domenica 31 agosto 2014

Sviluppare l'androgino

Ciascuno di noi è nato con un sesso definito. Ciò per volontà della propria Anima che, ancor prima della nascita, decide in quale famiglia nascere e con quale sesso venire al mondo. Esistono uomini e donne, questo lo sanno tutti. Pochi, però, riescono ad essere completi di per se stessi.

Certo, sentiamo dire che la donna è il completamento dell'uomo e viceversa. Insomma, a quanto pare, per essere completi sembra si necessiti di interazioni amorose e relazionali con l'altro sesso, a quanto dicono gli esperti. Ma come mai, allora, invece di completare certe relazioni sono destinate ad andare in rovina, a far soffrire entrambi i partner?

Secondo me, ciò che non permette alla relazione di durare è il clima di dipendenza ed aspettativa che si sviluppa nell'interazione fra le parti e non solo. Altro elemento indispensabile, che manca in molte persone a prescindere dal sesso di appartenenza, è l'aver sviluppato l'androgino. Solo attraverso lo sviluppo individuale dell'androgino si può costruire una relazione duratura in cui entrambe le parti interagiscano allo scopo di CONDIVIDERE CIO' CHE HANNO e non dipendano dall'altro in alcun modo.

Del resto anche il taoismo ha sempre saputo che l'equilibrio perfetto lo si può ottenere solo attraverso il corretto bilanciamento delle opposte polarità Yin (femminile) e Yang (maschile). Tutti coloro i quali avevano degli squilibri fra queste polarità, erano sicuramente in una situazione di carenza energetica e, per ciò stesso, più vulnerabili a livello di salute.
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L'androgino, proprio come il principio taoista Yin/Yang, necessita di un equilibrio per creare una situazione di quieta indipendenza in chi riesce a svilupparlo attraverso un accurato lavoro su di Se. Hanno sviluppato l'androgino coloro i quali sono riusciti ad essere indipendenti e completi a prescindere dal fatto che stiano vivendo o meno una relazione di coppia.

Non hanno sviluppato l'androgino, invece, coloro i quali fanno dipendere la loro felicità dall'essere fidanzati/sposati a tutti i costi, coloro che hanno paura della solitudine e tutti quelli che sono in eterno conflitto coi partner con i quali interagiranno nel corso della loro Vita. 

Il partner rappresenta la nostra parte femminile (o maschile se, chi mi legge, è donna). Se abbiamo sviluppato l'androgino, condivideremo la nostra gioia col partner di turno e ci distaccheremo da lui/lei da buoni amici, perdonandoci le reciproche "mancanze". Qualora il nostro androgino non sarà sviluppato, il partner sarà in continuo conflitto con noi.

Questo conflitto, tuttavia, esiste per aiutarci a sanare la nostra parte maschile/femminile che necessita di maggior lavoro per essere bilanciata e correttamente completata. Sotto quest'ottica, tutte le relazioni sono un insegnamento per chi le vive e portano crescita e ricchezza in termini esperienziali. Del resto, nulla avviene per caso, L'ALTRO CI FA DA SPECCHIO.
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Occhio, però, a non rompere lo specchio! Si rischia di far danni a se come agli altri. Bisognerebbe sviluppare armoniosamente la propria personalità, curando di bilanciare il nostro lato maschile con quello femminile, compensando eventuali carenze attraverso un attento lavoro che preveda una trasformazione interiore che possa spingere al raggiungimento finale dell'essere completo, dell'androgino.

Come ho avuto modo di spiegare nel mio libro L'ARTE DELLA CONSAPEVOLEZZA, i principi maschile/femminile sono già in noi e, non da ultimi, sono presenti anche nei nostri emisferi cerebrali. In particolare, l'emisfero cerebrale sinistro è Yang. Infatti comanda il lato destro del corpo, ci consente di essere razionali e di fare calcoli di tipo matematico scientifico. E', insomma, la parte maschile presente in noi, sia negli uomini, quindi, che nelle donne.

L'emisfero cerebrale destro, viceversa, è Yin. Esso comanda tutte le funzioni del lato sinistro del corpo, ci fa essere creativi , consentendoci di poter dare libero sfogo all'espressione di Se attraverso il linguaggio dei simboli, la gestualità. Il lato destro si esprime per simboli, quello sinistro si esprime attraverso le parole. Insomma, per essere completi bisogna bilanciare creatività con razionalità, solo così si potrà sviluppare l'androgino che ci consentirà di essere completi e bilanciati.

L'uomo nuovo, quello del ventunesimo secolo, coniuga in se maschile e femminile in perfetta armonia. La sensibilità per essere completa dev'essere bilanciata dalla razionalità, la progettualità dall'attività, la dolcezza dalla stabilità. Solo così la nuova razza umana smetterà di sperimentare la sofferenza onorando, finalmente, l'androgino che ha sempre fatto parte di lei.

Vincenzo Bilotta

domenica 24 agosto 2014

La via del guerriero

Chi decide di lavorare su di se opera una scelta, la scelta di cambiare, di non contentarsi di ciò che gli hanno "insegnato" nel corso del processo educativo e di cercare oltre. Questo desiderio di andare oltre il conosciuto lo porterà a fare una scelta, a scegliere una via da seguire per assecondare i suoi bisogni di conoscenza ed evoluzione. 

Ogni persona che lavora su di sé sa, per certo, che non esiste una sola via che potrà portare allo sviluppo del nostro sé reale ma, spesso, ce ne sono tante e a volte capita di perdersi al loro interno. Per questo bisogna fare attenzione a non avere fretta di arrivare. Fra le diverse vie che si possono scegliere per dare inizio al proprio processo evolutivo attraverso la conoscenza di sé c'è la via del guerriero.

Chi segue questa via, abbraccia la filosofia del combattimento allo scopo di vincere il proprio ego illusorio per poter vivere finalmente libero la VITA REALE. Tra le tante discipline marziali che si potrà scegliere di praticare allo scopo di lavorare su di sé seguendo la via del guerriero, vorrei ricordare il Kendo, l'aikido, il Ju-jitsu, il karate e il kung fu coi loro diversi stili interni.

Accade spesso, però, che molti pratichino le arti marziali al solo scopo di autodifesa o, peggio, di aggredire gli altri in caso di discussioni futili. Queste persone non stanno lavorando di certo su di sé allo scopo di evolvere, tutt'altro! Lo scopo delle discipline marziali non è, infatti, quello di aggredire o di battere nemici esterni. 
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Il vero scopo delle arti marziali, che è poi in linea con la via del guerriero, è quello di sconfiggere l'ego con tutte le sue illusioni per poter vivere liberi ed evolvere in consapevolezza ed equilibrio. In questa ottica, l'avversario esterno è una proiezione insconscia delle nostre paure, rabbie, gelosie e di tutte le emozioni negative che continueranno a governarci se non saremo in grado di sconfiggerle attraverso il lavoro svolto su di noi.

Quando si subiscono aggressioni, siano esse verbali o puramente fisiche, bisogna chiedersi quali siano i pensieri che governavano la nostra mente in quel momento. Se si farà un'analisi corretta e cosciente dei propri processi di pensiero si scoprirà come, spesso, si erano prodotti pensieri di rabbia o di paura.

L'avversario, infatti, CI FA DA SPECCHIO. Quando si affronta un avversario durante la pratica di una disciplina marziale, non si deve mirare alla vittoria a tutti i costi. Bisogna solo essere coscienti dei sentimenti che si provano durante il combattimento al fine di sconfiggere quelli che non ci permettono di praticare con equilibrio e presenza mentale.

Bisognerebbe praticare avendo come scopo non la vittoria fisica sull'avversario (se c'è, ben venga!) ma soprattutto quella mentale sulle nostre emozioni negative! Questa, secondo me, è la via del guerriero. Questo l'approccio corretto alle arti marziali. La violenza è sintomo di paura e, in generale, di squilibrio interiore.

Molti sfogano nelle arti marziali le proprie emozioni negative senza essere consapevoli della pratica. Queste persone NON SONO PRESENTI AGLI ALLENAMENTI SE NON FISICAMENTE! Mentalmente non ci sono. Ovviamente si può praticare anche per puro divertimento o per il piacere di lottare e vincere il premio in palio o per sconfiggere l'aggressore di turno. Questo approccio alle discipline marziali, però, non è consapevole e non porterà quasi mai ad intraprendere la via del guerriero.

La via del guerriero è una via fatta di disciplina, di lavoro su di se attraverso la pratica delle arti marziali come mezzo per il raggiungimento dell'equilibrio interiore e del controllo sulle emozioni negative. Chi segue questa via adotterà un approccio Yang (maschile), in contrapposizione all'approccio Yin (femminile).

Proprio in ragione del diverso approccio che ci può essere alle discipline marziali esistono, ad esempio, degli stili di Tai chi che sono di tipo Yin o Yang a seconda se il loro scopo è il lavoro incentrato sul respiro e sulle forme (Yin) piuttosto che sul contatto fisico del combattimento vero e proprio (Yang).

Ognuno può scegliere la via a lui più consona e, all'interno della pratica delle arti marziali, la disciplina che più soddisferà le proprie attitudini naturali. L'importante è scegliere la via giusta e cambiarla se non risulta essere in sintonia coi propri scopi e con le proprie attitudini. 

Vincenzo Bilotta

domenica 17 agosto 2014

Cos'è l'Amore?

Quello dell'Amore è un argomento inflazionato. Si sono scritti in proposito poemi, libri, consumati drammi in suo nome. Nonostante ciò, ecco un mio articolo sull'Amore. Esordisco con una domanda che è anche il titolo dell'articolo di oggi: Cos'è l'Amore? 

Cercherò di rispondervi esprimendo il mio punto di vista, nient'altro. Sicuramente, dove c'è l'Amore non può esserci la paura e viceversa. Amore e paura sono antitetici, destinati a non incontrarsi mai, proprio come il giorno e la notte, infatti, quando finisce l'uno comincia l'altro.
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Quando si ama ma si ha, al contempo, paura di perdere la persona amata, quello è un Amore mentale. L'Amore mentale è come un meccanismo automatico che prima o poi s'incepperà. Non si può amare con la testa, è impensabile. L'Amore di testa è egoico, costruito, pieno di aspettative, fragile come un cristallo.

Il vero Amore non può nascere dal calcolo o dal pensiero meccanico. Sarebbe un amore morto ancor prima di nascere. Il vero Amore nasce dal cuore in maniera spontanea, disinteressata, senza vincoli né aspettative. Quando si ama DAVVERO non si possiede l'altro. L'Amore, infatti, non è proprietà.
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Amare significa lasciare l'altro libero di essere, accettandolo COSI' COM'E' senza pretendere il suo benché minimo cambiamento. Se è vero Amore, deve cambiare IN MEGLIO le Vite delle persone che si sono incontrate per condividerlo, arricchendoli senza mai farli dipendere da esso.

Più si ama, meno si dev'essere legati. Amare non significa cercare il genitore che avremmo sempre voluto al nostro fianco. Il rapporto d'Amore dev'essere vissuto alla pari, da persone adulte e CONSAPEVOLI. Lo svezzamento non è Amore, la dipendenza nemmeno. Quello è altro, sicuramente non è Amore.
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Amando si cresce reciprocamente, dando senza aspettative. Non dev'essere una gara in cui vince chi ama di più. OGNUNO FA QUEL CHE PUO' NEL RISPETTO DEI BISOGNI DEL PARTNER. Quando non c'è uno scambio equilibrato che riesca ad alimentare e far crescere il rapporto, ci si dovrebbe separare senza gettarsi gratuitamente del fango addosso.

Impariamo a trarre insegnamento da ogni relazione conclusa invece di rivestire, a seconda dei casi, il ruolo di vittima o di carnefice. Viviamo la storia d'Amore, momento per momento, in maniera consapevole, spostandoci dalla testa al cuore.
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"Al cuor non si comanda", disse qualcuno una volta, alla mente sì. Perciò, ordinate oggi stesso alla vostra mente di zittirsi e lasciate che sia il vostro cuore a parlare.

Vincenzo Bilotta

domenica 10 agosto 2014

Cambiare conviene?

Spesso ci si trova in delle situazioni in cui ci si sta scomodi, stretti, proprio come si potrebbe stare indossando un paio di scarpe un paio di misure più piccole del dovuto. In questi casi il cambiamento sarebbe doveroso ma, spesso, si tende a lasciare le cose come stanno o, al massimo, a procrastinare eventuali cambi di rotta.

Perchè si tende a rimanere fermi anche laddove un cambiamento sarebbe non solo necessario ma apporterebbe notevoli vantaggi alle nostre Vite? Certo, ci sono situazioni che, anche volendo, non si possono cambiare, semplicemente POSSONO SOLO ESSERE ACCETTATE. Queste, però, sono situazioni che non dipendono direttamente dalla nostra volontà come la morte di un parente, l'improvviso licenziamento e così via. 

Come ho detto sopra, certe situazioni non dipendono direttamente dalla nostra volontà, anche se c'è lo zampino del nostro pensiero subconscio che collabora con la legge dell'attrazione. In tutti gli altri casi, cambiare si può. Non si deve, nessuno ci obbliga a farlo, possiamo sempre scegliere di rimanere vittime di noi stessi e del nostro modo di fare ed agire reiterato all'infinito.

Mille sono le scuse per non cambiare, poche quelle che ci permetterebbero di prendere la decisione giusta che potrebbe trasformare la nostra Vita in maniera definitiva dall'oggi al domani, così, in un batter d'occhio. Cosa ci frena, allontanandoci dal cambiamento? LA PAURA. Sempre lei, sempre presente! Paura di cosa, poi?
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Come in ogni scelta, anche quella che potrebbe portare al cambiamento viene da noi valutata, ci si chiede, cambiare conviene? Spesso si ha paura di cambiare perchè magari cambiando si potrebbero perdere certi vantaggi che, invece, si avevano col mantenimento della situazione antecedente il cambiamento. In particolare si ha paura di litigare col partner, di essere giudicati male dagli amici, di non essere capiti dai familiari... In poche parole, si ha paura di rimanere soli.

Se anche voi siete in procinto di cambiare qualcosa di più o meno importante nella vostra Vita, sapete benissimo i dubbi che sorgono, le perplessità, le indecisioni, le paure. La paura maggiore sarà quella di non essere accettati e di rimanere soli. Dopotutto, una volta effettuato il cambiamento si affermano doti caratteriali e di scelta che prima venivano tenute nascoste per piacere agli altri, per venire accettati dalla comunità di appartenenza.

Chiunque è padrone di cambiare la propria Vita o di lasciare tutto così com'è ricordando, però, qualora opti per la seconda scelta, che non sarà mai padrone delle proprie potenzialità e rimarrà schiavo del giudizio degli altri. QUANDO SI CAMBIA E' INEVITABILE VENIRE GIUDICATI IN MANIERA PIU' O MENO ASPRA. RICORDATE, PERO', CHE LA GENTE CHE TENDEVA A GIUDICARVI PRIMA DEL CAMBIAMENTO, LO FARA' ANCHE DOPO E COMUNQUE, A PRESCINDERE DALLA VOSTRA DECISIONE.

Quindi, FATE DELLA VOSTRA VITA QUELLO CHE VI PARE SENZA, OVVIAMENTE, ARRECARE DANNO A NESSUNO PERCHE' LA GENTE TENDERA' COMUNQUE A GIUDICARVI. Chi sono gli altri per giudicarci? Delle persone che, a loro volta, hanno subito dei giudizi in famiglia, a scuola, nell'ambiente lavorativo e, in generale, nella loro comunità di appartenenza.
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E' normale avere paura del cambiamento. Ciò è dovuto al servomeccanismo dentro la nostra testa, al secolo LA MENTE. La mente, infatti, teme ciò che non conosce e non ha avuto modo di sperimentare più volte. Essa, dopotutto, lavora in maniera associativa, paragonando situazioni nuove con altre simili già vissute. Qualora, però, la nuova situazione ha connotazioni mai riscontrate prima di quel momento, la mente va in tilt, blocca tutto, si spaventa, ci spaventa e addio cambiamento.

L'unico modo per conoscere gli effetti del cambiamento è SPERIMENTARLO. Solo dopo si potranno godere i vantaggi. Ricordate sempre: la paura è solo un fantasma inconsistente messo in gioco dalla mente al fine di proteggerci da situazioni sconosciute. Non lottate contro la mente, non prendete questa reazione come un limite. Accettate la sua finalità di sopravvivenza. Valutatene i pro e i contro, dopo AGITE IN DIREZIONE DELLA META CHE INTENDETE RAGGIUNGERE.

Ogni trasformazione è frutto della nostra volontà di cambiare. Siamo noi i timonieri al comando della nave chiamata VITA. Sempre noi scegliamo se naufragare nelle tempeste mentali o dirigerci verso il porto sicuro del nostro cuore lasciandoci guidare dalla bussola della nostra Anima. 

Lasciatevi guidare dal vostro cuore, non permettete alla mente di fermarvi, andate oltre. Nel cuore si trova la chiave in grado di aprire il lucchetto della nostra mente. Non permettete alla paura di fermarvi, trasformatela in AMORE e liberatevi dall'incantesimo del pensiero reiterato all'infinito. Ricordate, dai vecchi pensieri non può nascere nulla di nuovo. Solo un pensiero diverso, fra i circa 60000 che affollano quotidianamente la nostra mente, può fare la differenza. Focalizzatevi su quello e vivete da persone libere!

Vincenzo Bilotta


domenica 3 agosto 2014

Cos'è meglio per noi oggi?

Tutti , spesso, abbiamo la tendenza a lamentarci per il fatto di non essere stati capaci, in passato, di fare la cosa giusta al momento giusto. Ciò ingenera un sentimento di frustrazione, misto ad un senso di colpa, in chi pensa di non aver fatto la scelta giusta quando ne ha avuto la possibilità. Chi ha detto che la scelta fatta in quel preciso istante della nostra Vita sia stata sbagliata?

Io credo ciò sia solo un luogo comune atto ad ingenerare una sensazione di mancata realizzazione mista a fallimento in chi pensa questo. Secondo me, NELLA VITA TUTTO HA UNO SCOPO E TUTTI GLI ACCADIMENTI SONO PERFETTI PER COME SI REALIZZANO. Ogni nostra azione posta in essere in un determinato momento della nostra Vita, rappresenta il meglio per noi.

In quel lasso spazio-temporale, infatti, noi abbiamo pensato, progettato ed agito in base a CIO' CHE RITENEVAMO GIUSTO E PERFETTO AI FINI DELLA NOSTRA EVOLUZIONE PERSONALE. Ovviamente, man mano che andremo evolvendo, saremo liberi di scegliere diversamente in base al NUOVO SENTIRE che si andrà sviluppando in noi assieme alla nostra crescita psichica, fisica e spirituale.
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Per non sentirsi più in colpa a causa delle presunte scelte sbagliate fatte in passato, occorre semplicemente cambiare la nostra percezione degli accadimenti, smettendola di sentirci in colpa o inadeguati e decidendo, piuttosto, di vederli come degli insegnamenti da serbare per acquisire maggiore esperienza quando si tratterà di dover decidere di scegliere nuovamente in futuro.

SOLO SMETTENDO DI GIUDICARCI INADEGUATI RISPETTO AD UNA SCELTA FATTA IN PASSATO, POTREMO ACCEDERE AL NOSTRO LIBERO ARBITRIO CHE CI DARA' LA POSSIBILITA' DI POTER TRASFORMARE IN MEGLIO, IN OGNI MOMENTO, LA NOSTRA VITA.

E poi il passato è PASSATO. Guardiamo indietro solo per imparare dalle scelte fatte, non più per provare rimorsi o rimpianti per le decisioni mai prese. Probabilmente non era ancora il momento. Dopotutto la Vita esiste solo se si è presenti nel QUI E ORA. Non esiste altro momento per vivere se non L'ADESSO.

Tutto il resto è un sogno ad occhi aperti del quale solo la nostra mente ha il controllo. Impariamo a celebrare il momento, vivendo ed onorando L'ETERNO ISTANTE. Solo così avremo l'opportunità di poter vivere in maniera piena e completa la nostra Vita e realizzare al massimo il nostro potenziale animico.

Vincenzo Bilotta