Nasciamo tutti liberi, potenti e creativi. Da bambini sogniamo di fare mille mestieri, l'entusiasmo ci accompagna sempre, questo fino a quando non entriamo in contatto con la programmazione. Infatti, non appena raggiungiamo l'età scolare, saremo inquadrati nella massa dei non-pensanti. Da quel momento comincerà la programmazione, volta a creare delle persone in grado di produrre, specializzate nelle diverse discipline, ma che di creativo avranno ben poco.
Si entra nel programma sin dall'età di 4-5 anni, perché oggi i bambini cominciano già ad essere programmati dalla scuola materna, per poi continuare fino al conseguimento del titolo accademico. Nel mezzo della programmazione raramente si riesce a conservare l'animo creativo e, con esso, la curiosità nei confronti della Vita, in pratica il nostro bambino interiore viene messo a dormire, ciò allo scopo di creare un adulto ammuffito e specializzato nelle varie mansioni lavorative.
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Quando andiamo a scuola entriamo in contatto coi modi di vedere, sentire, percepire la Vita dei nostri insegnanti e, inevitabilmente, con le loro paure. Tutti abbiamo assorbito le paure e le aspettative dei nostri insegnanti a scuola e, prima di essi, dei nostri genitori a casa, dei preti in chiesa, degli allenatori in palestra ma, anche, degli amici in giro.
Il trucco sta nel rimanere con l'animo bambino facendo finta di essere degli adulti ammuffiti... E' necessario, anzi, di vitale importanza, mantenere una parte di noi, la più profonda, libera dal grigiore che l'insegnamento scolastico ci trasmette, occorre sviluppare uno spirito critico nei confronti di ciò che ci viene insegnato, una capacità di discernimento, essenziale per distinguere ciò che è giusto ricordare alla fine del percorso di studi rispetto a ciò che, invece, non è necessario memorizzare dopo le interrogazioni di routine.
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Ciò che risulta di fondamentale importanza è il rimanere fedeli al programma, almeno in apparenza, ciò per non suscitare le opposizioni dei nostri insegnanti, genitori, preti, amici, allenatori, mentre nel nostro intimo, nel nostro giardino interiore, continueremo a coltivare, in gran segreto, la nostra creatività, il senso del bello, la gioia di vivere, perché queste nessuno ce le può insegnare, le abbiamo già da bambini, dobbiamo solo custodirle e lasciare che crescano e si sviluppino in noi libere dalle incrostazioni che la programmazione scolastica tende a formare su tutto ciò che è "fuori dagli schemi".
Impariamo a pensare a modo nostro, ad uscire dagli schemi, smettiamo di avere paura del giudizio, dopotutto chi ci critica è chi non ha il coraggio di pensare con la sua testa e, per ciò stesso, decide di subire passivamente la programmazione scolastica.
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C'insegnano poesie da imparare a memoria, date storiche, materie scientifiche da ripetere a pappagallo durante le interrogazioni, ma NESSUNO c'insegna a ragionare con la nostra testa, a riflettere sull'esistenza, sulla Vita, su noi stessi. In pratica sembriamo tanti robot, impariamo le lezioni a memoria e a memoria le ripetiamo agli insegnanti ma, una volta terminati gli studi, poco o nulla di quelle nozioni rimarrà nella nostra mente.
Secondo me, nei programmi scolastici dovrebbero aggiungere materie quali "educazione alla Vita", "elementi base di amore incondizionato", "invito al pensiero controcorrente" e, per finire, "educazione al perdono". Ho elencato delle materie che, seppur utopistiche, sarebbero di vitale importanza per far mantenere vivo lo spirito bambino-creativo in ognuno di noi, il solo che può evitare la morte mentale delle masse, in un mondo che sta sempre più diventando una necropoli piena di zombie che credono di essere vivi e liberi di fare ciò che gli pare...
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In realtà nessuno, o pochissimi, riescono a realizzare se stessi, ciò perché devono prima superare due grandi ostacoli: il primo è la programmazione, il secondo è la paura di ciò che accadrà "dopo" che si sarà usciti dalla programmazione. In verità, la paura del "dopo" deriva dal fatto che nessuno c'insegna la libertà, perché è della libertà che abbiamo paura, non dell'andare oltre la programmazione ma, piuttosto, della responsabilità di essere gli artefici della nostra felicità!
Per uscire dalla programmazione occorrerà innamorarsi della Vita, rimanendo suoi allievi e lasciandosi guidare dalla curiosità e dal desiderio d'imparare cose nuove, giorno dopo giorno, senza smettere mai d'imparare. Una volta usciti dalla programmazione, ad attenderci troveremo la Vita, quella vera, quella che nessuno ci ha mai insegnato, alla quale affideremo i nostri sogni e, lasciandoci trasportare dalla sua corrente con fede, spinti dall'entusiasmo e dalla creatività, riusciremo finalmente a vivere ed esprimere la nostra individualità ed amore incondizionati, andando oltre, in maniera definitiva, la massa di automi robotizzati che sembrano ormai vivere in attesa della morte e lavorare nella speranza di un rapido pensionamento.
Vincenzo Bilotta