domenica 25 ottobre 2015

Perle ai porci

"Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi". (Mt. 7,6)

Chi lavora seriamente su di sè sa già quanto sia complesso e quotidiano il lavoro che si dovrà compiere allo scopo di rimodellare la propria mente epurandola, al contempo, da tutta la spazzatura accumulata durante il processo di educazione programmatica. Dopo aver svolto un lavoro quotidiano, articolato in maniera diversa in base alle proprie attitudini e preferenze, si va salendo pian piano in consapevolezza e creatività.

I concetti acquisiti attraverso il duro lavoro vanno, però, custoditi con amore. Nessuno può regalarci la consapevolezza, ciò per il semplice fatto che la consapevolezza E' GIA' IN NOI. Chi è già consapevole può solo indicarci la strada da seguire, non può, tuttavia, percorrerla per noi.

Quando avremo acquisito un certo equilibrio nella nostra Vita, ciò attraverso la meditazione, l'informazione, la ricerca indipendente, sarà naturale voler condividere le nostre conoscenze allo scopo di migliorare la Vita anche dei nostri cari e, in generale, di coloro i quali si relazionano quotidianamente con noi, dando loro, al contempo, spunti di riflessione e visioni alternative di una realtà che, spesso, viene percepita come immodificabile quanto cristallizzata.
(Immagine presa dal web)

Potrà accadere, però, in questi contesti, di venire criticati, derisi o considerati "strani" per le idee che si tentano di condividere e per il fatto stesso di averle sviluppate. Per le persone addormentate è più facile criticare e deridere ciò che non conoscono, piuttosto che cambiare se stesse. Il cambiamento, infatti, costa fatica e lavoro.

Come avrete avuto modo di leggere dal brano del vangelo in apertura di questo articolo, perfino Gesù avvertiva più di duemila anni fa del rischio che si corre dando le perle ai "porci". Si corre il rischio che "le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi".

Chi non è pronto o non vuole lavorare su di sé perché non gliene frega assolutamente nulla, non dev'essere in alcun modo introdotto in discussioni riguardanti l'evoluzione dell'essere umano e la crescita della sua consapevolezza. Imparate a comportarvi in base alle circostanze, ciò per evitare il rischio di sprecare tempo ed energia in maniera poco proficua sia per voi che per gli altri.

Se siete al bar e prendete un caffè con l'amico d'infanzia che però vuole parlare solo di calcio, auto, donne o musica, adattatevi al contesto, risparmierete un sacco di energia! Se, viceversa, scoprite che un vostro conoscente vi nomina determinati libri o vi annuncia di aver cominciato un percorso di consapevolezza, in quel caso sentitevi liberi di poter parlare la vostra lingua senza paura di sentirvi giudicati.
(Immagine presa dal web)

Tutto dipende dalle circostanze. Bisogna sviluppare una personalità molto flessibile ed adattiva, allo scopo di potersi destreggiare in maniera brillante in qualsiasi situazione senza correre il rischio di risultare noiosa o "strana".

Ricordate che ci sono tre categorie di persone con le quali è meglio evitare di parlare di lavoro su di sé. La prima è costituita da coloro i quali stanno bene così e non cercano altro. Lasciateli in pace, perché infarcirli di nozioni delle quali non hanno assolutamente bisogno? Dopotutto OGNUNO RAGGIUNGE IL PROPRIO EQUILIBRIO IN MODI DIVERSI.

La seconda categoria è costituita da coloro i quali hanno bisogno d'aiuto ma non lo chiedono. In questo secondo caso sarebbe meglio far sapere loro che si è disponibili ad aiutarli facendogli presente, però, che spetta a loro CHIEDERE. Diversamente, lasciateli in pace, rischiereste di ergervi a salvatori del mondo (per approfondire l'argomento puoi leggere il mio articolo intitolato IL PERCORSO INIZIATICO).

La terza categoria, infine, è costituita da coloro i quali hanno bisogno d'aiuto, lo chiedono ma poi non hanno il coraggio di cambiare restando, per ciò stesso, al punto di partenza. Questa categoria di persone è costituita da coloro i quali leggono centinaia di libri, non si perdono un seminario, meditano tre ore al giorno ma, in sostanza, non hanno poi il coraggio di allontanare le persone con le quali non vanno più d'accordo, non smettono (tra una meditazione e l'altra) di giudicare se stessi e gli altri e, in generale, NON FANNO NULLA DI CONCRETO PER CAMBIARE SIA DENTRO CHE FUORI.

Imparate un pò di sano egosimo, decidete di lavorare su di voi, condividendo ciò che avete acquisito solo con chi può aiutarvi a migliorare le vostre conoscenze attraverso UNO SCAMBIO DI ENERGIE ALLA PARI, non inferiore al vostro. Frequentate seminari, leggete libri, condividete le vostre esperienze con chi è nel cammino come voi, gioite delle conoscenze acquisite badando bene, però, a non gettarle ai "porci". 

Vincenzo Bilotta 




domenica 11 ottobre 2015

Legge di azione-reazione

"Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti". (Mt. 7,12)

Oggi voglio parlarvi della legge di azione-reazione. Ognuno di noi compie delle azioni e, proprio nel momento in cui le compie, è come se caricasse una molla gigantesca. Quante più azioni si compiranno, tanto più questa molla si caricherà. Essa farà ciò, fino ad arrivare al limite estremo di compressione per il quale è stata tarata dall'universo stesso per poter compiere il suo lavoro.
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Qual'è il lavoro di questa molla, una volta caricata? RESTITUIRCI CON GLI INTERESSI CIO' CHE ABBIAMO DATO! Ecco che qui si apre lo spazio alle riflessioni. Ci si comincia a chiedere che tipo di azioni si sono compiute. Gesù stesso, come potete leggere dalla frase di apertura dell'articolo di quest'oggi, dice: "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti".

Cosa significa tutto questo, tradotto in termini di azione-reazione? Gesù, da grande fisico quantistico quale è stato, ci avvisa di caricare la molla delle azioni SOLO CON QUELLE CHE VORREMMO RICEVERE NOI STESSI DAGLI ALTRI. Ciò significa agire senza aspettative, con altruismo, disinteresse, gioia nell'aiutare il prossimo per il solo piacere di farlo. Del resto, anche se non pretendiamo nulla da colui il quale riceverà il nostro aiuto dalle nostre azioni, esso ci verrà restituito con gli interessi, SEMPRE.
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Magari ciò non avverrà nell'immediato, potranno passare mesi, anni, non c'è una data certa, dopotutto questa molla dev'essere prima caricata per poter poi scattare col contraccambio. Quindi, quando capita che si subiscono cattive azioni da parte di persone più o meno vicine, quelle persone, prima o poi, le riceveranno a loro volta con gli interessi.

Va detto che, chi agisce a fin di bene, lo fa con l'Anima e il cuore. Il suo comportamento deriva da una ritrovata connessione fra Anima e cuore, le sue sono AZIONI compiute nel QUI E ORA senza gli schemi ripetitivi legati al passato o eventuali ansie dovute ad un futuro incerto. Chi è nell'Anima, infatti, agisce nell'ETERNO PRESENTE, uscendo, per ciò stesso dallo spazio-tempo, tipico regno del mentale.
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Viceversa, chi agisce con intenti egoici e allo scopo di arrecare danno agli altri per trarne profitti esclusivamente personali, lo fa con la mente e i suoi vissuti. Questo tipo di persona ha quasi sempre agito in questo modo attraverso schemi ripetitivi legati allo spazio-tempo (passato, futuro, MAI presente). Egli non conosce il QUI E ORA, lo ignora totalmente in quanto non ha ricontattato la sua Anima e, per ciò stesso, è incapace di ascoltare il suo cuore.

Sia chi AGISCE (Anima e cuore) che chi RE-AGISCE (mente coi suoi vissuti), caricano una molla regolata dalla legge dell'attrazione (se vuoi conoscere di più in merito, leggi l'articolo intitolato LA LEGGE DELL'ATTRAZIONE). E' attraverso la legge dell'attrazione, infatti, che viene caricata questa molla. In tal modo, quando la molla è carica, l'universo ci restituirà ciò che avremo caricato in essa coi relativi interessi.
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I risultati, come potete ben capire, saranno profondamente diversi. E' molto importante agire con fini positivi ed evolutivi per l'intero genere umano. Ciò non significa diventare delle persone destinate a subire torti o a soccombere per amore di non ricevere, a nostra volta, i torti che abbiamo fatto. Significa, semmai, agire in unione col Tutto, preservandosi, ovviamente dalle eventuali furberie di chi, non conoscendo questi processi, potrebbe scambiare il nostro modo di agire per dabbenaggine.

Vincenzo Bilotta