domenica 18 settembre 2016

Parole per liberare l'anima

       "In principio era il verbo, e il verbo era presso Dio e il verbo era Dio". (Gv., 1-1)

Ogni giorno, non appena usciamo di casa, cominciano le nostre interazioni col mondo esterno e i nostri simili. Il mezzo di comunicazione più efficace a nostra disposizione sono stati, da sempre, i gesti. In un secondo tempo furono create le parole per inserirle nel contesto di un discorso e per poter dare una denominazione ad eventi, cose e persone.

Dal giorno in cui la parola fu creata sorsero i diversi tipi di linguaggio che si diffusero nelle diverse parti del mondo. Dal momento stesso in cui nacque e si diffuse il linguaggio, le persone cominciarono ad usarlo e a capirsi meglio ma, anche, crearono determinate parole al solo scopo di fare del male agli altri o, in generale, per offenderli.
(Immagine presa dal web)

La parola ha un potere magico ed ipnotico. Ogni parola racchiude al suo interno una potente energia. Bisognerebbe fare attenzione al corretto utilizzo delle parole nella Vita di tutti i giorni. Dire qualcosa di buono o cattivo ad una persona è come piantare un seme che, prima o poi, darà il suo albero coi frutti.

Ma molti non fanno caso a ciò che dicono, ciò sia a causa della profonda inconsapevolezza in cui versa gran parte del genere umano, sia pure perché molte persone utilizzano le parole che hanno dentro e che, spesso, risultano essere offensive in quanto sfogo sugli altri delle frustrazioni che tengono dentro i loro pensieri ossessivi.
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Detto in altre parole molte persone, invece di lavorare su di sè per smaltire la "spazzatura emotivo-conflittuale" che alberga al loro interno, preferiscono la via più facile, quanto inutile, che prevede la ricerca e il linciaggio del colpevole delle loro frustrazioni al loro esterno. Questo modo di utilizzare le parole da adito a continui litigi in uffici, palestre e, in generale, in tutti i luoghi in cui questi cadaveri inconsapevoli posano piede e cominciano ad usare le parole come armi da difesa/offesa.

Ho incontrato spesso persone del genere. Non sai mai quando e se ciò avverrà. Quando capita d'incontrare persone del genere si hanno due possibilità: o dar loro potere e lasciarsi ferire dalle parole velenose che pronunciano, oppure porsi in uno stato di ascolto interiore e di non-reazione.
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Nel primo caso, ovviamente, si scenderà al livello vibratorio di questi zombie emozionali e si farà il loro gioco fatto di azione-reazione TOTALMENTE AUTOMATICO e senza possibilità di scelta se non quella di litigare in un botta e risposta che durerà finché l'ego non sarà stufo.

Nel secondo caso, invece, le cose si metteranno in un modo molto, molto diverso. Partendo dal fatto che la persona di fronte a noi, che ci sta coprendo d'insulti più o meno pesanti, CE LA SIAMO ATTIRATA NOI PER GUARIRE UN NOSTRO CONFLITTO/PROBLEMA E LIBERARE FINALMENTE LA NOSTRA ANIMA DALL'INFLUENZA NEGATIVA E SABOTANTE DELLA MENTE, l'incontro con questi zombie inconsapevoli, può costituire uno spunto per guarire ciò che loro rispecchiano di noi.
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Ovviamente bisogna essere TOTALMENTE PRESENTI e, al contempo, non dare potere alle parole che l'altro ci lancerà contro, ciò a prescindere dalla pesantezza degli insulti. Attraverso la PRESENZA TOTALE si potrà osservare l'affiorare dell'emozione reattiva in noi mentre l'altro continua a sproloquiare al nostro indirizzo, senza peraltro reagire. Premetto che questo è un compito difficile, bisogna possedere un certo equilibrio ed avere effettuato un eccellente lavoro di auto-conoscenza ed auto-ascolto prima di poter raggiungere questo stato di non-reazione.

I vantaggi saranno molti. Primo fra tutti non si litigherà con nessuno, utilizzando il linguaggio come forma di comprensione e di guarigione invece di credere di avere una pistola in mano. Ricordiamo sempre che SIAMO NOI A DARE POTERE ALLE PAROLE DEGLI ALTRI. Si da il potere alle parole degli altri quando si crede a ciò che dicono e non si cerca di riflettere se noi siamo, in realtà, come ci descrive attraverso quegli epiteti poco affettuosi, chi ci sta ricoprendo d'insulti.
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Se si riesce ad essere abbastanza presenti da poter capire che le parole a noi rivolte, in realtà, non sono arrivate per caso e servono solo a liberare la nostra anima dalle interferenze mentali allo scopo di acquisire una visione più nitida della Vita, proprio in quel momento potrà avvenire la guarigione dal sogno di materia e il ricongiungimento col Divino che è sempre stato in noi seppur dormiente in chi  (la maggior parte degli esseri umani) è quasi o del tutto inconsapevole di sè.

Da oggi, impariamo a non dare peso a ciò che gli altri dicono di noi. Spesso ciò è solo una forma di giudizio e il giudizio, come sappiamo, deriva da una forma di esternazione da sè. Questa forma di esternazione da sè porta a credere alle persone che la colpa è sempre e solo degli altri e li porta, per ciò stesso, ad inveire, criticare, giudicare e screditare tutto e tutti. E' normale prendersela con il mondo quando non si ha la consapevolezza (coraggio) di dover lavorare su di sè.
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Prendersela col mondo ed inveendo contro di esso, non farà altro che aumentare le energie negative, il malcontento e la rabbia. Il risultato? Nulla! La soluzione a tutti i problemi esterni si trova e parte SEMPRE E SOLO dal nostro interno, dall'assumersi il 100% della responsabilità per gli accadimenti esterni a noi come risultato delle nostre proiezioni interne delle quali siamo ancora inconsapevoli. Solo osservando ciò che abbiamo al nostro interno potremo, finalmente, modificare in meglio il mondo che ci circonda e le relazioni con i nostri simili.

Il cambiamento parte dal singolo. Quando ci vedono cambiati le persone che ci conoscono, pur non chiedendo nulla, saranno portate a cambiare esse stesse di conseguenza, ciò specie se risulterà essere evidente dai lineamenti rilassati del nostro viso, dalla nostra calma equilibrata, dalla nostra voce pacata e, soprattutto, dalle parole di pace e amore che riusciremo ad inserire nei diversi contesti di dialogo che andremo ad intrattenere nei diversi momenti della giornata.

Vincenzo Bilotta




domenica 4 settembre 2016

A volte accade

Nella routine quotidiana si è sempre impegnati in qualcosa di più o meno importante. In queste occasioni, non rare, si perde di vista la propria essenza, ci si scorda perfino di esistere. Esiste solo la commissione da sbrigare e l'impegno successivo, poi l'altro e l'altro ancora......

Se qualcuno potesse avere inserito un microfono nella testa, si potrebbero ascoltare mille voci, mille musiche, mille giudizi, milioni di conflitti, indecisioni, rabbia contro se stessi o gli altri, tutto questo e anche di più. Tutto, tranne i rumori esterni. Sì, perché quando si pensa in maniera eccessiva, gran parte dell'umanità ha l'abitudine di farlo seppur in maniera inconsapevole, non si ascolta più nulla che non siano le proprie voci, musiche, conflitti, emozioni interiori.
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A volte accade però. A volte potrà accadere che ci si sorprenda a camminare, si riscopra il proprio peso distribuito per ciascun lato del corpo mentre si cammina, ascoltando il rumore dei propri passi. Capita, a volte, che si ascolti il rumore della pioggia che scende sulla terra bagnata, sull'asfalto, sulle nostre menti offuscate e faccia chiarezza, risvegli la CONSAPEVOLEZZA, faccia ritornare alla VERA VITA.

La normalità non consente a molte persone di poter percepire se stessi e il resto del mondo. La normalità consente solo d'inseguire le proprie chimere, di dare retta alle seghe mentali incombenti su di noi come una spada di Damocle, di essere inseguiti dal tempo fuggendo l'unico porto franco, il QUI E ORA.
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A volte, però, accade che si viva il momento, andando, per ciò stesso, oltre il conosciuto e rassicurante ronzio mentale destinato, così sembra, ad accompagnarci dalla nascita fino alla morte. A meno che.... A meno che non ci si ACCORGA DI ESSERE VIVI E DI RESPIRARE. Vivere il QUI E ORA non è un lusso, non è un patrimonio nelle mani di pochi eletti. Vivere nel QUI E ORA è una NECESSITA' DI VITA, un rinascere all'interno del proprio guscio mentale fino a romperlo e tornare a VEDERE LA LUCE, A RESPIRARE E SENTIRSI VIVI.

Bisogna mettersi in gioco sapendo che l'avversario da sfidare è un duro, forte e ci conosce per bene. Ci siamo cresciuti con lui, condividendo tutto. Tuttavia, arriva un momento in cui è necessario separarsi da ciò che non è più necessario alla nostra evoluzione, ciò anche se sembra ingiusto, sbagliato, anche se ci eravamo talmente abituati alla sofferenza interiore da averne fatta una routine immancabile, quasi un evento da non perdere, spettacolo per pochi "eletti".
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Sicuramente vi starete chiedendo: DA DOVE COMINCIO? Vi rispondo subito: COMINCIATE CON LO STARE IN ASCOLTO DEI SUONI ESTERNI, siano essi auto di passaggio, persone che dialogano, uccellini che cantano, tuoni che rombano preannunciando un temporale. L'ascolto esterno può permettervi di distrarvi dal suono martellante ed ossessivo della mente coi suoi pensieri compulsivi sparati a raffica senza alcuna sequenza logica.

Dopotutto, la mente è nata per pensare. Ciò non è sbagliato, basta non identificarsi coi suoi pensieri. Lasciatela lavorare, è per questo che esiste! Tuttavia, ricordate sempre di farla lavorare per voi, mantenetevi capi della mente, osservatori muti, senza MAI sottomettervi al suo flusso incessante di pensiero. Quando dovete prendere delle decisioni, programmare il lavoro, le ferie, fare conti, allora attingete al suo infinito potenziale. 
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Quando non vi serve la mente, USCITENE FUORI E TORNATE A VIVERE, ascoltate i suoni esterni, meditate se necessario, camminate se vi fa star bene, fate l'amore ma distraete la vostra attenzione dai pensieri superflui perché, sopra ogni cosa, esistete voi, QUI E ORA, come creature Divine ed Immortali.

Vincenzo Bilotta