lunedì 18 settembre 2017

Diabolica-mente

Vi è mai capitato di sentirvi molto, ma molto bene, di buon umore e, proprio quando state pensando di essere felici, s'insinua qualche ricordo legato al passato? In quel momento, lungi dallo stare bene, sembra che il mondo vi crolli addosso.... Eppure un attimo prima sembrava andare tutto a meraviglia...

Questo è il gioco al quale si presta, ogni giorno, l'umanoide medio, la persona comune, quella che non lavora su di Sé ed è sottoposta, per ciò stesso, ai mutamenti di pensiero da parte della mente. Sempre la mente, col suo modo di fare che ha un non so che di diabolico, se vogliamo. Da qui il titolo diabolica-mente!
(Immagine presa dal web)

Dopotutto il termine diabolico è direttamente riferito al diavolo, da diaballon, colui che divide. Si, perché la mente è duale, divide tutto in buono/cattivo, male/bene, luce/buio, bello/brutto e così via all'infinito. La mente, inoltre, vuole sempre e solo capire, l'intuito non fa proprio per lei, questo è uno dei motivi per i quali chi è nel mentale e non ha la capacità di gestire la mente al meglio, è poco creativo, è una conseguenza diretta.

Alla fin fine, però, se andiamo ad analizzare i meccanismi della mente, ci accorgiamo che così diabolica non è, dopotutto essa fa solo il suo lavoro. Il problema nasce nel momento in cui ci si identifica coi pensieri e si comincia a giudicarli. Molte persone traggono la propria identità dai pensieri che le loro menti elaborano, in particolare da quelli più frequenti.
(Immagine presa dal web)

Così nasce il lamentoso, il vittimista, il violento, il triste, il depresso, lo sfortunato, tutti da definizioni liberamente ispirate dai pensieri elaborati dalle loro menti. In questo modo si entra in un circolo vizioso dal quale è difficile uscire, l'uomo ordinario, quello che non lavora su di Sé non può.

Ogni pensiero possiede un'energia propria, più o meno potente. I pensieri negativi, quelli con i quali s'identificano la maggior parte delle persone di questo mondo immerso nella follia mentale, sono quelli che, avendo scarsa energia iniziale, tendono ad alimentarsi dell'individuo al quale appartengono, un pò come dei parassiti.
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Ecco perché determinati tipi di pensiero sono difficili da evitare e da eliminare. Il fatto è che l'ego trarrà identità da essi e ci farà credere di non poterne fare a meno, altrimenti chi saremmo senza di loro? Ecco che, man mano che questi pensieri negativi prenderanno piede, le energie caleranno, ciò perché serviranno ad alimentare il processo di pensiero legato a queste dinamiche negative.

A lungo andare, i processi di pensiero, se ripetuti ed alimentati nel tempo, porteranno dei disagi psico-fisici di una certa rilevanza, fino ad arrivare, nei casi estremi, alla morte del soggetto parassitato. Chiamiamoli parassiti, entità maligne, voladores, il succo del discorso non cambia molto, ci troveremo sempre di fronte a delle entità che cercano di nutrirsi della nostra linfa vitale.
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E pensare che basterebbe non crederci, ciò attraverso la disidentificazione dal processo di pensiero stesso tramite la semplice OSSERVAZIONE SENZA GIUDIZIO. Il giudizio, infatti, alimenta il circolo vizioso pensiero-identificazione-malessere. Molti sono dipendenti dai propri pensieri negativi, ciò non solo perché credono di essere i propri pensieri ma, anche, perché sviluppano una sorta di dipendenza dagli ormoni dello stress secreti dalle ghiandole del sistema fisiologico del corpo fisico in conseguenza di determinati pensieri negativi ripetuti nel tempo.

Bisogna imparare ad OSSERVARSI IN SILENZIO, accettando i propri processi di pensiero senza, tuttavia, entrarci dentro, altrimenti si rischia di assumere l'identità dettata dal pensiero di turno e di diventare come bandierine al vento. IL RADICAMENTO nel silenzio del proprio Sé è fondamentale così come la pratica della meditazione sul respiro, allo scopo di sviluppare la capacità di concentrazione necessaria ad affrancarsi da questa mente all'apparenza diabolica.
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Ricordate, la mente fa solo il suo lavoro, ripete schemi appresi dal passato e rovista fra le ceneri dei vissuti di ciascuno di noi. Sta a noi lasciarla al suo lavoro limitandoci ad OSSERVARLA. Attraverso la pratica dell'osservazione cesserà ogni lotta e si farà della propria mente un'alleata preziosa anziché il drago di turno da sconfiggere.

Vincenzo Bilotta

domenica 3 settembre 2017

Il tragediante

Fra i vampiri energetici più subdoli troviamo, sicuramente, la figura del tragediante. Egli, al pari del lamentoso, riesce spesso a catturare l'attenzione delle persone che incontra e, se queste persone che se lo trovano di fronte non sono abbastanza PRESENTI, rischieranno di venire prosciugate di preziosa energia vitale.

Schermarsi dal tragediante è più difficoltoso rispetto a quando si ha di fronte il lamentoso. Mentre, infatti, il lamentoso si lamenta, il tragediante all'apparenza non si lamenta, la sua arte è ben altra. Il tragediante ha l'abilità di non lamentarsi ma, al contempo, egli possiede la capacità di fare di ogni accadimento della propria Vita, passato, presente o futuro, una tragedia.
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Sono quelle persone che non si lamentano mai ma sono arrabbiate dentro, reprimono, le vedi con certe facce da funerale ma, torno a ripeterlo, stanno zitte, dicono che va tutto ok, che non vogliono essere di peso a nessuno e giù così. In realtà, quando parli con loro, ti dicono che sono stanchi della Vita, che sono degli infelici e, nei casi estremi, dicono persino di volerla fare finita. In realtà, quando parlano in questo modo, stanno solo facendo i tragedianti.

Il tragediante è un abilissimo manipolatore mentale, riesce con successo a suscitare la pietà in chi lo ascolta e, se la persona si fa coinvolgere nelle dinamiche di tragedia e piagnisteo, cercherà in ogni modo di dargli una mano, ciò allo scopo di tirarlo fuori da quello che, almeno all'apparenza, sembra un momento dal quale il tragediante, da solo, non riesce proprio ad uscirne fuori, non senza l'aiuto di qualcuno.
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La verità, però, è ben altra. Il tragediante, infatti, non appena vorremo dargli una mano, consigliandogli magari di lavorare su di sé per smettere di vivere nel suo mondo di tragedie da vittima per poter cominciare, finalmente, a co-creare in maniera attiva e felice la propria realtà, da una parte prometterà di cambiare, ci darà ragione, dicendoci che, alla fine, è colpa sua se la Vita gli risulta così drammatica ma, a conti fatti, non farà un bel nulla o pochissimo per migliorarsi.

Nel frattempo, in tutto questo clima di tragedie e voglia di farla finita, chi ci rimette è sempre la persona che cercherà di aiutare il tragediante. Le energie che andranno sprecate saranno veramente tante. Il tragediante, infatti, è un vampiro energetico al pari del lamentoso. Il tragediante non va aiutato, ciò perché egli, in realtà, non vuole smettere di far di ogni accadimento nella sua Vita una tragedia.
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Ciò accade perché il tragediante si è ormai identificato con questo ruolo, il suo ego ne trae identità e ne è dipendente. Cosa ne sarà di me, pensa l'ego, se la Vita tornerà a sorridermi e io non potrò più fare una tragedia di ogni cosa?

Di ego si parla perché un egoista è il tragediante, al pari del lamentoso, del resto. Sia il tragediante che il lamentoso se ne fregano di ciò che pensano o vogliono gli altri. Diversamente smetterebbero di rompere le palle alle persone e si darebbero una mossa per conto proprio. Ma sarebbe troppo facile così.... E poi le energie a chi le toglierebbero?
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Ecco quindi che il circolo vizioso tenderà a ripetersi fintanto che il tragediante, di sua spontanea iniziativa e in qualche raro caso, non deciderà di smetterla di far teatrino coi passanti cominciando a capire che è ora di smetterla di far l'attore recitando, fra l'altro, una parte non sua, per cominciare a vivere, finalmente, la Vita Reale non più da vittima, ma da artista, creatore e signore della propria realtà.

Dopotutto la Vita è magia, bisogna solo imparare ad adoperare la bacchetta magica-volontà per poter esprimere e realizzare i propri sogni e vivere finalmente felici nella creatività, QUI E ORA, dove sennò?

Vincenzo Bilotta