domenica 29 luglio 2012

L'osservazione di Sè

Quotidianamente ognuno di noi fa i conti con le proprie emozioni. Esse esistono in quanto noi esistiamo, è semplicemente naturale. Il problema nasce quando cerchiamo di controllare queste emozioni perchè in quel momento opponiamo resistenza e quindi, così facendo, impediamo loro di fluire via e lasciarci liberi di Essere.

La cosa importante da non dimenticare mai è che l'emozione non è nostra nemica ma una preziosa alleata che arriva per ricordarci che siamo in un corpo fisico e, pertanto, soggetti ad essa come alle leggi di questa dimensione spazio-temporale, non da ultima quella della gravità.
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Quello che manda in tilt la maggior parte della gente consiste nel vivere un determinato stato emozionale come se fosse definitivo, immutabile. Ma non è MAI così. Nell'arco della giornata, infatti, interagendo con i diversi eventi e persone abbiamo modo di vivere diversi stati emozionali che potrebbero modificare il nostro stato d'animo. Se incontriamo un amico al bar e ci facciamo quattro risate sicuramente il nostro umore sarà alto e ne gioveremo per tutto il resto della giornata.

Ma potrebbe accadere che, dopo essere stati al bar, si riceva una notizia spiacevole che ci faccia cambiare d'umore in maniera repentina. Ricordiamoci sempre che le emozioni sono come delle nuvole nel cielo: ce ne stanno di rosa come di grigie ma nessuna di esse è destinata a durare per l'Eternità. Sopra le nuvole, infatti, c'è il cielo limpido illuminato dal sole. Quando proviamo delle emozioni, dobbiamo ricordarci di osservarle senza giudizio.

Attraverso l'osservazione senza giudizio riusciremo a mantenere uno stato di lucidità mentale che ci consentirà di non prestar loro troppa attenzione e, di conseguenza, ci farà risparmiare energie preziose. L'osservazione delle emozioni costituisce una forma di meditazione nonché una presa di coscienza della propria natura transitoria e mutevole.

Attraverso la pratica dell'osservazione di Sè avremo modo di scendere in profondità e scoprire la nostra Essenza. Guardare in faccia le proprie emozioni senza giudicarle, semplicemente osservandole, non è cosa semplice. E' un processo graduale al quale chiunque può arrivare con degli sforzi coscienti. Ciò non sarà mai uno spreco di energia, il lavoro su di Sè non costituisce mai una perdita di tempo nè di energie.
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Osservarsi mentre si vivono emozioni che creano disagio o conflitto non è mai piacevole, neppure per le persone più consapevoli ed avanzate nel cammino. L'osservazione, però, è l'unico vero strumento a disposizione atto a prendere possesso del proprio corpo, che ci consente di vivere le emozioni e non di esserne vissuti.

Quando inizieremo a fare questo tipo di lavoro su di noi scopriremo che non è stato mai necessario lottare contro niente e nessuno, che il dolore provato durante certi stati emozionali può diventare il nostro maestro di vita, a patto che non cerchiamo di reprimerlo o di controllarlo. Tutto ciò che ci occorre è la nostra presenza durante l'emozione.

Vincenzo Bilotta

domenica 22 luglio 2012

Fare pace col passato

Ognuno di noi ha una sua storia vissuta. Ogni storia ha un suo contenuto energetico. Ciò che condiziona molte persone, non da ultime quelle che sono nel cammino, è il passato coi suoi vissuti esperienziali ed emozionali. Non sempre, infatti, le esperienze vissute vengono elaborate correttamente dalla nostra mente. Vi dirò di più: spesso succede che tendiamo a trascinarci dietro delle storie passate che non ci aiutano, di certo, ad elaborare correttamente le esperienze che andremo a vivere nel presente.

Quante volte ci capita di pensare a storie che non sono andate come avremmo voluto per vedere insorgere in noi dei sensi di colpa? Avete la minima idea di quanta energia costi al nostro organismo tenere in Vita dei fantasmi nella gestione quotidiana di Sé? Tanta, credetemi! Ma come fare a recuperare queste energie per renderle disponibili appieno QUI E ORA che è l'unico momento nel quale ne abbiamo davvero bisogno?
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Come fare pace col passato, specie se ha prodotto effetti a lunga durata che ci trasciniamo ancora addosso e dai quali non riusciamo a liberarci? Sicuramente, se si vuole riuscire a far pace col passato occorre prima di ogni cosa accettare il fatto che è....passato! Non esiste più! Cenere alla cenere! Che senso ha tenere vivo un ricordo che ci assorbe solo energia e vitalità?

Perché gettare via il nostro tempo a lottare contro ciò che è stato invece di accettarlo e proseguire il nostro percorso di Vita ed evolvere? Come dicevo poc'anzi, il primo passo per liberarsi dal passato e recuperare energie è costituito dalla sua accettazione.
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Il secondo passo consiste nel far pace con se stessi. Si, avete capito bene! Altrimenti, come pretendete di poter essere in grado di far pace col passato se non raggiungete prima un equilibrio interiore che vi consenta di avere la percezione dell'Eterno Presente per poter poi voltare pagina? Per far pace con se stessi occorre eliminare tutti i sensi di colpa, capendo che, ormai, in un modo o nell'altro, quel che è stato è stato.

Mettiamoci un punto sopra e voltiamo pagina. Non dico sia facile, non lo è per nessuno, credetemi. Però si può sempre provare perché quello che fa la differenza in questi casi è la volontà di dare una svolta definitiva alla propria Vita. Niente cambia se prima non cambiamo noi! Solo dopo aver eliminato i sensi di colpa potremo finalmente far pace (Essere in pace) con noi stessi.
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Da quel momento in poi, come conseguenza del lavoro che avremo fatto su di noi, faremo pace col passato. Dopo aver attuato questo processo di guarigione energetica, vedremo accadere dei cambiamenti profondi e determinanti nella nostra Vita. Infatti, chiudendo col passato eliminiamo anche tutti i pensieri inutili che ci sono costati sprechi energetici e che sono stati la causa di conflitti irrisolti.

Di conseguenza, recuperando le nostre energie ed avendole finalmente a disposizione nel QUI E ORA, vedremo sparire diversi disturbi fisici che ci portavamo dietro come diretta conseguenza dei varchi spazio-temporali tenuti inutilmente aperti da noi col passato. Del resto, ogni sintomo è già, di per se stesso, un principio di guarigione.
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Il nostro corpo, attraverso i disturbi fisici, c'invia dei segnali che altro non sono se non un invito al cambiamento, uno stimolo a voltare pagina e tornare a vivere! Ascoltate il vostro corpo, in esso c'è il ritmo della Vita e la risposta a tutte le vostre domande.

Lasciate da parte le diagnosi mediche perché esse, il più delle volte, sono dirette solo a sopprimere dei sintomi ma, di sicuro, non risolvono i conflitti che nascono da emozioni non correttamente gestite ed elaborate. Facendo pace con voi stessi, farete pace col passato. Facendo pace col passato, vi riconnetterete al Tutto. Riconnettendovi al Tutto, sarete in pace con Dio.

Vincenzo Bilotta

sabato 14 luglio 2012

La dualità

"Tutto è Uno, Uno è Tutto". Io aggiungerei: "Chiudo gli occhi e sono Uno, apro gli occhi e sono l'Infinito Essere di Me" (Vincenzo Bilotta). Questa premessa vale a dimostrare il fatto che noi nasciamo e viviamo per essere Uniti col Tutto. Il problema è che nessuno ce lo insegna.

Quando nasciamo, e man mano che andiamo crescendo, nessuno ci spiega nulla di simile a meno che i nostri genitori non decidano di spedirci in un monastero sperduto in Tibet. Semplicemente veniamo "educati". Attraverso il processo educativo ci viene insegnato a comportarci in maniera corretta e veniamo preparati all'età adultà ma non di certo a rimanere connessi con Tutto ciò che esiste.
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E proprio a causa del processo educativo vengono spesso ad essere perdute (o meglio assopite) quelle capacità istintive che ci avrebbero consentito di sentirci sempre connessi con Tutto il resto che ci circonda. Il processo educativo, come dicevo pocanzi, ci porta all'individualità e al giudizio nei confronti nostri e di chi ci circonda. Da tutto ciò nasce, come diretta ed inevitabile conseguenza, la dualità e il mondo "esterno" a noi. In realtà non esiste nessun mondo e nessun Sé.

Sì, avete capito bene! Quando si parla di mondo e di Sé, significa che ci si è scissi e allontanati dall'Eterna Armonia (Unità). Proprio dalla dualità nasce la sofferenza che deriva dalla separazione. Il bambino quando è nell'utero materno vive felice ma quando nasce e percepisce il mondo inizia ad illudersi di essere separato e "solo". Sostanzialmente da lì nasce la separazione, almeno in senso illusorio, per poi continuare col processo educativo che non farà altro che consolidare queste concezioni, prettamente mentali, nel nostro intelletto.
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Sì, nel nostro intelletto ma mai nel nostro cuore. L'intelletto è la sede della ragione e della mente. La mente è la sede dei preconcetti e dell'educazione. Dalla mente nasce l'illusione di separazione, il conflitto, il dolore. Nel cuore, invece, risiede la conoscenza. Ma la conoscenza che risiede nel cuore non è la conoscenza filosofica o mnemonica.
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La conoscenza che risiede nel cuore è di tipo istintivo e Unitario. Tende ad unire attraverso la percezione (istinto) di armonia in Tutto ciò che ci circonda. L'Unione col Tutto, infatti, non può essere concettualizzata o definita in alcun modo altrimenti sarebbe un catalogare mentale. L'Unione col Tutto è quel sentimento che nasce dal cuore e non si può esprimere a parole o disegni.

Non si può concettualizzare l'Unione. Quello che si può definire (abitualmente lo fanno quasi tutte le persone del mondo nel quale viviamo) diventa duale: buono/cattivo, bello/brutto, pace/guerra, giusto/sbagliato, punizione/premio. Solo andando oltre la mente conosceremo la nostra vera natura.
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Solo vivendo senza giudizio conosceremo il linguaggio dell'accettazione. Solo amando l'altro così com'è ameremo noi stessi. Solo rimanendo in silenzio al tramonto potremo conoscere Dio. (liberamente tratto da uno dei capitoli del mio libro di prossima pubblicazione)

Vincenzo Bilotta

venerdì 6 luglio 2012

Vivere il proprio corpo

Tutti hanno un corpo, pochi lo "abitano". Sì, perchè il più delle volte la gente non ama il proprio corpo ed è sempre pronta a trovarvi delle imperfezioni che sono, com'è ovvio, fonte di frustrazione. Ciò deriva da un sentimento di non accettazione che se, per un verso, ci porta a cercare il miglioramento nella speranza di una perfezione assoluta, dall'altro ci crea disagi e insicurezze nelle relazioni sociali.

La persona che non sa vivere il proprio corpo così com'è, infatti, prova un disagio più o meno profondo quando deve relazionarsi con gli altri. Ciò è dovuto proprio alla paura di risultare inadeguati agli occhi delle persone che interagiranno con noi. Quanto semplice sarebbe, invece, se ci si accettasse, fregandosene del giudizio della gente (che, probabilmente non arriverà mai....).
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La causa di tutte le insicurezze che nascono in chi non accetta il proprio corpo e si rifiuta, in conseguenza di ciò, di "abitarlo", risiede nella nostra società fondata sull'apparenza che va a discapito dell'Essenza. In Tv ci propinano modelli di perfezione fisica assoluta, sottolineando il fatto che solo chi è bello ed aitante può ambire a certi traguardi. E l'Anima? Dove la mettiamo? Quali dinamiche spingono certi esperti di marketing a screditare l'Essenza a favore della materia?

La risposta non è poi così difficile da dare, se si pensa che tutto ruota intorno al denaro e all'immagine. Voglio ricordarvi che, le stesse persone che appaiono così belle e perfette in TV, sono le stesse che soffrono di dipendenze e forti insicurezze. Ciò è dovuto al fatto che la gente di successo, e i modelli in particolare, puntano tutto sull'aspetto esteriore, non curando per nulla l'aspetto interiore che è, invece, quello fondamentale in quanto "Il corpo è il tempio dell'Anima".
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L'Anima è più importante di tutto il resto. Ma, coloro che puntano tutto sul fisico ne dovranno subire, prima o poi le conseguenze. Chi lavora nel mondo dello spettacolo sa bene che l'aspetto fisico dev'essere curato ed impeccabile perchè è di alto impatto sul pubblico. Ma l'attore, o la modella di turno, sanno anche che esiste la vecchiaia e il declino fisico e sanno, altresì, che prima o poi rimarranno "a casa".

Da ciò scaturirà in essi un profondo disagio che li porterà inevitabilmente ad un bivio di fronte al quale potranno scegliere se continuare a credere solo nell'involucro esterno o se, invece, iniziare a lavorare su di Sè per poter investire qualcosa sul proprio futuro attraverso la comprensione del corretto significato della Vita. Ho conosciuto tante persone nella mia Vita e posso dirvi che le più appariscenti sono le più fragili.
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Chi si crede bello non accetta di uscire senza prima truccarsi e vestirsi in modo curato per risultare gradevole. Chi si accetta così com'è, invece, sa di avere un corpo, lo vive ringraziando Dio per averglielo concesso e per essere efficiente ed in salute e non pensa di certo ai dettagli esterni legati all'abbinamento dei colori o al lucido delle scarpe. Chi si accetta così com'è si è risvegliato dal sogno di forma per abbracciare l'eterna realtà Divina!

Vincenzo Bilotta