domenica 24 novembre 2019

Il vero maestro Zen

Chi è nel cammino sa bene quanto difficile sia, a volte, mettere in pratica ciò che si sa in teoria. Ma la pratica è tutto ciò che serve per consolidare in sé la saggezza, diversamente, tutto ciò che si è studiato sui libri ed approfondito nei seminari, rimarrebbe relegato al semplice rango di bagaglio culturale, un pò come la maggior parte dei vuoti concetti che si apprendono a scuola durante il processo educativo-programmatico.

Tutti sanno quanto sia bello leggere di perdono, di perdonare e perdonarsi per essere, finalmente, liberi dai propri conflitti e, di conseguenza, dalle influenze a noi esterne. Ma per metterlo in pratica... Beh, forse è più bello leggerlo!
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La verità è che la VITA VERA si svolge al di fuori dalle teorie imparate sui libri, dai ritiri spirituali e dagli esercizi di meditazione svolti in isolamento anche per mesi. Lì siamo tutti allievi provetti, maestri spirituali e fonti inesauribili di saggezza.

Ma i veri maestri Zen, quelli dai quali possiamo imparare a mettere in pratica ciò che continuiamo, spesso, a conoscere solo in teoria, sono coloro i quali mettono alla prova le nostre doti di bontà, pazienza, amore verso il prossimo e, non da ultima, le nostre capacità di ACCETTAZIONE E PERDONO.
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E' molto difficile non reagire a chi ti scavalca mentre sei in fila alla posta, a chi ti taglia la strada invadendo la corsia dove stai viaggiando con la tua auto, a chi ti volta le spalle al momento del bisogno... Eppure queste persone coi loro atteggiamenti ambigui e, a volte, all'apparenza maleducati, sono quelle che possono insegnarci qualcosa in concreto.

Chi ci supera in fila al supermercato senza chiedere il permesso, l'automobilista che ci taglia la strada invadendo la nostra corsia o l'amico che senza motivo apparente ci volta le spalle sono i nostri più grandi insegnanti... A patto che riusciamo a trarne profitto da questi insegnamenti estremi.
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Il primo insegnamento che si può trarre da questi tipi di comportamento è che nella Vita bisogna avere pazienza. Chi ci supera in fila al supermercato o alla posta, ci vuole insegnare proprio questo, a non arrabbiarci, ad osservare il nostro ribollire interiore, il senso di frustrazione per essere stati scavalcati in maniera brusca e senza che ci chiedessero il permesso.

In altre parole, possiamo imparare a non re-agire di fronte a comportamenti che non ci piacciono limitandoci, piuttosto, ad osservare le emozioni che scaturiscono in noi in conseguenza di quel determinato comportamento tenuto da quella persona. Così facendo trasformeremo delle potenziali occasioni di litigi e reazioni anche violente da parte nostra, in motivi per riflettere, meditare e osservare CIO' CHE E' senza più giudicarlo, senza più aspettative, con la propensione a perdonare.
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In questo modo si vedranno l'automobilista indisciplinato, chi non rispetta la fila alla posta o l'amico che ci volta le spalle come nostri maestri Zen, traendo spunto, grazie e non più a causa del loro comportamento all'apparenza "maleducato", per riflettere, osservare e lasciare andare inviando, al contempo, tanto perdono sia a noi stessi che a coloro che hanno tenuto quel determinato comportamento che ha causato in noi dei fastidi a livello di apparato psicofisico.

Col tempo e con la pratica vi accorgerete come riuscirete a progredire molto più velocemente rispetto a quando vi esercitavate a casa o in un centro yoga, ciò sarà dovuto al fatto che per strada farete pratica diretta di osservazione e presenza di fronte ad emozioni che emergeranno in maniera improvvisa ed imprevista. 
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Non potete prevedere il comportamento degli altri, né le vostre reazioni in merito, così questa sarà la più efficace palestra emotiva che abbiate mai potuto immaginare e desiderare. Queste sono crescita ed alchimia trasformativa esercitate direttamente sul campo e non solo fantasticando sulla loro potenziale applicazione quando ancora gli effetti del ritiro buddista di una settimana vi tengono pieni di buoni propositi... Buona pratica!

Vincenzo Bilotta

lunedì 11 novembre 2019

Schiavi senza catene

Noi siamo schiavi senza catene. La nostra epoca sembrerebbe essere caratterizzata da un clima di ampia libertà concessa alle masse, da democrazie stabili e dalla possibilità di libera espressione delle proprie opinioni. Almeno all'apparenza, nessuno porta delle catene ai piedi e la schiavitù sembrerebbe essere stata abolita.

In realtà ci vogliono far credere liberi, ma liberi non siamo. Siamo schiavi senza catene, una forma molto più subdola rispetto alle forme di schiavitù alle quali erano sottoposti i popoli di origine africana quando venivano venduti ai ricchi proprietari terrieri come lavoratori nelle piantagioni. 
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Almeno quella forma di schiavitù era palese, si viveva da schiavi, dopo essere stati venduti al proprietario di turno, per poi morire da schiavi. Oggi, invece, vi sono forme più subdole di schiavitù, oltre che di dittatura. Anche per quanto riguarda le forme dittatoriali presenti, del resto, anche oggi, in diversi stati, le popolazioni devono sottostare ad un regime di restrizione delle libertà personali di pensiero, di movimento e di espressione.

Oggi, almeno dove esistono le democrazie, sembrerebbe regnare un clima di libertà sia di espressione che di azione da parte del singolo cittadino, questo, del resto, una democrazia che si rispetti dovrebbe garantire. Insomma, sembrerebbe regnare un clima di libertà sia da coercizioni fisiche quali le diverse forme di schiavitù che, seppur presenti ancora oggi in alcuni paesi del terzo mondo, sembrerebbero del tutto scomparse, almeno nei paesi civilizzati, che da divieti di libera espressione di pensiero e di parola, tipico delle dittature.
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Ma la schiavitù esiste ancora oggi, specie nelle democrazie, proprio laddove anche ogni forma di restrizione della libertà psicofisica sembrerebbe essere stata abolita e dimenticata. Ma attenzione, non si tratta di schiavitù palese, non andate a cercare catene ai piedi o polizia segreta per limitare la libertà di opinione.

Oggi si è diventati schiavi di se stessi. Questa schiavitù è favorita da un sistema educativo che tende a programmare tutte le persone allo stesso modo, uniformandone il modo di pensare allo scopo di evitare ribellioni, sia pure meramente intellettuali. Si vive in un mondo in cui c'è libertà di opinione, si può scrivere ciò che si vuole, ma state certi che chi esce fuori dalle righe viene censurato, alla faccia della democrazia e della libertà di pensiero.
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In realtà ciò avviene raramente in quanto, di solito, essendo tutti educati e programmati a vivere e pensare in maniera uniforme, non ci si aspetta che qualcuno esca dal gregge per ruggire invece di belare, come di consueto. Ecco cosa s'intende per libertà oggi: fa quello che ti pare purché lo fai come gli altri componenti del gregge.

Ecco quanto siamo liberi! A questo si aggiungano altre forme di schiavitù, non da ultima quella che ci rende totalmente asserviti alla tecnologia, partendo dai social per finire ai programmi tv, passando attraverso le ore buttate al vento a guardare l'ennesimo messaggio che puntualmente arriverà sui nostri smartphone...
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L'idea di essere schiavi senza catene piace a chi odia uscire dal gregge, a chi fa comodo essere "come gli altri", a chi "non vuole fare discussioni inutili". Dopotutto è un vantaggio essere anonimi, si è inattaccabili, si conduce un'esistenza anonima in una qualsiasi parte del mondo, senza lasciare traccia, così come ci vorrebbero dall'alto: dei mansueti consumatori, delle pecorelle da condurre ai pascoli del consumismo indotto tramite gli strumenti mediatici e delle mode decise da chi, spesso, di moda non ne capisce proprio nulla e ha avuto solo la fortuna di diventare stilista.

Noi possiamo pensare, dire e fare ciò che vogliamo finché lo facciamo nel modo in cui siamo stati programmati nelle aule scolastiche, a casa, nelle palestre o nelle chiese, ma guai ad uscire fuori dal gregge, a cantare fuori dal coro con un tono di voce più alto...
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In questo caso non ci sarà una punizione dall'alto, nessuna censura da parte di nessun dittatore o frustata da parte dello schiavista di turno... Niente di tutto ciò, tranquilli. La risposta al vostro comportamento ribelle vi verrà data direttamente dal vostro ex compagno di banco o dal vostro collega di lavoro, che non mancheranno di additarvi come visionari, ribelli o, in alcuni casi, come dei folli.

Sì, perché tutto il sistema è stato progettato in maniera tale per cui, quando qualcuno esce fuori dalle righe viene stroncato sul nascere dalla mediocrità del vicino il quale, un pò per vigliaccheria, un pò per limitatezza di vedute, non mancherà di criticare, giudicare, inveire contro un comportamento che si prospetta, fin dall'inizio, non conforme alle regole e, quindi, ribelle.
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La libertà, al pari della schiavitù, al giorno d'oggi, è qualcosa che non ha una fisicità, essa risiede in un modo di pensare, in un ideale, in qualcosa che rende la persona nella quale alberga libera o schiava. Dopotutto, non esiste un mondo là fuori se non quale chiara proiezione di ciò che ciascuno di noi, col suo modo di pensare, di esprimersi e, di conseguenza, di fare crea a partire dalla propria interiorità per poi materializzarlo all'esterno.

Vincenzo Bilotta