Ciascuno di noi, nella quotidiana interazione con il mondo esterno, è portato a provare svariati tipi di emozioni. Non sempre, però, queste saranno emozioni di gioia. Spesso si tratterà di emozioni spiacevoli, le cosiddette emozioni negative come rabbia, paura o tristezza. In quei casi sarà necessario imparare ad osservarle per poi gestirle in maniera tale da non venirne travolti e, spesso, annientati.
Ma come fare? Di certo, non è semplice gestire delle emozioni, anche perché esse arrivano all'improvviso quale reazione a determinate dinamiche esterne che possono accaderci nella quotidiana interazione che abbiamo con cose, persone e situazioni di vario genere. Di conseguenza, bisognerà, dapprima, sviluppare una capacità di osservazione, la sola che ci potrà consentire di conservare la lucidità necessaria per non farsi travolgere quando arriverà l'onda-emozione.
Senza una buona capacità di osservazione distaccata, non sarà possibile sviluppare la necessaria presenza mentale che ci consentirà di non entrare in reazione con l'emozione ma, lungi da ciò, ci farà agire in maniera vantaggiosa permettendoci, inoltre, di gestire al meglio la situazione senza perdere mai il radicamento in sé.
L'osservazione delle emozioni costituisce un lavoro di tipo alchemico-trasformativo. Possiamo paragonare l'emozione non osservata al veleno. Essa, se continueremo a lasciarla agire in noi ponendo in essere schemi di tipo reattivo, agirà un pò come un veleno, consumandoci lentamente, giorno dopo giorno.
Il lavoro di osservazione è l'unico che può permetterci di trasformare l'emozione in antidoto, anziché lasciarla agire come veleno. In questo modo guariremo dall'emozione attraverso la sua trasmutazione alchemica, ciò grazie ad un lavoro su di sé che comprenderà esercizi di meditazione e ricordo di sé.
Trasformando il veleno dell'emozione in antidoto, effettuiamo lo stesso lavoro che viene svolto quando si estrae il siero dal veleno dei serpenti. In pratica, capovolgeremo la situazione a nostro vantaggio, utilizzando l'emozione come stimolo ad uscire dallo stato di rabbia, tristezza o paura che sia, invece di rimanerne vittime inermi e per un periodo di tempo che potrebbe durare, a fasi alterne, anche tutta la Vita.
Trasformando il veleno dell'emozione in antidoto, effettuiamo lo stesso lavoro che viene svolto quando si estrae il siero dal veleno dei serpenti. In pratica, capovolgeremo la situazione a nostro vantaggio, utilizzando l'emozione come stimolo ad uscire dallo stato di rabbia, tristezza o paura che sia, invece di rimanerne vittime inermi e per un periodo di tempo che potrebbe durare, a fasi alterne, anche tutta la Vita.
Non dobbiamo considerare l'emozione come una nostra nemica, sarebbe contro natura farlo, essendo l'emozione naturale, fa parte della nostra fisiologia, sviluppata durante l'evoluzione stessa della razza umana. Ciò che è innaturale è il trattenerla, focalizzandosi su di essa perché, così facendo, la si alimenterà facendola crescere, correndo il rischio di identificarsi con essa.
Occorre lasciarla fluire, l'emozione, senza mai trattenerla, semplicemente bisogna osservarla, non giudicarla e lasciarla andare. E' solo una reazione naturale del nostro sistema psicofisico a determinate dinamiche sia interiori che esteriori, la fisiologia fa il resto, va così, non alimentiamo la cosa e, dopo un pò di tempo, tutto tornerà alla normalità, com'è naturale e giusto che sia.
Il semplice fatto di osservare l'emozione, dopo un pò di tempo ci consentirà di poter gestire in maniera più valida ed efficace la nostra Vita interiore così come le relazioni con il mondo esterno, permettendoci di risparmiare energie, tempo e salute.
Vincenzo Bilotta
Vincenzo Bilotta