lunedì 8 dicembre 2025

Non permettere mai a nessuno di dirti cosa puoi fare e cosa no

Non permettere mai a nessuno di dirti cosa puoi fare e cosa, invece, no. Poiché la maggior parte degli esseri umani non conosce le proprie, di potenzialità, come può indicare agli altri la strada da seguire per sviluppare le proprie o, peggio, i suoi limiti?

Purtroppo, fin da bambini siamo circondati da persone che non sanno nemmeno chi sono o cosa potrebbero fare, se solo si mettessero in gioco, se solo provassero ad osare. Parlo dei nostri educatori, familiari, amici, allenatori.

Il fatto è che nessuno ci prepara nello sviluppo del nostro potenziale. La società nella quale viviamo si limita, tramite i programmi scolastici, a creare dei futuri mediocri adulti, uguali in tutto e per tutto al resto della già mediocre razza umana.

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Nessuno c'insegna a porci domande, a chiederci come fare per migliorare le nostre prestazioni, siano esse scolastiche che atletiche e, in generale, per quanto concerne la crescita personale in ogni ambito della nostra Vita. A scuola c'insegnano le tabelline, le poesie a memoria, una o più lingue, a praticare il solito calcio anche se a noi fa schifo.

Ed ecco pronta la società attuale, una società fatta di persone tutte uguali, fatta di gente che imita gli altri perché non ha mai nemmeno provato a sviluppare delle proprie idee e, manco a dirlo, una propria personalità.

Il bello è che queste stesse persone che non sanno nulla di nulla, tranne le poesie a memoria e le tabelline, si arrogano il diritto d'insegnare la Vita a quelli che saranno i loro figli, alunni, allievi. Fantastico, vero?

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Così lo sviluppo della personalità diventa un'esigenza che dev'essere sentita nel proprio intimo, un desiderio che bisogna lasciare crescere e soddisfare per conto proprio, ma prima bisogna uscire dagli schemi. Ma come si fa ad uscire dagli schemi?

Innanzitutto bisogna imparare a porsi le domande giuste e cercando le risposte nella Vita, nelle esperienze e quasi mai, invece, in chi si permette di darci consigli su ciò in cui ha fallito o, peggio, non ci ha nemmeno provato perché non ne ha avuto il coraggio.

Ormai, con l'avvento dei social, sorgono come i funghi un sacco di ciarlatani, di persone che per sbarcare il lunario s'inventano, dall'oggi al domani, delle fantomatiche tecniche per lo sviluppo delle potenzialità dell'essere umano.

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Ma, in realtà, nessuno conosce le potenzialità di un'altra persona, perché è compito di ciascuna persona, per conto suo, esplorare la propria interiorità mettendosi alla prova in diverse e nuove situazioni allo scopo di capire fino a che punto può contare su se stessa. Non sarà di certo il "guru" o il "coach" a scoprirlo.

Non sto denigrando determinate figure professionali, quelle serie, esistenti nel campo olistico, sto solo dicendo che queste figure possono guidare il soggetto alla riscoperta del proprio potenziale, indicandogli la via da percorrere, ma sarà sempre e solo quest'ultimo ad avere il compito di percorrerla, esplorarla, fino a riconoscerla come propria o, in caso contrario, seguire un altro sentiero e se nemmeno questo va bene, ne costruirà uno nuovo tutto suo.

Non permettete mai a nessuno di dirvi cosa potete fare o non fare, perché le vostre potenzialità spetta a voi scoprirle, mettendovi alla prova facendo cose che prima non avevate mai fatto perché ne avevate paura. Ogni giorno è una nuova opportunità per crescere, esplorare e conoscere se stessi e, di conseguenza, il mondo, non lasciatevela sfuggire, ma prima mettete alla porta chi crede di conoscere i vostri limiti, perché, in realtà, non ne avete mai avuti!

Vincenzo Bilotta



lunedì 24 novembre 2025

Sviluppare la visione a tunnel

Viviamo in un mondo in cui è sempre più difficile concentrarsi su qualcosa per più di pochi minuti. Il fatto è che veniamo letteralmente bombardati da migliaia di stimoli visivi, auditivi e cenestesici, e questo avviene di continuo mediante mezzi di comunicazione di massa quali tv, radio e, non da ultimi, i famigerati social e smartphone.

Ho calcolato che uno smartphone, con la sua messaggistica istantanea e le sue tante attrattive, in un giorno ci ruba da 30 minuti fino a 8 ore del nostro tempo libero, ma non sempre solo il tempo libero, perché molte persone continuano ad utilizzarlo senza riuscire a smettere pure al lavoro, mentre guidano, in palestra e perfino in chiesa!

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Il fatto è che questi smartphone oltre a rubare tempo, rubano pure creatività e voglia di fare. Sì, perché, sempre per esperienza personale, ho notato come, una volta preso in mano lo smartphone non ci si limiti solo ai programmi di messaggistica istantanea, ma si spazia verso altre app e, così facendo, i pochi minuti che ci si era prefissati per leggere, o controllare, gli eventuali nuovi messaggi ricevuti, diventano ore.

Ho anche notato come quando il telefono lo si tiene spento o lo si mette da parte, si torna a pensare in maniera chiara, tornino le idee e la voglia di fare cose più utili rispetto allo stare chinati a guardare una stupida lastra di vetro colorata...

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Ma lo smartphone è solo una delle tante fonti di distrazione e perdita di tempo per la nostra mente. Assieme allo smartphone esistono altre fonti di distrazione, dove per distrazione intendo tutto ciò che non ci permette di essere produttivi, di raggiungere degli obiettivi, di utilizzare il nostro tempo in maniera proficua.

Le altre fonti di distrazione, quelle che ci allontanano dal raggiungimento dei nostri obiettivi, sono costituite anche dalla nostra visione a 360 gradi. Per visione a 360 gradi intendo una visione che ci fa guardare continuamente indietro verso il passato e ci fa sentire in colpa, verso il futuro e ci mette ansia per ciò che potrebbe succedere e, così facendo, non ci consente di vivere il momento presente, concentrandoci sui nostri obiettivi in tutti i campi della nostra Vita, da quello sentimentale, passando per quello lavorativo, fino ad arrivare alle relazioni sociali.

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Ma la visione a 360 gradi, oltre a farci distrarre pensando al ciò che è accaduto nel passato o a quello che potrebbe accadere nel futuro, ci fa perdere tempo a pensare a ciò che potrebbero pensare gli altri di noi qualora realizzassimo i nostri obiettivi.

Come potete notare da quanto detto finora, la visione a 360 gradi ci fa perdere tempo e concentrazione su cose che non dovrebbero costituire per noi fonte di distrazione ma che, invece, ci risucchiano dentro un vortice che ci tiene prigionieri delle nostre stesse paure facendoci perdere di vista i nostri obiettivi.

La soluzione sarebbe quella di sviluppare una visione a tunnel. Avete presente quando siete all'interno di un tunnel con la vostra auto e capita che qualche lampadina è fulminata? Ciò se, per un verso, vi rende la visione difficoltosa, per un altro vi fa concentrare su di un'unica cosa: LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL.

Ecco, questa è la visione a tunnel che ognuno di noi dovrebbe sviluppare, una visione che ci consenta di focalizzarci, senza distrazioni, sui nostri obiettivi fino a raggiungerli, evitando di perdere tempo pensando a quello che si potrebbe aver sbagliato nel passato, dell'eventuale riuscita di un progetto nel futuro e, soprattutto, di quello che potranno pensare gli altri.

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Molte persone perdono tempo a guardarsi intorno senza, tuttavia, concludere mai nulla di concreto. La Vita è nostra e non sappiamo quanto lunga potrà essere. Nell'attesa dovremmo evitare di perdere tempo con questi stupidi smartphone, a piangerci addosso per ciò che ci è accaduto in passato o ad angosciarci per il futuro e concentrarci, invece, su ciò che vogliamo farne del tempo che ci resta per trasformare la nostra Vita da grigia routine ad opera d'arte passando, così, dal ruolo di semplici comparse a quello di artisti candidati al premio Oscar.

Impariamo a concentrarci su ciò che vogliamo, sviluppiamo la visione a tunnel, poi lavoriamo solo in quella direzione, senza distrazioni, senza paura, con FEDE, AMORE, CREATIVITA' e, con il tempo e la costanza, i risultati arriveranno.

Vincenzo Bilotta  

lunedì 10 novembre 2025

Focalizzati sui tuoi obiettivi

Ogni persona ha un obiettivo e, se non ne ha, è come se fosse morta. Sì, perché avere un obiettivo, nella Vita, è qualcosa che ci permette di andare avanti con nuovi e sempre più entusiasmanti stimoli. Focalizzarsi su di un obiettivo rende la Vita esaltante, avventurosa, piena di risorse, tutta da scoprire.

L'obiettivo ha la stessa funzione del lievito per i dolci: senza di esso la torta, così come la Vita, verrà fuori piatta. Ma per avere un obiettivo occorre, prima, capire cosa si vuole dalla propria Vita, partendo dal punto in cui si è fermi e la situazione sembra stagnare, magari da molti anni.

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Bisogna prendere coscienza del fatto che si è fermi, che nulla sta cambiando proprio in questo momento. Però, in realtà, la Vita cambia ad ogni singolo istante, ma se noi stiamo fermi e radicati ad un'idea, ad un posto, ad un lavoro che odiamo o che non ci permette di esprimere i nostri talenti o di guadagnare e vivere la Vita dei nostri sogni, allora, in realtà, siamo noi ad essere fermi, ancorati in un punto qualsiasi del fiume Vita.

Perché, lo sapete bene, la Vita va, continua a fluire per i fatti suoi, con o senza di noi, che ci piaccia o no, fa parte dell'ordine delle cose, ed è giusto che sia così. Siamo noi che, molto spesso, siamo bloccati. Ci bloccano tante cose: paura di non farcela, del cambiamento, di non essere all'altezza e, la peggiore di tutte, che è poi una vera e propria forma di autosabotaggio, la paura di non meritarci il raggiungimento dell'obiettivo prefissato e di essere, di conseguenza, felici e realizzati.

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Ma prima di perseguirlo, è importante averlo, un obiettivo, altrimenti diventa una vera e propria caccia ai fantasmi. Bisogna osservare il posto in cui si vive, il lavoro che si svolge, le relazioni con le persone, le interazioni con l'ambiente circostante e poi tirare le somme e chiedersi: sono felice, proprio qui dove mi trovo in questo preciso istante?

Ma ATTENZIONE però, è molto importante l'onestà e la sincerità con la quale si risponderà a questa domanda. Bisogna essere onesti, sinceri con se stessi, prendendo in esame una situazione, anzi, diverse situazioni della nostra Vita, per capire se ne abbiamo fatto, di essa, un'opera d'arte o se, invece, tiriamo avanti un carro così pesante che perfino i buoi più forti si rifiuterebbero di portare.

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Tornando al tema iniziale, quello per il quale ho scritto, oggi, questo articolo, vi pongo la seguente domanda: avete un obiettivo VOSTRO? Quando dico vostro mi riferisco ad un obiettivo che vi siete fissati da soli e non agli obiettivi che, spesso, le nostre famiglie fissano per noi credendo che ciò ci renderà felici, mentre il più delle volte costituisce una prigione a Vita e la morte intellettuale delle nostre aspirazioni più elevate.

In realtà, tutti noi abbiamo degli obiettivi, ma succede che quasi mai abbiamo il coraggio di raggiungerli o, quanto meno, portarli avanti, perché succede? La risposta è semplicissima. I nostri obiettivi vengono messi da parte per non deludere i nostri genitori, amici e, in generale, le persone che si sono occupate, durante il nostro processo di crescita, della nostra educazione e mantenimento.

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Sì, molto spesso noi non realizziamo i nostri obiettivi per una forma di altruismo, riconoscenza nei confronti dei nostri familiari che hanno fatto, sicuramente, tanti sacrifici per noi e che non vorremmo deludere facendo "di testa nostra", anche perché tutto ciò ci farebbe sentire in colpa.

Ma poi, in realtà, noi non abbiamo nessuna colpa e siamo nati per realizzare noi stessi, non i desideri o i bisogni degli altri. Non abbiamo nessuna colpa se, ad esempio, nostro padre non è riuscito a laurearsi in fisica nucleare e adesso ci ha imposto questo percorso di studi perché questo realizzerebbe un sogno suo, non nostro.

Per riuscire ad avere degli obiettivi nostri dobbiamo, prima, fissarli. Cosa ci piacerebbe cambiare all'interno della nostra Vita? Questa risulta essere una domanda fondamentale che ci costringerà, fra le altre cose, ad esaminare tutti gli aspetti del nostro vivere quotidiano fino ad individuare le zone d'ombra, quelle che, per intenderci, non ci permettono di vivere la Vita che abbiamo sempre desiderato/sognato.

Dopo aver fatto una disamina generale della nostra Vita ed avere individuato ciò che vorremmo cambiare, ecco che l'obiettivo nascerà da sé di conseguenza. Se, ad esempio, il nostro obiettivo è diventare milionari, dovremo cominciare a studiare dei piani di investimento in parallelo con attività remunerative in grado, quanto meno, di farci avvicinare all'obiettivo passo dopo passo. 

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Mal che vada, miglioreremo sicuramente dal punto di vista economico e della conoscenza del modo in cui bisogna investire per far lavorare il denaro per noi. Lo stesso dicasi per una relazione ormai in stallo: vogliamo un nuovo partner o preferiamo continuare a sorbirci i continui, e poco costruttivi, litigi che sembrano ormai essere diventati la quotidianità?

Quando avremo fissato gli obiettivi bisognerà perseguirli. Per perseguirli bisognerà avere costanza, coraggio, mantenere la concentrazione interiore eliminando eventuali dubbi, paure o sensi di colpa perché non ci siamo laureati in fisica nucleare e abbiamo preferito, magari, aprirci un chiosco di gelati in Brasile.

Nel lavoro volto al perseguimento dei propri obiettivi, rivestirà importanza fondamentale l'eliminazione completa delle persone che ci potrebbero distrarre dal raggiungimento dei traguardi che ci siamo fissati. Per eliminazione non intendo, com'è ovvio, la fucilazione nella pubblica piazza, ma soltanto il loro allontanamento.

Se, come avviene molto spesso, queste persone sono i nostri genitori, allora non possiamo allontanarli, com'è ovvio. In questo caso ci limiteremo a non parlare con loro dei nostri NUOVI PROGETTI DI VITA FUTURA.

Il passo finale sarà quello di non smettere mai di andare avanti in direzione del nostro obiettivo, anche se all'inizio risulterà impegnativo e ci sembrerà di non avere a disposizione i mezzi necessari per raggiungerlo. Basta fare un primo passo, mostrare all'universo l'intento puro volto alla realizzazione di sé in direzione di una VITA VERA E FELICE e, in automatico, si verificheranno le "coincidenze" necessarie per raggiungere tutti i nostri traguardi.

Non opponiamo resistenza alla Vita, entriamo nel suo flusso, lasciamoci guidare dal nostro cuore senza, tuttavia, perdere mai di vista il/i nostri obiettivi dopo averli impressi a fuoco nella nostra mente, eliminiamo tutto il resto, perché la felicità, la nostra felicità è un diritto che abbiamo fin dalla nostra nascita.

Vincenzo Bilotta


lunedì 27 ottobre 2025

Osservati

Ti sei mai osservato? Hai mai preso coscienza di te, dei tuoi pensieri, del modo in cui ti muovi, spesso come un automa, delle azioni che compi? Sì, perché quasi nessuno, nel corso della giornata, spesso della Vita, sembra ACCORGERSI DI SE'.

La gente non è mai presente a se stessa, a maggior ragione in questo periodo storico molto particolare, dove tutti sembrano storditi da questi smartphone sui quali arrivano continui, quanto inutili, stimoli visivi tramite le varie app di messagistica istantanea. A questo punto, parlare di lavoro su di sé, di osservazione, sembra un'impresa alquanto ardua, visto lo stato di sonno profondo nel quale vogliono tenerci.

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Eppure basterebbe poco, basterebbe solo osservare. Basterebbe osservarsi mentre si rimane imbambolati per minuti, che a volte diventano delle ore, davanti al cellulare, ad inviare, ricevere, leggere, dei messaggi in maniera continuata, messaggi, la maggior parte dei quali hanno poca o nessuna utilità.

L'umanità era un po' rincoglionita di suo già prima dell'avvento degli smartphone, eppure, nonostante fosse persa nelle proprie fantasie mentali, riusciva ancora a fantasticare, mentre adesso ha finito pure di fantasticare, ci pensa lo smartphone con il suo messaggiare compulsivo e selvaggio.

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In un precedente articolo (intitolato PROVA PER UN GIORNO), invito i lettori a provare a spegnere il cellulare per un giorno, per osservare cosa avviene in loro, al loro interno, durante quel giorno di digiuno tecnologico voluto.

E' incredibile come non si riescano più a dominare i propri impulsi, non solo quelli sessuali o la tendenza a cibarsi il più del dovuto, tanto per fare un esempio, ma anche quello di guardare in continuazione nell'arco della giornata il cellulare.

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Proviamo ad osservarci, mentre lavoriamo, camminiamo, o guardiamo il cellulare per la centesima volta nell'arco di un'ora, chiediamoci se ci siamo o se lo stiamo facendo per abitudine e, di conseguenza, in maniera del tutto inconscia, automatica.

Il nostro semplice obiettivo dovrà essere quello di osservarci, di ricordarci di farlo il più spesso possibile. Il fatto stesso di osservarci col cellulare in mano, mentre passeggiamo, lavoriamo o quando siamo al ristorante con gli amici, dovrebbe aiutarci a riconoscere il nostro stato di sonno pressoché permanente, il che è già un gran traguardo, per coloro i quali riescono a perseverare.

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L'obiettivo non è il risveglio, quello può accadere in qualsiasi istante e, di solito, non dipende dal semplice processo di autosservazione il quale, tuttavia, può aiutare. L'obiettivo, qui, che è poi l'argomento di questo mio articolo di oggi, è quello di accorgersi di essere addormentati, di andare avanti nelle faccende quotidiane col pilota automatico inserito, tutto qui.

E già questa presa di coscienza sarebbe un balzo quantico oltre la spirale di sonno che tiene addormentata l'umanità oggi. Il solo osservarsi, il solo prendere coscienza del fatto di procedere come degli automi senza possibilità apparente di risveglio, può aprire una breccia in questo muro di sonno permettendo, per ciò stesso, di poter vedere, seppure per un solo attimo, LA LUCE OLTRE LE TENEBRE.

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Non cambiate, quindi, le vostre abitudini, rimanete nei vostri automatismi. Tuttavia, OSSERVATEVI mentre dormite e, in questo stato di sonno, lavorate, fate sesso, vi allenate, guardate gli inutili messaggi che vi arrivano sullo smartphone, questo è quanto. Buona pratica!

Vincenzo Bilotta

lunedì 13 ottobre 2025

Da zavorra a palloncino

Nasciamo liberi e leggeri, da bambini riusciamo a volare alto, coi nostri sogni, la nostra fantasia, la creatività che mettiamo in ogni cosa, principalmente nel gioco e, più in generale, nella Vita. Se dovessimo paragonarci, quanto a leggerezza, a qualcosa, potremmo somigliare a tanti palloncini colorati che, spensierati, volano liberamente nel cielo.

Gli adulti, invece, somigliano a tante zavorre, di quelle che si usano per tenere ancorati alla terraferma i palloni aerostatici. Essi non solo non volano, come faceva la maggior parte di loro da bambini (alcuni bambini sono già in parte, solo in parte però, zavorrati da alcune paure che hanno assorbito nel grembo materno), ma non riescono a muoversi neppure con eleganza.

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L'adulto, in genere, non scivola sulla Vita con leggerezza, a volte nemmeno ci cammina, sul percorso che la Vita gli pone dinanzi, niente di tutto ciò. Egli, quando non è molto appesantito, si trascina ma, molto spesso, striscia per terra con fatica e senza alcuno scopo.

Chi aveva lo scopo e volava alto era il bambino, quando ancora usava le ali senza che nessuno gli avesse insegnato come fare. Sì, perché i bambini volano d'istinto, si lasciano guidare dal cuore e dalla Vita senza porsi tante domande, senza nutrire alcun dubbio, riducendo le paure ad uno scherzo del quale si può, certamente, fare a meno.

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Così il bambino vola, proprio come un palloncino, sui sentieri tracciati dalla Vita, a volte ne crea di nuovi, sentieri, che percorrerà, lui per primo, facendo da esploratore e apripista a tutti coloro i quali vorranno, in seguito, sperimentare lo stesso percorso, passando per gli stessi bivi ed ammirando, di conseguenza, gli stessi paesaggi.

Ma poi il bambino viene messo al guinzaglio, gli viene raccomandato di non usare le ali, di smettere di sognare, di diventare una persona concreta. Glielo ripetono le persone nelle quali egli ripone la massima stima, la massima fiducia e allora, quasi sempre, ci crede, gli da ascolto senza porsi tante domande, e smette di sognare, e smette di volare.

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In questo modo, pian piano e col passare del tempo, comincia il processo di trasformazione che lo porterà ad essere adulto e, di conseguenza, da palloncino, libero di volare alto nei cieli dell'immaginazione creativa, diventerà zavorra, una zavorra gravata da pesi così grandi da essere, molte volte, costretta a sprofondare negli abissi della più profonda disperazione.

Basta guardare fuori, in giro per le strade, per capire di cosa sto parlando, di zombie robotizzati che vivono senza saperlo in attesa della grazia della morte per liberarsi da un'esistenza che, essa stessa, sembra averli maledetti a tal punto da volerli destinare ad un inferno già qui, sulla terra, mentre sono ancora "vivi" (sarebbe più corretto dire morti viventi!).

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Ma c'è una speranza anche per chi è diventato zavorra, una possibilità di invertire il processo, liberandosi dai pesi di una Vita manipolata dalle strutture scolastiche, da un sistema che vuole tutti uguali, schiavi dei mascalzoni che stanno al potere senza essere stati votati e privati non solo di ogni dignità ma, anche e soprattutto, del diritto di sognare, che dovrebbe essere garantito ad ogni uomo, perché l'uomo che smette di sognare, è già un uomo morto.

Uscire dalla globalizzazione, dalle ideologie inculcate fin dall'infanzia allo scopo di creare un mondo di robot telepilotati dall'alto, non è un'utopia ma, al contrario, è qualcosa di realizzabile, anche se per far ciò occorrerà un processo di destrutturazione, in pratica occorrerà USCIRE DA MATRIX, da tutto quello che ci hanno insegnato sotto ipnosi per farci smettere di ragionare ed per farci eseguire ordini al comando.

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Le zavorre vanno eliminate pian piano, giorno per giorno, il processo di liberazione potrebbe richiedere tanto tempo quanto ne è occorso per il lavaggio del cervello al quale ci sottopongono a scuola, in chiesa, ovunque.

Ma per fortuna niente è perduto, e il fatto stesso di cominciare permetterà, ben presto, di smettere di strisciare per terra come vermi al servizio di chi sta al potere, e facendo intravedere la possibilità di trascinarsi, che è già meglio di procedere strisciando.

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Poi, col tempo, con l'aumento della consapevolezza, alcuni potrebbero liberarsi improvvisamente e definitivamente da tutte le zavorre e sentirsi così leggeri da poter tornare a volare, proprio come quando erano liberi, indomiti e felici, in una parola: BAMBINI.

Cominciamo col prendere coscienza dei pesi che ci portiamo addosso senza un motivo ben preciso, poi chiediamoci a cosa serve aggiungere peso alle nostre Vite e se è ancora il caso di continuare a farci carico di zavorre che ci rallentano nel nostro processo di crescita, allontanandoci dai nostri sogni fino a spegnerci come individui.

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Il passo finale sarà quello di smettere di sentirsi in colpa se si decide di abbandonare un percorso che altri, magari i genitori o insegnanti ai quali siamo particolarmente affezionati, hanno tracciato per noi e cominciare ad esplorare nuove strade. 

Qualora non ci fosse una strada in grado di portarci dove vorrebbe il nostro cuore, sarò nostro compito crearne una, tutta nostra, passo dopo passo, fino ad abbandonare anch'essa e volare alto fino al nostro traguardo, quello che sognavamo di raggiungere quando eravamo dei bambini-palloncini e credevamo ancora nella magia.

Vincenzo Bilotta

lunedì 29 settembre 2025

Vedere il mondo con gli occhi di un alieno

Immaginate di essere un alieno, fatelo per almeno una volta nella vostra Vita, se ne avete voglia. Nei panni di questo alieno siete stati inviati sul pianeta terra per cercare nuove forme di Vita intelligente, per fare un'esplorazione dei posti ed, infine, comunicare al vostro pianeta, quello dal quale provenite, i risultati della vostra missione esplorativa.

Gironzolando per il pianeta terra cominciate a vagare per i boschi, a vedere le prime forme di Vita animale: uccellini sui rami, caprioli, scoiattoli e altri animaletti. Ad un certo punto, uscendo dal bosco, vi avviate verso la costa e là vedete, con vostro stupore, per la prima volta il mare.

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A quel punto prendete una barca e vi fate un giretto e scoprite la fauna marina, anche lì stupore e gioia di scoprire la perfezione di quel pianeta, abitato da tanti animali intelligenti, ognuno con uno scopo e che sembrano vivere tutti in armonia. 

Poi, camminando, vi ritrovate in una strada trafficata. A quel punto incontrate il primo essere umano in auto e vi fate dare un passaggio fino alla prima città. Così cominciate ad avere i primi contatti con gli esseri umani e ne rimanete scioccati.

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Da subito cominciate a notare la differenza rispetto agli animaletti incontrati nel vostro cammino nei boschi, e vedete come questi esseri che si fanno chiamare "umani" siano tutti ben vestiti, elegantemente pettinati, pieni di strani profumi e che vanno tutti di fretta. A quel punto cominciate a dubitare di questi umani.

Qualcosa comincia a non quadrare, ciò perché, inevitabilmente, cominciate a fare il confronto con gli animaletti dei boschi o le creature degli abissi marini e notate come, mentre loro vivono in armonia e raramente si uccidono se non per cibarsi i più forti dei più deboli, gli umani uccidono per sport e lo chiamano "caccia" o per brama di potere, in questo caso la chiamano "guerra".

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Ma i paragoni non si fermano qui. Mentre gli animali rispettano il loro habitat, gli umani non rispettano né il loro habitat ma, non contenti, inquinano anche i boschi, i mari e tutto ciò che gli capita a tiro, senza minimamente curarsi dell'estinzione delle specie più a rischio o del fatto che abbattendo gli alberi "sfrattano" le povere creature del bosco.

E voi, che fin dal principio avevate preso nota di tutto nel vostro diario di bordo, cominciate ad osservare come questa specie umana sia fuori luogo e che proprio a causa sua, continuando di questo passo, il pianeta che state visitando potrebbe rimanere, in breve tempo, disabitato.

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Nelle annotazioni non potete fare a meno di evidenziare quanta crudeltà, violenza, mancanza di gratitudine e tendenza alla prevaricazione avete riscontrato in queste sottospecie di scimmie ben vestite che si fanno chiamare "esseri umani". La cosa vi allarma, ma non potete farci assolutamente nulla, anche perché siete solo in missione esplorativa e non potete interagire se non in maniera imparziale con gli abitanti del pianeta terra.

Siete impressionati, vi assale il disagio, cominciate a pensare quanto insensati siano questi umani, quanto poco rispetto abbiano per il pianeta nel quale vivono, poco rispetto verso ogni forma di Vita, risorsa ma, soprattutto, mancanza di rispetto verso se stessi e i propri simili.

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Non potete fare a meno di notare come questi umani, pur possedendo ricchezze naturali, risorse e benessere in generale, siano sempre più infelici, depressi, aggressivi, irrispettosi, cattivi e bramosi di potere e desiderio di sottomettere le popolazioni prendendoli in giro con delle forme repressive di potere che loro amano chiamare "governi".

Dopo tutto quello a cui avete assistito, non potendo più sopportare la visione folle di queste scimmie ammaestrate ed assetate di violenza, potere ed ingrate, risalite sulla vostra navicella e, tornati al vostro pianeta, ripensando alla terra direste ai vostri amici: "ho visitato un pianeta di pazzi"!

Vincenzo Bilotta


lunedì 15 settembre 2025

Meditare sulla morte

La nostra è una società dove l'apparire ha soppiantato, di gran lunga, l'ESSERE. Ogni cosa viene ostentata, nessuno sembra più curarsi dell'essenza di se stesso né delle cose. In pratica si rincorrono beni materiali, titoli accademici, auto e beni di lusso in generale, ma nessuno si ferma mai a riflettere riguardo alla limitatezza della Vita del corpo fisico.

Certo, mentre leggete mi ribatterete che la nostra anima è immortale, che siamo infiniti, che non abbiamo principio di nascita né finiremo, un giorno, con la morte, ma al di là di tutte queste affermazioni metafisiche una cosa è certa ed inevitabile: la morte fisica.
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Che vi piaccia o no, dal momento in cui si nasce, una cosa sola è certa: la morte. Tuttavia nessuno sembra curarsene, molti sprecano le loro Vite senza riuscire a dar loro un senso, senza riuscire a capire l'opportunità che si stanno lasciando sfuggire perdendo il loro tempo attaccandosi alle cose materiali, a sentimenti come odio o desiderio di vendetta, e intanto la Vita va oltre, per i cazzi suoi, niente sconti, per nessuno!

Si pensa troppo alla Vita sociale, ad avere, avere, avere, ad apparire, apparire, apparire... Nessuno pensa allo spirito, a ciò che sarà dopo, nessuno si prepara alla morte fisica. Sì, il mio articolo di oggi pone l'accento sulla morte, quella fisica, perché l'anima, quella no, non muore mai, è qui, tiene in piedi questo corpo fisico per fargli fare esperienze materiali per altri non si sa quanti anni, poi si cade a terra come dei palloncini quando si sgonfiano, e la festa è finita.
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Il fatto è che in occidente non c'è la cultura della morte, nessuno ci prepara alla morte, si evita il discorso in maniera scaramantica, quasi a volerla evitare, come se non parlandone si diventasse immortali. Ma così non è, poi capita che muoia una persona cara e si rimane stupiti, terrorizzati, addolorati, quasi non ci si ricordasse della transitorietà di tutte le cose, dal fiore di campo, passando per gli animali, fino ad arrivare a noi, esseri umani.

L'idea della morte la vogliamo tenere lontana, al contrario di quanto avviene in oriente. In oriente molti monaci buddhisti meditano nei cimiteri, vicino agli ossari. Direte voi, saranno mica necrofili? No, per nulla. I monaci meditano sulla morte e, per enfatizzare la cosa, lo fanno all'interno dei cimiteri, ma perché?
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No, non sono pazzi né necrofili e hanno anche loro da fare tutto il giorno. Tuttavia, ogni giorno, dedicano un pensiero alla morte e nei weekend, invece di andarsi a stordire di vodka in qualche pub a bordo di un SUV, vanno a meditare nei cimiteri, per ricordarsi quanto la Vita sia preziosa e il privilegio del quale stanno godendo proprio in questo ISTANTE di ogni respiro, di ogni raggio di sole, della Vita in se stessa.

Vi siete mai accorti di quanto poco pensiate al fatto di essere vivi, in salute, in un paese non in guerra? Secondo me, pochissimi lo hanno fatto, forse nemmeno lo hanno mai pensato. La Vita è un privilegio, ogni anno che passa invece di lamentarvi del fatto che state invecchiando, pensate piuttosto a godervi ogni singolo istante, smettete di disprezzare la Vita.
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Viviamo in delle autentiche necropoli, forse perché la gente nemmeno si accorge di essere VIVA e non pensa mai alla morte. La Vita scorre davanti ai loro occhi mentre sono impegnati a sprecare il loro tempo controllando i nuovi messaggi sugli smartphone, magari svolgendo dei lavori che odiano o praticando lo shopping compulsivo per compensare il senso di vuoto costante che provano.

Forse pensando un po' di più alla morte si apprezzerebbe il tempo che si ha a disposizione dal momento in cui si nasce fino al giorno, non si sa come e quando, avverrà il salto dimensionale, l'abbandono del corpo fisico.
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Impariamo a meditare sulla transitorietà dei nostri corpi, delle nostre Vite terrene, ma utilizziamo tutto ciò per realizzare ciò che, fino a questo momento, non abbiamo avuto mai il coraggio di fare ed abbiamo sempre rinviato con delle stupide scuse.

Non ci è dato sapere il giorno della nostra morte, il che è un gran vantaggio e, al contempo, uno stimolo a fare, a realizzare i propri sogni, a smettere di odiare, di attaccarsi alle cose materiali, di sentirsi inadeguati, in una parola: PRENDETE L'IDEA DELLA MORTE, MEDITATE SU DI ESSA COME STIMOLO PER VIVERE E CAVALCARE LE ONDE DELLA VITA, INVECE DI LASCIARVI TRASCINARE PASSIVAMENTE DALLA ROUTINE COME, INVECE, FA LA MAGGIOR PARTE DEGLI ZOMBIE MODERNI.

Vincenzo Bilotta