martedì 30 maggio 2023

Chi sei davvero?

Ti sei mai chiesto chi sei davvero? Hai mai avuto il coraggio di esplorare la tua vera natura, di cogliere tutte le sfumature che stanno dietro la tua personalità, quella che altri hanno fabbricato al tuo posto? Sicuramente, se lavori su di te, qualche domanda te la sarai posta, com'è normale che sia.

Ma la maggior parte delle persone, più che vivere sopravvive. Pochi vivono, e ancora meno riescono a diventare se stessi, oltre la corazza chiamata correntemente personalità che tende a blindare dentro la loro vera natura.

(Immagine presa dal web)


Ma che ci vorrebbe per essere se stessi? Molti credono che basti il solo prendere coscienza del fatto che si possiede una personalità costruita addosso attraverso il processo di addomesticamento che ci rende simili ad automi per poter automaticamente affrancarci dallo stato di sonno in cui versiamo perennemente per poi vivere, finalmente, da persone libere e felici. Magari fosse così, sicuramente non ci sarebbero tutte ste persone folli, tristi, depresse, arrabbiate in giro..

Ma il solo prendere coscienza del fatto che abbiamo una personalità costruita da altri per noi se, per un verso, costituisce, di sicuro, un passo avanti verso il processo di risveglio, per un altro non basta, da solo, a liberarci dalla nostra meccanicità, dal nostro vivere da automi vittime di un destino già scritto.

(Immagine presa dal web)


Dopo aver preso coscienza del nostro processo di addomesticamento che ha portato alla creazione, da parte di altri, della nostra personalità, per liberarcene dobbiamo accettarla. Per accettarla occorrerà inviare tanto perdono, sia ai nostri educatori che a tutti coloro i quali hanno contribuito, in maniera più o meno influente, a farci diventare ciò che siamo adesso.

Bisognerà perdonare sia il mondo esterno, comprese le persone che, attraverso i loro comportamenti ci hanno deriso, ferito, deluso, sia il mondo interno, quello contenuto dentro di noi, il quale ci ha proiettato all'esterno la realtà che abbiamo vissuto fino ad oggi.

(Immagine presa dal web)


Una volta compiuti questi passi importanti, occorrerà abbandonare la vecchia personalità, sarà un percorso che ci metterà alla prova, ma se, nonostante tutto, noi decideremo di andare avanti, vinceremo su tutto/i.

Per lasciare andare la vecchia personalità occorrerà smettere di identificarsi con essa, prendendo coscienza del fatto che noi non siamo la nostra personalità. Dopo aver smesso di identificarsi con la vecchia personalità, se ne potrà costruire una nuova, partendo questa volta dal presente, voltando le spalle definitivamente al passato, che risulterà sanato attraverso il processo del perdono.

(La copertina del mio nuovo libro)


Per creare una nuova personalità, quella che ci consentirà di essere ed esprimere la nostra vera essenza, non quella che ci aveva imposta la società attraverso il lavaggio del cervello, bisognerà imparare a conoscersi, ad esplorarsi, riscoprendo le passioni mai coltivate, le gioie mai provate, facendo cose che ci sarebbe piaciuto fare ma che abbiamo avuto, fino a questo momento, paura di fare.

E' importante precisare che, nonostante il fatto che ci siamo costruiti una nuova, vera personalità, ciò non significa che dovrà essere per noi definitiva e non possa arricchirsi di ulteriori sfumature che vadano a vantaggio della libera espressione della nostra vera natura.

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Se, ad esempio, in passato avevamo determinate paure, pensieri negativi, ansie, mentre andiamo trasformando parti di noi che ci limitavano nella libera espressione delle nostre potenzialità, pian piano possiamo scegliere di lasciarci alle spalle anche le nostre paure e, in generale, tutto ciò che ci ancorava al passato costituendo una zavorra alla nostra ascesa.

Prendiamo coscienza di ciò che NON siamo, perdoniamo eventi, persone, noi stessi per il male ricevuto a livello psicofisico, poi disfiamoci della vecchia personalità fatta di sofferenza e che tendeva a renderci uguali al gregge ed abbracciamo la Vita, la libertà e l'evoluzione, oltre l'istruzione scolastica, familiare, oltre ogni credo religioso e fregandocene del giudizio degli altri. 

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Diventiamo padroni della nostra Vita, perché noi siamo stati creati da Dio a Sua immagine e somiglianza e nessun destino "già scritto" potrà mai imprigionarci perché il destino, così come la personalità, non sono cose predefinite ma possono essere cambiate in ogni momento e a nostro vantaggio, basta volerlo, basta lavorare su di sé.

Vincenzo Bilotta

lunedì 15 maggio 2023

Vivere nella presenza mentale

Oggi voglio parlarvi di presenza mentale. Ebbene sì, oggi più che mai è diventato quasi di moda parlare di presenza mentale, ma quasi nessuno riesce, all'atto pratico, ad essere presente a se stesso nei vari momenti della giornata.

Viviamo in una società dove si sta troppo tempo sui social, si naviga su internet, ma tutto questo non è controbilanciato da una partecipazione alla VITA REALE, fatta di contatto con la natura, relazioni dirette e non via sms, PRESENZA MENTALE.

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Basta uscire per accorgersi del grado di presenza medio nelle persone, che è pari a zero. La maggior parte della gente la vedi per strada, china sugli smartphone, non si accorgono di ciò che li circonda, non si ricordano nemmeno di sé, a volte manco dei semafori, il che è preoccupante oltre che rischioso.

Le persone sembrano avere tutte i minuti contati, vivere di frasi fatte, essere distratte mentre lavorano, giocano, si allenano, in pratica NON SONO QUASI MAI PRESENTI A CIO' CHE FANNO. Sicuramente in passato non esistevano maggiori persone che vivevano in presenza mentale rispetto ad oggi, tuttavia, oggi più che mai, vi sono, per così dire, meno motivi rispetto al passato per essere presenti, per sentirsi vivi, per accorgersi di esistere.

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Sicuramente la tecnologia ha svolto, in tutto ciò, un ruolo fondamentale, distraendo le persone dalla Vita reale, specie con l'avvento degli smartphone, perché prima, bene o male, per connettersi sui social o, in generale, su internet, occorreva il pc portatile, mentre adesso abbiamo tutto sempre a portata di mano.

Sicuramente abbiamo guadagnato in tecnologia, ma abbiamo perso, in maniera quasi totale, la libertà. Quella dai social e dagli smartphone è diventata una vera e propria dipendenza, una forma di astrazione dalla realtà, in pratica la gente che usa in maniera smodata gli smartphone vive in una bolla di realtà virtuale fino a non accorgersi nemmeno di essere viva.

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Ma a tutto c'è n rimedio, si sa, così anche se siete poco o per nulla presenti potete, tuttavia, utilizzare gli smartphone, i social e internet in PRESENZA MENTALE, ossia accorgendovi di utilizzarli senza lasciarvi più trascinare dentro dagli automatismi, un po' come si fa quando si lavora, si lavano i piatti o ci si allena all'aria aperta.

Vi sto parlando di un miglioramento della qualità della Vita attraverso la corretta gestione di sé, utilizzando in maniera responsabile la realtà virtuale e preferendo, sempre più, sostituire a questa passeggiate immersi nella natura, telefonare agli amici invece di mandare mille faccine al giorno con relativi messaggi.

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La presenza mentale può essere alla portata di tutti, QUI E ORA, basta volerlo, basta esercitarsi nell'autosservazione, non ci vuole molto. Sicuramente ci vuole la volontà di trasformazione, l'esercizio costante, ciò per non cadere negli automatismi della Vita quotidiana nei quali un po' tutti noi, se non ci esercitiamo in maniera costante nel tempo, tendiamo a perderci.

Per essere presenti basta poco. Basta accorgersi di esistere e, ad un tratto, tutto risulta così evidente, così reale. A volte è più presente chi si beve una birra fresca, riuscendo a compiere il gesto in maniera TOTALE, assaporandone il gusto senza pensare ad altro rispetto a chi, invece, pur meditando in maniera costante, finisce, durante la meditazione con il concentrarsi, fino ad amplificarli, sui pensieri negativi.


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Non meravigliatevi, quindi, se incontrate persone presenti a se stesse molto più tempo di voi perché potreste scoprire che queste persone hanno scelto di vivere senza troppa tecnologia a portata di mano e a contatto con la natura. Le persone più centrate rispetto alle masse sono, oltre a chi medita in maniera costante e lavora su di sé, le PERSONE SEMPLICI, CHE LAVORANO A CONTATTO CON LA NATURA E VIVONO IN PICCOLE CITTA'.

Per vivere bene occorre tornare alla semplicità, alle cose che prima apprezzavamo ma che adesso i mass media ci fanno snobbare per indurci a comprare cose che non ci servono. Per una maggiore centratura vi consiglio di buttare nella spazzatura radio e tv, o di utilizzare solo canali dove trasmettono musica o documentari sulla natura.

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E' importantissimo decondizionarsi e allontanarsi dagli strumenti mediatici, utilizzati per indurre in noi determinati stati d'animo che servono loro per creare in noi paura, desiderio di comprare cose che non ci servono o per farci vivere nell'incertezza.

Oggi, più che mai, occorre una centratura, un ritorno alla semplicità, il tutto accompagnato da un serio lavoro su di sé che ci consenta di poter vivere in presenza mentale in un mondo che sembra destinato alla follia totale.

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Molti vanno in ritiri spirituali o pensano che i monaci buddisti siano migliori di noi perché non perdono la calma. A queste persone io rispondo che è facile centrarsi e mantenere la pace in un monastero, dove non ti tagliano la strada senza mettere la freccia o non cercano di scavalcarti mentre sei in fila in un ufficio, ma io inviterei questi monaci a mantenere la loro tradizionale imperturbabilità in mezzo al traffico di una metropoli o mentre qualcuno inveisce contro di loro senza nessun motivo.

DOBBIAMO RIUSCIRE A RAGGIUNGERE LO STATO DI PRESENZA MENTALE DOVE CI TROVIAMO MENTRE SVOLGIAMO LE NOSTRE ATTIVITA' QUOTIDIANE E NON IN UN MONASTERO. SOLO COSI' POTREMO ESSERE CERTI DI AVERE RAGGIUNTO LA CENTRATURA E DI CONSERVARE QUESTO STATO IN QUALSIASI SITUAZIONE. E' IN MEZZO AL CAOS, INFATTI, CHE DOBBIAMO TROVARE LA CENTRATURA, NON IN UN RITIRO SPIRITUALE, CHE HA ANCHE LA SUA UTLITA', OVVIAMENTE.

Quando avremo raggiunto la centratura nel caos della città e in mezzo ai mille impegni quotidiani, allora potremo dire di vivere in presenza e di aver raggiunto un livello di consapevolezza superiore alla media. 

Vincenzo Bilotta



mercoledì 3 maggio 2023

Educarsi a vedere il bello fuori

Viviamo in una società di persone lamentose, inquadrate, che vanno sempre di fretta, vivono di convenzioni e muoiono senza ricordarsi se, prima del fatidico giorno, abbiano mai vissuto. In una società così strutturata, pochissime persone hanno voglia, tempo e capacità di vedere il bello.

A parte il fatto che, prima di poter vedere il bello, bisognerebbe educarsi a vederlo. Ma prima di poter vedere il bello fuori, occorrerà imparare a vedere il bello dentro di noi (se vuoi approfondire l'argomento cerca nel motore di ricerca del mio blog il mio articolo intitolato CREA IL BELLO DENTRO).

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Quando si comincia il percorso di auto-educazione al bello, si scoprirà la difficoltà che i nostri occhi hanno a vedere le cose nella loro bellezza e perfezione... Ma perché ciò accade? Il fatto è che noi vediamo le cose per come siamo dentro e non, come molti pensatori del gregge collettivo credono, per come sono fuori.

Sì, in pratica vi sto dicendo che abbiamo dei filtri emozionali-esperienziali che edulcorano, per così dire, la realtà, personalizzandola a seconda dell'osservatore. Qualsiasi persona è in grado di percepire un bellissimo paesaggio al tramonto o, ancora, un bel panorama marino o forestale, ma questo può avvenire solo se quella persona ha una determinata predisposizione d'animo tale da consentirgli di percepire, vedere il bello.

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Ma in realtà la maggior parte delle persone il bello non lo vede, perché porta con sé ancora dei lutti non del tutto elaborati, odio nei confronti di se stesso o di altri, invidia, rabbia e potremmo continuare l'elenco fino a scrivere un altro articolo solo con la lista e non basterebbe nemmeno.

Ma cosa ci serve per educarci al bello, per imparare a vederlo? GLI OCCHI DI UN BAMBINO. Questa è la risposta. Lasciamo che i bambini c'insegnino cosa significhi lo stupore di fronte ad un animale appena nato, ad un ruscello, o quando giocano in riva al mare, nell'età che va dai 3 ai 5 anni, quando la mente è ancora libera, senza filtri, quando ancora il processo di addomesticamento non è cominciato e sono in grado di provare meraviglia di fronte a ciò che gli si presenta davanti.

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Il trucco per educarsi al bello è mantenere la mente di un bambino e cioè SEMPLICE, ELASTICA, COSTANTEMENTE CONNESSA COL FLUSSO DELLA VITA E, SOPRATTUTTO, CENTRATA NEL QUI E ORA. Per i bambini non esiste il tempo, così quando guardano un fiore non cercano di ricordarne il nome o dove lo hanno visto prima ma, lungi da tutto ciò, provano STUPORE e lo ammirano.

Educarsi al bello significa risolvere i conflitti interiori, liberarsi dalla rabbia, perdonare prima se stessi e poi gli altri, trasformando la paura in amore. In pratica, educarsi al bello, a vedere il bello fuori, significa LIBERARSI dalle catene che ci tengono imprigionati dentro una stanza mentale piena di nozionismi, sentimenti di negatività, lamentela e stress.

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Impariamo a vedere il bello fuori, cominciamo a lasciarci il passato alle spalle, smettiamo di stare in ansia per ciò che potrebbe accaderci fra un istante. In quel momento, quando saremo totali in ciò che stiamo facendo, quando il tempo e, di conseguenza, la mente, saranno annullati, allora e solo allora, saremo finalmente educati a vedere il bello fuori. 

Vincenzo Bilotta