lunedì 1 aprile 2019

Creare il testimone

Chi lavora su di sé sa benissimo che, non appena ci si distrae, il che accade molto di frequente, ciò a causa degli automatismi che ci governano da sempre, si cade in uno stato di sonno, dove si perde la possibilità di governare le proprie azioni, di vivere in maniera consapevole la propria Vita e si diventa schiavi dei propri pensieri. Ma non solo...

Oltre ad identificarsi coi propri pensieri, si comincia anche, inevitabilmente, a creare una realtà allucinatoria all'esterno di noi, questo come diretta conseguenza della perdita di controllo dovuta ad uno stato di "assenza da sé", il che è proprio l'opposto rispetto al ricordo di sé auspicato, fra gli altri, da Gurdjieff. E allora ecco che si diventa ansiosi, depressi, arrabbiati, aggressivi, tristi, ci si sente soli...
(Immagine presa dal web)

In realtà basterebbe osservare in maniera imparziale questi pensieri per poterli poi lasciare andare, ciò senza correre il rischio di immedesimarsi fino a diventarne schiavi. Tutti, indistintamente, impariamo a vivere, almeno così c'insegnano, in una condizione di ansia per ciò che potrebbe accadere in un futuro più o meno prossimo all'interno delle nostre Vite. Ciò crea un divario spaziotemporale fra il QUI E ORA ed un futuro imprecisato, dove ci si ostina a vivere, pura fantasia, anzi... Pura follia!

Sempre più persone mi contattano dicendomi di sentirsi ansiose, tristi, depresse, arrabbiate, spesso per fatti che potrebbero accadere o che sono accaduti anche 30 anni prima! In realtà non si ha il controllo della situazione, non si sa nemmeno come fare con questa mente irrequieta, sempre pronta a proiettarci dentro degli scenari apocalittici degni di un film horror, ciò al solo scopo di farci soffrire.
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Ma esistono davvero i pensieri? O sono solo dei naturali processi mentali, dei programmi che la nostra mente elabora di continuo perché, alla fin fine, è questo il suo compito? I pensieri, in realtà, non hanno una consistenza solida, non sono veri, a meno che non ci si identifichi, come fa la maggior parte degli esseri umani.

E allora ecco nascere i disagi, l'incapacità di gestire le emozioni, a volte sorgono problemi a livello psicofisico anche seri, ciò per il fatto che si finisce per credere alle proiezioni mentali al punto da creare degli squilibri a livello energetico fino a sfociare nella "Benattia", (che è anche il titolo del libro del Dott. Francesco Oliviero, oltre ad essere un termine da lui coniato),  al secolo malattia.
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Ma come si fa a guardare dentro il pozzo senza fondo, dal quale sembra costituita la mente con tutti i suoi pensieri, senza, tuttavia, correre il rischio di caderci dentro e rimanerne intrappolati in eterno? E' davvero possibile essere felici, liberi, senza pesi, senza sensi di colpa, e poter gioire, finalmente, della Vita in maniera incondizionata?

La risposta è: certo che sì! Il fatto che nessuno c'insegni come fare gioca un ruolo fondamentale nel creare un'umanità "all'apparenza infelice". Sì, perché, sotto sotto, possiamo essere felici, basta riuscire a sganciarsi dalla mente con le sue proiezioni fantasiose quanto ripetitive per poter, finalmente, gestire la nostra Vita in maniera autonoma e rilassata.
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Il passo fondamentale che potrà portare alla libertà dall'illusione dei pensieri è costituito dalla creazione del cosiddetto testimone. Cos'è il testimone? Il testimone è colui il quale osserva senza giudizio, almeno ci prova, i propri pensieri e smette, al contempo, di entrarci dentro, di crederci, di "diventare" i pensieri stessi.

Per cominciare il lavoro che potrà portare, se seguito, alla creazione del testimone, occorrerà innanzitutto osservarsi, sia mentre si compiono le azioni quotidiane quali lavorare, fare i lavori di casa, guidare l'auto o bere un caffè, sia quando, e ciò accade inevitabilmente, la mente proietta in maniera costante e, spesso, ripetitiva, determinati pensieri.
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Alcune persone credono talmente tanto nel proprio dialogo interiore che finiscono, senza accorgersene, col parlare a voce alta coi propri pensieri! Lì ci sarebbe un bel pò da lavorare allo scopo di riuscire ad osservare senza ripetere il dialogo interiore a voce alta...

Anche il solo cominciare ad osservarsi è, di per se stesso, complesso e di non facile attuazione, ciò perché la nostra mente agisce in maniera automatica, proprio come una nave senza nessuno al timone (puoi leggere il mio articolo, in proposito, dal titolo CHI COMANDA LA NAVE?).
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All'inizio del lavoro, quindi, basterà sforzarsi per riuscire ad osservare, almeno per un pò, i pensieri che la nostra mente proietta. Ci si accorgerà subito della complessità del lavoro che, per certi versi, potrebbe essere, agli inizi e se non si ha volontà, frustrante.

Dopo aver sviluppato la capacità di osservazione, occorrerà esercitarla in maniera costante, non solo quando si medita ma, soprattutto, quando si è immersi nella Vita quotidiana, tipo mentre si fa la spesa, si lava l'auto, si è in fila allo stadio.
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L'osservazione da sola non basta. Occorrerà smettere, in un secondo tempo, di credere ai pensieri e, soprattutto, di giudicarli. Col tempo, la volontà e la costanza, si svilupperà il cosiddetto testimone, che costituisce, poi, un ricongiungerci con la nostra VERA NATURA, al di là delle forme, del tempo e dello spazio.

Una volta creato il testimone, si sarà, finalmente, liberi dalla mente coi suoi processi di pensiero compulsivi e si potrà trasformare in maniera radicale la propria Vita. Cambieranno le relazioni, cominceranno ad accaderci cose piacevoli, potremmo decidere di cambiare lavoro, ciò perché, nel frattempo, avremo avuto modo di uscire dagli schemi di pensiero ordinario per poter abbracciare la nostra personale visione della realtà.
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Il testimone siamo noi senza il rumore di fondo costituito dalla mente con le sue ansie e preoccupazioni; il testimone siamo noi al di fuori dallo spazio e dal tempo, oltre le dimensioni conosciute fino al conoscibile; il testimone E' senza giudizio; il testimone costituisce la liberazione dell'essere umano dalla schiavitù della mente fino a diventare padrone della propria Vita che è libertà dalla forma e dal pensiero.

Vincenzo Bilotta