domenica 29 marzo 2020

Non smettere mai di sognare

"Soltanto una cosa rende impossibile un sogno: la paura di fallire". (Paulo Coelho)

Non smettere mai di sognare, coltiva i tuoi sogni fin da bambino e non permettere a nessuno di toglierti lo slancio per continuare a creare, attraverso i tuoi sogni che diventeranno presto azioni, la tua realtà. Ognuno di noi ha un sogno, quel sogno è il progetto per la realizzazione del quale l'anima si è incarnata in un corpo, quello che stiamo abitando in questa esistenza.
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Questo progetto l'anima ce lo ricorda costantemente in un primo tempo attraverso i giochi che facciamo da bambini e, in seguito, attraverso i sogni, quelli belli, quelli che, per intenderci, quando li facciamo non vorremmo mai svegliarci. Poi succede che si cresce, si viene programmati ad eseguire attraverso l'educazione che riceviamo non appena varchiamo l'ingresso della scuola e così, piano piano, ci dimentichiamo dei nostri progetti animici, dei nostri sogni, limitandoci a vivere una Vita programmata per noi dai nostri educatori.

Ma un sogno, anche se rimarrà tale per sempre, va tenuto in Vita. Se si avrà il coraggio di andare oltre le paure che ci hanno insegnato in famiglia, a scuola, in palestra, in chiesa e gli amici, solo allora si potrà esprimere al meglio se stessi fino a prendere in mano le redini della propria Vita e realizzare i progetti della propria anima, progetti che coincidono in tutto e per tutto coi nostri sogni.
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Bisogna tenere sempre a mente che noi siamo di più del nostro corpo, delle nostre esperienze, della nostra educazione... Noi siamo i nostri progetti, quelli che la nostra anima ci ha portato incarnandosi nei nostri corpi, quelli che ci spingono a mettere in discussione i copioni conformisti che ci mette sul piatto questa società di pecore al solo scopo di farci uniformare con la massa anonima di schiavi robotizzati servi del sistema.

Solo se riusciremo a realizzare i nostri sogni potremo esprimere e liberare la nostra vera natura, fatta di intelligenza creativa, che va oltre la mera razionalità fino ad abbracciare le infinite potenzialità inespresse che avremo modo di sviluppare solo dopo esserci liberati dalle zavorre educative e dai modelli comportamentali ereditati sia dalla famiglia che dalla società.
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Basta andare oltre, basta aprire il proprio cuore alla Vita, al nuovo, al cambiamento interiore, prima, ed esteriore, come naturale conseguenza. Lasciamoci guidare dal nostro istinto, mettiamo da parte la ragione, che non è altro se non un'acquisizione mentale, uno schema ereditato attraverso l'educazione-programmatica.

In ogni caso, non bisogna dare in nessun caso la colpa a chi ci ha educato e, in particolar modo, ai nostri genitori. Essi, infatti, al pari nostro, ci hanno insegnato ciò che, a loro volta, hanno imparato, ritenendolo giusto e perfetto per la nostra crescita psicofisica fino alla realizzazione personale in tutti i campi della Vita da adulti.
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Liberiamoci dalla programmazione, apriamoci al cambiamento e, se dovessimo avere paura, OSSERVIAMOLA SENZA GIUDICARLA, capendo che è naturale e che andrà via man mano che sostituiremo l'azione al pensiero. Attraverso l'azione, infatti, mettiamo in atto quel processo di trasformazione che è necessario affinché la nostra Vita cambi e, al contempo, usciamo dal processo di pensiero il quale, da solo, lungi dall'allontanarci dalle nostre paure, ci terrà suoi prigionieri.

Non smettiamo mai di sognare, pensiamo di meno e AGIAMO di più, questo è il segreto per uscire dalla trappola del pensiero ripetitivo frutto della programmazione subita durante il processo educativo. Smettiamo, invece, di far contenti gli altri, di ascoltare chi "ha più esperienza di noi" perché, spesso, sono proprio le persone di "esperienza" quelle che non sono riuscite ad andare oltre le loro paure e adesso, anche se in maniera del tutto involontaria e a fin di bene, potrebbero trasmetterle a noi fino a bloccarci.
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Nasciamo liberi, l'educazione-programmatica ci rende schiavi delle regole imposte da altri "per il nostro bene". Usciamo dal programma, liberiamo la mente, apriamo il cuore e, con esso, il cassetto contenente tutti i nostri sogni, prima che la polvere li copra per sempre, prima che sia troppo tardi...

Vincenzo Bilotta






domenica 15 marzo 2020

Fare spazio al nuovo

La tendenza dell'essere umano è quella di creare attaccamento a persone, situazioni e cose. Ma la Vita, si sa per esperienza, è continuo cambiamento, questa è la sua unica costante. Così succede che, all'improvviso, la morte o l'abbandono da parte di una persona cara, la perdita di un bene materiale o il semplice cambiamento di una situazione nella nostra Vita, ci mandi a gambe all'aria.

Accade tutto in un attimo, così va la Vita. In qualsiasi momento può cambiare tutto, questo è assolutamente normale e fa parte del naturale corso degli eventi. Il vecchio lascia spazio al nuovo, così il nuovo trova le condizioni per entrare nelle nostre Vite e migliorarle attraverso la sua manifestazione.
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Ma, in realtà, le cose non accadono in maniera così semplice, ciò in quanto noi abbiamo l'abitudine di aggrapparci alla nostra routine, alle persone che ci circondano, al nostro lavoro, ai soliti amici, allo stesso locale, ci arrabbiamo perfino quando non troviamo lo stesso posto auto sotto casa.

Così rimaniamo prigionieri di situazioni che sono solo frutto delle nostre aspettative, fanno parte solo delle nostre fantasie e rimangono, infine, vive solo nella nostra testa, ciò a causa della resistenza che l'essere umano, in genere, tende ad opporre al nuovo. Se prendessimo esempio dagli animali, capiremmo come si fa a lasciare andare il vecchio per fare spazio al nuovo.
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Ho avuto modo di constatare in prima persona come gli animali, i cani e i gatti in particolare, affrontano situazioni drammatiche quali la perdita dei cuccioli investiti da una macchina o se un altro animale ruba loro il cibo. Essi si avvicinano al luogo dove è avvenuto l'incidente dove hanno perso il cucciolo e si limitano ad osservarlo, magari lo annusano per capire se magari è ancora vivo, a volte lo traggono in disparte, poi vanno via e lasciano scorrere.

Lo stesso avviene con il cibo, durante la stagione degli amori o la lotta per il territorio. In questi momenti culminanti della loro Vita, gli animali si nutrono, si accoppiano o lottano lasciando scorrere, senza mai soffermarsi sul fatto che qualcuno abbia rubato loro il cibo, non lamentandosi se il potenziale partner si accoppierà solo per una stagione con loro preferendo un altro nella successiva e non si lamentano, infine, dell'aggressività del rivale quando si contendono il territorio né, tanto meno, progettano vendette trasversali.
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Lo so, starete pensando che gli animali sono così, vanno con l'istinto e non ragionano come noi umani. In parte è vero, in parte assolutamente no! Quel che volevo mostrare attraverso l'esempio, in ogni caso, è la capacità innata negli animali di lasciare scorrere, di dimenticare il passato svuotando, al contempo, le proprie menti dall'accaduto per fare spazio al nuovo.

Come pensate possa entrare il nuovo nelle vostre Vite se non liberate, prima, gli armadi della memoria dal dolore, dai ricordi inutili, dai sensi di colpa, di inadeguatezza e da tutto ciò che vi impedisce, attraverso la vostra resistenza che è assolutamente innaturale, di fare spazio a ciò che è già pronto ad arrivare?
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Così la Vita scorre come un fiume portando, attraverso la sua corrente, le novità nella vostra Vita, e voi che fate? Non le vedete nemmeno! Non vi accorgete nemmeno di vivere, chiusi come siete nel vostro dolore, nei vostri ricordi, nel vostro attaccamento a ciò che è stato disintegrato ed esiste materialmente solo nei vostri ricordi ammuffiti.

Aprite la mente, sviluppate quella capacità di adattamento della quale la natura ha dotato tutte le creature, noi compresi. Liberatevi dai ricordi, dai sensi di colpa, dal dolore protratto a Vita. Molte persone, ascoltando questi discorsi, potrebbero pensare che, così facendo, le persone care morte verrebbero dimenticate, ma così non è, semmai il contrario.
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L'evento luttuoso, la perdita di un bene, una persona cara o del posto di lavoro, sono eventi drammatici, su questo non ci piove. In quanto tali vanno vissuti ed elaborati attraverso l'osservazione delle emozioni, quali che esse siano, senza reprimerle, ma dando loro libero sfogo.

Quando si sarà elaborato l'evento luttuoso, occorrerà lasciarlo andare, altrimenti condizionerà le nostre Vite per sempre e senza ragione, sarebbe dolore inutile, derivante dall'attaccamento ad un ricordo distorto che ci farebbe solo soffrire. Nessuno, in teoria, vorrebbe mai soffrire ma, in pratica, tutti si creano la sofferenza attraverso l'attaccamento a delle abitudini che rendono la Vita stagnante e la stagnazione, si sa, equivale alla morte.
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Liberatevi dal dolore, smettete di nutrirvi del veleno dei ricordi che continuate a mantenere vivi nelle vostre teste perché solo così potrete fare spazio al nuovo, a ciò che apporterà nutrimento alla vostra anima, luce nel buio della vostra disperazione e gioia in ogni vostra singola azione. 

Tornate a fluire, aprite le finestre della memoria, lasciate che il vecchio sia spazzato via dal vento delle novità, lasciatevi entusiasmare dal vento sul viso, dal sorriso di un bambino, da un raggio di sole che entra al mattino dalla finestra alle prime luci dell'alba, tornate a vivere, prima che sia troppo tardi...


Vincenzo Bilotta

domenica 1 marzo 2020

Aiutare gli altri

"Aiuta gli altri col tuo esempio, non col tuo sacrificio". (Vincenzo Bilotta)

Molti di noi hanno scelto di aiutare le persone abbracciando professioni quali operatore nelle discipline olistiche che gli hanno consentito di poter dare una mano a chi ne ha avuto bisogno e, soprattutto, questo aiuto lo ha richiesto.

Sì, perché se l'aiuto non ci viene richiesto si rischia di imporlo con la forza e questo non va bene. Del resto, quando si decide di aiutare qualcuno si deve fare in modo tale da dare a questa persona i mezzi per poter proseguire, ad un certo punto, il percorso da sé.
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In nessun caso ci si deve sostituire alla persona bisognosa di aiuto per risolverle il problema, ciò per due motivi: in primo luogo la persona in questione non crescerebbe in esperienza, in quanto saremmo noi a fare tutto per lei e, in secondo luogo, cosa più importante, rischieremmo di sacrificarci per lei, e questo non va mai bene.

Quando si riceve una richiesta di aiuto, che si operi nel settore olistico, nel coaching o nella psicoterapia in generale, sicuramente ci si deve mettere al servizio della persona bisognosa del nostro supporto senza, tuttavia, mai sacrificarsi al suo posto. Si può essere da esempio per gli altri, portare a conoscenza delle persone del modo in cui noi stessi, in situazioni simili, siamo riusciti ad uscirne nel modo giusto ma non si deve mai diventare vittime sacrificali delle altrui esigenze.
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Una cosa è guidare una persona verso la comprensione del significato dell'accadimento che l'ha portata a vivere in maniera traumatica la sua Vita, un'altra è immolarsi al suo posto. Ciò accade quando chi ci chiede aiuto, ci ascolta ma non mette in pratica e, lungi da ciò, vorrebbe che fossimo noi stessi a risolvergli il problema. In casi estremi si arriva a ricevere perfino insulti da parte di chi, avendo richiesto aiuto ma non essendo stato in grado di mettere in atto i consigli da noi ricevuti, va in escandescenze inutili e comincia ad inveirci contro.

Capite bene come, in questi contesti, sia meglio per tutti interrompere l'opera di supporto nei confronti di queste persone in quanto si rischierebbe soltanto di sprecare tempo, energie e di diventare delle vittime sacrificali dell'altrui incapacità di procedere oltre certi limiti.
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Certo, la persona in questione non è da biasimare, non sto qui esprimendo alcuna forma di giudizio. In questo contesto sto solo precisando che è bene aiutare gli altri mettendo a disposizione le proprie competenze e attraverso il proprio esempio di Vita vissuta ma, in tutto ciò, non bisogna mai sacrificarsi per gli altri.

Spesso accade, infatti, che molte persone cerchino chi risolva i problemi al posto loro, questo accade a maggior ragione quando si cerca aiuto da professionisti del settore. Per molte persone, infatti, il solo fatto che chi opera nel settore del coaching, della psicoterapia o nel settore olistico sia a pagamento, ciò significa che deve, in un modo o nell'altro, risolvere il problema, altrimenti sarà un incompetente.
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Così si capisce bene come sia facile diventare dei bersagli potenziali o tacciati d'incapacità da parte di chi, avendoci in un primo tempo chiesto aiuto non è stato però, a sua volta, in grado di mettere in pratica ciò che abbiamo cercato di trasmettergli attraverso i nostri esempi o le competenze a nostra disposizione.

Anche se non fate un lavoro che vi porta ad occuparvi degli altri, vi invito ad aiutare solo ed esclusivamente coloro i quali vi chiedono espressamente aiuto e sono disposti a ricevere i vostri consigli senza buttarvi addosso la responsabilità di dover risolvere i loro problemi in prima persona.
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Molte persone sono abili ad interpretare il ruolo di vittime e, non appena vedono un potenziale salvatore, cercano di manipolarlo facendo in modo da farlo sentire in colpa se quest'ultimo non riesce a tirarli fuori dai problemi. Capiterà, spesso, che verrete presi per egoisti, insensibili, narcisisti o stronzi, tutto questo perché avete avuto il coraggio di non sobbarcarvi i problemi di queste persone, buone solo a rendersi vittime degli eventi, delle persone e, in generale, della Vita.

La prossima volta che vi chiederanno aiuto, quindi, delimitate fin dal principio i vostri confini e chiarite, al contempo, cosa potete fare per queste persone. Eviterete, così, di caricarvi inutili zavorre e di sprecare tempo ed energie con chi, alla fin fine, voglia di cambiare non ne ha ma cerca solo chi si sostituisca a lui/lei per mettere a posto le cose.

Vincenzo Bilotta