domenica 17 marzo 2019

Ama i tuoi nemici

"Avete inteso che fu detto: Amerai il prossimo tuo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete?" (Mt 5, 43-46)

Nel Vangelo Gesù parla chiaro, non si possono avere dubbi: dice di amare i propri nemici, non di odiarli, né di vendicarsi. Ma come fare ad amare i propri nemici o, meglio, come si può applicare tutto ciò all'interno della propria Vita? Oggi darò una mia personale interpretazione di tutto ciò, una chiave di lettura ai fini evolutivi e di applicazione pratica nelle nostre Vite quotidiane.
(Immagine presa dal web)

Intanto premetto che quando parlo di nemici mi riferisco, in primo luogo, ai nemici interiori. I nemici interiori sono quelli che comandano le nostre Vite e ci portano a compiere determinate scelte che sono condizionate proprio dalle pressioni alle quali siamo sottoposti a livello psicofisico. Pensavate che i nemici fossero solo esterni a noi e che noi eravamo in balia degli eventi che accadevano al di fuori del nostro apparato psicofisico?

I primi nemici interiori sono, come ben sapete, i pensieri, ciò almeno fino a quando non riusciremo ad avere la capacità di osservazione che ci permetterà, in un secondo tempo, di distaccarci da essi per poter cominciare a pensare smettendo, al contempo, di venire pensati.
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Oltre ai pensieri ci sono ben altri nemici e molto, molto più potenti dei primi: essi sono costituiti da tutte le parti di noi che non siamo ancora riusciti ad accettare e contro le quali continuiamo a lottare quotidianamente. Questo comporta un dispendio di energie rilevante, ma noi non ce ne accorgiamo nemmeno, non possiamo, ciò per il semplice fatto che sono spesso conflitti o idee che ci accompagnano fin dall'infanzia e che portiamo avanti col pilota automatico.

Bisognerà portare luce nelle parti in ombra della nostra personalità, specie negli angoli più bui dove non abbiamo mai avuto, fino ad oggi, il coraggio di addentrarci perché è proprio lì che si celano i nostri nemici interiori più potenti che dirigono, dal regno delle tenebre, le nostre Vite nostro malgrado.
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Certo, lo so, oltre ai nemici interiori esistono quelli a noi esterni e possono essere interpretati da diversi soggetti che vanno dalla suocera al capoufficio, dal figlio adolescente ribelle alla moglie infedele, ognuno avrà ciò che più gli servirà per svegliarsi ed uscire definitivamente dallo stato di sonno. Sì, è difficile da credersi ma ogni realtà a noi esterna dipende da un mondo interno mai osservato né gestito in maniera corretta.

In pratica fuori è una proiezione di dentro, una sorta di specchio ricco di infinite sfaccettature riflettenti il nostro mondo interiore e, di conseguenza, gli stati d'animo che abbiamo vissuto fino a quel momento. Ecco che, dopo quanto detto, anche la figura del nemico non dovrebbe essere più vista come quella del carnefice che entra a far parte delle nostre Vite allo scopo di torturarci e renderci ogni cosa difficile.
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Chi ama i propri nemici, interiori prima ed esteriori di conseguenza, lo fa per un'unica ragione: quella di evolvere attraverso il loro specchio, cominciando un lavoro volto più all'introspezione e meditazione che non alla demolizione dei presunti "nemici" a lui esterni.

Alla luce di quanto detto anche la suocera che sembra divertirsi a rompere le palle o il figlio ribelle che non si ritira mai all'ora prestabilita e studia quando se ne ricorda, diventeranno dei Maestri (con la emme maiuscola) discesi nella nostra dimensione spaziotemporale allo scopo di farci evolvere attraverso l'attrito con le loro personalità divergenti rispetto alle nostre.
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Alla fin fine, come ben sapete, per evolvere e crescere a livello psicofisico fino a ricongiungersi con la propria Anima, occorre vivere in una condizione di apertura di cuore. Ma prima di poter evolvere occorrerà bruciare il proprio ego sul rogo della propria Essenza Consapevole Risvegliata dal sogno di materia e, per far questo, occorrerà una scintilla che possa ridurre in cenere la propria personalità stratificata.

Questa scintilla si potrà produrre proprio grazie all'attrito con le forze a noi esterne e attraverso lo scontro apparente che servirà a far crescere SOLO CHI SARA' PRONTO AD AMARE CIO' CHE GLI STA DI FRONTE QUALE PROIEZIONE DI CIO' CHE NON E' MAI STATO, FINO A QUEL MOMENTO, CAPACE DI OSSERVARE E TRASMUTARE DENTRO DI SE' SENZA PIU' NEGARLO NE' GIUDICARLO.

Vincenzo Bilotta

domenica 3 marzo 2019

Uscire dal personaggio

"C'è una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro. E quando stai solo, resti nessuno." (Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila)

Ciascuno di noi interpreta un personaggio. No, un personaggio sarebbe poco. In realtà ciascuno di noi porta dentro di sé tanti personaggi quante sono le persone che frequenta, le situazioni con le quali interagisce. Se ci fate caso, quando siete a casa e vi trovate in compagnia di vostra madre usate un determinato tono, un certo linguaggio e delle posture specifiche.
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Se, invece, vi trovate con i vostri figli, allora il discorso cambia, e ancora con vostra moglie e il vostro datore di lavoro o partner in affari o, ancora, se avete una ditta in proprio, con i vostri dipendenti. Insomma, ognuno di noi ha tanti personaggi dentro di sé, ognuno con una sua caratteristica specifica che li contraddistingue da tutti gli altri e ne delimita, al contempo, i confini.

Questi personaggi li sviluppiamo nel corso della nostra crescita e ci servono per interagire al meglio con il mondo a noi esterno. Nasciamo come lavagne bianche, non abbiamo nessun tipo di personaggio dentro. Quando siamo piccoli vogliamo solo giocare, esplorare il mondo, conoscere le cose, gioire del momento, il resto sono solo follie da adulti.
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Poi il discorso cambia, col tempo si cresce, si riceve un'educazione-programmatica, si tende ad essere inquadrati per poi, terminato il processo di programmazione cerebrale, essere inseriti nel gregge di umanoidi medi e messi a pascolare come pecore del sistema. Ma questo è un altro discorso, oggi mi occuperò dei vari personaggi che vivono al nostro interno e che si sviluppano, li sviluppiamo noi in realtà, assieme al nostro sistema psicofisico.

Quando diventiamo adulti, tendiamo ad assumere determinati atteggiamenti a seconda delle persone che ci troviamo davanti. Fa parte del modo naturale di interagire con il mondo esterno, è una strategia efficace per comunicare con chi ci sta di fronte, assumendo posture, toni di voce, e modi di fare che dovranno essere il più efficaci possibili in relazione al contesto.
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Perfino quando abbiamo il nostro gatto in braccio assumeremo determinate posture ed avremo un tono di voce diverso rispetto a quando andiamo a comprare il pane. Fa parte del gioco, il gioco dei personaggi, il gioco della Vita.

Il problema sorge quando noi non riusciamo ad uscire da un determinato personaggio ed esso comincia a governarci in maniera quasi automatica. In questi contesti noi siamo come degli zombie, non abbiamo più il controllo sulla nostra Vita, siamo come governati da un'identità a noi esterna, come posseduti da un demone/alieno.
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Alcuni hanno problemi a togliersi di dosso la personalità che utilizzavano durante il periodo delle scuole superiori quando, magari, venivano derisi dai propri compagni o svalutati dai professori. In quel caso si rischia di sviluppare e portare avanti una personalità insicura anche nei contesti lavorativi o nelle relazioni interpersonali.

Fondamentalmente, dopo quanto detto, bisogna precisare che, quando si è da soli a casa si interpreta un altro personaggio, quello vero, quello che di solito non esprimiamo liberamente in pubblico. QUELLO SIAMO NOI. La nostra identità va oltre i singoli personaggi che sembrano popolare e spadroneggiare all'interno del nostro sistema psicofisico.
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Noi siamo COLUI CHE OSSERVA i singoli personaggi. Se non riusciamo ad osservarci mentre interpretiamo i diversi personaggi, allora diventiamo come la maggior parte degli umanoidi medi: meccanici, scontati, incoscienti, in pratica degli zombie o, se volete, dei robot telecomandati da programmi educativi.

Ecco quanto è importante sviluppare l'osservatore esterno, quello che ci potrà consentire di gestire i vari personaggi nelle diverse situazioni di Vita quotidiane senza, tuttavia, mai perdere di vista la nostra vera essenza, quella che esiste al di sotto di tutto questo mare di persone che ci troviamo ad interpretare ogni giorno in quel teatro chiamato "Vita".
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Impariamo, quindi, ad osservarci ed evitiamo, invece, di identificarci con uno o più personaggi perché essi non fanno parte di noi, ci servono per agire con il mondo esterno, per fare da tramite allo scopo di comunicare in maniera efficace ma, ricordatelo bene, non sono la nostra Vera Essenza.

La Vera Essenza non ha nome né forma, essa è al di là del corpo e della mente, Eckhart Tolle la chiama il "testimone", ciò perché osserva, testimonia gli accadimenti senza, tuttavia, lasciarsi da essi coinvolgere. Imparate, quindi, almeno provateci, a sviluppare questo testimone, o osservatore silenzioso, per poter vivere e interpretare diversi ruoli senza mai diventare qualcuno di specifico. Solo così potrete tornare liberi ed indipendenti riappropriandovi, al contempo, della vostra Vera Natura Divina che è silenzio oltre le parole e la forma.

Vincenzo Bilotta