domenica 16 febbraio 2020

Ancorarsi al presente

Si parla ormai fin troppo spesso di presenza mentale, ma sono pochi a viverla all'atto pratico. Si medita, ci si osserva, poi arriva una telefonata, qualcuno ci dice qualcosa che non ci fa piacere sentire, magari un giudizio, una critica, poco importa, e noi ci perdiamo subito, non siamo più in grado di essere presenti, vigili.

Oggi voglio parlarvi di una pratica che, se mantenuta costante nel tempo, può farvi ancorare al presente, fra poco vi spiegherò come. Tutti sappiamo, per averlo vissuto in prima persona, che la mente tende ad essere irrequieta, iperattiva, a spostarsi da un argomento all'altro senza che ci sia, spesso, un nesso logico.

(Immagine presa dal web)

Questa iperattività della mente ci porta a vivere come degli zombie, persi nei nostri sogni ad occhi aperti, senza un centro, fra passato e futuro, con i loro rispettivi sensi di colpa per ciò che è successo e non siamo stati in grado di fronteggiare in maniera adeguata rispetto a quelle che erano le nostre aspettative e gli stati d'ansia per ciò che potrebbe accaderci in un futuro imprecisato.

In pratica la nostra mente non è mai QUI E ORA, si sposta sempre, gioca una sorta di partita a ping pong fra passato e futuro, saltando il presente come la rete che separa i due lati del tavolo di questo gioco. Quando tutto sembrerebbe remare contro ogni possibilità di mantenersi svegli o, quantomeno, coscienti dello stato di sonno, ci viene incontro la nostra ancora di salvezza: il corpo fisico, quello che abitiamo ed usiamo per muoverci, lavorare, fare sport.
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Sì, perché, se ci riflettete bene, il corpo, a differenza della mente, è l'unico che rimane nel presente, ciò perché è fisico e non può spostarsi nello spazio e nel tempo, almeno fino ad oggi, salvo in futuro se inventeranno una macchina del tempo o il teletrasporto...

Di conseguenza, l'utilizzo del corpo mediante esercizi quali hatha yoga, tai chi, respirazione, pilates o una semplice passeggiata fatti in maniera cosciente, possono aiutarci a rimanere presenti e ad ancorarci nel QUI E ORA grazie alla percezione del nostro corpo.
(Immagine presa dal web)

Accorgersi del proprio corpo non è facile, ovvio, altrimenti il nostro pianeta sarebbe popolato da Buddha anziché da zombie! La difficoltà maggiore che s'incontra nel sentire il proprio corpo sta nella meccanicità nella quale si versa, la quale porta, come conseguenza, ad un suo utilizzo in una condizione automatica, a volte del tutto incosciente.

Così, se non si riesce a sentire il proprio corpo, se non ci si esercita a risvegliare almeno il corpo fisico, si rischia di perdere l'ultima possibilità di svegliarsi, di accorgersi della Vita che altrimenti, nello stato di zombie nel quale la maggior parte della gente ancora versa, rischia di passare INOSSERVATA e cessare senza la possibilità di essere stata, prima, VISSUTA IN MANIERA COSCIENTE.
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Impariamo, quindi, ad ancorarci al presente, cominciamo a sentire il nostro corpo, le sensazioni che ci trasmette, siano esse tattili, olfattive, poco importa, cerchiamo di ACCORGERCI del fatto che possediamo un corpo. Col tempo potremo uscire dallo stato di meccanicità che in questo momento consideriamo normale e attraverso il quale compiamo gesti quali scrivere, parlare, leggere, fare l'amore senza, peraltro, accorgerci di esistere!

Come ho detto sopra, potete cominciare a praticare delle attività fisiche che possono aiutarvi ad accelerare il processo di ancoraggio al presente. Potete praticare, ad esempio, lo yoga nelle sue diverse varianti, il tai chi, il pilates o, semplicemente, camminare o respirare in maniera cosciente. Tutte quelle elencate prima sono solo alcune delle attività che vi consentono di sentire il vostro corpo per poter tornare, attraverso di esso, al presente anche con la mente.
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Scegliete quella che fa per voi, cominciate con l'esercitarvi in maniera COSCIENTE, OSSERVATE cosa succede all'interno del vostro corpo. Potere sentire il respiro che accelera mentre aumentate l'intensità degli esercizi o i muscoli che si tendono per poi rilassarsi mentre vi esercitate. Ponete la massima attenzione a questi momenti, perché proprio allora state ponendo le basi per ancorarvi al presente facendo smettere, di conseguenza, alla mente di viaggiare nello spazio tempo consentendole di tornare nella sua vera casa: IL QUI E ORA.

Vincenzo Bilotta


domenica 2 febbraio 2020

Non competere, eccelli!

Ti hanno insegnato a competere, sin da piccolo. I tuoi genitori, insegnanti, allenatori, datori di lavoro, hanno nutrito aspettative su di te, spesso molto alte, esercitando su di te pressioni eccessive. A causa di queste pressioni, lungi dal farti raggiungere dei risultati concreti ti hanno sabotato, impedendoti di eccellere. 

Il fatto è che col "mors tua Vita mea" non si arriva da nessuna parte, non nel mondo del lavoro, sicuramente non se si segue un cammino di crescita personale volto a valorizzare i propri talenti. Al contrario, così facendo, si rischia di rimanere isolati, di andare fuori strada, si deraglia dai binari che potrebbero portare, se seguiti, fino alla stazione finale, quella della realizzazione di sé.
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Se si vuole eccellere, se si vogliono davvero approfondire, conoscere e sviluppare i propri talenti fino ad esprimerli si deve, in primo luogo, uscire dagli schemi mentali acquisiti durante il processo educativo-programmatico. Bisognerà riuscire a lasciarsi alle spalle tutto quello che non serve più alla crescita personale e che non farebbe altro che zavorrare il percorso evolutivo.

Ma il passo fondamentale che si dovrà compiere se davvero si vorrà crescere fino a sviluppare i propri talenti e raggiungere l'eccellenza, sarà costituito dal passaggio dallo stato competitivo caratterizzato dal motto "mors tua Vita mea", a quello collaborativo che ha come slogan il "Vita tua Vita mea". Il significato è profondamente diverso... I risultati opposti!
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Per realizzare quanto da me descritto, dovrete smettere di vivere nella modalità "sopravvivenza", di stampo darwiniano, caratterizzata dalla legge della giungla, in cui vince il più forte e per gli altri resta solo terra bruciata, senza alcuna chance. Ormai la nostra civiltà non necessita più, da diverso tempo, di predatori e prede, semmai, se si vuole davvero crescere, occorre la collaborazione.

Alla luce di quanto detto finora, occorrerà passare dalla modalità sopravvivenza, in cui vige la legge del più forte e ognuno fa per sé in maniera puramente utilitaristica, a quella basata sull'olismo, dove tutto è uno e fondata sul principio di cooperazione fra gli esseri umani. In questo contesto viene accantonata ogni forma di concorrenza, più o meno sleale, poco importa, per abbracciare la cooperazione disinteressata fra persone della stessa comunità, prima, fino ad arrivare alla collaborazione fra vari popoli appartenenti alle diverse etnie.
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In questo modo ognuno avrà la possibilità di esprimere i propri talenti e crescere senza danneggiare chi gli sta accanto ma, lungi da tutto ciò, insegnando all'altro ciò che potrà arricchire il suo bagaglio culturale per poter poi avanzare tutti assieme, per costruire un mondo migliore.

Quella da me prospettata non è una visione utopistica ma l'unica alternativa alla decadenza culturale e alla distruzione dilagante che si sta verificando nel mondo, in generale, e nel mondo occidentale in particolare. Quando si smette di competere si ha la possibilità di poter conservare quelle energie che risulteranno preziose allo scopo della crescita individuale e del lavoro che potrà essere compiuto su di sé.

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Quando si collabora ognuno apporta, per il bene comune, il proprio contributo, mettendo a disposizione i propri talenti fino a raggiungere l'eccellenza, ciò grazie anche al fatto che le energie che prima venivano spese per sabotare o combattere il lavoro dei concorrenti, adesso vengono risparmiate in quanto si è raggiunto un clima di collaborazione e crescita globali.

Provate ad applicare questi principi in qualunque campo della vostra Vita, dallo sport alla pratica spirituale, dalla Vita di coppia al lavoro che svolgete, i risultati non si faranno attendere e voi stessi sarete meno stressati, ciò grazie alla nuova visione che avrete del mondo, non più visto come una giungla popolata da predatori mortali ma, semmai, come un luogo di crescita reciproca dove ognuno può esprimere se stesso senza limiti fino ad eccellere nel proprio campo attraverso il contributo personale.

Vincenzo Bilotta