martedì 29 maggio 2012

Cambiare pensiero cambia chi pensa

Siamo ciò che pensiamo. Il Buddha aveva proprio ragione quando fece, più di duemila anni fa, questa illuminante affermazione. Spesso, però, la maggior parte delle persone è pensata dalla propria mente anziché essere colei che pensa "attraverso" la mente. Di conseguenza e a causa di tutto ciò, si vedono in giro persone insoddisfatte, inutilmente aggressive verso se stesse e verso gli altri.

Questo clima di intolleranza ed insoddisfazione si viene a creare come conseguenza diretta del modo di pensare compulsivo e meccanico che la maggior parte delle persone ha. Pochi si rendono conto di pensare troppo e male, ancora meno persone riescono a capire di essere vittime inermi di pensieri reiterati quanto ossessivi. La mancanza di una mente quieta si riversa sul mondo che circonda la persona che vive in uno stato di disagio e disfunzione mentali.
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Anche a livello fisico potranno nascere dei disturbi di vario genere che potranno manifestarsi sotto forma d'inquietudine, ansietà e, in alcuni casi, di malattia vera e propria. Ma da cosa deriva il mancato controllo dei pensieri e il conseguente stato di disarmonia spirituale nel quale vive oggi la maggior parte della gente? Sicuramente dalla mancanza di presenza e dallo stato di sonno nel quale vive la maggior parte delle persone.

La società tecnologica è piena di persone che vivono in uno stato di sonno, compiendo, per ciò stesso, dei gesti meccanici ed altamente inconsapevoli. E' facile scordarsi di ciò che si è compiuto un attimo prima, delle chiavi di casa, di un appuntamento.... Tutto ciò avviene perché si lascia la propria dimora interiore in balia della mente. La nostra vera natura può affiorare assieme a tutte le nostre potenzialità solo se riusciamo ad essere presenti in ogni momento della nostra Vita, soprattutto in quelli meno piacevoli dai quali vorremmo fuggire via per scordarli.
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Ogni momento può essere trasformato in una celebrazione. In oriente è nota la cerimonia del Tè. Essa viene definita cerimonia proprio in virtù del fatto che ogni gesto è compiuto con una consapevolezza di Sé molto alta. Ciò trasforma la preparazione di un semplice Tè in un gesto altamente illuminante. Ho citato questo esempio per farvi capire che noi siamo i padroni della nostra Vita, non i nostri pensieri.
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Essi sono degli intrusi nella nostra dimora interiore che potranno da noi essere cacciati solo se torneremo a viverla senza più assentarci. I ladri (mente coi pensieri compulsivi) arrivano di notte mentre la gente dorme (stato di sogno ad occhi aperti), mai di giorno (stato di presenza mentale).

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Quando si è presenti è facile lasciare andare pensieri che sorgono dalla nostra mente. Li si osserverà mentre scorreranno, sapendo che sono solo dei naturali processi mentali, niente più. Solo dallo stato d'intensa presenza mentale si potrà, in un secondo momento, decidere di cambiare i propri pensieri, concentrandosi solo su quelli che ci procurano emozioni piacevoli e stati d'animo felici.

Cambiare pensiero cambia non solo chi pensa ma anche il mondo che lo circonda. Ecco le chiavi per ottenere un mondo migliore senza aspettare che siano gli altri a farlo perché, dopotutto, il mondo comincia da noi.

Vincenzo Bilotta

martedì 22 maggio 2012

Lo spazio

Tutti hanno creduto che quando si parla di spazio ci si riferisca al vuoto, al nulla. Ciò è stato un concetto destinato ad essere cambiato radicalmente con l'avvento della fisica quantistica nei primi anni del secolo scorso. Questa dimostrò, infatti, come lo spazio, in realtà, non sia così vuoto come si crede ma, anzi, sia più pieno del pieno. In realtà, tutti ciò che ci circonda è, secondo la fisica quantistica, illusione.

In base alle sue scoperte, tutto ciò che all'apparenza sembra avere una consistenza materiale è in realtà un qualcosa di instabile formato da particelle oscillanti ad altissima velocità che danno l'illusione di solidità. Del resto, ogni cosa assume, ai nostri occhi, il valore che sapremo, o vorremo darle. Ma torniamo al concetto di spazio. Come ho detto prima, lo spazio non è così vuoto come sembra. Esso è, in realtà, il punto senza il quale non potrebbe originarsi la materia.
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Prendendo ad esempio l'utero materno, avete mai pensato cosa potrebbe succedere se, al momento della fecondazione, esso non avesse lo spazio per contenere il futuro bimbo? Ecco quanto importante è lo spazio! Ma non solo. Sempre in base alle ricerche condotte dai fisici quantistici si è scoperto come lo spazio contenga dei sottili filamenti invisibili, simili alla tela di un ragno, che permettono di collegare ogni essere vivente con un altro.

Questo principio, che dimostra la connessione di tutti i fenomeni e gli esseri esistenti sul pianeta terra, viene chiamato Entanglement. In base ad esso, il semplice battito d'ali di una farfalla in Brasile può provocare un tornado in Scozia. Ciò sia per via della connessione di Tutto con Tutto, che per gli effetti di saturazione di certi meccanismi di accumulo da parte degli agenti atmosferici. In sostanza, quindi, anche il concetto di distanza non ha più ragion d'essere, venendo surclassato dall'interconnessione tra tutto ciò che esiste.
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Di conseguenza, in ogni momento saremo sempre connessi con persone che sono anche a distanze ragguardevoli dalle nostre. Ecco, quindi, un motivo per vedere in modo diverso lo spazio intorno a noi e classificarlo non più come aria o come il nulla ma, invece, come la parte più importante che funge da collegamento di una cosa, o persona, con tutte le altre.

Ecco perchè è così importante la pace nel mondo, l'amore universale, la fratellanza tra i popoli. Prendendo in esame questa nuova visione dello spazio regalataci dalla fisica quantistica abbiamo modo di reinterpretare ciò che il Buddismo predica da millenni. Essere pace, amore, avere rispetto per gli altri è un modo non solo per star bene in società e con noi stessi ma, anche e soprattutto, per inviare un messaggio positivo, attraverso i fili sottili contenuti nello spazio, a tutti gli altri esseri viventi che sono collegati, entangled, a noi e che abitano il resto del nostro meraviglioso pianeta.

Vincenzo Bilotta

lunedì 21 maggio 2012

Il controllo delle masse

Sin dai tempi più antichi l'uomo ha mirato al raggiungimento del potere ai massimi vertici. Per far ciò, esso non si è mai posto il problema riguardante gli eventuali danni che avrebbe potuto arrecare ai suoi simili nell'ascesa verso il controllo di masse di persone inconsapevoli. Oggi, più che mai, è in atto un controllo sottile delle masse, mirante a sottomettere molti al potere di ristrette élite di persone con conoscenze appropriate riguardanti l'uomo e le sue funzioni psicofisiche.

Esistono degli studi di psicologia che vengono finanziati ed effettuati dalle agenzie pubblicitarie per riuscire ad entrare in maniera subdola, coi loro messaggi, nelle case delle persone. Questi studi sono volti alla ricerca dei punti deboli delle persone in modo da poter manipolare la loro volontà senza il minimo sforzo né la minima resistenza da parte dei soggetti riceventi il messaggio.
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Grandi passi sono stati fatti nel campo delle neuroscienze. Anche determinate musichette di sottofondo poste all'ascolto dei clienti nei centri commerciali hanno la funzione di stimolare a livello subconscio la loro propensione al consumo. Il risultato sarà che, spesso, molti entrano per comprare una cosa e si ritrovano, invece, davanti la cassa, con un carrello pieno, per la maggior parte, di cose non volute.

Con lo stesso sistema vengono sfruttate, e direzionate nel senso voluto, le campagne elettorali in favore di questo o quel candidato. Ma da dove origina questa tendenza alla cieca obbedienza da parte della maggioranza delle persone del "gregge globale"? Sicuramente, le sue origini andranno ricercate nei primi anni dell'infanzia e, in particolare, negli ambienti dove il bambino riceve la sua "educazione".
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Qui, come nelle scuole comuni in generale, il bambino viene indottrinato di concetti quali quello di patria, di fedeltà alla nazione, di obbedienza alle regole, ai professori, ai genitori e via dicendo. Ciò che viene evitato è lo sviluppo, da parte del bambino, di uno spirito critico e di riflessione sul valore delle istituzioni e di determinati sistemi di potere al vertice. In pratica, viene castrata la capacità di discernimento dell'individuo per poi sostituirla con un indottrinamento mirante all'ottenimento della cieca obbedienza da parte sua.

Se ciò avviene nelle scuole pubbliche, lo stesso non si può dire per quelle private. Queste ultime sono riservate ad una ristretta cerchia di persone facente parte di quella che sarà la futura classe dirigente e politica di una determinata nazione. In queste scuole speciali i ragazzi vengono educati al comando, allo sviluppo di capacità critiche e decisionali volte all'ottenimento di quella che sarà poi l'autorità sulle masse di gente comune e inconsapevole.
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Questa è la realtà di tutti i sistemi politici ed economici odierni senza eccezioni (tranne i luoghi in cui ancora non è giunta la "civiltà"(?)). Per liberarsi da questo tipo di controllo sulle masse occorre innanzitutto rendersi conto di essere manipolati ed influenzati quotidianamente dai mezzi di comunicazione di massa allo scopo di farci  prendere la direzione da loro voluta.

Dopo di ciò bisogna insegnare ai propri figli un uso consapevole della tv e di internet in quanto questi sono i mezzi che ragiungono più facilmente le famiglie nella loro intimità. Sviluppiamo nei nostri figli la capacità di discernere i messaggi manipolatori provenienti dall'alto così come la libertà di scegliere ciò che è giusto per loro senza che si facciano più influenzare dall'esterno.
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Insegniamo loro ad uscire dal "gregge" finchè sono piccoli per far sì che possano riappropriarsi  della loro natura di leoni con la quale sono venuti al mondo. Altrimenti, quando saranno degli adulti, potrebbe essere troppo tardi in quanto saranno già inquadrati e tutto ciò potrebbe rimanere mera utopia.

Vincenzo Bilotta

domenica 20 maggio 2012

Il collasso della funzione d'onda

La fisica quantistica rappresenta l'evoluzione rispetto alla fisica classica di stampo newtoniano. Essa è, a differenza della fisica newtoniana, applicabile ai fenomeni della vita reale con risultati eccezionali. In fisica quantistica si parla della realtà di tipo soggettivo e non oggettivo. Ciò sta a significare che, secondo i dettami della fisica dei quanti, un fenomeno è direttamente influenzato e modificato dal soggetto che l'osserva, ma non solo.

Se si ripete lo stesso fenomeno di fronte allo stesso soggetto ma con uno stato d'animo diverso rispetto alla prima volta in cui il fenomeno si è verificato, si avranno dei risultati variabili. Ciò avverrà per un principio chiamato collasso della funzione d'onda. Secondo  questo principio, un determinato accadimento, o esperimento che sia, può avere diversi finali che saranno determinati e direttamente modificati dal soggetto osservante il fenomeno stesso.

Ma, prima che l'evento sia osservato e porti ad un risultato piuttosto che a un altro, esso è contenuto, assieme ai suoi possibili esiti finali, in delle onde che procedono, parallele le une alle altre, verso l'infinito. Queste onde, o funzioni d'onda per meglio dire, tendono, come abbiamo detto, verso l'infinito, trasportando al loro interno diversi finali per uno stesso accadimento.

Ciò che determinerà la scelta di un finale rispetto ad un altro e il contemporaneo deviare, il collasso della funzione d'onda appunto, da parte di una sola di esse, dalla via che la porta all'infinito, sarà l'osservazione e il modo di pensare del soggetto che inizia ad interagire con quel determinato fenomeno contenuto nella funzione d'onda stessa. In altre parole, è come se ci fossero tante auto dello stesso modello, ma con colori diversi, esposte in una concessionaria.

Ora, esse potranno rimanere per un tempo indeterminato in esposizione fino a quando qualcuno non deciderà di comprarne una scegliendo il colore preferito. Nel momento stesso in cui sceglie un colore, determina quale macchina deve uscire dall'esposizione per poter essere immatricolata e messa in circolazione.
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Il collasso della funzione d'onda avviene con lo stesso principio. Tanti finali di uno stesso evento sono contenuti in altrettante funzioni d'onda. Ciò, perlomeno, fino a quando un soggetto si troverà ad interagire con quel determinato evento decidendo di scegliere, in maniera più o meno cosciente a seconda del proprio grado di evoluzione, quale direzione finale dare all'evento stesso e, quindi, quale onda far collassare.

 E' un pò come nel film Sliding Doors, nel quale sono previsti diversi finali per lo stesso evento. Fintanto che non se ne sceglie uno, essi tendono verso l'infinito in una condizione che potremmo definire di congelamento. Da ciò si deduce quanto sia importante il modo di porsi rispetto ad un accadimento e le implicazioni che comporta. Ecco spiegata l'importanza del pensiero positivo e l'efficacia della Legge dell'Attrazione.

Noi siamo creatori di mondi. Finchè ci sentiamo impotenti, creiamo un mondo limitato alle nostre credenze e pieno di conflitti, dal momento in cui iniziamo a credere nell'Intelligenza Divina che dimora in noi, ecco che riusciamo ad attingere alla Conoscenza Universale e alla nostra capacità di creare mondi nuovi. Da ciò nascono le maggiori scoperte così come i fallimenti in tutti i settori, da quello scientifico a quello sociale.

Ecco quanto siamo importanti. Ognuno di noi fa parte degli ingranaggi di un meccanismo più complesso ma non più importante perchè, come sappiamo, in un motore ogni singola vite è importante per il  corretto funzionamento del meccanismo complessivo.

Vincenzo Bilotta

sabato 19 maggio 2012

Non giudicate

"Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato". (Luca 6,37)

La nostra società è basata, fondamentalmente, sulle apparenze. Tutti corrono a comprare il vestito alla moda, il SUV, il pacchetto vacanze last minute e, in generale, tutto quello che fa tendenza in quel momento. Questo modo di agire deriva, ovviamente, da un modo di pensare ben preciso. La gente, infatti, pensa, da sempre, ad apparire, a curare l'estetica, l'etichetta, il bon ton.
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In realtà, dietro questa apparente mania di grandezza o desiderio di esibirsi, si nascondono profonde insicurezze e tante paure fra le quali, sicuramente, la più importante è quella del giudizio altrui. Sono comuni affermazioni quali: "come si è visti si è giudicati" o "dimmi con chi vai e ti dirò chi sei". Da queste poche parole si denota subito come, da una Vita, la gente ha avuto sempre paura dell'altrui giudizio e di poter sfigurare nel contesto sociale di appartenenza.

Ma, in realtà, una soluzione ci sarebbe per far sì che nessuno possa giudicarci. Essa consiste nel non giudicare a nostra volta le scelte e i comportamenti altrui. Ciò in quanto, dal momento in cui si giudica qualcuno, qualcosa o la Vita stessa, si tende a separare noi da tutto il resto e, così facendo, non si permette alla Vita di essere e di fluire nella sua Essenza.
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Al di là del fatto che ci si possono creare, a causa dei continui giudizi, delle inimicizie, il non giudicare pone in essere altre implicazioni molto più importanti. Come ho detto prima, il giudizio crea separazione e, al contempo, blocca il naturale fluire della Vita. Quando si giudica la Vita, essa diventerà ciò che noi avremo pensato di lei in quanto la Vita ci fa da specchio.

Il giudizio nasce dalla non accettazione di eventi e persone ed è una sua naturale e diretta conseguenza. Quando giudichiamo, saremo, a nostra volta, giudicati e criticati perché tutto ritorna in misura uguale e contraria. Altro elemento non meno importante da considerare è il giudizio in base alle apparenze. Quando s'incontra una persona essa, spesso, potrà dare un'impressione diversa da quello che in realtà è.
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Ciò può avvenire per diversi motivi: timidezza, riservatezza, modo di agire ed altri motivi vari. Nell'approccio con una persona conosciuta da poco, se davvero volete diventarci amici o, almeno, provarci ad esserlo, dovete evitare di giudicarla al primo incontro, riservandovi le eventuali valutazioni in un secondo tempo e non prima di esserci entrati in confidenza. Come dicevo prima, se giudichiamo saremo, a nostra volta, giudicati.

Ma da dove deriva la tendenza al giudizio? In parte essa deriva dai comportamenti acquisiti a livello subconscio dai nostri genitori, educatori e, in generale, da tutti i nostri edu-programmatori. Un'altra parte viene appresa a livello religioso; chi non ha mai sentito parlare del famoso giudizio Divino? Anche la religione, come si può constatare, si arroga un diritto al giudizio che nessuno, in realtà, le ha mai concesso.
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Tutte le insicurezze nascono proprio da questa paura derivante da un possibile giudizio Divino. Oh, quanto dista dalla realtà il concetto di Dio che abbiamo appreso nel corso della nostra Vita! Pensate davvero che Dio possa essere così rigido ed ergersi a giudice di ogni nostra eventuale mancanza? O è forse un concetto derivato dall'uomo che, da sempre, ha cercato di manipolare chi sapeva di meno? Il vero Dio non giudica. Il vero Dio è amore ed accettazione.

Il vero Dio è pace Universale e Fratellanza fra popoli. Poiché noi siamo parte del Tutto e il Tutto è stato creato da Dio, siamo suoi simili. Ciò che ci divide dalla nostra Essenza Divina e ci rende degli umani pieni di colpe e peccati è la nostra tendenza a giudicare.Smettiamo di farlo e vedremo spalancarsi le porte del Paradiso.

Vincenzo Bilotta

giovedì 17 maggio 2012

Tante religioni un solo Dio

Il bisogno dell'uomo di credere in un'entità superiore si perde nella notte dei tempi. Tutto cominciò nella preistoria con l'animismo, per poi dare luogo, in tempi successivi, alle religioni. Ogni popolo, infatti, ha sentito il bisogno di aderire ad un culto religioso. Ciò lo fa sentire più protetto nei momenti difficili e, al contempo, gli permette di appartenere ad un gruppo all'interno del quale trova la sua identità.

Purtroppo, però, le religioni, in quanto create dall'uomo e NON da Dio, hanno portato a delle separazioni e, in molti casi, alle guerre. Da ricordare la guerra santa degli islamici o le crociate cristiane. A volte la religione ha raggiunto gli eccessi, assumendo, spesso, denotazioni paradossali quanto grottesche. Ecco nascere da tutto ciò la "santa" inquisizione che altro scopo non aveva se non quello di torturare e uccidere chi professava dei culti diversi da quello cattolico.
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Uno tra i più grandi "eretici" di quel tempo è sicuramente Giordano Bruno, grande filosofo e pensatore dell'epoca, ucciso mediante rogo con l'accusa di stregoneria. La sua sola colpa è stata quella di vedere il lato divino di ogni uomo.Egli era molto avanti per quell'epoca, paragonabile ad un fisico quantistico dei giorni nostri.

Premesso tutto ciò, vi siete mai chiesti, al di là di tutte le religioni e di tutti i nomi da loro dati, quanti volti di Dio esistano in realtà? Vi risponderò io: UNO SOLO. Dio è stato è e sarà sempre e solo UNO. Le religioni servono solo a creare divisioni e guerre tra i popoli. Le religioni sono come i bambini presuntuosi che tendono a vantare il proprio gioco nuovo e a disprezzare quello del compagnetto di giochi. Ogni religione attribuisce un nome diverso allo stesso Dio, chiamandolo Brahman, Allah, Padre eterno, ma la sostanza, se ci fate caso, non cambia mai.
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Il nome diverso, serve solo a disprezzare l'altro, a cercare di sottomettere chi non fa parte della nostra religione. Da qui nascono le guerre perchè, come ben sapete, dalla separazione nasce il conflitto e l'instabilità in generale. Esiste un solo cielo per tutti, a prescindere dalla religione. Avete mai visto un cielo musulmano, cristiano, buddista, induista? Esiste, ripeto, un solo cielo, senza nome nè colore diverso a seconda della religione.

Nessun cielo è stato mai creato per il cristiano o per il buddista. Nessuno ha mai vietato ad un altro di stare sotto il cielo di una nazione solo perchè quest'ultimo apperteneva ad una religione diversa dalla propria. Dio è ovunque, come in alto così in basso, così come fuori di noi, così dentro. Al di là del nome della religione alla quale apparteniamo, del colore della nostra pelle, dei nostri usi e costumi, abbiamo un solo Dio. Egli ci ama tutti incondizionatamente e se, a volte, sembra averci abbandonato è solo perchè abbiamo creduto che, per entrare nella sua Gloria dobbiamo rispettare i precetti condizionanti dei ministri del culto ai quali apparteniamo.

Vincenzo Bilotta

mercoledì 16 maggio 2012

I mille volti della nostra mente

La nostra mente, col suo flusso ininterrotto di pensieri, esercita una forte influenza su di noi e sulla nostra vita quotidiana. I pensieri sono in grado di influenzare sia il nostro umore che la fisiologia del nostro corpo. I pensieri sono un naturale processo facente parte delle funzioni mentali. Ciò che non è naturale è il nostro attaccamento, il nostro credere a ciascuno di essi.

La conseguenza di questo attaccamento sarà una modificazione continua dell'umore nel corso della giornata. Si assumeranno delle personalità mutevoli e contrastanti in ragione del mutevole e contrastante flusso di pensiero presente in noi. Esistono delle soluzioni a questo delirio mentale? Certamente!
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Il primo passo verso la liberazione dagli influssi della mente e la realizzazione dell'equilibrio interiore consisterà nel capire che noi "siamo pensati" e non pensiamo. Il secondo passo, consequenziale al primo, consisterà nell'OSSERVAZIONE SENZA GIUDIZIO del flusso incessante di pensieri che la mente continuerà a processare nostro malgrado.

Il terzo passo, direttamente correlato al secondo, consisterà nell'uscire fuori dal turbinio dei pensieri e usare l'attività mentale a nostro vantaggio. Una volta conosciuti i meccanismi della mente, ci si deve alleare con essa.
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La mente, infatti, non è nostra nemica, semplicemente, al pari di un computer, fa il suo lavoro che consiste nel processare i pensieri e fare collegamenti coi fatti accaduti anche molti anni prima. Tutto ciò che la mente immagazzina nell'ippocampo, parte del cervello sede della memoria, farà parte del subconscio e porterà spesso a delle reazioni automatiche ad eventi se questi somiglieranno a quelli già vissuti nel passato.

Lasciando spazio ai nostri naturali processi, capendo la mente e le funzioni ad essa connesse, il nostro compito sarà volto al raggiungimento dell'equilibrio nel caos dei pensieri perchè, come disse qualcuno una volta: "La vita non è aspettare che passi la tempesta… ma imparare a ballare sotto la pioggia".

Vincenzo Bilotta

lunedì 14 maggio 2012

Un fiume chiamato vita

Avete mai osservato il corso di un fiume? Esso fluisce dalle montagne a valle in maniera armoniosa senza sosta nè ostacoli, trasportandosi dietro tutto ciò che incontra lungo il suo corso: detriti, animali morti, tronchi d'albero.... Il fiume, essendo formato da acqua, ha due caratteristiche: la fluidità e il fatto che non si arresta di fronte a nulla.

L'acqua, infatti, pur essendo un elemento liquido, riesce a scavare anche la solida roccia, è solo questione di tempo. La vita può essere paragonata ad un fiume. Essa, infatti, al pari del fiume fluisce dal suo inizio lungo la linea che la condurrà alla foce che è identificabile con la fine dell'esistenza materiale e l'abbandono del corpo da parte dell'anima. Anche la vita, così come visto per il fiume, si porta dietro i suoi "detriti". Essi sono costituiti dai lutti, dalle delusioni, dalle relazioni sbagliate, e così via.
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Occorre sapere che la vita, in condizioni normali, scorre e, pian piano, deposita i materiali di scarto che le farebbero da peso lungo la strada. Ciò avviene in condizioni di equilibrio mentale però. Qualora un soggetto, dopo aver vissuto un particolare evento, non riesce a lasciarlo andare, ecco che arresta, suo malgrado, il fluire del fiume chiamato vita.

Così come quando si blocca il corso di un fiume esso tracima e inonda i terreni circostanti causando danni, anche la vita, se bloccata, provocherà situazioni di blocchi energetici che porteranno, se non eliminati, alla malattia. Di conseguenza, se vogliamo mantenerci in salute, dobbiamo permettere alla vita "di accadere" senza soffermarci troppo sui singoli eventi ma, invece, lasciando che scorrano secondo i loro ritmi naturali.

Dopotutto, come diceva il filosofo Eraclito: "Non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume". Ciò sta proprio ad indicare che le cose cambiano ma solo, aggiungerei io, se le si lasciano cambiare.

Vincenzo Bilotta

domenica 13 maggio 2012

Libertà dai condizionamenti

Quanti di noi agiscono da persone libere? Quante azioni vengono compiute in totale LIBERTA'? Per libertà intendo non la libertà fisica comunemente intesa, ma quella che ci consente di percorrere delle strade che siano da noi davvero volute e non imposte da altri. Troppe persone studiano materie che non amano per contentare i genitori, altri svolgono un lavoro che odiano, altri ancora vivono relazioni aride e piene di conflitti.

E' questa la libertà? No! Queste sono azioni compiute in maniera meccanica. Molti vivono compiendo delle azioni da perfetti zombie, senza riflettere sulla reale utilità che tutto ciò potrà apportare alle loro Vite. Il problema è sempre legato alla mancanza di presenza mentale. Se si fosse veramente presenti, si potrebbe decidere di non fare perché è giusto così o perché lo hanno detto gli altri, ma si farebbe in libertà ciò che più ci aggrada. I condizionamenti che si ricevono da piccoli svolgono un ruolo importante in quella che sarà poi la Vita da adulti.
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I gesuiti, a tal proposito, usano affermare: "dateci un bambino fino a sette anni di età e faremo di lui un uomo". Ciò in riferimento al fatto che l'educazione ricevuta da piccoli creerà degli schemi nel subconscio che condizioneranno il modo di vivere e pensare del soggetto adulto e, se non sarà abbastanza cosciente di ciò, lo accompagneranno per tutto il resto della sua Vita compromettendone le reali e infinite potenzialità. Spesso chi ci educa sa bene come ottenere da noi ciò che desidera, riuscendo ad ingenerare in noi dei sensi di colpa profondi qualora non ci conformiamo ai suoi voleri.

Sin da piccolo il bambino è manipolato e condizionato in maniera tale che solo rare volte riuscirà a sviluppare quello spirito critico che gli potrà consentire di fare delle scelte da pecora nera. Quando compiamo delle azioni dovremmo chiederci se, in realtà, esse sono realmente da noi volute o se, invece, derivano da schemi automatici e programmati risalenti alla nostra "educazione" ricevuta in precedenza. Se, dopo esserci osservati, capiremo che, l'azione che stiamo per compiere, in realtà, non ci appartiene, solo allora avremo la possibilità di scegliere azioni genuine scaturenti dalla nostra Essenza Divina.
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Bisogna capire che, la maggior parte delle persone, vive ormai da animale addomesticato. Occorre risvegliare in noi lo spirito selvaggio che è stato represso. La religione ci fa apparire il sesso come peccato, bene! Allora, come mai è così bello fare l'amore con la persona amata? Cos'è in realtà il peccato se non una forma di castrazione per soggiogarci e renderci schiavi, un modo di manipolare le nostre volontà, pilotandoci nelle direzioni volute da altri al solo scopo di assecondare i loro fini?

Non esiste nessun paradiso dopo la morte e nessun inferno nè, tantomeno, purgatorio. Svegliatevi! Liberatevi da questi concetti appresi dalle suore in prima elementare, non vi sono mai appartenuti e, come dei parassiti della vostra anima, hanno limitato e castrato le vostre infinite e onnipotenti doti divine. Solo uscendo dai condizionamenti potremo, finalmente essere noi stessi, riconnettendoci con la nostra essenza selvaggia e con il Dio che, assopito nella nostra Essenza più profonda, aveva ormai perso ogni speranza di liberarsi e liberarci dal nostro, mai voluto e sempre imposto, stato di animali domestici e schiavi di mondi creati da altri per ingabbiarci e renderci degli zombie senza volontà autonoma.

Vincenzo Bilotta

sabato 12 maggio 2012

Lasciare spazio

Oggi si è sempre più inseguiti dal tempo e dalla fretta. Essi, oltre a generare stress e agitazione inutili quanto malsane, possono portare a vivere qualsiasi tipo di relazione, sia familiare, di amicizia o di lavoro che sia, in maniera disfunzionale. Venendo a mancare nella maggior parte delle persone una corretta capacità di gestire il tempo, si viene inevitabilmente dominati da esso.

Da qui nascono concetti quali: il tempo è tiranno, tempus fuggit, e via dicendo. Ciò di cui vorrei parlare è, in particolare, la cattiva gestione che si ha del tempo soprattutto in riferimento al dialogo con le persone con le quali s'interagisce quotidianamente.E' sempre più diffusa, infatti, la cattiva abitudine  d'interrompere l'altro nel bel mezzo di una conversazione o, viceversa, si viene interrotti.

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Se ciò accade è perchè non c'è una corretta gestione del tempo nonchè un rispetto degli spazi a disposizione per intercalare frasi o concetti. E' importante, quindi, imparare a lasciare degli spazi all'interno della conversazione, ciò allo scopo di poter dialogare senza frasi monche e riflettere, al contempo, durante gli intervalli di silenzio che si saranno abilmente creati.

Tutto questo sarà utile a dare delle risposte più studiate e meno superficiali rispetto a quando si aveva tendenza a rubare spazio durante la conversazione. Da oggi, prendiamoci ma, anche, diamo agli altri spazio al fine di poter comunicare in maniera libera e rilassata gestendo al meglio il tempo.


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Sicuramente, al fine di poter lasciare spazio anche agli altri all'interno di una conversazione, sarà utile sviluppare il potere dell'ascolto. Imparando ad ascoltare si riesce anche a sviluppare la capacità di accettazione dell'altro e lo si integra nel contesto della conversazione senza più cercare di togliere la parola di bocca.

Spesso i tipi loquaci hanno paura di aver tolta la parola o non sono interessati a ciò che hanno da dire gli altri. Conosco persone che parlano sempre e solo di se stesse e quando si prova ad intervenire in quello che finisce col diventare una sorta di monologo, sono subito pronti a parlarti dietro, accavallando parole, concetti e discorsi spesso contrastanti e dissonanti rispetto a quello che era l'argomento principale.

Insomma, spesso i discorsi finiscono col diventare dei monologhi gestiti da una delle parti partecipanti al discorso. Quando incontriamo persone simili, approfittiamone per praticare una sorta di meditazione basata sul SILENZIO, L'ASCOLTO EMPATICO, L'ACCETTAZIONE DELL'ALTRO E LA COMPASSIONE.

Sicuramente, così facendo, ne usciremo meno stressati e più lucidi. Se poi, nonostante tutto, la conversazione comincia a diventare monotematica, monopolizzata dall'altro a suo vantaggio o, addirittura, noiosa, siamo sempre liberi di salutare e andare per la nostra strada.

Vincenzo Bilotta

venerdì 11 maggio 2012

L'invidia

"Chi invidia un altro ne riconosce la superiorità". (Samuel Johnson)

L'invidia è forse uno dei sentimenti più pericolosi che esistano, soprattutto per noi stessi. Il provare invidia nei confronti dei risultati conseguiti da altri o per le cose che possiedono in più rispetto a noi, denota una forma d'insicurezza e una mancanza di volontà diretta a cambiare se stessi nei confronti di chi la prova. Spesso, infatti, l'invidioso guarda in modo ostile chi riesce a fare bene e a realizzarsi.
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Questa forma di ostilità, secondo me, nasce dal fatto che, in realtà, l'invidioso è una persona poco introspettiva e con una sensibilità poco sviluppata perché possa capire che, in realtà, tutto ciò che gli altri possiedono potrebbe possederlo, se solo si impegnasse, anche lui e, spesso, in misura maggiore. Ricordo, a tal proposito, un'antica storiella indiana che voglio qui raccontarvi.

Vi erano in una piccola cittadina due mercanti che avevano i rispettivi negozi l'uno di fronte all'altro. Essi erano molto agiati in quanto il commercio andava molto bene ma erano anche rivali nella loro attività e provavano tanta invidia l'uno nei confronti dell'altro. Un giorno Dio decise di scendere nella loro piccola città per poter saggiare fino a che punto la loro cupidigia si spingesse e così fece.
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Quando arrivò, egli andò direttamente dal più scaltro dei due mercanti e gli disse: "Io sono Dio e sono qui venuto per aiutarti ad aumentare la tua fortuna senza limiti se tu vorrai ma, affinché tu possa ottenere ciò, dovrai ricordare che quanto tu chiederai a me, ne riceverà il doppio il tuo rivale in affari. Allora? Cosa chiedi?". Dopo aver ascoltato attentamente le parole di Dio, il mercante rispose prontamente e in preda all'invidia per ciò che l'altro avrebbe ottenuto in più: "Voglio che mi cavi un occhio!".

Ecco quanto l'invidia possa ottenebrare l'animo fino a fare perdere di vista se stessi e gli obiettivi che si potrebbero raggiungere lavorando su di Sé. In un mondo come il nostro, ultratecnologico ed ultracivilizzato, si vive d'invidia e competizione. Tutto questo non ha senso e porta a miglia di distanza rispetto agli obiettivi che si potrebbero raggiungere se solo si cambiasse rotta.
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Oggi più che mai, in particolare, sarebbe necessario passare dalla competitività alla collaborazione. Invece di darsi battaglia e provare invidia, si potrebbe collaborare per una crescita globale a livello sia personale, prima, che economico, di conseguenza.

Occorrerebbe trasformare l'invidia in un senso di ammirazione per chi è riuscito ad ottenere più di noi, raggiungendo dei traguardi importanti. Il cominciare a provare ammirazione nei confronti di queste persone ci consentirà, col tempo e un pò di coraggio, di cominciare ad emularli, a prenderli come dei punti di riferimento per raggiungere obiettivi simili o, se riusciremo ad impegnarci seriamente, superiori rispetto a quelli raggiunti da loro.
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Da oggi in poi quando ci sorprendiamo a provare invidia rispetto a qualcuno che ha o fa meglio e più di noi, chiediamoci se dietro a tutto questo non si nasconda, in realtà, la paura di brillare, di tirare fuori il meglio da noi stessi. Dopo averlo scoperto, impegniamoci anche noi a crescere, a fare di più, a piccoli passi, sì, ma con costanza, giorno per giorno, fino a crescere e realizzarci in qualsiasi settore della nostra Vita, cominciando ad amare chi, avendo raggiunto gli obiettivi che ci stanno più a cuore prima di noi, ci può fare da esempio e smettendo, al contempo, di provare invidia.

Vincenzo Bilotta

giovedì 10 maggio 2012

Chi siamo veramente?

"E' tempo che tu smetta di cercare fuori di te, tutto quello che a tuo avviso potrebbe renderti felice. Guarda in te, torna a casa". (Osho)

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Nel nostro affannoso rincorrere impegni da sbrigare, ogni giorno ci dimentichiamo di noi e per questo perdiamo l'opportunità di capire chi in realtà noi siamo veramente. Per scoprire chi siamo occorre mettere da parte tutte le apparenze che fanno da contorno alla nostra Vita, per poi metterci in ascolto di noi stessi in silenzio, magari meditando.

Solo dai silenzi più profondi potrà emergere ciò che realmente siamo. Tutto quello che serve è dimenticare ciò che gli altri ci hanno insegnato ad essere. Solo così potremo, attraverso la sperimentazione introspettiva, capire chi realmente noi siamo.

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Gran parte delle persone vivono all'interno di schemi ereditati dai genitori che li rendono infelici e sopprimono le loro reali e infinite potenzialità in embrione. A volte si frequentano delle scuole, delle amicizie, dei luoghi o, addirittura, s'intraprendono delle carriere solo per fare contenti gli altri. Ciò scaturisce dalla paura di essere se stessi la quale deriva, a sua volta, dalla paura di essere giudicati. A volte la paura del giudizio fa compiere azioni non volute solo per essere accettati dagli altri.

La paura del giudizio deriva dalla paura di essere se stessi e di non essere accettati in un determinato contesto sociale con idee diverse da quelle che potrebbero essere le nostre. Impariamo ad essere anticonformisti, ciò a costo di rimanere da soli. Impariamo ad avere il coraggio di brillare di luce nostra, solo così eviteremo di sprecare i nostri talenti.



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Dopotutto, chi cerca se stesso lo fa da solo, non stando all'interno di un gruppo. Per scoprire chi siamo veramente ci occorrerà esplorare la nostra interiorità, imparando ad ascoltare i silenzi senza più temerli, seguendo il proprio cuore assieme all'istinto anziché la propria mente con la sua ragione la quale, lungi dal farci essere noi stessi ed andare spediti nel percorso, ci potrebbe zavorrare in mille paure impedendoci di proseguire la strada verso l'autoconoscenza e libertà personali.

Dal momento in cui diventeremo amici di noi stessi, proprio allora potremo esplorare e guardare dentro di noi senza più paura di perderci ma, lungi da ciò, ritrovando la saggezza e la creatività che sembravano essere per sempre perdute attraverso il processo di addomesticamento scolastico e di adattamento al gregge dei non-pensanti.

Vincenzo Bilotta

mercoledì 9 maggio 2012

Il sogno ad occhi aperti


La maggior parte delle persone sogna ad occhi aperti. E' viva ma, in realtà, si trascina nell'esistenza senza Vita né vitalità. Essa vive un sogno ad occhi aperti, un sogno dal quale sembra non potersi risvegliare. Questo sogno si chiama inconsapevolezza e ne soffre, oggi più che mai, gran parte del genere umano. La causa di questo stato di sonno è da ricercare nell'automatismo attraverso il quale le persone, ormai, sono abituate a compiere i propri gesti senza attribuirvi più significato né valore.

In questo stato di sogno la vita diventa monotona, si cessa di avere degli obiettivi propri e si vive in base a come si è stati programmati a scuola, ci si trascina nell'esistenza senza una meta definita. Dietro questo apparente stato di morte mentre si è ancora in Vita si celano diverse possibilità di risveglio. Una delle più semplici consiste nel prendere coscienza di sé. Bisogna essere presenti se si vuole vivere il proprio corpo e le emozioni connesse invece di essere da loro vissuti.
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La parola chiave per il risveglio è PRESENZA MENTALE. Nella Vita di tutti i giorni bisogna cessare di essere automatici e dare tutto per scontato. Occorre essere presenti e vivi in ogni gesto compiuto. Dal momento in cui compiremo i nostri gesti in maniera vigile, tutto sarà celebrazione, tutto ci darà gioia e Dio sarà visibile ai nostri occhi e percepibile dal nostro cuore.

Iniziamo a celebrare la Vita, a viverla da persone vigili e presenti, a gioire per il fatto stesso di essere vivi, a prescindere dalle situazioni di Vita che ognuno di noi sta vivendo. Non appena saremo presenti, si aprirà a noi un mondo nuovo, il mondo che abbiamo sempre avuto davanti ma che non abbiamo mai avuto il tempo di osservare perché accecati dalla mente.
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Col tempo e la pratica, finalmente riusciremo ad essere sempre di più nel QUI E ORA e, di conseguenza, cesseremo di credere al sogno che ci siamo proiettati fino al momento del nostro risveglio per cominciare a vivere la VITA REALE, oltre le apparenze. A quel punto ogni evento assumerà il giusto significato senza più lasciarci spiazzati ma, al contrario, ci darà modo di diventare più saggi ed equilibrati, facendo tesoro di ogni esperienza che la Vita non mancherà di offrirci.
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Quando cominceremo ad uscire dalla meccanicità, dallo stato di sogno nel quale ci troviamo, potremo crearne uno nostro, di sogno. Questa volta, però, anziché perderci all'interno di un sogno che, tra l'altro, non è nemmeno nostro, saremo noi stessi a crearlo, gestirlo e modificarlo, ciò a seconda delle nostre esigenze e dei nostri desideri.
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Così, presto scopriremo che, quella che sembrava la realtà era in verità solo una nostra proiezione automatica di programmi che ci avevano installati in testa nostro malgrado. Una volta sviluppato questo stato di coscienza vigile superiore, potremo uscire dal programma e trasformare la nostra Vita in un'opera d'arte, realizzando, in questo modo, i desideri del nostro cuore in comunione con la nostra anima.

Vincenzo Bilotta

martedì 8 maggio 2012

L'arte del massaggio

Fra i diversi modi per mantenersi in salute e tenere sotto controllo lo stress, sicuramente il massaggio, nelle sue varie forme e tradizioni, occupa un ruolo importante nella vita di tutti i giorni. Vi sono due modi per tenere sotto controllo lo stress. Il primo prevede tecniche quali meditazione, tai-chi, yoga e quant'altro agisca sul corpo attraverso la mente.

 Il secondo, invece, prevede l'azione sul corpo per calmare anche la mente. In quest'ambito occupa una posizione di rilievo il massaggio. Vi sono diversi tipi di massaggio, utilizzanti tecniche più o meno recenti. L'efficacia, come in tutte le cose, non dipenderà solo dal tipo di massaggio utilizzato ma da due fattori fondamentali:

1) La buona manualità da parte dell'operatore. Essa non dipenderà esclusivamente dai corsi frequentati ma, piuttosto, sarà direttamente collegata alle capacità insite nell'operatore stesso. In altre parole, sono importanti i corsi e la cultura ma, da soli, rischiano di rimanere solo inutili nozionismi se non si hanno delle capacità naturali tendenti alla manualità.

2) Il rapporto empatico che si sarà riuscito ad instaurare con il paziente. Come secondo, e non meno importante, elemento per la buona riuscita di un massaggio, va ricordato il rapporto umano che il terapeuta deve instaurare col proprio paziente. Fondamentale sarà mettere a proprio agio il paziente, tenendo conto anche del suo carattere e adeguandosi per quanto possibile alle sue esigenze.
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Questi elementi sono, come dicevo prima, fondamentali per la buona riuscita di un massaggio. Partendo da questo presupposto, andiamo ad analizzare ora quali sono i benefici che trae l'organismo da un trattamento. Primo effetto tra tutti sarà, sicuramente, una sensibile riduzione degli effetti dello stress sull'organismo. L'azione stessa del massaggio crea una sensazione di relax profondo e pone i principi base per una vita meno stressata e più felice.

Ma questi sono solo i cambiamenti a livello della struttura muscolare. Accanto a questi sono da annoverare i benefici che si traggono a livello fisiologico. Alcune ore dopo un trattamento, infatti, l'organismo rilascerà le endorfine, ciò in risposta alla sensazione di profondo benessere provata a seguito del trattamento ricevuto. Le endorfine sono "droghe naturali" che il nostro organismo produce come antistress a seguito di un'attività fisica (anche sessuale) o dopo un massaggio. 

Esse hanno, tra le altre funzioni, quella di fare abbassare i livelli di cortisolo nel sangue (ormone legato allo stress) e di innalzare, al contempo, la resistenza alla fatica, allo stress e prevengono i cali d'umore dando una naturale carica di vitalità a tutto l'organismo. La frequenza del massaggio dovrebbe essere settimanale. Ciò, soprattutto, se si vogliono avere dei risultati tangibili e che possano essere mantenuti costanti nel tempo.

Attraverso il massaggio, inoltre, si potrà migliorare la percezione del proprio corpo e degli eventuali suoi blocchi energetici, tutto ciò in un'ottica volta a migliorare consapevolmente se stessi e il proprio rapporto con gli altri. Come si sa, infatti, si è in pace col mondo SOLO se si è in pace con se stessi. I nemici fuori sono una creazione riflessa delle nostre rabbie e paure mai risolte. Concediamoci un massaggio e godiamoci la vita in quanto, non appena saremo felici e rilassati noi, anche il mondo tornerà a sorriderci in quanto specchio delle nostre emozioni più intime.

Vincenzo Bilotta

lunedì 7 maggio 2012

L'importanza del tempo

Al giorno d'oggi il tempo viene preso in eccessiva considerazione, francamente il più del dovuto! Certo, esso serve all'esplicazione dei doveri quotidiani quali fissare appuntamenti di lavoro, date e scadenze, etc. Oltre a ciò, bisognerebbe non lasciarsi mai eccessivamente coinvolgere da esso, altrimenti si rischia di diventarne schiavi. Impariamo ad usare il tempo, altrimenti rischiamo di venirne usati!

Il suo corretto utilizzo è solo questione di buonsenso e dipende esclusivamente da noi e dalla corretta gestione che sapremo dare alla nostra vita. Non esiste un metodo fisso atto alla corretta gestione del tempo come non esiste, ad esempio, una regola fissa nella gestione del nostro percorso evolutivo.

Ognuno deve fare ciò che più gli aggrada con il tempo a sua disposizione, ciò in base alle proprie esigenze purchè riesca ad averci un rapporto sano e non disfunzionale. Per rapporto disfunzionale, riguardo al tempo, intendo quello che si ha quando non si riesce, ad esempio, a vivere nel presente.... Vi dice nulla? No? Quanta energia ci toglie ciò!

Quanti istanti sprecati da ciascuno di noi a vivere nel passato o nel futuro... E il presente? Dov'è finito? Nei meandri più oscuri della nostra mente iperattiva e stressata da ritmi attuali sempre più incalzanti e quasi asfittici. ALT! Fermiamoci, siamo sempre in tempo!!! Ancoriamoci al presente, viviamo in quell'isola magica chiamata QUI E ORA. Dal momento in cui lo faremo, rimarremo liberi di evolvere verso piani dimensionali superiori.

Vincenzo Bilotta

domenica 6 maggio 2012

Non esiste, in realtà, un'unica via!!!

Ciascuno di noi, nella Vita, è dotato di libero arbitrio. Attraverso di esso, se riuscirà ad usufruirne senza lasciarsi togliere potere dagli altri, potrà realizzare se stesso. A tal proposito volevo porre l'attenzione sul fatto che non esiste un'unica via che porta alla realizzazione di Sè. Ogni via è buona purché si segua la voce del cuore, la sola che sa guidarci assecondando quelli che sono i desideri dell'anima!
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C'è chi, per seguire la via, praticherà yoga, ok. Altri seguiranno studi esoterici o di fisica quantistica per meglio poter arrivare alla propria essenza di Sè. Altri ancora potranno utilizzare, se saranno abbastanza pronti e sufficientemente stanchi, il dolore come via per il risveglio. Molti utilizzeranno le arti marziali.

A proposito della pratica delle arti marziali, come via da seguire per il risveglio, volevo sprecare due parole in merito, giusto per chiarire quello che, per me, dev'essere il vero scopo nelle arti marziali. Molti praticano arti marziali fino a diventare dei veri esperti. Essere campioni in una disciplina non per forza significa pratica consapevole di essa.
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Secondo me, se si vuole raggiungere un grado seppur minimo di risveglio o, quantomeno, acquisire una consapevolezza superiore, occorrerà praticare le arti marziali quale via per sconfiggere il Sè egoico presente in ognuno di noi a livelli più o meno radicati nel profondo.

In quest'ottica, la pratica delle arti marziali va vista come una via per sconfiggere se stessi praticando l'umiltà. A quel punto, avendo la giusta visione delle cose, si combatterà non per il gusto sadico di sfogare le proprie frustrazioni sugli altri ma per sconfiggere se stessi. Dal momento in cui la pratica sarà impostata in questo modo, solo allora uscirà il guerriero portatore di pace che è già in noi e che ha soltanto bisogno di essere plasmato...
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Ogni percorso può portare alla verità, questo è certo. Ma bisogna tenere in conto il fatto che non si deve mai avere fretta di arrivare, altrimenti si corre il rischio di perdersi nello spaziotempo lasciandosi sfuggire, così facendo, l'ISTANTE SACRO.

Il QUI E ORA è tutto ciò di cui abbiamo bisogno per stare bene con noi stessi, raggiungere la centratura e sentirci, finalmente, VIVI DENTRO IL NOSTRO CORPO. Se siete già nel cammino o, magari, avete deciso di intraprenderlo stimolati da questo mio articolo, vi auguro di seguire la vostra via, quella dettata dalla voce del vostro cuore in comunione con la vostra anima.
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Vi auguro, inoltre, di godervi il cammino, passo dopo passo, senza fretta, senza aspettative, soltanto andare, trascinati dalla corrente della Vita, senza sforzo, senza giudizio, lasciandovi alle spalle e in maniera definitiva, i bagagli di un'educazione che troppo spesso, lungi dal volere l'evoluzione del genere umano, tende a creare degli automi in serie allo scopo di servire il sistema.

Vincenzo Bilotta

Essere creativi

Quando sei in sintonia con l'universo, esso non potrà che donarti creatività. Abbi fiducia, quindi, in una forza superiore, sii aperto alla comunicazione col cosmo e vedrai accadere miracoli nella tua vita. Ogni nostro desiderio diventa un ordine: basta che ci crediamo ed ecco che tutto si realizza all'istante!!! Magico no?

 Occorre solo avere Fede pura e incontaminata da pensieri o eventi negativi. A tutto il resto ci pensa l'Universo con le sue forze. Quando saremo capaci di gestire appieno il nostro potenziale, riusciremo a creare un nuovo mondo partendo da noi quale riflesso speculare del Tutto!!!

Vincenzo Bilotta

sabato 5 maggio 2012

Credere per realizzare

Occorre credere in ciò che si fa. Questa è la vera forza trainante che ci permette, in qualsiasi momento, di poter realizzare ciò che ci sta più a cuore!!!

Vincenzo Bilotta