domenica 17 gennaio 2021

Essere umili

Viviamo in un mondo dove è più importante l'apparire e il fare rispetto all'essere. Di conseguenza, l'ostentazione sarà il modus vivendi adottato dalla maggior parte delle persone e ciò determinerà una società basata sull'esaltazione dell'immagine, di un ego ipertrofico, una società del "dimostrare" rispetto al "divenire".

In un contesto sociale come quello descritto sopra, l'umiltà non trova certo spazio. Anzi, lungi da ciò è vista come una forma di sottomissione, inferiorità o mancanza di amor proprio... In poche famiglie viene insegnato ad essere umili e, ancor meno, viene spiegato che umiltà non significa sottomissione o umiliarsi agli altri...

(Immagine presa dal web)

Essere umili non significa crearsi per poi nutrire dei complessi d'inferiorità che ci portino a non metterci mai in gioco per paura di perdere; essere umili, semmai, significa seguire le proprie passioni, realizzare i propri successi, pur mantenendo "la testa sulle spalle", come si suol dire... Essere umili significa vivere, creare, esprimere al massimo le proprie potenzialità senza mai degenerare nell'esaltazione o nel delirio di onnipotenza.

L'umiltà è vista, in questo contesto, come una forma di equilibrio fra i due estremi costituiti da una parte dai complessi d'inferiorità e, dall'altra, dall'esaltazione estrema. Chi è umile non è un fesso, non ha rinunciato a riscuotere successo, a vincere, a diventare un personaggio famoso e stimato, niente di tutto ciò.

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Chi è umile ha imparato, semmai, a rispettare e ad essere rispettato, a lavorare duro per ottenere ciò che vuole senza, tuttavia, ostentare il proprio lavoro né esaltarsi troppo. Chi ha sviluppato lo spirito di umiltà ha sviluppato, al contempo, una grande forza interiore, la stessa forza che lo sosterrà nelle tempeste della Vita senza mai fargli perdere di vista il proprio omega, fino a farglielo raggiungere per realizzare i progetti della propria anima.

Chi è umile non teme il disprezzo da parte di chi, fraintendendo la sua immensa ed equilibrata forza interiore, tenderà a criticarlo e a sottovalutarlo, semplicemente si limiterà a non dargli retta continuando per la propria strada senza dare adito a polemiche. 

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Essere umili comporta mantenersi bambini dentro. Solo un cuore bambino, capace di meravigliarsi ancora per un tramonto, di giocare ancora con la Vita senza nutrire nessuna aspettativa nei suoi confronti, può riuscire a rendere una persona umile e capace di amore incondizionato nei confronti dell'esistenza.

E' la persona umile che riesce a lavorare e produrre attraverso la creatività senza mai pubblicizzare eccessivamente il proprio lavoro al solo scopo di essere lodato. Chi lavora ed è veramente umile, infatti, non necessita del riconoscimento di alcun merito, in quanto sta solo esprimendo la propria creatività dopo essere andato oltre la programmazione e il pensiero del gregge.

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Chi è umile non esalta la propria umiltà, altrimenti sarebbe solo ego mascherato da falsa modestia. Le persone più umili sono quelle che riescono a svegliarsi prima rispetto a quelle che vivono di apparenze e fanno al solo scopo di essere lodate ed acclamate dalle masse. L'umile vive di più a contatto con la natura, lavora senza sentire fatica, realizza ciò che agli altri sembra impossibile, ciò per il fatto che è abituato a lavorare senza sosta e non ha paura di fallire nel perseguimento dei propri obiettivi perché ha imparato a giocare con la Vita evitando di ammuffire diventando adulto.

Gli artisti più famosi, coloro i quali realizzano capolavori in ogni settore delle arti creative, sono molto spesso persone umili, connesse con la propria interiorità, che vivono momento per momento, gioendo per ciò che gli offre senza aspettarsi nulla, semplicemente rimanendo connessi e continuando a fluire con la Vita.

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La persona più umile è grata per ogni giorno di Vita in più che Dio gli offre, per ogni dono che la Vita saprà portargli senza, tuttavia, ostentare la propria gioia in maniera eccessiva, rimanendo nella propria centratura, vivendo ogni cosa nel flusso, senza opporre mai resistenza. 

E' ALLE PERSONE UMILI CHE APPARTIENE IL MONDO, COLORO I QUALI SONO CAPACI DI GUARDARE OLTRE LE APPARENZE, DI FARE AL SOLO SCOPO DI CREARE A PRESCINDERE DAI RISULTATI, DI DIRE GRAZIE QUANDO RICEVONO UN SORRISO, DI CHIEDERE SCUSA QUANDO RICONOSCONO DI AVER COMMESSO UNA MANCANZA NEI CONFRONTI DI QUALCUNO, DI PERDONARE QUANDO RICEVONO UNA "CATTIVA" AZIONE", DI AMARE, INCONDIZIONATAMENTE, TUTTO IL CREATO, COSI' COM'E', SENZA VOLERNE CAMBIARE NULLA.

Vincenzo Bilotta

domenica 3 gennaio 2021

Uscire dal programma

Nasciamo tutti liberi, potenti e creativi. Da bambini sogniamo di fare mille mestieri, l'entusiasmo ci accompagna sempre, questo fino a quando non entriamo in contatto con la programmazione. Infatti, non appena raggiungiamo l'età scolare, saremo inquadrati nella massa dei non-pensanti. Da quel momento comincerà la programmazione, volta a creare delle persone in grado di produrre, specializzate nelle diverse discipline, ma che di creativo avranno ben poco.

Si entra nel programma sin dall'età di 4-5 anni, perché oggi i bambini cominciano già ad essere programmati dalla scuola materna, per poi continuare fino al conseguimento del titolo accademico. Nel mezzo della programmazione raramente si riesce a conservare l'animo creativo e, con esso, la curiosità nei confronti della Vita, in pratica il nostro bambino interiore viene messo a dormire, ciò allo scopo di creare un adulto ammuffito e specializzato nelle varie mansioni lavorative.

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Quando andiamo a scuola entriamo in contatto coi modi di vedere, sentire, percepire la Vita dei nostri insegnanti e, inevitabilmente, con le loro paure. Tutti abbiamo assorbito le paure e le aspettative dei nostri insegnanti a scuola e, prima di essi, dei nostri genitori a casa, dei preti in chiesa, degli allenatori in palestra ma, anche, degli amici in giro.

Il trucco sta nel rimanere con l'animo bambino facendo finta di essere degli adulti ammuffiti... E' necessario, anzi, di vitale importanza, mantenere una parte di noi, la più profonda, libera dal grigiore che l'insegnamento scolastico ci trasmette, occorre sviluppare uno spirito critico nei confronti di ciò che ci viene insegnato, una capacità di discernimento, essenziale per distinguere ciò che è giusto ricordare alla fine del percorso di studi rispetto a ciò che, invece, non è necessario memorizzare dopo le interrogazioni di routine.

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Ciò che risulta di fondamentale importanza è il rimanere fedeli al programma, almeno in apparenza, ciò per non suscitare le opposizioni dei nostri insegnanti, genitori, preti, amici, allenatori, mentre nel nostro intimo, nel nostro giardino interiore, continueremo a coltivare, in gran segreto, la nostra creatività, il senso del bello, la gioia di vivere, perché queste nessuno ce le può insegnare, le abbiamo già da bambini, dobbiamo solo custodirle e lasciare che crescano e si sviluppino in noi libere dalle incrostazioni che la programmazione scolastica tende a formare su tutto ciò che è "fuori dagli schemi".

Impariamo a pensare a modo nostro, ad uscire dagli schemi, smettiamo di avere paura del giudizio, dopotutto chi ci critica è chi non ha il coraggio di pensare con la sua testa e, per ciò stesso, decide di subire passivamente la programmazione scolastica.

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C'insegnano poesie da imparare a memoria, date storiche, materie scientifiche da ripetere a pappagallo durante le interrogazioni, ma NESSUNO c'insegna a ragionare con la nostra testa, a riflettere sull'esistenza, sulla Vita, su noi stessi. In pratica sembriamo tanti robot, impariamo le lezioni a memoria e a memoria le ripetiamo agli insegnanti ma, una volta terminati gli studi, poco o nulla di quelle nozioni rimarrà nella nostra mente.

Secondo me, nei programmi scolastici dovrebbero aggiungere materie quali "educazione alla Vita", "elementi base di amore incondizionato", "invito al pensiero controcorrente" e, per finire, "educazione al perdono". Ho elencato delle materie che, seppur utopistiche, sarebbero di vitale importanza per far mantenere vivo lo spirito bambino-creativo in ognuno di noi, il solo che può evitare la morte mentale delle masse, in un mondo che sta sempre più diventando una necropoli piena di zombie che credono di essere vivi e liberi di fare ciò che gli pare...

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In realtà nessuno, o pochissimi, riescono a realizzare se stessi, ciò perché devono prima superare due grandi ostacoli: il primo è la programmazione, il secondo è la paura di ciò che accadrà "dopo" che si sarà usciti dalla programmazione. In verità, la paura del "dopo" deriva dal fatto che nessuno c'insegna la libertà, perché è della libertà che abbiamo paura, non dell'andare oltre la programmazione ma, piuttosto, della responsabilità di essere gli artefici della nostra felicità!

Per uscire dalla programmazione occorrerà innamorarsi della Vita, rimanendo suoi allievi e lasciandosi guidare dalla curiosità e dal desiderio d'imparare cose nuove, giorno dopo giorno, senza smettere mai d'imparare. Una volta usciti dalla programmazione, ad attenderci troveremo la Vita, quella vera, quella che nessuno ci ha mai insegnato, alla quale affideremo i nostri sogni e, lasciandoci trasportare dalla sua corrente con fede, spinti dall'entusiasmo e dalla creatività, riusciremo finalmente a vivere ed esprimere la nostra individualità ed amore incondizionati, andando oltre, in maniera definitiva, la massa di automi robotizzati che sembrano ormai vivere in attesa della morte e lavorare nella speranza di un rapido pensionamento.

Vincenzo Bilotta