domenica 19 luglio 2015

La lunga strada verso l'infinito

"In un viaggio conta di più come si percorrono i propri passi rispetto al raggiungimento della destinazione". (Vincenzo Bilotta)

Oggi voglio parlarvi di una strada: quella che porta, potenzialmente, verso l'infinito. Cosa significa tutto ciò? Innanzitutto spiegherò di quale strada parlo. La strada in questione è riferita a quella che viene imboccata per essere percorsa da chi decide il cammino verso la conoscenza di Sè. Quando si intraprende un lavoro del genere, non si sa mai dove si andrà a parare.

Bisogna dire, innanzitutto, che ci vuole COSTANZA E VOLONTA' per poter progredire lungo questa strada e, nonostante ciò, potrebbe accadere di non arrivare mai a destinazione, non in questa Vita almeno. Nulla va dato MAI per scontato perchè NIENTE E' PER SEMPRE.
(Immagine presa dal web)

Ecco perchè, come potete ben leggere dal titolo del presente articolo di oggi, parlo dell'infinito. Cos'è, poi, l'infinito? Ciò che non ha fine... Ecco, appunto! Questa strada verso l'auto-conoscenza ha come caratteristica, quella di poter durare all'infinito in molti sensi. Potrebbe durare all'infinito perchè non si riesce a raggiungere la meta o, ancora, perchè non si potrebbe finire mai d'imparare.

In ogni caso, dopo aver spiegato il significato del titolo dell'articolo di oggi, voglio parlarvi del fatto che molti ricercatori mirano, purtroppo, più al raggiungimento della meta che al godersi il passi che potrebbero avvicinare ad essa se compiuti in piena PRESENZA MENTALE.

Il fatto è che, quando si comincia un determinato percorso allo scopo di conoscere meglio le proprie potenzialità interiori al di là delle apparenze, ci si lascia spesso prendere dall'ansia di arrivare... Ma dove? Eppoi, si è davvero sicuri di arrivare? Essendo la società moderna dominata dalla cosiddetta "ansia da prestazione", ne consegue che l'uomo tecnologico abbia imparato a fare/volere tutto e subito in maniera meccanica, guidato da una forza che lo rende più sonnambulo che padrone delle proprie scelte.

Ma il cammino verso la ri-scoperta di Sè, essendo un cammino lungo e, potenzialmente, senza fine, non ha senso compierlo di fretta, cercando di arrivare a meta anche perchè di mete, qui, non ce n'è proprio nessuna. Anzi, quando si decide di lavorare su di Sè, bisogna concedersi del tempo e agire (non reagire, badate bene, altrimenti sarebbe troppo meccanico e scontato!) con lentezza, mirando a godersi più i passi, i fiori lungo la strada, i sorrisi di qualche passante che la meta vera e propria.
(Immagine presa dal web)

Chi non lavora su di Sè è paragonabile ad un guidatore su di un'auto lanciata a tutta velocità su una stradina
di campagna: esso cammina talmente veloce da vedere a stento perfino la strada, cosa importa se arriverà a casa? Cosa potrà raccontare di aver visto? Ben poco!

Chi, invece, decide di lavorare su di Sè, è molto più simile ad un pedone o, al massimo, ad un ciclista che decide di fare un giro sulla stessa stradina di campagna dove il suo collega ha corso in minor tempo rispetto a lui in maniera INCONSAPEVOLE ED AUTOMATICA. A differenza dell'automobilista, però, il ciclista/pedone ha la possibilità di ammirare il paesaggio, ascoltando i suoni della natura e sentendo i vari odori provenienti dalle varie specie di fiori presenti sul prato ai lati della strada.

Il ciclista/pedone sì che avrà di che parlare con amici e conoscenti quando sarà tornato a casa! Inoltre ne uscirà meno deluso e stressato rispetto a chi, invece, ha fatto tutto di corsa e in maniera MECCANICA E INCONSAPEVOLE.

Ho fatto questo esempio per condividere con voi quanto sia importante godersi il cammino intrapreso senza FRETTA NE' ASPETTATIVE, non pensando al dopo (futuro) nè al punto dal quale si è partiti (passato). Dopotutto, ciò che conta è il fatto stesso di ESSERE PRESENTI AI PROPRI PASSI, IL SENTIRE LE FOGLIE SECCHE SCRICCHIOLARE SOTTO LE SUOLE E FARE TUTTO CIO' SENZA PREOCCUPARSI DEL PANORAMA CHE SI POTRA' PRESENTARE DOPO LA PROSSIMA CURVA.

Vincenzo Bilotta

domenica 5 luglio 2015

Non siamo mai soli

Oggi, come articolo, ho deciso di pubblicare un altro capitolo bonus del mio libro L'ARTE DELLA CONSAPEVOLEZZA. Esso s'intitola NON SIAMO MAI SOLI. Prima di lasciarvi alla sua lettura, vi ricordo che, qualora foste interessati, potrete acquistarlo presso: YOUCANPRINT, AMAZON, IBS LIBRI, LA FELTRINELLI, MACROLIBRARSI (A questo sito potete accedere direttamente cliccando sulla copertina del mio libro che trovate alla vostra destra), IL GIARDINO DEI LIBRI, HOEPLI, INMONDADORI, oppure ordinandolo presso le vostre librerie di fiducia.

Narra un’antica leggenda indiana che un giorno, un re, per mettere alla prova la saggezza di  due suoi sudditi, li chiamò a corte per affidare loro delle buste contenenti al loro interno lo stesso manoscritto. Dopo avere consegnato queste buste, diede loro ordine di aprirle solo quando fossero stati sicuri di essere soli; essi accettarono di buon grado il loro incarico e se ne andarono. 

Passò poco tempo quando uno dei due sudditi tornò dal re, dicendo di avere espletato l’incarico, mentre invece passavano i mesi ma dell’altro suddito non si avevano più notizie. Un bel giorno, quando ormai il re aveva perso ogni speranza di rivederlo, il suddito tornò.

Esso era sereno e, al contempo, dispiaciuto quando, alla domanda del re su dove fosse stato nei mesi precedenti rispose: ”O mio re, nei mesi seguenti la consegna del manoscritto sono stato in giro per i luoghi più solitari dell’India. Sono stato dentro le grotte più nascoste, nelle foreste più fitte. Tutto ciò nella speranza di trovare un luogo  in cui poter leggere il tuo manoscritto senza essere visto da nessuno, ma non sono stato mai solo. 
(Immagine presa dal web)

Infatti mi sentivo sempre in compagnia di qualcuno che vegliava su di me. Quel qualcuno è presente in ogni cosa e non mi abbandonerà mai: esso è Dio. Alla fine ho deciso di tornare, per consegnarti la busta ancora sigillata, perché non ho potuto leggerla”.


Allora il re lo lodò e gli disse che era lui, tra i due, il suddito più saggio, perché aveva capito che Tutto è Uno e nulla è separato. Tutto è interconnesso e mai saremo soli. Questa breve ma interessante storiella ci introduce ad uno degli argomenti più importanti di tutto il libro. In questo capitolo parliamo infatti della solitudine. Essa è temuta e vista come un nemico mortale da molte persone. Tutti ne abbiamo avuto paura, almeno una volta, nel corso della nostra vita.


La paura di restare soli è direttamente collegata a quella della morte. Bisogna tuttavia dire che se nel corso della nostra vita cerchiamo la solitudine per riflettere, allora non ne avremo mai paura, diversamente sarà nel caso in cui ci sarà quasi imposta. 

Partendo dal fatto che i più grandi veggenti e saggi d’oriente sono diventati tali dopo aver abbandonato le compagnie comuni allo scopo di ricercare e trovare se stessi attraverso l’isolamento, quello della solitudine è solo un mostro creato e tramandato da una civiltà, quella occidentale, sempre più ansiosa e dipendente (non interdipendente) dagli altri.

In realtà non siamo mai soli, perché siamo parte del Tutto e, quindi, siamo sempre connessi alla fonte (Dio) che ci guida e ci suggerisce la Via, specie nei nostri silenzi più profondi e nei momenti in cui ne abbiamo più bisogno, a patto che sappiamo rimanere in ascolto. Del resto, la quiete, quella vera, se ci fate caso, la si raggiunge durante la meditazione, proprio quando si è soli con se stessi. 

Ognuno di noi ha, sin dalla nascita, uno spirito guida che lo segue e lo protegge, consentendogli di affrontare nella maniera più opportuna le diverse sfide che la vita, man mano che va avanti, gli pone dinanzi.

Questo spirito guida lo si può chiamare con vari nomi quali: Angelo Custode, Dio, Sé, ma l’essenza non cambia. Esso esiste ed è con noi, sempre, allo scopo di proteggerci e guidarci. Basta mettersi in ascolto ed essere ricettivi per sentirlo; alcuni riescono perfino a parlargli o a vederlo. 

Ma, al di là di tutto ciò, a volte esso non si manifesta necessariamente davanti ai nostri occhi; spesso vive nei nostri pensieri, quelli più puri, nelle nostre ispirazioni, nelle nostre idee più geniali, altre volte, invece, risiede nei nostri cuori ed alimenta le nostre passioni. 

E’ essenziale capire che solo abbandonando tutte le nostre paure avremo modo di poter interagire e connetterci con il nostro spirito guida. A quel punto esso ci permetterà di raggiungere i traguardi più ambiti, di capire cosa sia giusto e cosa sia sbagliato per noi, senza l’aiuto di nessun altro, basandoci solo sull’ascolto di noi stessi, perché Egli dimora al nostro interno e vuole il meglio per noi, da sempre. 

Da oggi in poi, quindi, ascoltate dentro di voi, specie nei momenti in cui siete soli e troverete lo spunto creativo per realizzare cose che non avevate mai osato nemmeno pensare di poter riuscire a compiere. E’ dal silenzio che nasce quella connessione col nostro spirito guida che ci permette di iniziare ad attingere ad un’energia creativa capace di costruire nuovi mondi attraverso un solo cambiamento nel modo di pensare, restando QUI E ORA! 
(La copertina del mio libro)

Da oggi, quindi, quando avete necessità di realizzare nuovi progetti, appartatevi e rimanete in ascolto e vedrete che, proprio dal silenzio che prima temevate, etichettandolo con la parola solitudine, nasceranno le soluzioni a tutti i vostri problemi e la pace tornerà a regnare nel vostro mondo interiore, non più turbato da caotiche interazioni con le persone sbagliate. Spesso, infatti, ci si accorge che le migliori decisioni vanno prese da soli, perché l’influenza degli altri a volte porta solo confusione e incertezze sul da farsi, in quanto non sempre i consigli sono dati a fin di bene. 

Accade spesso, infatti, che essi siano dettati dalla gelosia altrui nei nostri confronti e porteranno in tal caso, come conseguenza, al loro interno, il seme del fallimento. Quindi, da oggi, imparate a sbagliare da soli senza più dare la responsabilità dei vostri errori agli altri e vedrete che, se supererete la paura del fallimento, magicamente emergeranno dal vostro io più profondo le soluzioni a tutti i vostri problemi. 

Evitate di sentirvi soli, perché, anche se non lo sarete mai in realtà, così facendo rischiate di attirare a voi situazioni di solitudine. Ciò avverrà per mezzo della Legge dell’Attrazione, in quanto, come detto in precedenza, un piccolo pensiero, se focalizzato su un evento o persona, ne attirerà uno ben maggiore; questo è il meccanismo che governa l’intero universo, come la forza di gravità ci permette di mantenere una certa densità fisica e di non volare via o disintegrarci in polvere. 

Sentitevi sempre completi e in connessione col Tutto, e il Tutto, grazie alla Legge dell’Attrazione, vi ricompenserà con situazioni ed eventi che vi faranno inserire in contesti all’interno dei quali non sarete mai soli. Imparate a non temere più la solitudine, in quanto essa è solo una creazione della nostra mente e deriva direttamente dal modo di pensare comune che sin da piccoli siamo stati costretti a subire perchè facenti parte di una comunità di persone che hanno pensato in maniera ansiosa e ansiogena creando problemi allloro salute per cose molte volte inesistenti. 

Dopotutto, come diceva giustamente Aristotele: ”Chiamiamo libero colui che esiste per se stesso e non per un altro”. Allluce di quanto detto, assumetevi la responsabilità di crearvi il vostro spazio di solitudine e scoprirete che, al di là dei fantasmi generati dalla vostra mente, si celano la soluzione a tutti i vostri problemi e la strada che vi consentirà di connettervi finalmente con Dio per realizzare l’unità attraverso lliberazione dall’Ego.

Vincenzo Bilotta