martedì 30 maggio 2023

Chi sei davvero?

Ti sei mai chiesto chi sei davvero? Hai mai avuto il coraggio di esplorare la tua vera natura, di cogliere tutte le sfumature che stanno dietro la tua personalità, quella che altri hanno fabbricato al tuo posto? Sicuramente, se lavori su di te, qualche domanda te la sarai posta, com'è normale che sia.

Ma la maggior parte delle persone, più che vivere sopravvive. Pochi vivono, e ancora meno riescono a diventare se stessi, oltre la corazza chiamata correntemente personalità che tende a blindare dentro la loro vera natura.

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Ma che ci vorrebbe per essere se stessi? Molti credono che basti il solo prendere coscienza del fatto che si possiede una personalità costruita addosso attraverso il processo di addomesticamento che ci rende simili ad automi per poter automaticamente affrancarci dallo stato di sonno in cui versiamo perennemente per poi vivere, finalmente, da persone libere e felici. Magari fosse così, sicuramente non ci sarebbero tutte ste persone folli, tristi, depresse, arrabbiate in giro..

Ma il solo prendere coscienza del fatto che abbiamo una personalità costruita da altri per noi se, per un verso, costituisce, di sicuro, un passo avanti verso il processo di risveglio, per un altro non basta, da solo, a liberarci dalla nostra meccanicità, dal nostro vivere da automi vittime di un destino già scritto.

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Dopo aver preso coscienza del nostro processo di addomesticamento che ha portato alla creazione, da parte di altri, della nostra personalità, per liberarcene dobbiamo accettarla. Per accettarla occorrerà inviare tanto perdono, sia ai nostri educatori che a tutti coloro i quali hanno contribuito, in maniera più o meno influente, a farci diventare ciò che siamo adesso.

Bisognerà perdonare sia il mondo esterno, comprese le persone che, attraverso i loro comportamenti ci hanno deriso, ferito, deluso, sia il mondo interno, quello contenuto dentro di noi, il quale ci ha proiettato all'esterno la realtà che abbiamo vissuto fino ad oggi.

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Una volta compiuti questi passi importanti, occorrerà abbandonare la vecchia personalità, sarà un percorso che ci metterà alla prova, ma se, nonostante tutto, noi decideremo di andare avanti, vinceremo su tutto/i.

Per lasciare andare la vecchia personalità occorrerà smettere di identificarsi con essa, prendendo coscienza del fatto che noi non siamo la nostra personalità. Dopo aver smesso di identificarsi con la vecchia personalità, se ne potrà costruire una nuova, partendo questa volta dal presente, voltando le spalle definitivamente al passato, che risulterà sanato attraverso il processo del perdono.

(La copertina del mio nuovo libro)


Per creare una nuova personalità, quella che ci consentirà di essere ed esprimere la nostra vera essenza, non quella che ci aveva imposta la società attraverso il lavaggio del cervello, bisognerà imparare a conoscersi, ad esplorarsi, riscoprendo le passioni mai coltivate, le gioie mai provate, facendo cose che ci sarebbe piaciuto fare ma che abbiamo avuto, fino a questo momento, paura di fare.

E' importante precisare che, nonostante il fatto che ci siamo costruiti una nuova, vera personalità, ciò non significa che dovrà essere per noi definitiva e non possa arricchirsi di ulteriori sfumature che vadano a vantaggio della libera espressione della nostra vera natura.

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Se, ad esempio, in passato avevamo determinate paure, pensieri negativi, ansie, mentre andiamo trasformando parti di noi che ci limitavano nella libera espressione delle nostre potenzialità, pian piano possiamo scegliere di lasciarci alle spalle anche le nostre paure e, in generale, tutto ciò che ci ancorava al passato costituendo una zavorra alla nostra ascesa.

Prendiamo coscienza di ciò che NON siamo, perdoniamo eventi, persone, noi stessi per il male ricevuto a livello psicofisico, poi disfiamoci della vecchia personalità fatta di sofferenza e che tendeva a renderci uguali al gregge ed abbracciamo la Vita, la libertà e l'evoluzione, oltre l'istruzione scolastica, familiare, oltre ogni credo religioso e fregandocene del giudizio degli altri. 

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Diventiamo padroni della nostra Vita, perché noi siamo stati creati da Dio a Sua immagine e somiglianza e nessun destino "già scritto" potrà mai imprigionarci perché il destino, così come la personalità, non sono cose predefinite ma possono essere cambiate in ogni momento e a nostro vantaggio, basta volerlo, basta lavorare su di sé.

Vincenzo Bilotta

lunedì 15 maggio 2023

Vivere nella presenza mentale

Oggi voglio parlarvi di presenza mentale. Ebbene sì, oggi più che mai è diventato quasi di moda parlare di presenza mentale, ma quasi nessuno riesce, all'atto pratico, ad essere presente a se stesso nei vari momenti della giornata.

Viviamo in una società dove si sta troppo tempo sui social, si naviga su internet, ma tutto questo non è controbilanciato da una partecipazione alla VITA REALE, fatta di contatto con la natura, relazioni dirette e non via sms, PRESENZA MENTALE.

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Basta uscire per accorgersi del grado di presenza medio nelle persone, che è pari a zero. La maggior parte della gente la vedi per strada, china sugli smartphone, non si accorgono di ciò che li circonda, non si ricordano nemmeno di sé, a volte manco dei semafori, il che è preoccupante oltre che rischioso.

Le persone sembrano avere tutte i minuti contati, vivere di frasi fatte, essere distratte mentre lavorano, giocano, si allenano, in pratica NON SONO QUASI MAI PRESENTI A CIO' CHE FANNO. Sicuramente in passato non esistevano maggiori persone che vivevano in presenza mentale rispetto ad oggi, tuttavia, oggi più che mai, vi sono, per così dire, meno motivi rispetto al passato per essere presenti, per sentirsi vivi, per accorgersi di esistere.

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Sicuramente la tecnologia ha svolto, in tutto ciò, un ruolo fondamentale, distraendo le persone dalla Vita reale, specie con l'avvento degli smartphone, perché prima, bene o male, per connettersi sui social o, in generale, su internet, occorreva il pc portatile, mentre adesso abbiamo tutto sempre a portata di mano.

Sicuramente abbiamo guadagnato in tecnologia, ma abbiamo perso, in maniera quasi totale, la libertà. Quella dai social e dagli smartphone è diventata una vera e propria dipendenza, una forma di astrazione dalla realtà, in pratica la gente che usa in maniera smodata gli smartphone vive in una bolla di realtà virtuale fino a non accorgersi nemmeno di essere viva.

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Ma a tutto c'è n rimedio, si sa, così anche se siete poco o per nulla presenti potete, tuttavia, utilizzare gli smartphone, i social e internet in PRESENZA MENTALE, ossia accorgendovi di utilizzarli senza lasciarvi più trascinare dentro dagli automatismi, un po' come si fa quando si lavora, si lavano i piatti o ci si allena all'aria aperta.

Vi sto parlando di un miglioramento della qualità della Vita attraverso la corretta gestione di sé, utilizzando in maniera responsabile la realtà virtuale e preferendo, sempre più, sostituire a questa passeggiate immersi nella natura, telefonare agli amici invece di mandare mille faccine al giorno con relativi messaggi.

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La presenza mentale può essere alla portata di tutti, QUI E ORA, basta volerlo, basta esercitarsi nell'autosservazione, non ci vuole molto. Sicuramente ci vuole la volontà di trasformazione, l'esercizio costante, ciò per non cadere negli automatismi della Vita quotidiana nei quali un po' tutti noi, se non ci esercitiamo in maniera costante nel tempo, tendiamo a perderci.

Per essere presenti basta poco. Basta accorgersi di esistere e, ad un tratto, tutto risulta così evidente, così reale. A volte è più presente chi si beve una birra fresca, riuscendo a compiere il gesto in maniera TOTALE, assaporandone il gusto senza pensare ad altro rispetto a chi, invece, pur meditando in maniera costante, finisce, durante la meditazione con il concentrarsi, fino ad amplificarli, sui pensieri negativi.


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Non meravigliatevi, quindi, se incontrate persone presenti a se stesse molto più tempo di voi perché potreste scoprire che queste persone hanno scelto di vivere senza troppa tecnologia a portata di mano e a contatto con la natura. Le persone più centrate rispetto alle masse sono, oltre a chi medita in maniera costante e lavora su di sé, le PERSONE SEMPLICI, CHE LAVORANO A CONTATTO CON LA NATURA E VIVONO IN PICCOLE CITTA'.

Per vivere bene occorre tornare alla semplicità, alle cose che prima apprezzavamo ma che adesso i mass media ci fanno snobbare per indurci a comprare cose che non ci servono. Per una maggiore centratura vi consiglio di buttare nella spazzatura radio e tv, o di utilizzare solo canali dove trasmettono musica o documentari sulla natura.

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E' importantissimo decondizionarsi e allontanarsi dagli strumenti mediatici, utilizzati per indurre in noi determinati stati d'animo che servono loro per creare in noi paura, desiderio di comprare cose che non ci servono o per farci vivere nell'incertezza.

Oggi, più che mai, occorre una centratura, un ritorno alla semplicità, il tutto accompagnato da un serio lavoro su di sé che ci consenta di poter vivere in presenza mentale in un mondo che sembra destinato alla follia totale.

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Molti vanno in ritiri spirituali o pensano che i monaci buddisti siano migliori di noi perché non perdono la calma. A queste persone io rispondo che è facile centrarsi e mantenere la pace in un monastero, dove non ti tagliano la strada senza mettere la freccia o non cercano di scavalcarti mentre sei in fila in un ufficio, ma io inviterei questi monaci a mantenere la loro tradizionale imperturbabilità in mezzo al traffico di una metropoli o mentre qualcuno inveisce contro di loro senza nessun motivo.

DOBBIAMO RIUSCIRE A RAGGIUNGERE LO STATO DI PRESENZA MENTALE DOVE CI TROVIAMO MENTRE SVOLGIAMO LE NOSTRE ATTIVITA' QUOTIDIANE E NON IN UN MONASTERO. SOLO COSI' POTREMO ESSERE CERTI DI AVERE RAGGIUNTO LA CENTRATURA E DI CONSERVARE QUESTO STATO IN QUALSIASI SITUAZIONE. E' IN MEZZO AL CAOS, INFATTI, CHE DOBBIAMO TROVARE LA CENTRATURA, NON IN UN RITIRO SPIRITUALE, CHE HA ANCHE LA SUA UTLITA', OVVIAMENTE.

Quando avremo raggiunto la centratura nel caos della città e in mezzo ai mille impegni quotidiani, allora potremo dire di vivere in presenza e di aver raggiunto un livello di consapevolezza superiore alla media. 

Vincenzo Bilotta



mercoledì 3 maggio 2023

Educarsi a vedere il bello fuori

Viviamo in una società di persone lamentose, inquadrate, che vanno sempre di fretta, vivono di convenzioni e muoiono senza ricordarsi se, prima del fatidico giorno, abbiano mai vissuto. In una società così strutturata, pochissime persone hanno voglia, tempo e capacità di vedere il bello.

A parte il fatto che, prima di poter vedere il bello, bisognerebbe educarsi a vederlo. Ma prima di poter vedere il bello fuori, occorrerà imparare a vedere il bello dentro di noi (se vuoi approfondire l'argomento cerca nel motore di ricerca del mio blog il mio articolo intitolato CREA IL BELLO DENTRO).

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Quando si comincia il percorso di auto-educazione al bello, si scoprirà la difficoltà che i nostri occhi hanno a vedere le cose nella loro bellezza e perfezione... Ma perché ciò accade? Il fatto è che noi vediamo le cose per come siamo dentro e non, come molti pensatori del gregge collettivo credono, per come sono fuori.

Sì, in pratica vi sto dicendo che abbiamo dei filtri emozionali-esperienziali che edulcorano, per così dire, la realtà, personalizzandola a seconda dell'osservatore. Qualsiasi persona è in grado di percepire un bellissimo paesaggio al tramonto o, ancora, un bel panorama marino o forestale, ma questo può avvenire solo se quella persona ha una determinata predisposizione d'animo tale da consentirgli di percepire, vedere il bello.

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Ma in realtà la maggior parte delle persone il bello non lo vede, perché porta con sé ancora dei lutti non del tutto elaborati, odio nei confronti di se stesso o di altri, invidia, rabbia e potremmo continuare l'elenco fino a scrivere un altro articolo solo con la lista e non basterebbe nemmeno.

Ma cosa ci serve per educarci al bello, per imparare a vederlo? GLI OCCHI DI UN BAMBINO. Questa è la risposta. Lasciamo che i bambini c'insegnino cosa significhi lo stupore di fronte ad un animale appena nato, ad un ruscello, o quando giocano in riva al mare, nell'età che va dai 3 ai 5 anni, quando la mente è ancora libera, senza filtri, quando ancora il processo di addomesticamento non è cominciato e sono in grado di provare meraviglia di fronte a ciò che gli si presenta davanti.

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Il trucco per educarsi al bello è mantenere la mente di un bambino e cioè SEMPLICE, ELASTICA, COSTANTEMENTE CONNESSA COL FLUSSO DELLA VITA E, SOPRATTUTTO, CENTRATA NEL QUI E ORA. Per i bambini non esiste il tempo, così quando guardano un fiore non cercano di ricordarne il nome o dove lo hanno visto prima ma, lungi da tutto ciò, provano STUPORE e lo ammirano.

Educarsi al bello significa risolvere i conflitti interiori, liberarsi dalla rabbia, perdonare prima se stessi e poi gli altri, trasformando la paura in amore. In pratica, educarsi al bello, a vedere il bello fuori, significa LIBERARSI dalle catene che ci tengono imprigionati dentro una stanza mentale piena di nozionismi, sentimenti di negatività, lamentela e stress.

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Impariamo a vedere il bello fuori, cominciamo a lasciarci il passato alle spalle, smettiamo di stare in ansia per ciò che potrebbe accaderci fra un istante. In quel momento, quando saremo totali in ciò che stiamo facendo, quando il tempo e, di conseguenza, la mente, saranno annullati, allora e solo allora, saremo finalmente educati a vedere il bello fuori. 

Vincenzo Bilotta



domenica 16 aprile 2023

La chiara visione

Ognuno di noi dovrebbe avere una chiara visione della Vita, una visione che gli consenta di poter vedere le cose così come sono, senza aggiunta di schemi mentali o fantasiose costruzioni. In realtà, nessuno "vede" in maniera nitida ciò che gli si para di fronte, questo a causa dei filtri mentali che gli permettono di vedere solo in base alle proprie esperienze passate, attraverso le quali si è fatta un'idea personale su quella che è, secondo lui, la realtà.

Tutto questo determina, com'è ovvio, una visione soggettiva quanto parziale dei fenomeni esterni e, spesso, molto limitata. Di conseguenza, una visione limitata dai filtri esperienziali ci darà una esperienza parziale della realtà, non una chiara visione delle cose, che non sono mai come le vediamo, esse sono così come sono, oggettive, impersonali e, soprattutto, neutre.

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Siamo noi a "colorare" gli eventi in base ai filtri che ci siamo posti davanti agli occhi dopo aver vissuto determinati tipi di esperienze. In conseguenza di questi filtri, noi potremo vedere ciò che i nostri vissuti, il processo di addomesticamento e gli educatori in generale, ci hanno "insegnato" a vedere. 

Così la visione sarà sempre e solo soggettiva e su base emozionale-esperienziale. In conseguenza di quanto detto fino ad ora, lo stesso evento, oggetto, una canzone ascoltata da due diverse persone susciterà in loro ricordi, sensazioni, emozioni anche opposte, e questo dipenderà dai loro filtri esperienziali che daranno loro una visione personale, opaca e mai chiara ed oggettiva, della realtà.

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Per avere una chiara visione delle cose, occorre divenire consapevoli degli schemi-filtri mentali che ci condizionano ed impediscono di VEDERE le cose così come sono senza più applicare un giudizio che ci impedisca, offuscandola, una chiara visione.

La meditazione, così come i diversi esercizi di presenza mentale, possono essere un valido aiuto per farci prendere coscienza dei filtri educativo-esperienziali che ci danno una visione opaca, non chiara, della realtà.

Il resto del lavoro, una volta che avremo preso coscienza dei servomeccanismi che ci governano, consisterà nel sanare i conflitti irrisolti e congelati, che ci tengono ancora legati al passato, per poi toglierci i filtri ed avere, finalmente, una chiara visione del mondo esterno, senza più giudicarlo, senza più opporvi resistenza, semplicemente OSSERVANDOLO da spettatori, come chiunque dovrebbe fare di fronte a quello spettacolo chiamato "Vita".

Vincenzo Bilotta

martedì 28 marzo 2023

Tutto l'universo vibra alle tue stesse frequenze

Un certo numero di persone, con le loro frequenze vibratorie, è responsabile di ciò che accade ogni giorno nel mondo. L'universo, infatti, si adatta alle frequenze vibratorie emesse dalla maggioranza della popolazione mondiale.

Se viviamo nel caos e nella follia, ciò è dovuto alle vibrazioni basse che emette la maggioranza degli zombie che popola le nostre necropoli. Emanazioni di paura, odio, rabbia, ansia, malvagità sono emesse, dopo che le ha provate e prodotte interiormente, dalla maggioranza della popolazione mondiale.

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L'universo riceve queste vibrazioni negative e le rimanda amplificate, ecco spiegata la follia estrema nella quale tutto il mondo è immerso in quest'ultimo, particolare, periodo storico.

Il mondo è neutro. Chi lo trasforma in meglio o in peggio è la gente. Sono ancora poche le persone in grado di comprendere questo, molti di noi, quelli che come me sono nel cammino, speravamo che le cose cambiassero e, in effetti, sono cambiate ma non in senso evolutivo globale ma in direzione del caos cosmico.

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Come si spiega tutto ciò? Troppa gente vede troppi tg, trasmissioni demenziali, troppi social, troppo poca Vita reale. I bambini che giocano ancora a palla per le strade sono rari, essendo la maggior parte di essi seduti sulle panchine a rincretinirsi con gli smartphone o a casa a giocare online con i vicini di casa. 

Poca gente ha una visione positiva della realtà, della Vita stessa, la maggior parte si lascia influenzare dall'illusione cosmica, costituita dal mondo esterno, con le sue dinamiche caotiche. Così, la maggioranza della gente perde di vista la propria interiorità e, con essa, la possibilità di migliorare il mondo esterno migliorando se stessa.

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Così tutti gli zombie per strada a farsi la guerra fra loro, a lamentarsi per come vanno le cose, ad inveire contro dei presunti carnefici ma nessuno, quasi mai, sceglie di lavorare su di sé per portare, poi, il cambiamento nel mondo.

In tutto ciò, in tutto questo inveire, odiare, lamentarsi, arrabbiarsi, impazzire, deprimersi, si producono inevitabilmente delle energie, delle emanazioni, un po' come accade quando esce del fumo dalla marmitta di una macchina in movimento. Queste emanazioni vanno in giro nell'etere e vengono captate dall'universo.

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Possiamo immaginare l'universo come un'antenna sensibile a tutte le emanazioni da parte della popolazione mondiale. Se si vive nel caos, ciò significa che l'antenna dell'universo ha captato frequenze vibratorie basse. In questo caso rimanda, amplificate, le stesse frequenze ricevute e captate tramite la sua antenna con l'aiuto della Legge dell'attrazione (per approfondire l'argomento puoi leggere il mio libro L'ARTE DELLA CONSAPEVOLEZZA, YOUCANPRINT EDIZIONI, oppure cercare in questo blog l'articolo intitolato LA LEGGE DELL'ATTRAZIONE).

Ciò che siamo creiamo. Ciò che creiamo, le nostre emanazioni, in sostanza, verranno captate dall'universo, dalle sue antenne, per essere poi assimilate e rimandate centuplicate in forza ed effetto, ciò perché tutto l'universo vibra alle nostre stesse frequenze.

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Ma cosa si può fare per cambiare tutto ciò? Innanzitutto occorre raggiungere una massa critica, costituita da persone coscienti di sé ed in grado di emettere SEMPRE E SOLO vibrazioni positive, caratterizzate da pensieri di pace, amore incondizionato, perdono, libertà, fratellanza, sincerità, rispetto, giustizia. 

In questo modo, cambiando un certo numero di persone, anche l'universo vibrerà a frequenze più alte, liberando, finalmente, il mondo dall'oscurità e dall'inconsapevolezza collettive.

Vincenzo Bilotta

lunedì 13 marzo 2023

Pianeta lamentela

La nostra Vita dovrebbe tendere alla perfezione. Questo perché noi siamo già perfetti, così come è perfetta la nostra nascita, altrimenti, se non avessimo avuto uno scopo, non saremmo mai venuti al mondo. Ma pochi si accorgono dell'opportunità che la Vita riserva ad ognuno di noi per poter esprimere il meglio di sé. Quasi tutti sono impegnati a lamentarsi di tutto e tutti, in ogni circostanza.

Ci hanno educati in una società dove nessuno è completo se non possiede un SUV di ultima generazione, telefonino alla moda, abiti firmati... Così, se non abbiamo ciò che le martellanti pubblicità considerano lo status symbol, allora non potremo essere mai felici e realizzati. Va da sé che, se non ci si sente realizzati e si continua a credere alla spazzatura che danno in pasto ogni giorno in tv (per chi ce l'ha ancora, l'accende e ci crede), si rischierà di diventare dei lamentosi.

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Pianeta lamentela, infatti, è il titolo che ho scelto per il mio articolo di oggi e sta a rappresentare alla perfezione il modo di pensare del cittadino occidentale medio, quello che, per intenderci, è stato educato culturalmente, familiarmente e, non da ultimo, socialmente, a vedere il bicchiere sempre e comunque mezzo vuoto.

Non appena alzati al mattino, specie di lunedì, ci si comincia a lamentare per l'inizio della settimana, si prosegue uscendo di casa e continuando se non si trova un posto auto vicino al luogo dove si lavora, del traffico, di chi ci taglia la strada in tangenziale o di chi, ancora, non rispetta la fila alla posta...

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Ogni argomento è buono per lamentarsi, dopotutto viviamo nella società della lamentela, dove si guarda sempre a ciò che manca, c'insegnano fin da piccoli a lamentarci, ad essere insoddisfatti, a volere sempre di più. Quasi nessuno si accorge che, specie qui in occidente, si ha già tutto per sentirsi completi e realizzati.

Il nostro pianeta potrebbe chiamarsi tranquillamente pianeta gratitudine, ma se si chiama pianeta lamentela, ciò è dovuto al fatto che tutti noi ci concentriamo su ciò che ci manca, o ci fa paura o, ancora, non corrisponde alle nostre aspettative, invece di concentrarci su ciò che abbiamo già.

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Certo, molti di voi, alla luce di quanto sta accadendo dal Marzo 2020 ad oggi, potrebbe dire che non c'è proprio nulla di cui essere grati... Ma, se dovessimo vedere la cosa con gli occhi della gratitudine, potremmo dire che Dio è stato buono con noi e non ci ha fatti morire, mentre tante persone, invece, in questo periodo molto strano, non ce l'hanno fatta e sono morte.

Essere lamentosi comporta un impiego energetico. Chi si lamenta, infatti, impiega tempo ed energie per farlo. Ma, se ci riflettete un attimo, scoprirete che, lo stesso tempo e le stesse energie che il lamentoso impiega per lamentarsi, potrebbero essere dedicati all'essere grati.

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Come potete ben capire, tutto è questione di visione prospettica. La nostra Vita, la sua ricchezza così come la nostra felicità, dipendono totalmente dalla nostra visione interiore, dai filtri attraverso i quali osserviamo il mondo. Sappiamo ormai, grazie alla fisica quantistica, che la realtà è sempre e solo soggettiva, mai oggettiva.

Di conseguenza, la differenza la facciamo sempre e solo noi, il mondo esterno è neutro, noi lo coloriamo con le nostre percezioni derivanti dalle nostre esperienze, da ciò che ci hanno insegnato e da ciò che ci passa per la testa proprio nel momento in cui osserviamo un determinato fenomeno a noi esterno.

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Se viviamo in un pianeta di lamentosi, ciò è dovuto ad una questione di focus, in pratica ci hanno insegnato, fin da piccoli e in tutti gli ambienti da noi frequentati durante il nostro processo di crescita, a lamentarci e a vedere il lato negativo di ogni cosa.

Di conseguenza, eccoci qui, benvenuti nel pianeta lamentela! Ma non si può far nulla per cambiare le cose? Assolutamente sì! Basta cambiare focus, modo di vedere le cose, la Vita, concentrandosi sulle cose per le quali essere grati.

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Bisognerebbe ringraziare di più, trovare almeno due ragioni, da ricordare al mattino appena svegli prima di scendere dal letto e la sera prima di addormentarsi, per le quali essere grati. Potremmo essere grati di non essere ancora morti, del bel sole che oggi entra nella nostra stanza appena svegli, dei genitori meravigliosi che abbiamo avuto e dell'affetto che ci hanno donato o per tanti altri motivi, trovateli voi...

Per passare dal pianeta lamentela al pianeta gratitudine il salto non è poi così impossibile come all'apparenza potrebbe sembrare, basta decondizionarsi dalle memorie collettive antiche, generate da una società di lamentosi, cominciare a provare, in maniera autonoma, gioia, pace, appagamento senza nessun motivo specifico e farlo per almeno 21 giorni (questo è il tempo minimo richiesto affinché il cervello costruisca nuovi percorsi sinaptici basati sulla gratitudine abbandonando, al contempo, quelli basati sulla lamentela).

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Dopotutto la gratitudine, così come la lamentela, è una questione di visione, di attitudine. Fate sì che la vostra Vita cominci ad essere qualcosa di cui essere grati, smettete di volere, volere e ancora volere, ciò che le pubblicità indicano affinché possiate vivere felici perché, ricordatelo bene, voi avete già tutto ciò che vi serve per essere grati, esso si trova dentro di voi, quindi?

Smettete di guardare fuori, cominciate a coltivare una visione interiore, lavorate su di voi, crescete interiormente fino a diventare persone migliori. Poi, diffondete "là fuori" ciò che siete diventati, fatelo attraverso l'esempio derivante da atti di gentilezza, perdono, amore verso la Vita e, soprattutto, GRATITUDINE. Buona trasformazione!

Vincenzo Bilotta

lunedì 27 febbraio 2023

Chi non cerca trova

Viviamo in una società dove si va di fretta, troppo di fretta. E quando si vuole una cosa, la si vorrebbe subito, il che non è sbagliato. L'errore che si commette, quando si desidera una cosa, è il cominciare a desiderarla accentuando, così facendo, il senso di mancanza e il desiderio di ottenerla. In questo modo, però, la cosa non la si ottiene ma, paradossalmente, essa si allontana da noi.

Quando vorremmo che certe situazioni si risolvessero nel modo più veloce possibile o ancora, quando desideriamo qualcosa o qualcuno, stranamente, essi non arrivano a noi ma, all'opposto, si allontanano fino a sparire. Ma noi ci affanniamo a desiderare ciò che sembra sfuggirci, ad inseguirlo, inutilmente... Che spreco di energie e di tempo, spesso ne va della nostra salute... Ma, allora, che fare?
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Non dovremmo fare proprio nulla. In questi casi bisognerebbe stare totalmente fermi. Ma lo stare fermi al quale mi riferisco io non riguarda una qualsivoglia forma di inerzia, piuttosto direi trattarsi di una forma di magnetismo. 

Quando parlo di magnetismo intendo proprio il diventare dei magneti e, proprio come loro, attirare a noi ciò che vogliamo senza sforzo ma, piuttosto, utilizzando la famosa legge dell'attrazione (cerca l'articolo intitolato LA LEGGE DELL'ATTRAZIONE, potrai leggere il capitolo OMAGGIO del mio libro L'ARTE DELLA CONSAPEVOLEZZA, YOUCANPRINT EDIZIONI).
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Ma per diventare dei magneti occorrerà, prima, annullare ogni forma di ricerca spasmodica volta all'ottenimento di ciò che riteniamo "manchi" nella nostra Vita, sia essa una donna, un lavoro, la casa dei nostri sogni o qualsiasi cosa, in generale, desideriamo da tempo entri a far parte della nostra Vita.

È solo smettendo di cercare, infatti, che potremo trovare, anzi, sarà ciò che prima cercavamo senza, peraltro, trovarlo, a trovare noi. Vi sembra strano? Quante volte cercando un lavoro, una relazione amorosa o quello che desideravate di più, avete sprecato tempo, energie, a volte salute, senza ottenere nulla? 
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E, paradossalmente, tutte le volte in cui avete smesso di cercare, di dare eccessiva importanza a ciò che vi "mancava", senza più pensarci, addirittura dimenticandovene, è arrivato a voi? Fateci caso: meno date importanza a ciò che volete vi arrivi, a ciò che cercate, più rapidamente lo otterrete!

Funziona così: quanta più importanza daremo a ciò che riteniamo mancare nella nostra Vita per essere completi, meno probabilità avremo di ottenerlo con facilità. Se, viceversa, smetteremo di desiderare una cosa, di cercarla, essa, dopo un po' di tempo, finita l'energia inerziale dell'importanza che davamo alla stessa, arriverà a noi.
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Ma perché accade ciò, vi starete chiedendo, perché funziona all'incontrario? Perché la Legge dell'attrazione ci fa arrivare ciò a cui più pensiamo, su cui più ci concentriamo nell'arco della giornata. Di conseguenza, se penso tutto il giorno a ciò che mi manca, cosa dovrebbe arrivarmi, se non altra mancanza, dopotutto, più di duemila anni fa lo diceva anche Gesù: "A chiunque ha, sarà dato e sarà nell'abbondanza. Ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha".

Di conseguenza, impariamo a sentirci come se già avessimo ciò che in passato continuavamo a desiderare senza, peraltro ottenerlo, limitiamoci a ringraziare come se lo avessimo già ottenuto, poi lasciamo che la Legge agisca, lasciamo che arrivi a noi senza sforzo. Prima di dire che non funziona smettete di desiderare, ripulitevi dentro da ogni forma di mancanza, desiderio, rabbia perché non riuscite ad ottenere, poi cominciate a vivere senza più pensarci.
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Così facendo, annullando il margine residuo d'importanza, ciò che prima bramavate verrà a voi senza sforzo, funziona così, ci vuole pazienza, pulizia interiore e, così facendo, risparmieremo un sacco di energie ottenendo, senza alcuno sforzo, ciò che prima, inseguendolo, sembrava irraggiungibile. Buona pratica!

Vincenzo Bilotta