lunedì 13 ottobre 2025

Da zavorra a palloncino

Nasciamo liberi e leggeri, da bambini riusciamo a volare alto, coi nostri sogni, la nostra fantasia, la creatività che mettiamo in ogni cosa, principalmente nel gioco e, più in generale, nella Vita. Se dovessimo paragonarci, quanto a leggerezza, a qualcosa, potremmo somigliare a tanti palloncini colorati che, spensierati, volano liberamente nel cielo.

Gli adulti, invece, somigliano a tante zavorre, di quelle che si usano per tenere ancorati alla terraferma i palloni aerostatici. Essi non solo non volano, come faceva la maggior parte di loro da bambini (alcuni bambini sono già in parte, solo in parte però, zavorrati da alcune paure che hanno assorbito nel grembo materno), ma non riescono a muoversi neppure con eleganza.

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L'adulto, in genere, non scivola sulla Vita con leggerezza, a volte nemmeno ci cammina, sul percorso che la Vita gli pone dinanzi, niente di tutto ciò. Egli, quando non è molto appesantito, si trascina ma, molto spesso, striscia per terra con fatica e senza alcuno scopo.

Chi aveva lo scopo e volava alto era il bambino, quando ancora usava le ali senza che nessuno gli avesse insegnato come fare. Sì, perché i bambini volano d'istinto, si lasciano guidare dal cuore e dalla Vita senza porsi tante domande, senza nutrire alcun dubbio, riducendo le paure ad uno scherzo del quale si può, certamente, fare a meno.

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Così il bambino vola, proprio come un palloncino, sui sentieri tracciati dalla Vita, a volte ne crea di nuovi, sentieri, che percorrerà, lui per primo, facendo da esploratore e apripista a tutti coloro i quali vorranno, in seguito, sperimentare lo stesso percorso, passando per gli stessi bivi ed ammirando, di conseguenza, gli stessi paesaggi.

Ma poi il bambino viene messo al guinzaglio, gli viene raccomandato di non usare le ali, di smettere di sognare, di diventare una persona concreta. Glielo ripetono le persone nelle quali egli ripone la massima stima, la massima fiducia e allora, quasi sempre, ci crede, gli da ascolto senza porsi tante domande, e smette di sognare, e smette di volare.

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In questo modo, pian piano e col passare del tempo, comincia il processo di trasformazione che lo porterà ad essere adulto e, di conseguenza, da palloncino, libero di volare alto nei cieli dell'immaginazione creativa, diventerà zavorra, una zavorra gravata da pesi così grandi da essere, molte volte, costretta a sprofondare negli abissi della più profonda disperazione.

Basta guardare fuori, in giro per le strade, per capire di cosa sto parlando, di zombie robotizzati che vivono senza saperlo in attesa della grazia della morte per liberarsi da un'esistenza che, essa stessa, sembra averli maledetti a tal punto da volerli destinare ad un inferno già qui, sulla terra, mentre sono ancora "vivi" (sarebbe più corretto dire morti viventi!).

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Ma c'è una speranza anche per chi è diventato zavorra, una possibilità di invertire il processo, liberandosi dai pesi di una Vita manipolata dalle strutture scolastiche, da un sistema che vuole tutti uguali, schiavi dei mascalzoni che stanno al potere senza essere stati votati e privati non solo di ogni dignità ma, anche e soprattutto, del diritto di sognare, che dovrebbe essere garantito ad ogni uomo, perché l'uomo che smette di sognare, è già un uomo morto.

Uscire dalla globalizzazione, dalle ideologie inculcate fin dall'infanzia allo scopo di creare un mondo di robot telepilotati dall'alto, non è un'utopia ma, al contrario, è qualcosa di realizzabile, anche se per far ciò occorrerà un processo di destrutturazione, in pratica occorrerà USCIRE DA MATRIX, da tutto quello che ci hanno insegnato sotto ipnosi per farci smettere di ragionare ed per farci eseguire ordini al comando.

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Le zavorre vanno eliminate pian piano, giorno per giorno, il processo di liberazione potrebbe richiedere tanto tempo quanto ne è occorso per il lavaggio del cervello al quale ci sottopongono a scuola, in chiesa, ovunque.

Ma per fortuna niente è perduto, e il fatto stesso di cominciare permetterà, ben presto, di smettere di strisciare per terra come vermi al servizio di chi sta al potere, e facendo intravedere la possibilità di trascinarsi, che è già meglio di procedere strisciando.

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Poi, col tempo, con l'aumento della consapevolezza, alcuni potrebbero liberarsi improvvisamente e definitivamente da tutte le zavorre e sentirsi così leggeri da poter tornare a volare, proprio come quando erano liberi, indomiti e felici, in una parola: BAMBINI.

Cominciamo col prendere coscienza dei pesi che ci portiamo addosso senza un motivo ben preciso, poi chiediamoci a cosa serve aggiungere peso alle nostre Vite e se è ancora il caso di continuare a farci carico di zavorre che ci rallentano nel nostro processo di crescita, allontanandoci dai nostri sogni fino a spegnerci come individui.

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Il passo finale sarà quello di smettere di sentirsi in colpa se si decide di abbandonare un percorso che altri, magari i genitori o insegnanti ai quali siamo particolarmente affezionati, hanno tracciato per noi e cominciare ad esplorare nuove strade. 

Qualora non ci fosse una strada in grado di portarci dove vorrebbe il nostro cuore, sarò nostro compito crearne una, tutta nostra, passo dopo passo, fino ad abbandonare anch'essa e volare alto fino al nostro traguardo, quello che sognavamo di raggiungere quando eravamo dei bambini-palloncini e credevamo ancora nella magia.

Vincenzo Bilotta

lunedì 29 settembre 2025

Vedere il mondo con gli occhi di un alieno

Immaginate di essere un alieno, fatelo per almeno una volta nella vostra Vita, se ne avete voglia. Nei panni di questo alieno siete stati inviati sul pianeta terra per cercare nuove forme di Vita intelligente, per fare un'esplorazione dei posti ed, infine, comunicare al vostro pianeta, quello dal quale provenite, i risultati della vostra missione esplorativa.

Gironzolando per il pianeta terra cominciate a vagare per i boschi, a vedere le prime forme di Vita animale: uccellini sui rami, caprioli, scoiattoli e altri animaletti. Ad un certo punto, uscendo dal bosco, vi avviate verso la costa e là vedete, con vostro stupore, per la prima volta il mare.

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A quel punto prendete una barca e vi fate un giretto e scoprite la fauna marina, anche lì stupore e gioia di scoprire la perfezione di quel pianeta, abitato da tanti animali intelligenti, ognuno con uno scopo e che sembrano vivere tutti in armonia. 

Poi, camminando, vi ritrovate in una strada trafficata. A quel punto incontrate il primo essere umano in auto e vi fate dare un passaggio fino alla prima città. Così cominciate ad avere i primi contatti con gli esseri umani e ne rimanete scioccati.

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Da subito cominciate a notare la differenza rispetto agli animaletti incontrati nel vostro cammino nei boschi, e vedete come questi esseri che si fanno chiamare "umani" siano tutti ben vestiti, elegantemente pettinati, pieni di strani profumi e che vanno tutti di fretta. A quel punto cominciate a dubitare di questi umani.

Qualcosa comincia a non quadrare, ciò perché, inevitabilmente, cominciate a fare il confronto con gli animaletti dei boschi o le creature degli abissi marini e notate come, mentre loro vivono in armonia e raramente si uccidono se non per cibarsi i più forti dei più deboli, gli umani uccidono per sport e lo chiamano "caccia" o per brama di potere, in questo caso la chiamano "guerra".

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Ma i paragoni non si fermano qui. Mentre gli animali rispettano il loro habitat, gli umani non rispettano né il loro habitat ma, non contenti, inquinano anche i boschi, i mari e tutto ciò che gli capita a tiro, senza minimamente curarsi dell'estinzione delle specie più a rischio o del fatto che abbattendo gli alberi "sfrattano" le povere creature del bosco.

E voi, che fin dal principio avevate preso nota di tutto nel vostro diario di bordo, cominciate ad osservare come questa specie umana sia fuori luogo e che proprio a causa sua, continuando di questo passo, il pianeta che state visitando potrebbe rimanere, in breve tempo, disabitato.

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Nelle annotazioni non potete fare a meno di evidenziare quanta crudeltà, violenza, mancanza di gratitudine e tendenza alla prevaricazione avete riscontrato in queste sottospecie di scimmie ben vestite che si fanno chiamare "esseri umani". La cosa vi allarma, ma non potete farci assolutamente nulla, anche perché siete solo in missione esplorativa e non potete interagire se non in maniera imparziale con gli abitanti del pianeta terra.

Siete impressionati, vi assale il disagio, cominciate a pensare quanto insensati siano questi umani, quanto poco rispetto abbiano per il pianeta nel quale vivono, poco rispetto verso ogni forma di Vita, risorsa ma, soprattutto, mancanza di rispetto verso se stessi e i propri simili.

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Non potete fare a meno di notare come questi umani, pur possedendo ricchezze naturali, risorse e benessere in generale, siano sempre più infelici, depressi, aggressivi, irrispettosi, cattivi e bramosi di potere e desiderio di sottomettere le popolazioni prendendoli in giro con delle forme repressive di potere che loro amano chiamare "governi".

Dopo tutto quello a cui avete assistito, non potendo più sopportare la visione folle di queste scimmie ammaestrate ed assetate di violenza, potere ed ingrate, risalite sulla vostra navicella e, tornati al vostro pianeta, ripensando alla terra direste ai vostri amici: "ho visitato un pianeta di pazzi"!

Vincenzo Bilotta


lunedì 15 settembre 2025

Meditare sulla morte

La nostra è una società dove l'apparire ha soppiantato, di gran lunga, l'ESSERE. Ogni cosa viene ostentata, nessuno sembra più curarsi dell'essenza di se stesso né delle cose. In pratica si rincorrono beni materiali, titoli accademici, auto e beni di lusso in generale, ma nessuno si ferma mai a riflettere riguardo alla limitatezza della Vita del corpo fisico.

Certo, mentre leggete mi ribatterete che la nostra anima è immortale, che siamo infiniti, che non abbiamo principio di nascita né finiremo, un giorno, con la morte, ma al di là di tutte queste affermazioni metafisiche una cosa è certa ed inevitabile: la morte fisica.
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Che vi piaccia o no, dal momento in cui si nasce, una cosa sola è certa: la morte. Tuttavia nessuno sembra curarsene, molti sprecano le loro Vite senza riuscire a dar loro un senso, senza riuscire a capire l'opportunità che si stanno lasciando sfuggire perdendo il loro tempo attaccandosi alle cose materiali, a sentimenti come odio o desiderio di vendetta, e intanto la Vita va oltre, per i cazzi suoi, niente sconti, per nessuno!

Si pensa troppo alla Vita sociale, ad avere, avere, avere, ad apparire, apparire, apparire... Nessuno pensa allo spirito, a ciò che sarà dopo, nessuno si prepara alla morte fisica. Sì, il mio articolo di oggi pone l'accento sulla morte, quella fisica, perché l'anima, quella no, non muore mai, è qui, tiene in piedi questo corpo fisico per fargli fare esperienze materiali per altri non si sa quanti anni, poi si cade a terra come dei palloncini quando si sgonfiano, e la festa è finita.
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Il fatto è che in occidente non c'è la cultura della morte, nessuno ci prepara alla morte, si evita il discorso in maniera scaramantica, quasi a volerla evitare, come se non parlandone si diventasse immortali. Ma così non è, poi capita che muoia una persona cara e si rimane stupiti, terrorizzati, addolorati, quasi non ci si ricordasse della transitorietà di tutte le cose, dal fiore di campo, passando per gli animali, fino ad arrivare a noi, esseri umani.

L'idea della morte la vogliamo tenere lontana, al contrario di quanto avviene in oriente. In oriente molti monaci buddhisti meditano nei cimiteri, vicino agli ossari. Direte voi, saranno mica necrofili? No, per nulla. I monaci meditano sulla morte e, per enfatizzare la cosa, lo fanno all'interno dei cimiteri, ma perché?
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No, non sono pazzi né necrofili e hanno anche loro da fare tutto il giorno. Tuttavia, ogni giorno, dedicano un pensiero alla morte e nei weekend, invece di andarsi a stordire di vodka in qualche pub a bordo di un SUV, vanno a meditare nei cimiteri, per ricordarsi quanto la Vita sia preziosa e il privilegio del quale stanno godendo proprio in questo ISTANTE di ogni respiro, di ogni raggio di sole, della Vita in se stessa.

Vi siete mai accorti di quanto poco pensiate al fatto di essere vivi, in salute, in un paese non in guerra? Secondo me, pochissimi lo hanno fatto, forse nemmeno lo hanno mai pensato. La Vita è un privilegio, ogni anno che passa invece di lamentarvi del fatto che state invecchiando, pensate piuttosto a godervi ogni singolo istante, smettete di disprezzare la Vita.
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Viviamo in delle autentiche necropoli, forse perché la gente nemmeno si accorge di essere VIVA e non pensa mai alla morte. La Vita scorre davanti ai loro occhi mentre sono impegnati a sprecare il loro tempo controllando i nuovi messaggi sugli smartphone, magari svolgendo dei lavori che odiano o praticando lo shopping compulsivo per compensare il senso di vuoto costante che provano.

Forse pensando un po' di più alla morte si apprezzerebbe il tempo che si ha a disposizione dal momento in cui si nasce fino al giorno, non si sa come e quando, avverrà il salto dimensionale, l'abbandono del corpo fisico.
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Impariamo a meditare sulla transitorietà dei nostri corpi, delle nostre Vite terrene, ma utilizziamo tutto ciò per realizzare ciò che, fino a questo momento, non abbiamo avuto mai il coraggio di fare ed abbiamo sempre rinviato con delle stupide scuse.

Non ci è dato sapere il giorno della nostra morte, il che è un gran vantaggio e, al contempo, uno stimolo a fare, a realizzare i propri sogni, a smettere di odiare, di attaccarsi alle cose materiali, di sentirsi inadeguati, in una parola: PRENDETE L'IDEA DELLA MORTE, MEDITATE SU DI ESSA COME STIMOLO PER VIVERE E CAVALCARE LE ONDE DELLA VITA, INVECE DI LASCIARVI TRASCINARE PASSIVAMENTE DALLA ROUTINE COME, INVECE, FA LA MAGGIOR PARTE DEGLI ZOMBIE MODERNI.

Vincenzo Bilotta

lunedì 1 settembre 2025

La Vita è flusso

Immaginate un fiume, il suo costante scorrere, a tratti più impetuoso, a tratti più rallentato perché c'è meno acqua, ma che va sempre e comunque avanti, fino a ricongiungersi con il mare. Nel suo andare verso il mare, il fiume è inarrestabile, deciso, pieno di energia.

Il nostro corpo umano, come ormai tutti sanno, è formato in gran parte da acqua. Possiamo dire che l'acqua, e la conseguente idratazione del nostro corpo, sono fondamentali per la nostra esistenza. Chi ha letto il libro IL TUO CORPO IMPLORA ACQUA, DI FEREYDOON BATMANGHELIDJ, MACRO EDIZIONI, sa quanto sia enfatizzata l'idratazione in questo meraviglioso libro che andrebbe inserito quale materia di studio in tutte le scuole pubbliche, ciò allo scopo di educare le future generazioni al corretto utilizzo dell'acqua limitando, al contempo, l'assunzione di bevande frizzanti e piene di zuccheri, coloranti e conservanti.

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Nel nostro corpo tutte le funzioni sono rese possibili, come ho già accennato sopra, grazie ad una corretta idratazione. Poiché noi siamo fatti di energia, il nostro cuore batte grazie ad impulsi elettrici, i nostri muscoli si contraggono grazie all'energia che scorre nel nostro corpo e ci consente, fra le altre funzioni, di camminare, pensare, mangiare, allenarci, produrre sperma, rigenerare le cellule e, di conseguenza, tutti gli organi in soli tre mesi.

Questa energia in medicina tradizionale cinese viene definita QI (si pronuncia "ci"), e il suo corretto fluire lungo i meridiani di agopuntura determina il perfetto funzionamento del nostro sistema psicofisico mentre, viceversa, se qualche meridiano blocca questo fluire, ecco che nasce il disturbo che va corretto attraverso i diversi rimedi dei quali si avvale la medicina tradizionale cinese, due fra tanti: l'agopuntura e la riflessologia plantare.

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Possiamo paragonare il QI all'acqua, essa scorre allo stesso modo, e i meridiani energetici ai vari canali dove il fiume transita fino a giungere a destinazione. Un ristagno del QI può essere paragonato ad un canale fluviale intasato, se non lo si sblocca rapidamente, provocherà un'esondazione.

Lo stesso vale per il QI, occorre mantenere il suo flusso costante, lasciare che scorra liberamente, apportando nutrimento, trasformazione e salute a livello cellulare e, di conseguenza a livello psicofisico nella persona che mantiene il proprio corpo e la propria mente in sintonia con la propria anima.

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Fatta questa premessa, andremo ad analizzare quali sono le cause di arresto del QI in un determinato organo. Poiché la Vita è flusso, il cercare di arrestare o modificare il suo avanzare, rischia di travolgerci e trascinarci via con forza, questo con o senza il nostro consenso.

Le scelte sono due: ACCETTARE la Vita, così com'è, fluendo assieme ad essa senza sforzo, oppure non accettarla, opponendo resistenza al suo continuo, impetuoso, fluire. Se la Vita è flusso, ciò significa che essa è come un fiume e, di conseguenza, uguale al QI che scorre costantemente e finché siamo vivi, nel nostro corpo attraverso i meridiani energetici.

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Quali sono le conseguenze di quanto detto finora? Se noi decideremo di fluire con la Vita, imparando ad ACCETTARLA con tutto quello che ci offrirà e non opponendo la minima resistenza ma, lungi da tutto ciò, ci lasceremo condurre dalla sua corrente sfruttandone la potenza immane, ecco che ci manterremo in salute, utilizzando il QI a vantaggio del nostro benessere psicofisico ed impedendogli, col nostro atteggiamento positivo nei confronti degli accadimenti, di arrestarsi e far danni nel nostro corpo.

Ma se, come molti fanno, decideremo di resistere alla Vita, ecco che rischieremo di venirne travolti e trascinati via senza controllo. La non accettazione della Vita con le sue dinamiche, inoltre, comporterà una certa resistenza da parte nostra, con conseguente spreco di energia, perché remeremo contro la corrente della Vita rischiando di ammalarci a causa del blocco del QI in qualche meridiano dove tenderemo ad avere, proprio in quel momento uno squilibrio energetico.

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Alla luce di quanto detto sorge una domanda spontanea: perché resistere alla Vita? Se il fiume della Vita è in costante movimento, ci conviene, se vogliamo mantenerci in salute, non ostacolarlo andando, piuttosto, in direzione del suo naturale fluire, senza sforzo, né spreco di energie, così anche il nostro QI non incontrerà resistenza, perché noi non somatizzeremo gli eventi bloccando, in conseguenza di ciò, i canali energetici.

Impariamo a fluire, lasciamoci trasportare dalla Vita, lasciamo che il nostro cuore ci parli, rimaniamo in ascolto, perché il nostro cuore e la Vita sanno già ciò di cui abbiamo bisogno per crescere, evolvere fino a realizzare i nostri progetti. Smettiamo di resistere, perché così facendo perdiamo tempo, energie, salute e a volte rischiamo di morire quando il QI è bloccato.

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Rimaniamo allievi della Vita, prendiamo ogni cosa come un suo insegnamento, smettiamo di resistere, continuiamo a rimanere in una dimensione ludica, proprio come quando giocavamo con essa da bambini, mettiamo da parte ogni paura e lasciamoci condurre per mano verso la realizzazione dei nostri sogni e, alla fine del percorso, alla FONTE dalla quale tutti noi proveniamo.

Vincenzo Bilotta

lunedì 18 agosto 2025

Ogni accadimento svolge un ruolo nella tua Vita

Bisogna lavorare su di sé per comprendere fino in fondo la Vita, altrimenti si vivrà nel mondo di superficie, fatto di talk show, SUV superlusso, droghe, alcool, abiti eleganti e, in generale, apparenza, fumo negli occhi.

Certo, le cose belle si colgono al volo, non bisogna riconoscerle, stanno là fuori. Ma per capire certi accadimenti, certe dinamiche nelle nostre Vite, non basta conoscere le marche dei migliori abiti, del SUV ultimo modello o il nome del personaggio famoso che appare sempre in tv.

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Chi vive la Vita di superficie, in realtà, non conosce nulla delle dinamiche che governano il cosmo, e non capirà mai il perché di determinati accadimenti. Di conseguenza, sarà destinato ad essere trascinato a forza dalla Vita e sbattuto a destra e a manca dalle sue immancabili tempeste, tutto questo senza la possibilità di diventare, lui stesso, il capitano della propria nave.

In realtà, sappiamo bene che non si cresce con le cose possedute, con le amicizie giuste, con lo smartphone di ultima generazione o con la vacanza superlusso. Certo, queste sono cose che se si possiedono, senza esserne, tuttavia, schiavi, fanno parte dei piaceri della Vita, e noi abbiamo diritto di goderne, tranne che non decidiamo di farci monaci eremiti o sannyasi.

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Tuttavia, oltre alla Vita di superficie, sulla quale ognuno di noi può esercitare il controllo in maniera facile ed intuitiva, esiste una realtà, un aspetto della Vita più profondo, un aspetto che può mettere a dura prova l'esistenza di chiunque, costringendolo a tirare il freno a mano, smettere d'inseguire champagne e cocaina e fermarsi a riflettere.

Ma se questa persona, chiamata dalla Vita a riflettere, non lo ha mai fatto, beh, allora per lei sorgeranno grossi problemi, specie se non ha mai lavorato su di sé, cominciando ad indagare su ciò che significa, in realtà e oltre le apparenze, VIVERE.

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Come molti di voi ben sanno (lo spero), ogni accadimento nella Vita ha un suo ruolo. Ogni cosa necessita di una specifica chiave di lettura per essere compresa, e quella chiave di lettura è dentro di noi, nella mente limpida, quando siamo silenti e ci apriamo alla comprensione universale, che è già in noi ma non si manifesta mai, non possiamo vederla, perché le acque della nostra mente sono "normalmente" agitate dagli oltre 60000 pensieri che ogni giorno la nostra mente ci spara a raffica, confondendoci le idee.

Come ho accennato prima, ogni cosa non avviene mai per caso, e quando avviene svolge un ruolo determinante nella nostra Vita, diversamente non accadrebbe mai, sicuramente non nella nostra Vita.

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Così, quando ci si ammala, invece di imprecare contro la cosiddetta "malattia", termine prettamente allopatico fonte di guadagno per le multinazionali del farmaco, si dovrebbe riflettere sul fatto che, in realtà è una "benattia", termine omeopatico coniato dal Dott. Francesco Oliviero che sta a significare che tutto quello che accade è giusto e perfetto, quindi un bene, mai un male.

Così, sotto questa nuova ottica, la "malattia" arriva per guarire la persona dai suoi comportamenti sbagliati, invitandolo ad amarsi e a rispettarsi, come forse non aveva mai fatto fino a quel momento. Più che farci la guerra, quindi, fate amicizia col vostro squilibrio psicofisico e ci troverete un invito al cambiamento, un punto di svolta nella vostra Vita, ma in senso positivo, mai negativo, come invece continuano a blaterare i medici allopatici.

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Un altro accadimento traumatico è costituito dall'abbandono da parte del partner. Può accadere che, ad un certo punto della relazione, il nostro partner ci tradisca o voglia il cosiddetto "periodo di riflessione". Anziché vedersi crollare il mondo addosso, converrebbe chiedersi perché si reagisce in un determinato modo (generalmente rabbia, paura, ansia riguardo a cosa ne sarà del rapporto stesso).

Ci si potrebbe chiedere se, in realtà, dietro la reazione all'abbandono del partner non ci siamo degli schemi di dipendenza creati per bypassare la paura di restare soli. Ecco che, in questo contesto, si potrà avere una diversa chiave di lettura e vedere l'abbandono da parte del partner come un'opportunità per guarire dalla dipendenza dalle persone o dalla paura di restare soli.

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Ogni persona non arriva da noi per caso, così come ogni evento non avviene fortuitamente ma, lungi da ciò, essi accadono ed entrano nelle nostre Vite per portarci un messaggio, arrivano per darci l'opportunità di evolvere, di cambiare Vita, di migliorare.

Così, quando accade qualcosa che, secondo l'opinione comune, risulta essere brutta o, quanto meno, sgradevole, ciò non significa che si è stati, secondo il comune modo di ragionare delle pecore metropolitane, "sfortunati", semmai significa che è arrivato, per noi, il momento di cambiare Vita e, di conseguenza, di evolvere verso piani più alti di consapevolezza, elevandosi al di sopra del gregge globalizzato dei non-pensanti.

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Col tempo, e con l'esercizio d'introspezione, riusciremo a leggere il significato che si cela dietro ogni accadimento, fino a guarire il nostro sistema psicofisico e, di conseguenza, la nostra Vita. In questo modo raggiungeremo, e porteremo a compimento, il progetto della nostra anima, quello per il quale ci siamo incarnati in questo corpo.

Vincenzo Bilotta


lunedì 28 luglio 2025

La Vita è improvvisazione

Ogni persona tende a fare progetti per la propria Vita, ed è giusto e, per certi versi, normale. Dico per certi versi perché, in qualsiasi momento, questi progetti, in realtà, possono essere stravolti da qualsiasi avvenimento non previsto in precedenza e questo, dopotutto, fa parte della Vita e va messo in conto.

Il fatto è che, molto spesso, quando un progetto viene stravolto, ecco che la persona non accetta questo stato di cose. E' tipico, infatti, lamentarsi per come vanno le cose rispetto ai progetti originari, per il fatto che adesso non si sa cosa fare e via dicendo.

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In tutto questo, nella lamentela insita nelle frasi precedenti, si può notare una certa resistenza al cambiamento che la Vita, a volte, ci pone davanti senza nessun preavviso, un po' come un fulmine a ciel sereno. Di fronte al cambiamento si hanno due opzioni: o si resiste ad esso, arrabbiandosi per ciò che la Vita non ci ha permesso di realizzare a causa del mutamento delle condizioni che, mentre prima erano favorevoli alla realizzazione dei nostri progetti, adesso risultano essere contrarie, ostacolandone, di fatto la loro realizzazione, oppure si smette di opporre resistenza.

Nel caso in cui si smette di opporre resistenza si è già sulla buona strada in direzione del cambiamento e del successivo adattamento alle nuove condizioni che la Vita ci pone davanti. Questo non opporre resistenza, come sapete bene, consentirà un risparmio energetico che ci servirà per affrontare i cambiamenti sopraggiunti rispetto ai progetti iniziali.

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Una volta accettato ciò che è accaduto, quello che la Vita, mischiando le carte, ci ha messo sul piatto, occorrerà improvvisare, perché vivere la Vita significa, anche e soprattutto, improvvisare, uscire fuori dal copione che si era scritto e recitare a braccio, un po' come fanno gli attori più bravi nelle diverse opere teatrali.

La Vita, infatti, è improvvisazione. Certo, progettare fa parte del modus vivendi di tante persone, ma ci sta pure il mettere in conto la possibilità di dovere improvvisare laddove ciò si renda necessario. Dopotutto, questo può essere preso come una sorta di stimolo creativo ad inventarsi nuove soluzioni alle sorprese che la Vita, a volte, riserva.

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Impariamo a non essere schematici, a non dare nulla per scontato, rimaniamo sempre pronti a riscrivere il copione della nostra Vita, perché non sappiamo mai se il nostro partner ci lascerà, se la nostra azienda fallirà o se il posto dove viviamo attualmente non ci andrà più a genio. Dobbiamo essere pronti, in ogni momento, ad improvvisare, a reinventarci la Vita per adattarla ai nuovi cambiamenti nel frattempo avvenuti.

Se riusciremo ad improvvisare, in questo modo costruiremo ponti sulle macerie dei progetti in precedenza disintegrati, accelerando, invece di arrestare, il nostro processo di crescita, evoluzione, realizzazione e, non da ultimo, il successo in tutti i campi della nostra Vita.

Vincenzo Bilotta


lunedì 14 luglio 2025

Le credenze

"Se pensi di poter fare una cosa o pensi di non poterla fare, avrai comunque ragione." (Henry Ford)

Ciò di cui siamo capaci, intendo quello che sappiamo fare così come quello che non sappiamo fare, è una questione mentale, di credenza. Nessuno, in realtà, sa fare meglio di un altro. In realtà, chi fa meglio è solo perché ha imparato una determinata specialità in un determinato settore attraverso la ripetizione, poi ci ha creduto e ha realizzato una determinata opera.

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Noi siamo capaci di realizzare ciò che pensiamo di saper fare, ciò in qualsiasi campo, non da ultimo quello della salute. Ad esempio, risulta evidente come per mantenere il fisico in perfetta efficienza si deve tener conto di diversi elementi: alimentazione, attività fisica, modo di pensare, gestione delle emozioni, capacità di superare i traumi legati ad eventi luttuosi.

In pratica, noi siamo ciò in cui crediamo. Sulla base di questa mia affermazione, la conseguenza diretta è che noi, in base alle nostre credenze, possiamo guarire o morire, avere successo o fallire, amare o essere incapaci di provare amore, tutto dipende dal nostro modo di vedere il mondo e, di conseguenza, la Vita.

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Noi vediamo ciò in cui crediamo. Ciò in cui crediamo diventa possibile una volta che lo consideriamo fattibile in base alle nostre credenze, diversamente non riusciremo a realizzarlo. Anche le credenze riguardo al tipo di medicina utilizzata per curarsi possono fare la differenza fra il guarire DEFINITIVAMENTE e il lasciare che perduri lo stato di squilibrio psicofisico, al secolo "malattia".

Più cose si conoscono, più possibilità di scelta si avranno, Questo vale in tutti i campi, sia della salute che del lavoro, nelle relazioni sociali, così come in quelle amorose. Noi portiamo all'interno di ogni nostra dinamica relazionale, lavorativa, di amicizia, ciò in cui crediamo e ne viviamo le conseguenze.

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Ecco che, in base a quanto detto, risulta fondamentale leggere, partecipare a seminari, informarsi su ciò che non si conosce, perché questo consente di ampliare le conoscenze e, quando necessario, integrare il sapere con nuove scoperte in qualsiasi campo, in modo da essere poi in grado di poterle applicare alla Vita di tutti i giorni.

Se una persona che soffre di lombosciatalgia crede che esista solo la medicina che utilizza molecole chimiche per curare il dolore e, nonostante il loro utilizzo, non riesce a far passare il suo disturbo, ecco che, oltre ad avere le credenze limitate, limiterà le sue possibilità di guarigione e, di conseguenza, il suo benessere psicofisico.

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Come molti ormai sanno, assieme alle molecole chimiche per i vari disturbi psicofisici, esistono metodologie dette alternative (alternative a dei metodi di cura dove la medicina allopatica fa da padrone, spalleggiata dalle multinazionali del farmaco) di pari o superiore efficacia quali la naturopatia, l'omeopatia, la ginnastica posturale, l'osteopatia e, non da ultima, l'agopuntura.

Ecco quanto sono importanti le credenze e quanto possano giovare o, al contrario, nuocere perfino alla salute delle persone che hanno delle credenze/conoscenze molto limitate. Allargare le conoscenze, uscire dalle credenze limitanti è come togliersi i paraocchi e spaziare a 360 gradi in qualsiasi campo si vogliano avere nuove competenze, risultati e, di conseguenza, nuove possibilità laddove prima si pensava esistesse solo una via.

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Impariamo a non abbracciare le nostre credenze, perché in un determinato momento della nostra Vita esse potrebbero risultare essere insufficienti o inefficaci per affrontare nuove e più complesse dinamiche. Cambiamo, quando necessario, anche diverse volte nella nostra Vita, perché cambiando credenza, spesso significherà cambiare RADICALMENTE Vita e, molto spesso, questo potrà fare la differenza fra il vivere la Vita godendosi appieno le infinite risorse delle quali si diventa consapevoli o, in caso contrario, limitare le proprie potenzialità in qualsiasi campo e, a volte, morire.

Vincenzo Bilotta