domenica 20 maggio 2018

Scoprire i propri talenti

"Riporta un successo autentico chi ha lasciato tutto per seguire se stesso". (Daniel Lumera, La cura del perdono)

Ognuno di noi nasce con uno o più talenti, questa è una cosa fantastica che, in teoria, ci rende tutti uguali, tutti dotati di potenzialità idonee a creare il bello in un mondo che, i più, le pecore, vedono ormai in bianco e nero. Ogni persona ha un talento, una nota di colore, una sfumatura da donare, ciò allo scopo di arricchire il mondo, facendo scoprire anche alle menti più ottuse che il bello esiste, è a portata di mano, basta aprire gli occhi o, semplicemente, alzare lo sguardo perennemente abbassato sullo smartphone in attesa dell'ultimo messaggio, per accorgersene.
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Ma perché solo pochi riescono ad esprimere i propri talenti e, fra i pochi, ancor di meno riescono a farlo senza fatica? La risposta è da ricercare nella nostra società, povera di valori, con un sistema politico corrotto e un sistema educativo ancora più scadente. L'istruzione, infatti, è in grado di preparare in maniera specifica una determinata persona a svolgere un determinato lavoro... E i talenti? Non c'è tempo, eppoi il programma ministeriale non li contempla...

E allora? Tutti a scuola a ripetere a pappagallo dei concetti, la maggior parte dei quali, finito il periodo di educazione-programmatica, nella Vita reale a ben poco serviranno se non ad ostentare un sapere che all'atto pratico, se si vuole avere successo o diventare imprenditori di se stessi, è solo aria fritta...
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I migliori capitani d'industria, le menti più geniali e, di conseguenza, coloro i quali sono riusciti a sfruttare i propri talenti, sono appartenute, per la maggior parte delle volte, a persone che avevano un basso livello di istruzione scolastica. Enzo Ferrari cominciò come semplice meccanico, così come Ferruccio Lamborghini... Per non parlare di Henry Ford, creatore del celebre marchio automobilistico americano, che cominciò tutto effettuando il lavoro di carrozziere in un garage sotto casa...

Queste persone avevano, come tutti, talento ma, a differenza della maggior parte degli esseri umani, possedevano la mentalità del leader, uno spirito indomito e non si sono lasciati plasmare dal sistema educativo-programmatico, volto a creare solo delle pecorelle obbedienti da inserire nel sistema per poi spremerle come limoni fino al giorno della pensione...
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Anche voi che state leggendo possedete uno o più talenti, magari alcuni di voi lo hanno scoperto e, con questo, hanno rivoluzionato il loro modo di vedere la Vita, hanno cambiato lavoro dopo 20 anni alle dipendenze di qualche azienda o ente statale, hanno avuto il coraggio di troncare con le vecchie abitudini, di uscire dalla zona di comfort per spiccare un salto nel vuoto fino ad accorgersi di possedere le ali per volare alto, molto più alto di quello che gli avevano fatto credere a scuola, la fucina delle false limitazioni...

Per scoprire i propri talenti ci vuole cuore aperto, passione, bisogna fregarsene del giudizio degli altri, se si deluderanno i genitori lasciando il posto fisso per aprire un chiosco in Costa Rica... Se quello è il vostro sogno... Beh, realizzatelo senza chiedere consigli a nessuno, il vostro cuore sa... La vostra anima ancor di più, dopotutto è scesa sulla terra, prendendo in prestito il vostro corpo fisico, proprio per realizzare questo scopo... Solo voi non ne eravate, a livello cosciente, al corrente.
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Del resto, come potevate conoscere lo scopo, i programmi, della vostra anima, dato che tutte queste potenzialità, questi talenti, erano stati seppelliti sotto un mucchio di nozionismi, date, calcoli algebrici, durante l'educazione-programmatica?

Adesso, proprio oggi, mentre state leggendo questo mio articolo, non importa quanti anni avete, quanta paura di cambiare, quanta paura del giudizio degli altri, ciò che importa è se avete la passione necessaria a scavare sotto questo strato di concetti, principi morali, sensi di colpa, ammonimenti dei genitori, paure degli insegnanti, fino a trovare il vostro talento, quello che vi permetterà di dare un senso alla vostra Vita, evitandovi di continuare a vegetare fino all'agognata pensione diventando, dopo di essa, un soprammobile in qualche bar...
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Chi scopre il proprio talento ha percorso già metà del cammino. L'altra metà sarà segnata dal suo utilizzo. Non abbiate timore a lasciare un lavoro di manager d'azienda se la vostra passione è sempre stata quella di fare il D.J. in un locale tutto vostro... Se avete da sempre avuto un sogno, coltivato una passione senza, peraltro, aver mai preso in considerazione l'opportunità di trasformarla nel lavoro dei vostri sogni, ecco che proprio quello è il vostro talento... Utilizzatelo! 

Il mondo aspetta gente come voi, ha bisogno di chi lavori con passione, col sorriso sulle labbra, con spirito di dedizione, non come i tanti cadaveri arroganti e coi volti somiglianti a maschere di sofferenza disseminati nei vari uffici che potete vedere al mattino quando uscite di casa... Volete cambiare il mondo? Volete fare la differenza? Allora siate felici! 
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Se siete felici voi, significa che state coltivando e utilizzando i vostri talenti! Significa, anche, che renderete al massimo in qualsiasi campo vi metterete in gioco, realizzando un servizio fantastico alle persone che avranno bisogno proprio di voi, proprio in quel momento.

Mettete da parte ogni schema mentale, ogni paura, vostra o dei vostri genitori, siate liberi di esprimere voi stessi coi vostri talenti. Non occorrerà diventare un nuovo Ferrari o un Bill Gates, basterà fare ciò che vi procura gioia e che avete da sempre sognato di realizzare senza avere, peraltro, mai mosso un passo nella sua direzione, ciò per paura dell'ignoto. E' ora di saltare il fosso e lasciarsi alle spalle coloro i quali cercano di trattenervi. E' ora di essere liberi e felici, è un vostro diritto!

Vincenzo Bilotta

domenica 6 maggio 2018

La stanza del pianto

La persona sveglia o, almeno, quella che veglia su di sé per non cadere nei soliti automatismi e rimanere imprigionata nella macchina biologica in balia di una mente incontrollata, vive il presente, di sicuro ci prova. Tuttavia, anche per coloro i quali il lavoro su di sé è diventato una pratica costante volta a risvegliarsi dall'identificazione con la macchina biologica, al secolo corpo fisico, esistono dei momenti di assenza nei quali si ritrovano catapultati in quella che amo definire "la stanza del pianto".

La stanza del pianto è quel luogo della memoria, presente, come il resto delle seghe mentali e le storie che ci raccontiamo ogni giorno, nella nostra mente dove a volte entriamo a rivivere i ricordi più o meno dolorosi appartenenti ai trascorsi della nostra Vita.
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La stanza del pianto è figlia del passato, non potrebbe essere diversamente, al suo interno si trovano tutti i ricordi non ancora elaborati, i sensi di colpa, i conflitti, le persone mai perdonate che si sono comportate, a nostro avviso, in maniera non adeguata rispetto alle nostre aspettative. Detto in altre parole, nella stanza del pianto ci sta tutta la spazzatura emozionale della quale non ci siamo ancora decisi di sbarazzarci.

Molte persone stanno in maniera pressoché costante in questa stanza. Esse sono quelle che, non appena le incontri, ti rovinano la giornata con le loro lamentele, i loro piagnistei, parlandoti dei loro nemici. Per queste persone la Vita è una continua lotta, un campo di battaglia, per dirla alla Darwin, in cui solo il più forte può sperare di sopravvivere e loro, guarda caso, perdono sempre.... Chissà perché?
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Tutti noi, in alcuni momenti della giornata o in alcune circostanze, tendiamo ad entrare nella nostra stanza del pianto personale, costituita dai nostri ricordi più dolorosi, più angoscianti, dei quali non ci siamo ancora riusciti (voluti, per chi ha tendenze masochiste, molti le hanno, troppi!) a liberare.

Il problema è che, una volta entrati nella stanza del pianto, ci illudiamo di essere svegli e di controllare la nostra Vita ma, in realtà, in quel momento, sono i nostri vissuti e i fantasmi del passato a controllare noi allo scopo di tormentarci con le solite angosce. Ciò fino a quando non ce ne rendiamo conto. Sarà allora che potremo decidere di prendere coscienza dell'esistenza di questa stanza del pianto (potremmo anche definirla stanza delle torture auto-inflitte) e chiuderne a chiave la porta definitivamente (ricordate di uscire prima e di non chiudervi dentro!).
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Per chiudere a chiave questa stanza, ci sarà prima bisogno di liberarla da tutta la spazzatura emozionale al suo interno, diversamente la porta non si chiuderà. Alla luce di quanto detto finora, la prossima volta che tornate a fare una visitina alla vostra stanza del pianto, prendetene coscienza, osservate le emozioni in essa contenute, non fuggitele più!
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Dopo aver visto che, in realtà, quelli che sembravano essere degli scheletri nell'armadio erano solo delle grucce di colore bianco, risvegliatevi nel QUI E ORA rendendovi conto, al contempo, che è ora di chiudere col passato, integrandolo come esperienza vissuta ai fini dell'evoluzione personale e non più come un luogo di tortura nel quale tornare, di tanto in tanto, al solo scopo di farsi del male rivivendo delle angosce che esistono solo nei luoghi della vostra memoria, al secolo nelle vostre stanze del pianto personali.

Vincenzo Bilotta