domenica 24 agosto 2014

La via del guerriero

Chi decide di lavorare su di se opera una scelta, la scelta di cambiare, di non contentarsi di ciò che gli hanno "insegnato" nel corso del processo educativo e di cercare oltre. Questo desiderio di andare oltre il conosciuto lo porterà a fare una scelta, a scegliere una via da seguire per assecondare i suoi bisogni di conoscenza ed evoluzione. 

Ogni persona che lavora su di sé sa, per certo, che non esiste una sola via che potrà portare allo sviluppo del nostro sé reale ma, spesso, ce ne sono tante e a volte capita di perdersi al loro interno. Per questo bisogna fare attenzione a non avere fretta di arrivare. Fra le diverse vie che si possono scegliere per dare inizio al proprio processo evolutivo attraverso la conoscenza di sé c'è la via del guerriero.

Chi segue questa via, abbraccia la filosofia del combattimento allo scopo di vincere il proprio ego illusorio per poter vivere finalmente libero la VITA REALE. Tra le tante discipline marziali che si potrà scegliere di praticare allo scopo di lavorare su di sé seguendo la via del guerriero, vorrei ricordare il Kendo, l'aikido, il Ju-jitsu, il karate e il kung fu coi loro diversi stili interni.

Accade spesso, però, che molti pratichino le arti marziali al solo scopo di autodifesa o, peggio, di aggredire gli altri in caso di discussioni futili. Queste persone non stanno lavorando di certo su di sé allo scopo di evolvere, tutt'altro! Lo scopo delle discipline marziali non è, infatti, quello di aggredire o di battere nemici esterni. 
(Immagine presa dal web)

Il vero scopo delle arti marziali, che è poi in linea con la via del guerriero, è quello di sconfiggere l'ego con tutte le sue illusioni per poter vivere liberi ed evolvere in consapevolezza ed equilibrio. In questa ottica, l'avversario esterno è una proiezione insconscia delle nostre paure, rabbie, gelosie e di tutte le emozioni negative che continueranno a governarci se non saremo in grado di sconfiggerle attraverso il lavoro svolto su di noi.

Quando si subiscono aggressioni, siano esse verbali o puramente fisiche, bisogna chiedersi quali siano i pensieri che governavano la nostra mente in quel momento. Se si farà un'analisi corretta e cosciente dei propri processi di pensiero si scoprirà come, spesso, si erano prodotti pensieri di rabbia o di paura.

L'avversario, infatti, CI FA DA SPECCHIO. Quando si affronta un avversario durante la pratica di una disciplina marziale, non si deve mirare alla vittoria a tutti i costi. Bisogna solo essere coscienti dei sentimenti che si provano durante il combattimento al fine di sconfiggere quelli che non ci permettono di praticare con equilibrio e presenza mentale.

Bisognerebbe praticare avendo come scopo non la vittoria fisica sull'avversario (se c'è, ben venga!) ma soprattutto quella mentale sulle nostre emozioni negative! Questa, secondo me, è la via del guerriero. Questo l'approccio corretto alle arti marziali. La violenza è sintomo di paura e, in generale, di squilibrio interiore.

Molti sfogano nelle arti marziali le proprie emozioni negative senza essere consapevoli della pratica. Queste persone NON SONO PRESENTI AGLI ALLENAMENTI SE NON FISICAMENTE! Mentalmente non ci sono. Ovviamente si può praticare anche per puro divertimento o per il piacere di lottare e vincere il premio in palio o per sconfiggere l'aggressore di turno. Questo approccio alle discipline marziali, però, non è consapevole e non porterà quasi mai ad intraprendere la via del guerriero.

La via del guerriero è una via fatta di disciplina, di lavoro su di se attraverso la pratica delle arti marziali come mezzo per il raggiungimento dell'equilibrio interiore e del controllo sulle emozioni negative. Chi segue questa via adotterà un approccio Yang (maschile), in contrapposizione all'approccio Yin (femminile).

Proprio in ragione del diverso approccio che ci può essere alle discipline marziali esistono, ad esempio, degli stili di Tai chi che sono di tipo Yin o Yang a seconda se il loro scopo è il lavoro incentrato sul respiro e sulle forme (Yin) piuttosto che sul contatto fisico del combattimento vero e proprio (Yang).

Ognuno può scegliere la via a lui più consona e, all'interno della pratica delle arti marziali, la disciplina che più soddisferà le proprie attitudini naturali. L'importante è scegliere la via giusta e cambiarla se non risulta essere in sintonia coi propri scopi e con le proprie attitudini. 

Vincenzo Bilotta