domenica 28 aprile 2013

Chi è felice è pazzo

"Chi è felice è pazzo". Dalle mie parti si usa dire così. Tanto vale, mi sono detto, scrivere un articolo per sfatare questo proverbio popolare che è al contempo IL PIU' GRANDE OSTACOLO ALLA REALIZZAZIONE DI SE. Ai nostri giorni, specie nella parte occidentale del mondo, conta molto di più l'apparire rispetto all'ESSERE. Basta accendere la Tv (per chi ancora lo fa) o collegarsi ad internet, per venire subito sommersi da pubblicità che invitano ad acquistare oggetti e servizi di diverso genere.

Queste pubblicità cercano, attraverso suoni ed immagini gradevoli, di trasmettere sensazioni ai potenziali acquirenti. Scopo di tutto ciò è quello di far credere a chi le osserva che solo comprando quel determinato prodotto potranno essere felici, soddisfatti, avere donne, successo.
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Scopo fondamentale della pubblicità è proprio quello di FARE SPOSTARE L'ATTENZIONE DELLE PERSONE DAL PROPRIO CENTRO VERSO L'ESTERNO. Così facendo, però, chi crede ancora nella pubblicità tenderà a sentirsi inadeguato e a provare una sensazione d'incompletezza fintanto che non riuscirà ad ottenere quel determinato prodotto reclamizzato.

Potrà anche accadere che, prima o poi, riesca ad acquistarlo ma, dopo pochissimo tempo, si sentirà più vuoto rispetto a quando lo desiderava. Dopotutto, scopo della pubblicità è quello di CREARE DEI BISOGNI ILLUSORI ALLO SCOPO DI GUADAGNARE ATTRAVERSO LA CREDULITA' DELLA GENTE.
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Da qui, ecco riallacciarmi al titolo del mio articolo: CHI E' FELICE E' PAZZO! Potrebbe essere diversamente? Nessuno crede di poter essere felice, semplicemente perchè il mondo esterno lo ha DECENTRATO, facendogli credere che, per raggiungere la felicità, OCCORRE ACQUISTARE, CONSUMARE SEMPRE DI PIU'.

Quale sarà la conseguenza di tutto ciò? La corsa sfrenata verso il possesso materiale di oggetti, servizi, persone e quant'altro possa compensare (sempre e solo temporaneamente) quel senso di vuoto artificiale indotto dagli spot commerciali. Ogni persona che pensa di poter trovare la gioia al di fuori di se, sarà destinata allo scontento eterno ma non solo.
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Chi rivolge la propria attenzione all'esterno, credendo che la felicità debba provenire DA OGGETTI O SITUAZIONI, sarà destinato a FAR DIPENDERE LA PROPRIA FELICITA' DA FATTORI A LUI ESTERNI. L'unica cosa che otterrà saranno varie forme di dipendenza, RARAMENTE GIOIA. LE COSE MATERIALI, INFATTI, SONO SOLO ILLUSIONI.

Chi rimane centrato nonostante i bombardamenti da parte della pubblicità lo fa perchè HA GIA' TROVATO IL SUO EQUILIBRIO DIMORARE NEL SE. Ovviamente, quando non si cambia un abito a settimana, non si compra continuamente roba il più delle volte inutile e, nonostante tutto, si riesce ad Essere felici, si rischierà di essere presi per delle persone senza pretese, insignificanti, "non alla moda".
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Ma tutto questo non è reale, è solo frutto di comportamenti pilotati dall'alto allo scopo di FAR ADEGUARE LE MASSE AI VOLERI DI POCHI CONOSCITORI DEI PROCESSI MENTALI SCATENANTI LE DIPENDENZE E, QUINDI, LE SCHIAVITU' NEI CONFRONTI DEGLI OGGETTI MATERIALI.

Di conseguenza, sarà "normale" che, quando vedremo per strada sorridere una persona su un'auto utilitaria, tenderemo a dire che è pazza, cosa ci sarà di tanto divertente, poi, nel ridere per il semplice gusto di farlo? Dopotutto, chi di noi non ha provato imbarazzo nel sorridere ad una bella giornata di sole per paura di essere giudicato pazzo?
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COS'HAI DA RIDERE SE NON HAI? Chissà perchè, poi, tutte le persone che hanno e continuano a puntare ad avere oggetti, servizi, cose e persone, sono tutte insoddisfatte, tristi, malate, a volte muoiono. VALE LA PENA DI MORIRE PERCHE' SI VUOLE AVERE O E' MEGLIO VIVERE DA PAZZI DIMORANDO NEL SE?

In questo mondo di zombie emozionali, dove è quasi vietato rallegrarsi per il solo fatto di essere vivi e poter sentire i raggi del sole sulla propria pelle, potrà ancora esistere chi, nonostante tutto ciò, avrà ancora il coraggio di essere "pazzo" e sopravvivere al caos emozionale?
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Cosa occorre per essere felici? Il semplice fatto di VOLERLO basta. Impariamo a sorridere e sorriderci di più allo specchio, ad amare la vita COSI' COM'E' senza aspettarci nulla, semplicemente VIVENDOLA, QUI E ORA. Se essere semplici e gioiosi significa essere "pazzi", allora questo sarà sempre meglio di vivere da schiavi per soddisfare i voleri delle multinazionali presenti in qualsiasi settore dell'economia.

Vincenzo Bilotta




domenica 21 aprile 2013

Il miracolo dell'esistenza

Avete mai visto un bel tramonto, o ascoltato la pioggia battente cadere? Se, come me, riuscite ancora a stupirvi per gli spettacoli che offre la natura, vuol dire che potete vivere il miracolo dell'esistenza. In una società tecnologica come la nostra, dove la gente va sempre di fretta senza avere ben chiara la meta, si da tutto per scontato, quasi come se ci si aspettasse chissà quale straordinario evento per potersi stupire.

Ogni giorno vengono scoperte nuove tecnologie, nuovi sistemi per migliorare la vita alle persone e, dopo poco tempo, queste invenzioni vengono subito dimenticate. In questa società si mira più a fare che ad ESSERE. Così facendo si rincorrono delle chimere che non si raggiungeranno mai. Si è, inoltre, perso il vero significato dell'esistenza, immersi come si è nei propri pensieri, lavori o futilità quotidiane.
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Molti credono che il miracolo sia la tecnologia, la scienza, la scoperta di civiltà dimenticate. Nessuno sembra più ricordare le proprie origini divine e il fatto che il miracolo, quello vero, siamo noi stessi, nessun altro evento lo può essere.

Se solo pensassimo a quante funzioni riesce a svolgere il nostro corpo in maniera miracolosa, ci stupiremmo per il fatto stesso di essere vivi e respirare. Solo chi è centrato su di Se riesce a cogliere l'essenza del momento, il miracolo del silenzio racchiuso nel frastuono mentale quotidiano che tutto sembra pervadere.
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Il miracolo è racchiuso nelle cose semplici, quelle che spesso si danno per scontate. Vivere è già un miracolo, ESSERE FELICI è un altro miracolo. Sempre meno persone sembrano essere felici, sempre più persone vanno avanti senza un preciso obiettivo.

Il problema di questo modo di vivere e pensare è legato alla mancanza di stupore nelle persone di oggi. Si è perso quel senso di gratitudine nei confronti dell'esistenza. Quando si da tutto per scontato, non si ha motivo di ringraziare Dio per ciò che si ha. Se non si è capaci di apprezzare ciò che si ha e ci si perde nel fare, non si può avere l'opportunità di ESSERE.
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Se prendiamo la vita di una persona comune e chiediamo a questo soggetto come se la passa, egli, com'è ormai abitudine nei paesi occidentali, risponderà che ha un sacco di problemi al lavoro, non è felice della sua vita e così via fino a poter riempire delle enciclopedie. Nessuno, o pochi, diranno di stare bene e di vivere nel QUI E ORA, prendendo la vita COME VIENE.

Il malessere che la gente tende a vivere in maniera sempre più evidente ai nostri giorni è dovuto al fatto che ci si concentra troppo su CIO' CHE NON SI HA e poco su CIO' CHE SI POSSIEDE GIA'. Se le persone che si lamentano del tempo riuscissero a ringraziare Dio di essere sane e di avere un lavoro, scoprirebbero quanto male si sono fatte nel corso della loro vita a causa del loro modo di pensare negativo.
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Invece di continuare ad aspettare il miracolo, concentrandoci su ciò che ci manca, impariamo a ringraziare Dio per ciò che ci HA GIA' DATO. Quando riusciremo a fare questo, CREEREMO NOI STESSI IL MIRACOLO.

Impariamo a pensare positivo, osservando i doni che Dio ci ha fatto. Impariamo ad ESSERE il silenzio, il vuoto, il nulla. Proprio attraverso l'annullamento del chiacchierio mentale possiamo riuscire a vivere l'unione con Dio. Questo è il vero miracolo, tutto il resto potrà esistere oppure no.

Bisogna aprire gli occhi ed osservare ciò che ci circonda diventando, al contempo, responsabili della realtà che viviamo. Impariamo a riconoscere il fatto che ciò che non ci piace possiamo sempre cambiarlo, basta volerlo. Smettiamola di cercare sempre i lati negativi della nostra vita. Piuttosto, impariamo a concentrarci e a ringraziare Dio per ciò che di buono abbiamo già ottenuto. Tutto è un dono e un miracolo. Riconoscendo ciò riusciremo a trasformare una monotona routine quotidiana in un miracolo. Questo miracolo si chiama esistenza.

Vincenzo Bilotta


domenica 14 aprile 2013

Il leone che si credeva una pecora

Narra una leggenda indiana di un leone abbandonato alla nascita dai suoi genitori ed accolto in un gregge di pecore. Egli crebbe all'interno di quella comunità fino a divenire un magnifico esemplare adulto. L'unica cosa diversa che aveva dagli altri leoni era data dal fatto che, al pari delle pecore, si nutriva di erba e non di carne. Accadde un giorno che il gregge venne attaccato da un leone selvatico affamato. Egli, prima di saziare la sua fame, uccise e terrorizzò un bel numero di pecore. Il leone cresciuto in mezzo alle pecore si comportò come queste ultime, fuggendo e belando spaventato.

Il leone selvatico, accortosi dell'anomalo comportamento del suo simile, lo inseguì fino a raggiungerlo e bloccarlo, allo scopo di capire il perché di quel comportamento anomalo. A quel punto interrogò lo strano leone che si credeva pecora e gli chiese: "Perché fuggi da me?" E l'altro, tutto tremante, rispose: "Pietà, promettimi che non mi mangerai!"
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A quel punto, il leone selvatico, incuriosito da quel comportamento strano, prese l'altro leone per la criniera e lo fece specchiare sulla superficie di uno stagno. Dopo un pò gli chiese: "Vedi? Fra me e te non c'è nessuna differenza! Smetti di belare e di mangiare l'erba e torna alle tue vere origini!"

Ho voluto cominciare oggi con questo bel racconto per testimoniare come la gente, sempre più spesso, sembra avere difficoltà a riconoscere e sfruttare le sue reali potenzialità. Ciò a causa dell'ambiente castrante nel quale vive. Sin dalla più tenera età, il bambino viene sottoposto ad un indottrinamento, frutto delle aspettative da parte degli adulti.

Attraverso questa programmazione, gli adulti cercano di creare altri esseri artificiali. Dopo il processo di indottrinamento, umani rimarranno solo di nome, solo per classificazione, niente più. Le loro idee, la loro creatività come i loro sogni, verranno bloccati da qualche parte all'interno del loro cervello, per dare spazio ai bisogni della collettività.

In poche parole, delle creature divine, vengono convinte, attraverso la programmazione, di essere solo dei comuni mortali con dei compiti ben specifici e senza aspirazioni particolari. Ecco nascere la società di pecore nella quale viviamo. Questa società esalta i mediocri e sopprime i talenti. In questo tipo di società, chi pensa e crea in maniera autonoma, è considerato folle e utopista. Ciò in quanto chi pensa in modo autonomo e consapevole è destinato ad uscire dai binari, dando così fastidio a chi sta in una posizione di potere.
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Ecco nascere le brave persone, orgoglio dei professori e di mamma e papà. Ma, in realtà, queste "brave persone" altro non sono che dei meccanismi a tempo prodotti in serie allo scopo di servire la società senza ribellarsi. Essi hanno dimenticato le loro capacità creative, perdendo il desiderio di porsi le domande giuste e di nuotare controcorrente.

Solo poche persone sono educate alla critica e alla creatività. Queste persone, però, non sono figli di gente comune, bensì fanno parte di famiglie già al potere. E' interesse dei vertici del potere mondiale dare un'educazione di tipo uniforme in strutture pubbliche. Attraverso questo tipo di educazione, il loro scopo è quello di non permettere alla gente comune lo sviluppo dello spirito critico e della capacità creativa. Ciò in quanto danneggerebbe l'interesse dei vertici al potere.


Ecco così nascere delle pecore che hanno scordato le loro origini da leoni. Dei re che vivono da mendicanti, da schiavi. Poichè, però, i tempi sono ormai maturi, sempre più persone vivono dei disagi di tipo spirituale molto profondi. Questo li porterà o alla follia o a ricordarsi di Se. Ecco allora nascere sempre più ricercatori spirituali, sempre più gente insoddisfatta di se che decide di lavorare e crescere.

Solo la crescita interiore potrà portare le persone a sviluppare e realizzare le proprie potenzialità ed aspirazioni. Solo il distacco dal mondo meccanico permetterà uno sviluppo completo dell'Essere Umano Vero. Attraverso la continua vigilanza su di Se e prendendo, al contempo, coscienza dell'artificiosità della vita alla quale siamo assoggettati, potremo disconoscere l'ego e riconnetterci col Divino che è sempre stato in noi.


Ciò ci permetterà di avere il coraggio, SOLO se lo vorremo, di smetterla di belare e cominciare a ruggire. Da quel momento, riconosciuta la nostra regalità, smetteremo per sempre di inchinarci al giogo della mente programmata, per vivere finalmente liberi e sovrani di noi stessi.

Vincenzo Bilotta

domenica 7 aprile 2013

Dio è Amore

Dio è Amore, di quello con la "A" maiuscola. Cos'altro può esserlo? In realtà, essi sono un'unica cosa. Dopotutto non è mai esistita la separazione fra cose, persone, minerali o piante. Quando, però, ci si sente separati percependo, al contempo, la realtà come minacciosa, ecco che nasce la dualità. Da quel momento finisce la possibilità di trovare l'Amore e, di conseguenza, anche Dio.

Oggi più che mai è difficile amare ed essere amati. Ciò per il semplice fatto che, in un'era sempre più tecnologica, si è perso il valore (e il calore aggiungerei io) dei rapporti umani. Si è sostituita la fiducia con la diffidenza, la collaborazione col pensare solo a se stessi, la pace col conflitto (sia interiore che esteriore), il rispetto col giudizio e la condanna.
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Niente, più della mancanza d'Amore, può allontanarci da Dio. Nessuna professione di fede potrà farci tornare a Lui se non impareremo a PERDONARE E DIMENTICARE. Solo dimenticando il male subito, infatti, si può ricominciare a credere nell'Amore e, quindi, ad Amare. Dimenticare il male ricevuto, però, costituisce solo il primo passo, seppur fondamentale, per poter Amare. 

In particolare, il dimenticare, costituisce la chiave per chiudere definitivamente la porta del passato che ci permette di tornare a VIVERE IL PRESENTE. Il passo successivo sarà costituito dal PERDONARE. Il PERDONO, infatti, costituisce il sigillo apposto sulla porta del passato e l'inizio di una vita nuova fondata sulla riscoperta dell'Amore.
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Solo dopo aver sanato, attraverso il PERDONARE E DIMENTICARE, i conflitti interpersonali che ci hanno legato al passato, abbiamo la possibilità di vivere nel QUI E ORA. Quale altro tempo esiste per vivere ed Amare? SOLO L'ISTANTE PRESENTE, nessun altro!

L'Amore può germogliare solo nel PRESENTE. Quando siamo nel QUI E ORA abbiamo la possibilità di sperimentare l'Amore. In nessun altro momento, che sia il passato o il futuro, ciò è possibile. Ciò semplicemente perchè il passato non esiste più e ci condizionerebbe con i suoi sensi di colpa e le sue esperienze non ancora correttamente elaborate. Il futuro, al pari del passato, non è in grado di far germogliare l'Amore, semplicemente perchè crea ansie e aspettative che potrebbero non venire soddisfatte.
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Come dicevo poc'anzi, solo nel QUI E ORA l'Amore trova terreno fertile dove far germogliare i suoi semi. Dopotutto, una piantina va prima piantata e curata GIORNO PER GIORNO se si vogliono vedere i risultati. Riuscite ad immaginare un fiore che nasce prima di essere stato seme? 

Dopo aver piantato nel QUI E ORA i semi dell'Amore, occorre coltivarli per poi coglierne i bei fiori che, sicuramente, germoglieranno. Quando si sarà in Amore, di conseguenza si troverà Dio. Dio, infatti, è Amore. Quando parlo di Amore, non mi riferisco solo al rapporto che si instaura fra una coppia. L'Amore deve essere, prima che per gli altri, AMORE PER SE STESSI IN QUANTO ESSERI DIVINI.
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Quando si riesce ad AMARE ED ACCETTARE OGNI PARTE DI SE', solo da quel momento si potrà cominciare ad Amare ed accettare gli altri IN QUANTO PARTE DI NOI. Dio è in ogni cosa. Ogni persona, animale, minerale, vegetale è Dio. Il problema dell'Amore si pone per l'uomo, in quanto solo l'uomo ha problemi ad Amare ed Amarsi. 

Il problema che spinge l'uomo lontano da Dio è la paura. La paura, infatti, è il contrario dell'Amore e, quindi, di Dio; come dire, inferno e Paradiso. Di conseguenza, se si prova paura, significa che non si ama abbastanza e si vive lontani da Dio. Viceversa, se si prova Amore, significa che SI ACCETTA LA PROPRIA IDENTITA' DIVINA E, DI CONSEGUENZA, L'ALTRO, COSI' COM'E'.
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Come si fa a trovare Dio? Amandosi e Amando di più! Amate tutto ciò che fate, le persone che incontrate, le esperienze che hanno segnato dei punti di svolta nella vostra Vita. Solo così, a prescindere se amerete mai una persona o avrete una relazione di coppia, riuscirete a compiere il più bel viaggio che vi sia mai capitato. Questo viaggio vi condurrà all'interno di voi stessi e vi farà scoprire che Dio non è mai stato nelle sinagoghe, nelle sontuose cattedrali in stile gotico o nelle moschee nè, tantomeno, nelle parole dei predicatori.

Quando avrete imparato ad AMARE ED ONORARE VOI STESSI, infatti, scoprirete che DIO E' IN VOI E DIO SIETE VOI. Se cercate Dio, cercatelo nei vostri silenzi, nella vostra creatività, nel sorriso puro di un bambino come nel volo di una farfalla variopinta in un verde prato. DIO E' SEMPRE PRESENTE, BASTA SOLO SMETTERE DI CERCARLO E RACCOGLIERSI AFFINCHE' ESSO POSSA MANIFESTARSI ED ESSERE DA NOI CONTEMPLATO.

Vincenzo Bilotta