venerdì 11 maggio 2012

L'invidia

"Chi invidia un altro ne riconosce la superiorità". (Samuel Johnson)

L'invidia è forse uno dei sentimenti più pericolosi che esistano, soprattutto per noi stessi. Il provare invidia nei confronti dei risultati conseguiti da altri o per le cose che possiedono in più rispetto a noi, denota una forma d'insicurezza e una mancanza di volontà diretta a cambiare se stessi nei confronti di chi la prova. Spesso, infatti, l'invidioso guarda in modo ostile chi riesce a fare bene e a realizzarsi.
(Immagine presa dal web)

Questa forma di ostilità, secondo me, nasce dal fatto che, in realtà, l'invidioso è una persona poco introspettiva e con una sensibilità poco sviluppata perché possa capire che, in realtà, tutto ciò che gli altri possiedono potrebbe possederlo, se solo si impegnasse, anche lui e, spesso, in misura maggiore. Ricordo, a tal proposito, un'antica storiella indiana che voglio qui raccontarvi.

Vi erano in una piccola cittadina due mercanti che avevano i rispettivi negozi l'uno di fronte all'altro. Essi erano molto agiati in quanto il commercio andava molto bene ma erano anche rivali nella loro attività e provavano tanta invidia l'uno nei confronti dell'altro. Un giorno Dio decise di scendere nella loro piccola città per poter saggiare fino a che punto la loro cupidigia si spingesse e così fece.
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Quando arrivò, egli andò direttamente dal più scaltro dei due mercanti e gli disse: "Io sono Dio e sono qui venuto per aiutarti ad aumentare la tua fortuna senza limiti se tu vorrai ma, affinché tu possa ottenere ciò, dovrai ricordare che quanto tu chiederai a me, ne riceverà il doppio il tuo rivale in affari. Allora? Cosa chiedi?". Dopo aver ascoltato attentamente le parole di Dio, il mercante rispose prontamente e in preda all'invidia per ciò che l'altro avrebbe ottenuto in più: "Voglio che mi cavi un occhio!".

Ecco quanto l'invidia possa ottenebrare l'animo fino a fare perdere di vista se stessi e gli obiettivi che si potrebbero raggiungere lavorando su di Sé. In un mondo come il nostro, ultratecnologico ed ultracivilizzato, si vive d'invidia e competizione. Tutto questo non ha senso e porta a miglia di distanza rispetto agli obiettivi che si potrebbero raggiungere se solo si cambiasse rotta.
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Oggi più che mai, in particolare, sarebbe necessario passare dalla competitività alla collaborazione. Invece di darsi battaglia e provare invidia, si potrebbe collaborare per una crescita globale a livello sia personale, prima, che economico, di conseguenza.

Occorrerebbe trasformare l'invidia in un senso di ammirazione per chi è riuscito ad ottenere più di noi, raggiungendo dei traguardi importanti. Il cominciare a provare ammirazione nei confronti di queste persone ci consentirà, col tempo e un pò di coraggio, di cominciare ad emularli, a prenderli come dei punti di riferimento per raggiungere obiettivi simili o, se riusciremo ad impegnarci seriamente, superiori rispetto a quelli raggiunti da loro.
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Da oggi in poi quando ci sorprendiamo a provare invidia rispetto a qualcuno che ha o fa meglio e più di noi, chiediamoci se dietro a tutto questo non si nasconda, in realtà, la paura di brillare, di tirare fuori il meglio da noi stessi. Dopo averlo scoperto, impegniamoci anche noi a crescere, a fare di più, a piccoli passi, sì, ma con costanza, giorno per giorno, fino a crescere e realizzarci in qualsiasi settore della nostra Vita, cominciando ad amare chi, avendo raggiunto gli obiettivi che ci stanno più a cuore prima di noi, ci può fare da esempio e smettendo, al contempo, di provare invidia.

Vincenzo Bilotta