domenica 30 marzo 2014

Il progetto dell'Anima

Tutti nasciamo con un progetto. Per questo, dopotutto, veniamo al mondo. Un bel momento decidiamo di nascere, di esserci anche noi, di vivere sulla terra, di esistere assieme agli altri nostri simili. Tutto fila liscio fin quando non cominciamo ad andare a scuola e ad essere educati alla razionalità.

La razionalità, purtroppo, crea una mente ipertrofica che non lascia più spazio ai progetti della nostra Anima ma, anzi, li nasconde in un angolo sperduto del nostro dimenticatoio interiore. Col tempo e man mano che la nostra educazione prosegue, il risultato sarà una dimenticanza delle nostre origini divine e dei nostri progetti animici.
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A quel punto, le strade che si potranno intraprendere saranno due: la Vita meccanica, da robot programmato ad eseguire degli ordini ricevuti tramite l'educazione oppure andare controcorrente, ponendosi le domande giuste. Tutto dipenderà dalla propensione di ognuno di noi. Nessuno è giusto o sbagliato: attenzione a non fare questo errore di classificazione, altrimenti si rischia di cadere nel giudizio.

Ciascuno fa la sua scelta in base a ciò di cui ha bisogno in quel dato momento della propria Vita ed in base alle nozioni e convinzioni acquisite ed elaborate nel tempo. Si può vivere da robot senza saperlo, la maggior parte delle persone tende a farlo e a starci bene. Tuttavia, oggi tante persone si stanno avvicinando sempre più alla spiritualità e all'introspezione, ciò non per seguire una moda New Age o per ricalcare dei modi di vivere propri degli hippies sessantottini.
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Quello che guida molti alla ricerca di un qualcosa di trascendente, di spirituale, è un disagio interiore, io lo definirei come un'esigenza dell'Anima. L'Anima, sin dalla nostra nascita, è stata sempre lì ad aspettare la realizzazione, per il tramite nostro, dei suoi progetti. Essa vuole solo vederci felici e realizzati, nient'altro. L'educazione, invece, ci allontana dall'Anima. Nessuno c'insegna ad ascoltare i nostri bisogni, le nostre esigenze primarie. 

Tutti "vogliono" delle cose, ci danno delle direttive attraverso il processo educativo e noi "dobbiamo" eseguirle se vogliamo davvero essere felici, almeno così ci hanno promesso. Ad un certo punto, però, accade l'inaspettato, iniziano a sorgere i dubbi, le domande, ci si ferma a riflettere. E' proprio in quel momento che la nostra Anima sta cercando di comunicare con noi, cercando di eludere la vigilanza della mente automatica e reattiva.
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L'Anima crea dal nulla, la mente tende a ripetere ciò che ha già sperimentato, evitando accuratamente ciò che è nuovo. Così, se il nostro lavoro non ci piace, l'Anima ci spinge a cambiarlo. E' proprio per questo che sorge quel senso di disagio che non ci fa più bastare quell'occupazione, rendendocela invisa ai nostri occhi. Tuttavia, al desiderio di cambiare, tipico dell'anima, s'insinua subdola la mente con le sue paure. 

Paura di ciò che sarà se lascio il vecchio lavoro per il nuovo, paura che possa succedere qualcosa di non previsto che possa farci soffrire, etc. Vi suona nuovo? A me sembra un Déjà Vù. Attenzione: la mente non è sbagliata quando ci fa avere paura, sta solo cercando di preservare la nostra incolumità in quanto essa teme ciò che non conosce. 
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Solo chi riesce ad andare oltre le sue paure riuscirà a realizzare il/i progetto/i dell'Anima. Parlo anche al plurale perchè, normalmente ognuno di noi ha più di un progetto conservato e da realizzare nella sua Anima solo che, spesso, non si ha la possibilità, a causa delle nostre paure, di realizzarne nemmeno uno.

Vivere significa andare oltre le apparenze, oltre le paure tipiche della mente plasmata e programmata attraverso un processo educativo che tiene in considerazione la realizzazione delle aspettative ed ambizioni altrui, MAI delle proprie. Per realizzarsi e creare qualcosa di nostro, bisogna andare oltre la mente e cominciare ad osservare le proprie paure, smettendola di prenderle troppo sul serio.
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Essere prudenti va bene, il kamikaze mette a rischio la propria come l'altrui Vita. L'obiettivo dev'essere uscire fuori dagli schemi mentali creati in noi dai nostri educatori e capire qual'è il nostro scopo. Ciò costa fatica, si rischia di perdere la bussola e rimanere al buio ma, in ogni caso, ne vale sempre la pena. Basta andare avanti e non fermarsi al primo dubbio.

Oltrepassato il limite del conosciuto, tipico della mente, esiste un viaggio nell'ignoto, che ci porta al nostro interno. Ci sarà buio, si avrà voglia di tornare indietro e smettere di proseguire. In quei momenti, occorre semplicemente OSSERVARE I PENSIERI E LASCIARLI ANDARE SENZA GIUDICARLI O TRATTENERLI. Passati questi pensieri potremo leggere nelle carte della nostra Anima e realizzare ciò che prima non ci permettevamo nemmeno di sognare.

Vincenzo Bilotta

domenica 23 marzo 2014

Come in alto, così in basso

Così Ermete Trismegisto si esprimeva nella tavola di smeraldo. Cosa significa ciò? Diverse interpretazioni sono già state date e tutte hanno a che fare con l'UNO, Microcosmo e Macrocosmo, con il ritorno a SE', alla REALTA' ULTIMA. Ma cosa succede se si interpreta questa affermazione facendo riferimento al sistema mente-corpo? Quali sono le implicazioni dirette?

La mente è quella che sta in alto, il corpo, invece, sta in basso. Coloro i quali fanno sport conoscono bene questo legame inscindibile, diversamente sono destinati ad ottenere prestazioni mediocri. La preparazione fisica eccellente, infatti, rappresenta solo la minima parte da fare se si vuole vincere. Per ottenere risultati in termini prestazionali, nello sport come nella Vita di tutti i giorni, occorre esercitare la mente.
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Il miglioramento avviene prima in alto (mente), poi in basso (corpo). Il corpo è servo della mente. Una mente lasciata in balia di se stessa senza controllo non può che produrre danni di diverso tipo, a partire dai disturbi psicofisici fino ad arrivare a patologie mortali. LA GUARIGIONE, COME LA MORTE, DISTANO SOLO UN PENSIERO.

Quante volte atleti di spicco perdono le gare più importanti perché troppo stressati dalle pressioni dovute alla preparazione intensa o alla paura di perdere? Quante volte un esame va male pur essendo preparati perché ci si lascia dominare dall'ansia? Lo stesso vale nell'ambito lavorativo, sociale e nella Vita di coppia. Succede che, quando si lascia vincere la mente coi suoi dubbi e le sue paure, anche il corpo, e le prestazioni in generale, subiranno un calo significativo.
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Ovviamente, la mente non serve solo per vincere negli sport o per mantenere unita la famiglia. Un corretto utilizzo della mente consente non solo il mantenimento di uno stato di salute ottimale ma anche, e soprattutto, la guarigione da eventuali disturbi psicofisici a prescindere dall'entità degli stessi. Insomma, se volessimo fare un analogia e paragonassimo il nostro corpo alle moderne automobili, la mente sarebbe la centralina dal cui corretto funzionamento dipende l'automobile stessa.

Ecco quanto è importante il lavoro su di Sé, l'autosservazione senza giudizio, la meditazione e, in generale, tutte quelle tecniche che, rilassando la mente, rilassano e ristorano anche il corpo, mantenendo inalterata la sua naturale omeostasi. A volte basta solo un pensiero per farci andare in tilt e un altro pensiero per ristabilire l'equilibrio che sembrava perduto.
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TUTTO DISTA UN PENSIERO. Ecco quanto è importante educare la propria mente attraverso una disciplina che ha solo come scopo ultimo il mantenimento della mente rilassata mentre, in realtà, ha tanti altri effetti benefici sia sul nostro corpo (microcosmo) che al suo esterno (macrocosmo).

Smettendo d'inquinare la mente, smetteremo automaticamente d'inquinare anche il corpo. Infatti il corpo, attraverso i pensieri disturbanti reiterati dalla maggior parte delle persone all'infinito, riceve delle sostanze chimiche rilasciate dal cervello che vanno a danneggiarlo a livello cellulare. 
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Esse vengono chiamate catecolamine. Le principali sostanze rientranti in questa categoria si chiamano adrenalina e noradrenalina e vengono secrete a seguito di una risposta attacco/fuga scatenata dal nostro cervello come reazione ad uno stimolo esterno e dietro sollecitazione di una sua parte, nella fattispecie l'amigdala.

Si è visto come attraverso la meditazione la mente e, di conseguenza, il cervello, tendano a rispondere in maniera meno reattiva agli stimoli di presunti pericoli esterni con il risultato che i livelli di stress saranno contenuti nei limiti di tolleranza così da non arrecare disturbo al corpo fisico. Come dire, tanto per ribaltare gli aforismi classici, CORPORE SANO IN MENS SANA!
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Dopo quanto detto, si capisce come è bene praticare attività fisica e quanto può aiutare il corpo a mantenersi in salute e forte ma, prima di tutto, occorrerà educare la propria mente a rilassarsi attraverso l'osservazione dei pensieri senza giudizio. Ciò riuscirà a togliere carica ai pensieri più stressanti riuscendo a portare vitalità nei vostri rapporti, siano essi sociali, sentimentali,  lavorativi, e, in generale, in tutte le vostre attività quotidiane.

Vincenzo Bilotta




martedì 18 marzo 2014

Volare alto

Siamo nati aquile, ma l'educazione ci ha insegnato ad essere dei polli. La conseguenza di ciò è che, invece di volare alto come ci spetta dalla nascita, ci contentiamo di svolazzare nel cortile delle nostre convinzioni limitanti. Volare alto costa fatica, questo ci hanno insegnato. D'altra parte può anche essere rischioso, qualcosa può non andare come previsto e quindi, che fare? Meglio contentarsi di rimanere nella zona di comfort, senza dare fastidio a nessuno.

Alcuni di noi a volte si ricordano la loro nascita da aquile e decidono di cominciare a volare. Volare liberi, in alto, liberandosi dalle false sicurezze perché NIENTE E' PER SEMPRE, NESSUNO CI PUO' GARANTIRE NULLA. Chi ha deciso di volare in alto darà fastidio all'uomo comune, quello che è pronto a giudicare tutte le cose e le persone che esulano dall'ordinarietà. Egli fa ciò per paura, non per cattiveria, dopotutto, COSI' E' STATO "EDUCATO".

Non è semplice volare in una società coi paraocchi, abituata ad obbedire a pochi potenti che fanno i propri interessi personali, utilizzando gli altri a loro uso e consumo "finché ce n'è". Chi vola in alto con le proprie idee, le proprie ambizioni, inseguendo i propri sogni, lo fa perché ci crede e ha superato le proprie paure, paure che in realtà gli sono state trasmesse da altri attraverso il processo educativo-programmatico.

Chi ha ali grandi per volare più in alto degli altri, a volte ha paura di aprirle perché teme di mortificare chi non può volare quanto lui poiché non possiede ali così grandi. Chi non supera la paura di volare più in alto degli altri per paura di farli sentire inferiori fa, in realtà, un danno sia a se stesso che agli altri. Infatti, non volando si precluderà UNA NUOVA VISIONE PROSPETTICA DELLA VITA .


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Inoltre danneggerà anche coloro i quali non possono volare in alto e che, attraverso le sue condivisioni, potrebbero imparare a conoscere UNA NUOVA VISONE PROSPETTICA DELLA VITA pur non avendo mai volato a causa dei propri limiti. Certo, il solo fatto di volare alto, ed avere trovato il coraggio di farlo, non esula da rischi.

Le alte quote, infatti, comportano il sopraggiungere di paure legate sia all'altezza che al fatto di rimanere soli o con pochissimi compagni di volo. Dopotutto, A CERTE ALTEZZE POSSONO VOLARE SOLO COLORO I QUALI HANNO SIA LE POTENZIALITA' CHE IL CORAGGIO PER FARLO. Il lavoro su di sé è volto proprio a cambiare la visione della realtà, l'angolo dal quale si osservano gli eventi e le persone e, primi fra tutti, i propri pensieri.

Ma per volare in alto, ovviamente, non basta il fatto di avere grandi ali, voglia di volare e di aver affrontato e superato le proprie paure. Uno dei trucchi per poter volare sempre più in alto è dato dalla risoluzione dei conflitti legati al passato. Man mano che si riuscirà a chiudere con il passato risolvendo, al contempo, conflitti ad esso legati, si abbandoneranno le zavorre che, col loro peso, ci tenevano ancora a bassa quota.

SOLO LIBERANDOCI DALLE ZAVORRE, POTREMO VOLARE ALTO! Quante più zavorre riusciremo a mollare, tanto più in alto voleremo. Per alcune, ovviamente, ci vorrà tempo e CAPACITA' DI OSSERVAZIONE SENZA GIUDIZIO ma, in ogni caso, ne sarà valsa la pena, sempre! Da oggi impariamo a guardare la Vita da un'altra angolazione, da un punto più in alto del consueto e, come per magia, vedremo scomparire come puntini situazioni che prima erano grandi come metropoli nel pianeta della nostra mente.

Vincenzo Bilotta

domenica 9 marzo 2014

Meditazione in pratica

Chi lavora per la crescita personale sa cos'è la meditazione. Per chi ancora non la conoscesse, la meditazione consiste in diversi esercizi, tutti parimenti efficaci, volti a riportare l'attenzione di chi li pratica nel QUI E ORA. Ci sono diverse scuole di meditazione, ognuna col suo metodo personale d'insegnamento.
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Oggi non descriverò delle tecniche in particolare, non importa in questo contesto. Il titolo dell'articolo è meditazione in pratica e di questo voglio parlare. La meditazione più comune ma, anche, la più potente è, a mio avviso, quella basata sul respiro. Attraverso la respirazione, infatti, si ha la possibilità di entrare nel momento presente riuscendo ad uscire dal vortice di pensieri creati dalla nostra mente in continuazione dalla mattina al risveglio fino al momento del riposo notturno.

La domanda che sorge spontanea in molti, me compreso, è: si può applicare la meditazione al di là di un contesto ovattato e rassicurante come un ritiro yoga o un mistico monastero tibetano, fino a praticare mentre si è dietro una fila interminabile di automobili o nel bel mezzo di un litigio con una persona? La risposta è SI'. Non solo si può, ma si DEVE, altrimenti resta solo un gioco mentale circoscritto ad un club new age.
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Il lavoro su di se è meditazione. Chi è nel cammino sa che occorre un'osservazione continua della propria mente e dei processi di pensiero ad essa connessi. Questa è meditazione, questo è praticare nel mondo, portando la pace al di fuori del ritiro o ashram che si voglia. Altrimenti si rischia di rimanere al livello di una conoscenza teorica che, lungi dall'aiutare qualcuno, rischia solo di confondere le idee e soddisfare la voglia di conoscenza dell'Ego.

La semplice OSSERVAZIONE COSCIENTE delle singole azioni quotidiane è meditazione. Se si riesce a cogliere ogni singola sfaccettatura della propria Vita con consapevolezza e senza giudizio, capendo di essere arrabbiati quando sta per salire la rabbia e il respiro comincia ad essere più corto, da quel momento si sta cominciando ad essere svegli, coscienti. In altre parole, quando ci si disidentifica dal processo automatico di pensiero, in quel momento SI COMINCIA AD ESSERE LIBERI DALLA SCHIAVITU' MENTALE.
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La meditazione, del resto, consiste proprio in questo: RENDERCI LIBERI DALLA MENTE, PRENDENDONE IN MANO, FINALMENTE, LE REDINI. Gli esercizi insegnati nei vari centri, ritiri, ashram, consistono nel far prendere coscienza al soggetto dello stato di automatismo in cui si trova. Questo, ovviamente, è il primo passo. Il secondo passo consisterà nell'acquisizione delle tecniche. Il terzo, il più importante, porterà la persona ALL'APPLICAZIONE DELLE TECNICHE NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI.

Respirare e osservare il pensiero mentre qualcuno ci aggredisce verbalmente o mentre siamo in fila alla posta, non sempre è facile ma è DI VITALE IMPORTANZA se si vuole davvero diventare padroni della propria mente, non più servi.
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Quando riusciremo a mettere in pratica gli esercizi appresi, solo allora saremo liberi. Non basta praticare a gambe incrociate come esercizio quotidiano. Occorre, se davvero si vuole assumere il controllo di se, fare diventare tutto meditazione. La Vita è il luogo in cui si pratica ciò che si è appreso attraverso le tecniche insegnateci. Solo così si potrà riuscire a trasformare se stessi e gli altri attraverso l'esempio permettendo, a chi è pronto, di uscire dalla meccanicità da robot e ri-programmare la propria Vita in piena libertà.

Vincenzo Bilotta

domenica 2 marzo 2014

Vivere senza sforzo

Gran parte delle persone vive in uno stato di non accettazione degli accadimenti quotidiani. Questa non accettazione, poichè la maggior parte delle volte è portata avanti nel tempo, porta ad uno spreco di energie. Infatti, quando si vive nella non accettazione della Vita COSI' COM'E', inevitabilmente si sprecano energie in quanto si è in una condizione di sforzo continuo.

Tutti abbiamo potenzialità infinite. Se potessimo paragonarci ad un'automobile, di sicuro saremmo una Ferrari o una Lamborghini, se preferite. Fin qui tutto ok. Il problema è che non riusciamo a sfruttare le potenzialità del bolide che è in noi, semplicemente perchè CAMMINIAMO COL FRENO A MANO TIRATO!
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Per quanto veloce possa essere un'autovettura, col freno a mano tirato non si va da nessuna parte e si rischia, oltretutto, di far danni e bruciare sia freni che motore. Eppure, la maggior parte della gente vive così. Si tende a VIVERE DI ASPETTATIVE, a lamentarsi se le cose non vanno bene, ad opporre resistenza nei confronti di ciò che non volevamo accadesse nella nostra Vita.

E come conseguenza avremo stress, disturbi psicofisici, inconsapevolezza, disagi di diverso tipo. Tutto a causa di una non accettazione di un evento/persona. Vale la pena vivere sotto sforzo continuo, lamentandosi di tutto e resistendo a CIO' CHE E'? No! Non ne vale la pena, anche perchè ciò, a lungo andare, ci costerà molto in termini di energia e benessere in generale.
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La Vita è fatta per essere vissuta senza sforzo. Il fatto di resistere ad essa è dovuto ai sistemi educativi sbagliati che ci hanno insegnato a LOTTARE PER SOPRAVVIVERE, vedi Darwin... Se riuscissimo a capire che NOI SIAMO I CREATORI DELLA NOSTRA REALTA' E CHE OGNI ESPERIENZA ARRIVA PER INSEGNARCI, capiremmo, di conseguenza, che la Vita va VISSUTA E NON COMBATTUTA.

Dopotutto è anche vero che LA VITA E' CIO' CHE DI LEI PENSIAMO. IL PENSIERO CREA. Ricordatevi che non soffrite a causa degli eventi. La sofferenza parte da un modo di pensare dissonante rispetto all'evento vissuto. Solo se si è in risonanza con la Vita, si fluisce con essa. Quando si lotta per andare avanti c'è qualcosa che non va.
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Noi siamo nati per vivere senza sforzo e fluire con la Vita. Non siamo stati progettati per resistere agli eventi o rifiutarli in tutto o in parte. La non accettazione della realtà porta, alla lunga, alla sofferenza psicofisica. IL NOSTRO MODO DI PENSARE E' CAUSA DELLE NOSTRE SOFFERENZE. LA COLPA NON E' DELLA VITA. SIAMO NOI CHE RESISTIAMO AGLI EVENTI INVECE DI ACCOGLIERLI COSI' COME ARRIVANO A NOI.

Ovviamente, accogliere un evento non significa subirlo passivamente. Semmai, accettando una situazione/persona, limitiamo il dispendio di energie che si verificherebbe qualora, invece, decidessimo di lottarci contro. ACCETTARE NON SIGNIFICA SUBIRE PASSIVAMENTE. SOLO ACCETTANDO CIO' CHE E', INFATTI, POSSIAMO SPERARE DI CAMBIARE UNA SITUAZIONE, TRASFORMANDOLA A NOSTRO VANTAGGIO.
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Alcuni eventi non si possono cambiare, altri, invece, sì. In ogni caso, occorre accoglierli senza resistervi. Da quel momento in poi, si verificherà una trasformazione nella nostra Vita. Quando accettiamo una situazione/persona senza opporvi più resitenza, infatti, subiamo una trasformazione interiore in quanto, dal momento in cui accettiamo un determinato accadimento, cambiamo noi nei confronti della Vita.

Quando cambiamo noi, inevitabilmente cambia anche il mondo esteriore. Dopotutto IL MONDO SIAMO NOI. POTREMMO DIRE CHE NOI SIAMO I PROIETTORI DEL MONDO. DIPENDE DA QUELLO CHE PENSIAMO E SIAMO. IL NOSTRO PENSARE ED AGIRE DETERMINERA' LE ESPERIENZE CHE ANDREMO A VIVERE E SPERIMENTARE.
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Capire questo fa la differenza, a patto che si sia pronti a smetterla di dare sempre e comunque la colpa agli altri e si cominci ad assumere un atteggiamento responsabile nei confronti della nostra Vita. SIAMO NOI, ATTRAVERSO I NOSTRI PENSIERI REITERATI NEL TEMPO, A CREARE GLI EVENTI DELLA NOSTRA VITA. NESSUNO, OLTRE A NOI, PUO' CAMBIARE LA NOSTRA VITA. OGNUNO E' ARTEFICE DELLA PROPRIA REALTA' E DELL'ESPERIENZA CHE STA VIVENDO.

Impariamo a vivere senza sforzo, uscendo dagli schemi educativi di sopravvivenza che ci sono stati imposti durante la crescita. La Vita è gioia nell'esperienza quotidiana, avventurarsi nell'ignoto, nuotando controcorrente e pensando in maniera diversa dalla gente comune.
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Solo mettendo in discussione millenni di "sapere" cristallizzato possiamo cambiare il mondo coi suoi schemi di pensiero limitati e limitanti. Ciò che dico va applicato. Solo così potrà produrre cambiamenti e risultati. Leggere e pensare non basta. Certo è un primo passo. Ma se volete realizzare dei cambiamenti concreti, occorreranno VOLONTA' E APPLICAZIONE. 

LA CONOSCENZA SENZA APPLICAZIONE E' FILOSOFIA, L'ESPERIENZA SENZA CONOSCENZA IGNORANZA, LA CONOSCENZA UNITA ALL'ESPERIENZA DIVENTA SAGGEZZA.

 Vincenzo Bilotta