare la cifra per il suo acquisto, ma non necessariamente lavorando. In questo caso potreste acquistare un biglietto di una lotteria istantanea qualsiasi e magari vincere, oppure potrebbe accadere che qualche vostro conoscente metta in vendita ad un prezzo ribassato proprio il modello da voi immaginato come già vostro.
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Se non credete a quello che ho scritto, chiaramente non avrete nemmeno una chance e, molto probabilmente, non ci proverete nemmeno ad attrarre le cose smettendo, prima, di competere. Anche se non ci credete a livello cosciente, complice il tipo di educazione ricevuto a scuola e a casa, anche se in voi risuona l'adagio secondo il quale "per ottenere ciò che vuoi devi fare sacrifici e, forse, dopo l'otterrai", provate per almeno 21 giorni a cambiare modo di pensare.

Per 21 giorni concedetevi la possibilità di pensare in maniera diversa, passando dalla modalità competitiva a quella attrattiva, e lasciate accadere, smettendo di lottare, di resistere e, soprattutto, cominciate ad avere FEDE, altrimenti non accadrà un bel nulla!

Perché dovete provare per almeno 21 giorni, vi starete chiedendo? Perché questo è il tempo minimo necessario affinché il vostro cervello crei nuovi percorsi sinaptici e registri il vostro nuovo modo di agire, fare o pensare. Trascorsi i 21 giorni diventerà un'abitudine e vi verrà tutto più facile, automatico.
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Ricordate le ultime due cose importantissime da aggiungere nella routine dei 21 giorni. Per prima cosa, smettete di lamentarvi e cominciate, al mattino appena alzati, a RINGRAZIARE, ciò perché la parola GRAZIE ha qualcosa di veramente magico e positivo che, oltre a farvi attrarre ciò che più desiderate arrivi nella vostra Vita, vi aiuterà sicuramente ad allenarvi per essere più positivi, allegri e dinamici nel corso della giornata.

La seconda ed ultima cosa da fare è quella di affidarvi a qualcosa di superiore, smettendo di resistere o di desiderare, vivendo in uno stato di CERTEZZA riguardo all'ottenimento di ciò che più desiderate. Lasciate che tutto questo diventi un vostro modo di pensare senza bisogno di effettuare alcuno sforzo e i risultati non tarderanno ad arrivare. Buona pratica!

Vincenzo Bilotta

martedì 17 ottobre 2023

Essere i protagonisti della propria Vita

Vivere è, per molti, il semplice nascere, andare a scuola, venire ammaestrati per svolgere una mansione, andare in pensione e poi morire. Questa è la concezione di Vita che ha il pensatore medio, membro della grigia massa anonima comunemente chiamata "popolo".

Dopotutto, così fanno tutti, questo è il modo di pensare di chi, ogni tanto, si ricorda di avere un cervello fra un messaggio e l'altro nell'immancabile smartphone sempre tra le mani. Ma questo non è vivere una propria Vita, questo significa vivere una Vita di seconda mano, che altri ci insegnano a vivere, dopo averci ammaestrati, siano essi i nostri stessi genitori e, in generale, familiari, che i nostri insegnanti.

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Così, dopo essere stati ammaestrati, ci ritroviamo a svolgere un lavoro che non ci soddisfa, ad avere una famiglia che non volevamo o che avremmo voluto formare in un secondo tempo, magari dopo aver realizzato noi stessi.

Molta gente, troppa gente, fa le cose perché non vuole deludere i propri familiari, per paura di essere giudicato male dalla comunità nella quale vive e, così facendo, non si accorge che sta buttando nella spazzatura la propria Vita, immolandosi come ennesima vittima sacrificale in una società di stereotipi.

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Così, seguendo i "consigli" (peraltro non richiesti né, tanto meno, graditi) dei nostri familiari, insegnanti, istruttori, ci ritroviamo a reprimere, fino ad annullarle, le nostre capacità artistiche, creative, la nostra immaginazione. Sì, vi sto dicendo che là fuori ci sono migliaia di potenziali scultori, pittori, scrittori, attori che hanno rinunciato a vivere la Vita secondo la loro natura per far contenti gli altri.

Ma questo non è vivere da protagonisti, chi vive per soddisfare i desideri dei propri genitori, le aspettative dei propri insegnanti e le esigenze dei propri istruttori, vivrà la propria Vita recitando il ruolo di semplice comparsa.

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Per vivere da protagonisti occorre smettere di ascoltare i nostri genitori, educatori e chi, in generale, vorrebbe farci diventare qualcosa che non risuona in noi per cominciare, poi, ad ascoltare il ritmo del nostro cuore, che è poi il ritmo della Vita.

Il nostro cuore sa guidarci verso la realizzazione dei nostri progetti. L'ascolto del cuore ci permette di sviluppare il nostro potenziale, dopo aver cominciato a fregarcene di ciò che penseranno gli altri e smettendo, al contempo, di sentirci in colpa se, facendo quello che più ci piace nella nostra Vita, deluderemo le aspettative di un bel po' di persone.

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Dopotutto, noi siamo nati per essere felici, non per espiare dei peccati mai commessi o soddisfare le aspettative di familiari, amici, partner o insegnanti! Quello sarebbe martirio, sacrificio umano, non vivere da protagonisti!

Imparare a vivere per se stessi, senza dover più dare conto a nessuno, non significa essere egoisti, significa AMARSI E RISPETTARSI senza, al contempo, permettere più a nessuno e per nessuna ragione, di approfittare di noi e delle nostre risorse in qualsiasi campo.

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Noi nasciamo per realizzare noi stessi, per esprimere al meglio le nostre potenzialità, quali che esse siano, fino a diventare i protagonisti della nostra Vita. Se poi, in questo contesto, i nostri progetti coincideranno con quelli che avevano per noi i nostri genitori, tanto di guadagnato, diversamente, dobbiamo ricordare che i primi ad essere felici e realizzati dobbiamo essere noi, non i nostri genitori o insegnanti!

Vincenzo Bilotta

martedì 3 ottobre 2023

La differenza fra comprensione ed illuminazione

Viviamo in un mondo che va a mille all'ora. Si fa tutto di fretta e, molto spesso, non ci si ricorda nemmeno dove si è posteggiata la macchina. Si vive totalmente immersi in una bolla d'incoscienza determinata dagli smartphone perennemente nelle mani di tutti i quali, paradossalmente, anziché connettere, hanno disconnesso le persone facendole astrarre dal mondo reale per vivere in un mondo prettamente virtuale, FINTO.

In un'epoca di pazzi come questa, costellata da virus, guerre pompate dai media e lobby farmaceutiche che cercano di sbarcare il lunario vaccinando inutilmente le persone, ecco come si ravvisi, mai come prima, l'esigenza di intraprendere un percorso di crescita personale, il solo che possa fare riconnettere le persone, non di certo in maniera virtuale ma attraverso un approccio a Dio e all'infinito, approccio di prima mano che si può tentare attraverso la meditazione, l'introspezione e le diverse altre tecniche di presenza mentale che possono ancorare alla realtà.

Quando s'intraprende il percorso di crescita personale si tendono ad esplorare diverse metodologie, ciò fino a trovare quella che più si addice all'indole del ricercatore e che, soprattutto, è maggiormente efficace in quello che è il processo di centratura su di sé.

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In questo contesto è inevitabile, anzi, è essenziale più che altro, leggere dei libri che possano dare l'ispirazione necessaria per poter procedere con maggiore motivazione nel cammino. Sì, perché gran parte delle persone si perderà per strada, inventerà scuse per non continuare, ciò in quanto avrà paura di superare certi limiti, di fare amicizia coi propri demoni e preferirà rimanerne schiava piuttosto che diventarne alleata.

Ma anche questo è un modo di vivere la spiritualità, seppur senza sbocchi, com'è ovvio. Quel minimo numero di persone che riuscirà ad andare oltre e ad avanzare nel proprio cammino di crescita personale, non necessariamente raggiungerà la cosiddetta illuminazione, definita "nirvana" nel buddhsmo e "satori" nello zen.

Del resto, la cosiddetta illuminazione l'hanno raggiunta in pochi nel corso dei secoli. Tuttavia molte persone riescono a raggiungere un livello di comprensione superiore il quale se non è, certamente, paragonabile all'illuminazione esso permette, nonostante tutto, di riuscire a scendere in profondità nell'opera di autoconoscenza di ogni ricercatore, fino a trasformarlo.

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Ovviamente, intercorre una sostanziale differenza fra il comprendere e l'illuminarsi. Il motivo per il quale ho scritto questo articolo è quello di esporre il mio punto di vista e, fatte le premesse, adesso chiarirò quelle che sono le distinzioni fondamentali intercorrenti fra colui il quale ha compreso e chi, invece, si è illuminato.

Colui il quale riesce a comprendere è quella persona la quale, attraverso letture di libri, frequentazioni di corsi ed esercizi specifici, riesce a comprendere lo scopo del percorso che ha intrapreso e a seguirlo ma non sempre sarà cosciente di sé e, a volte, potrà capitare che abbia degli attimi in cui potrà ricadere nel sonno della meccanicità e tornare ad essere governata dalla mente.

La persona illuminata, invece, è quella che riesce, senza nemmeno troppi sforzi o dopo aver rinunciato perché, nonostante gli sforzi, non aveva ottenuto nessun risultato apparente, ad andare oltre la mente e a svegliarsi in maniera definitiva. 

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Certo, anche per la persona illuminata non sarà un gioco da ragazzi mantenersi sempre sveglia in un mondo di cadaveri ambulanti com'è diventato il nostro. Ebbene si, signori, anche per la persona illuminata non è sempre semplice mantenere... accesa la sua luce su un mondo che vive nell'oscurità.

Tuttavia, chi si illumina riesce a rimanere sempre nella luce, ciò perché è riuscito ad integrare le sue tenebre nella luce della conoscenza di sé, in pratica si è risvegliato in maniera definitiva dal sogno mentale per tornare in Vita dal sepolcro dei suoi stessi pensieri sparati a raffica da una mente iperattiva.

Come dicevo prima, chi si illumina non sempre parte con l'intenzione di farlo, tuttavia è proprio quando molla la presa sul lavoro di crescita personale che, molto spesso, sarà l'illuminazione a trovare lui. Si, perché, in effetti, il lavoro svolto, anche se poi dovesse venire sospeso per un motivo qualsiasi, continua a germogliare all'interno del ricercatore..

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Se questo ricercatore, dopo aver smesso per svariati motivi di lavorare su di sé, subisce all'improvviso una perdita importante nel campo lavorativo, economico o relazionale, ecco che questi potrebbero diventare i fattori d'innesco del processo che lo porterà all'illuminazione. Del resto il terreno era già fertile, concimato e i primi semi erano già stati piantati anche se poi ci si era fermati nel cammino.

A quel punto, saranno gli eventi a provvedere all'irrigazione dei semi prima piantati favorendone la germogliazione fino a far crescere la pianta dell'illuminazione a chi, magari, dell'illuminazione non importava poi granché. 

Questa è la sostanziale differenza, secondo me, fra comprensione ed illuminazione. Mi sento di aggiungere, per concludere, che anche la semplice comprensione cambia radicalmente le nostre Vite. Dopotutto la mente, una volta che ha allargato i propri confini non tornerà più alle dimensioni ridotte di prima, per fortuna aggiungerei!

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Continuiamo il nostro cammino di crescita personale rafforzandoci attraverso la disciplina, la volontà ed apprezzandone ogni singolo passo senza commettere, tuttavia, l'errore di voler diventare dei guru illuminati a tutti i costi.

Rimaniamo coi piedi per terra, osserviamo la nostra mente, prendiamo coscienza della nostra meccanicità, questo da solo basta a darci una spinta verso lo stato di veglia, seppur ad intermittenza, ma andrà bene lo stesso.

Restiamo in ascolto di noi stessi, del nostro respiro, cercando, quanto più possibile, di VIGILARE sui nostri "colpi di sonno" durante lo svolgimento delle mansioni quotidiane. In tutto questo processo, non dobbiamo desiderare, in alcun modo, l'illuminazione né la comprensione di alcunché, ciò in quanto sono processi che avvengono se e quando saranno maturi i tempi o forse mai, chissà...

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L'importante non è comprendere o illuminarsi, fondamentale è intraprendere un percorso di crescita personale che ci faccia accorgere di essere degli automi schiavi di un programma di addomesticamento subito durante il processo educativo, e questo sarebbe già tanto per creare delle persone altamente consapevoli. Se poi la comprensione o l'illuminazione seguiranno, che ben vengano!

Vincenzo Bilotta


lunedì 18 settembre 2023

Perché meditare?

Viviamo in un mondo che manda letteralmente in tilt il cervello, ciò a causa dell'eccesso di stimoli che ci arrivano dall'esterno. Fra smartphone, pubblicità, poco tempo a disposizione per mille cose da fare, si arriva a fine giornata fusi, o quasi!

Del resto, questo è il prezzo da pagare per il progresso tecnologico il quale se, da un certo punto di vista, ha agevolato la Vita delle persone, accorciando le distanze, migliorando i collegamenti fra le varie parti del mondo, compresi i luoghi più remoti, da un altro punto di vista ha stressato al limite le risorse psicofisiche dell'uomo moderno.

Questo stress è dovuto, principalmente, al fatto che l'uomo non è stato progettato per correre dietro a mille impegni, stare quasi tutto il giorno, almeno 3 ore in media, dietro ad una lastra di vetro, al secolo smartphone, a chattare e navigare. No, niente di tutto ciò.

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L'uomo, in milioni di anni di evoluzione, si è perfezionato per vivere in armonia con l'ambiente che lo circonda, non trascurando mai il contatto con la natura e facendo le cose con la dovuta calma, senza pressioni eccessive. Ma tutto questo è inconcepibile per l'uomo moderno, il quale vive inseguito dal tempo, schiavizzato dal lavoro e dalla tecnologia, senza un minuto libero da poter dedicare a se stesso, alla propria introspezione.

Certo, come valvola di sfogo molti praticano sport, vanno in vacanza, vivono in piccoli centri abitati, preferendo spostarsi solo per lavoro nelle grandi città, ciò per cercare di contenere il più possibile lo stress che potrebbe sorgere dal vivere nelle metropoli.

Ma tutto questo non basta. Conosco persone che si sono trasferite in pianta stabile in aperta campagna, in condizioni di semi-isolamento dal resto dell'universo e, nonostante tutto, sono forse più stressate di chi vive nelle metropoli. Ma perché succede tutto ciò, come mai le persone sembrano guidate, ogni giorno da un'insana follia?

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A mio avviso, la causa di tutti i malanni della nostra civiltà ipertecnologica, sono da ricercare nella mancata cura della propria mente, della propria spiritualità, in quanto questa è la strada da seguire per uscire da questo loop di follia circostante.

Rifugiarsi in se stessi, non importa se ad inizio o a fine giornata, dipende dal tempo che si ha a disposizione, è FONDAMENTALE se si vuole rimanere mentalmente integri e, in generale, psicofisicamente efficienti. Ma come si fa a rifugiarsi in se stessi?

Uno dei metodi più efficaci che io conosca è la meditazione. Perché meditare? Questo è il titolo del mio articolo di oggi. Vi rispondo subito ponendovi, prima, un'altra domanda? Quando tornate a casa dopo l'attività fisica, una giornata di lavoro intensa, vi fate una bella doccia, oppure andate a dormire sporchi?

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Spero tanto che mi rispondiate tutti che no, non andate a dormire se prima non vi siete fatti una doccia! Diversamente non vi sentireste a vostro agio, non è così? Dopo una giornata di lavoro, lavarsi è importante, si ha come la sensazione di cancellare di dosso la stanchezza.

Adesso vi risponderò alla domanda-titolo del mio articolo: perché meditare? Si medita per lo stesso motivo per il quale si fa la doccia: PER RIPULIRSI DOPO UNA GIORNATA DI ACCUMULI ED ANDARE A LETTO LEGGERI. La meditazione ci libera dai pensieri ossessivi, da ciò che nel corso della giornata ci è accaduto e che ci siamo portati, nostro malgrado a casa.

Quando meditiamo entriamo in contatto con la nostra vera natura, che è il silenzio al di là delle parole, la pace oltre il mare in tempesta dei pensieri, l'amore oltre la paura, il vuoto oltre il folle caos dei circa 60000 pensieri sparati a raffica dalla mente. Ovviamente, per avere dei risultati concreti bisogna prendere la sana abitudine di meditare TUTTI I GIORNI per almeno 21 minuti, mantenendosi costanti nel tempo, ciò per abituare il cervello a "staccare" dai pensieri e, al contempo, allenare il nostro OSSERVATORE INTERIORE a disidentificarsi dal pensiero stesso.

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All'inizio sarà difficile mantenere la sana abitudine di meditare ogni giorno, alcune volte troverete delle scuse valide per saltare una o più sedute, molti di voi abbandoneranno ancor prima di cominciare, questa sarà una naturale reazione da parte della mente per salvaguardarsi.

Pochi di voi manterranno costante questa pratica, in questo caso la daranno vinta alla mente. Conosco tante persone che assumono antidepressivi, ciò in quanto, secondo loro, è più comodo e veloce rispetto al meditare, ma questa è la loro verità e io la rispetto. Ma se solo provassero a meditare e mantenessero costante questa meravigliosa pratica nel tempo, in pochi mesi non avrebbero bisogno di zittire la mente con gli psicofarmaci, ciò perché attraverso la meditazione ci farebbero pace!

Meditare significa incontrare in maniera centrata i propri pensieri smettendo, al contempo, di identificarsi con essi, imparando a LASCIARLI ANDARE per la loro strada, rimanendo nel flusso del lasciare accadere senza più opporre alcun tipo di resistenza.

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Chi medita acquisisce, col tempo, maggiore lucidità mentale in qualsiasi lavoro richieda concentrazione e riflessi sviluppando, al contempo, intuito, centratura, flessibilità e migliorando il tono dell'umore e la propensione alle relazioni con il prossimo con un approccio meno stressato e più gentile.

Chi medita riesce a sviluppare un vuoto interiore, un silenzio superiore e da essi scaturiranno intuizioni, creatività e, in generale, tutte quelle qualità che sono proprie soltanto di una mente disciplinata e libera da ogni forma di pensiero parassita.

Il mio augurio è che tutti voi possiate prendere la meditazione come una sana abitudine quotidiana, proprio come il praticare un'attività fisica o il fare la doccia, affinché con il tempo e la PRATICA COSTANTE, i risultati non tardino ad arrivare fino a migliorare la vostra Vita e quella delle persone che avranno la fortuna di interagire con voi.

Vincenzo Bilotta


martedì 5 settembre 2023

Prova per un giorno

In questa società super tecnologica, tutti noi, più o meno, siamo diventati schiavi degli ultimi suoi ritrovati. Per molti versi non si può fare a meno di entrare nei social per aggiornare la pagina e il profilo specie per chi, come me, lo fa per lavoro, ma molto spesso, nonostante i buoni propositi, si rischia di sostare all'interno delle piattaforme interattive dei social il più del dovuto, per una sorta di dipendenza della quale, molto spesso, non si è coscienti e che, comunque, anche se si è coscienti di dipendere, non si riesce a gestire al meglio.

Così ci si ritrova per strada tutti intenti a guardare il prossimo, immancabile, messaggio in arrivo e non si fa caso all'auto che arriva sfrecciando su di noi o al semaforo che, mentre rispondevamo agli infiniti messaggi sullo smartphone, nel frattempo è diventato rosso.

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Noto come i telefonini di ultima generazione, con tutte le app di messaggeria istantanea, rubino tempo, in media, ben che vada, almeno 3 ore al giorno, ripartite nel corso della giornata. Basti pensare ad un messaggio vocale, poi riceviamo la risposta e alla fine ci esce una conversazione di oltre mezz'ora fra messaggi vocali inviati e ricevuti dalla persona con la quale parliamo.

Per non parlare del calo di attenzione, specie nei ragazzi in età scolare, costantemente distratti da questi smartphone, poco presenti a se stessi durante le lezioni, spesso svogliati e poco attivi sotto il punto di vista sportivo, del rendimento nello studio, nelle interazioni con l'ambiente REALE.

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Per molti il telefonino costituisce una sorta di via di fuga dalla realtà, dove il mondo esterno viene vissuto con disinteresse, mentre il mondo virtuale finisce per essere scambiato come reale e vissuto/abitato nell'arco della giornata a discapito delle relazioni sociali VERE con persone fisiche.

Fino a circa 12 anni fa ci si riuniva nei locali, specie nei fine settimana, per poi decidere il da farsi con gli amici. I locali erano pieni di gente che si divertiva fin dalle 18, mentre adesso ci si mette d'accordo via messaggio e si esce anche molto tardi per andare direttamente in discoteca o in pizzeria, saltando a piè pari la socialità che distingueva la società di alcuni anni fa, quella che non conosceva smartphone e possedeva i telefonini con cui potevi solo chiamare o mandare un messaggio normale.

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Pensavamo che la tecnologia potesse renderci liberi, e in un certo senso lo ha fatto. Non dimentichiamo come i telefonini abbiano salvato la Vita a tante persone durante gli incidenti, permettendo di chiamare i soccorsi, di questo ne va dato atto.

Di contro, ci siamo lasciati prendere dai programmi interattivi contenuti all'interno degli smartphone, fino a dipenderne quasi totalmente. Ma veniamo allo scopo di tutti questi preamboli in questo mio articolo di oggi. Se leggete il titolo lo capirete, sì, ho scritto prova per un giorno. L'invito che vi rivolgo è quello di provare per un giorno a lasciare SPENTO COMPLETAMENTE (non solo internet) il vostro smartphone.

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Se volete, potete provare e vi garantisco che è forse peggio di quando decidete di smettere di fumare. Prendetelo come una sorta di esercizio di presenza mentale, per sviluppare la FORZA DI VOLONTA' (e ce ne vorrà tanta, ma proprio tanta, fidatevi, per resistere alla TENTAZIONE di accenderlo, sia pure per un solo istante) necessaria per non dipendere da questo strumento tecnologico.

Potete decidere di spegnerlo la domenica, quando siete a casa e non aspettate chiamate da persone che hanno bisogno di voi (genitori, reperibilità al lavoro, etc.). Quando e se decidete di farlo, all'improvviso vi accorgerete di quanto tempo in più avrete a disposizione per fare tutte le cose che, molto spesso, avevate accantonate per sprecare il vostro tempo a scrivere messaggi, cercare cose futili su internet e così via...

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Meno smartphone, più VITA REALE... Se riuscirete a dedicare una volta alla settimana a voi stessi e avrete la forza necessaria per tenere SPENTO il vostro cellulare, all'improvviso scoprirete che esiste una famiglia alla quale dedicarsi, degli abiti da stirare che stanno ammuffendo sul tavolo, dei libri da leggere che non hanno fatto altro che prendere polvere, delle passeggiate all'aria aperta e in mezzo alla natura per ossigenarvi il cervello.

Lo smartphone è uno degli strumenti più potenti per tenere le persone addormentate, dipendenti ed è in grado di diminuire la lucidità del pensiero e la voglia di fare, di creare, di vivere la Vita reale. E no, non è l'ennesima teoria complottista, è la realtà e se vi guardate intorno lo scoprirete.

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Una volta si giocava per strada in mille modi, facendo lavorare la fantasia, ci si sporcava, si cadeva sbucciandosi le ginocchia, ma si era VIVI, ATTENTI, FIGLI DELL'ETERNO ISTANTE! Oggi i ragazzi giocano poco, spesso li puoi vedere seduti sulle panchine, immersi nei loro mondi virtuali a mandare messaggi, vestiti tutti uguali, stesso taglio di capelli, mai sudati, in pratica, le nuove generazioni si stanno perdendo il piacere del gioco, della presenza mentale tipica dei bambini, in una parola stanno crescendo, per la maggior parte, delle generazioni di zombie!

Impariamo a gestire l'utilizzo del nostro smartphone perché ciò è fondamentale se vogliamo dare l'esempio ai nostri figli. Solo dopo aver controllato la pulsione quasi ossessiva a voler guardare ogni frazione di secondo i messaggi sul telefonino potremo insegnarlo ai nostri figli.

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I bambini piccoli non dovrebbero utilizzare gli smartphone, piuttosto dovrebbero GIOCARE e DIVERTIRSI, ma purtroppo molti genitori inconsapevoli si sono resi conto che lo smartphone ha un effetto calmante superiore al sonaglino e così, sin dalla più tenera età e per avere un attimo di tregua, piazzano i propri pargoli davanti allo smartphone...

A questi genitori consiglio, piuttosto, di piazzarli davanti la tv, dove possono divertirsi ugualmente ed essere tenuti sotto controllo, ciò perché un bambino non conosce i pericoli di internet e potrebbe scoprire troppo presto cose come la pornografia se non viene monitorato con attenzione dai genitori.

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Impariamo a gestire lo smartphone, proviamo per un giorno a tenerlo TOTALMENTE SPENTO, lasciamolo nel cassetto, dimentichiamoci di lui e RICORDIAMOCI, invece, di noi, prima che sia troppo tardi, prima che la tecnologia rimpiazzi l'uomo dopo averlo ridotto ad uno zombie decerebrato.

Vincenzo Bilotta