In questo mio articolo voglio parlarvi di una distinzione fondamentale, fondamentale per chi, sia ben chiaro questo, lavora su di sé. Oggi vi parlerò di mente presente e presenza mentale. No, non è un semplice gioco di parole... Esso è letteralmente un parlare di due mondi totalmente opposti, paragonabili alla notte con il giorno.
Vi parlerò, per cominciare, della mente presente. La stessa parola vale, da sola, a spiegare il concetto. Mente presente è la mente di chi è perso nei labirinti del pensiero. Basta uscire fuori, al mattino, per accorgersi di molti, troppi, esempi pratici di mente presente: gente che parla da sola, guida mentre invia messaggi con l'ormai immancabile smartphone al fianco, insomma, detto in altre parole, gente che di umano ha solo il guscio ma che in realtà si muove, vive e agisce da automa.
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Mente presente implica persona totalmente identificata con i propri pensieri, fino a diventare suddito, non più sovrano, del proprio regno, il regno mentale. La mente fa da padrona, diventa tirannica, schiavizza il soggetto che vi si assoggetta. E' presente quasi sempre, non lascia mai in pace il soggetto che viene ad essere pensato per quasi tutto il giorno e cessa, causa l'inconsapevolezza e il mancato lavoro su di sé, di pensare in maniera autonoma e lucida.
Quando la mente è presente, ogni cosa viene svolta in maniera automatica, l'essere e il sentire sono sovrastati dal fare. Quasi mai ci si accorge di ciò che si fa, in quanto si è totalmente assorbiti all'interno del programma mentale, si eseguono gli ordini senza possibilità alcuna di esserne coscienti o di ribellarsi...
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Del resto, per potersi accorgere degli automatismi che lo governano, l'uomo dovrebbe essere, prima, in grado, di sviluppare una certa presenza mentale, che è quella della quale mi accingo a parlarvi adesso, dopo aver chiarito il concetto di mente presente.
La presenza mentale non è una cosa che si ha, piuttosto è una cosa che si E'. Essere presenti e, di conseguenza, presenza mentale, significa accorgersi della mente presente, tirannica, che ci rende schiavi dei suoi programmi fino a diventare degli automi, ed uscirne fuori, liberandosi dalla schiavitù del pensiero compulsivo.
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Per essere presenti occorre una grande forza di volontà, costanza, impegno e tanta, tanta pazienza. Ecco il motivo per cui si vedono in giro molti cadaveri ambulanti, coi capi perennemente chini sugli smartphone o, peggio, con le cuffie per non sentire più la Vita ed isolarsi... Sì, perché risulta molto più facile cadere vittime dei programmi mentali e, di conseguenza, della mente presente, piuttosto che sforzarsi nell'essere presenti mentre ciò accade.
Basterebbe il solo accorgersi di dipendere dallo smartphone, dalle droghe, dal lavoro, dal modo di pensare compulsivo per rendere possibile un barlume di risveglio, non dico l'illuminazione, ma almeno la fede nella possibilità che ciò potrebbe accadere in un futuro prossimo.
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Bisogna capire che lo stato di sonno nel quale versa, oggi, la maggior parte della gente non rappresenta la normalità. Sì, mi direte voi, tutti siamo, ad un certo livello, addormentati. Potrete ancora obiettare che lo smartphone è utile, che alcuni tipi di droga leggera non hanno effetti collaterali, che gli straordinari al lavoro vi servono per pagarvi il mutuo della casa... Sono tutte scuse!
Il fatto che si dipenda dalla mente, che la si faccia regnare diventandone schiavi, non è la normalità! E' assolutamente folle! Se tutti fanno così ciò è dovuto a due ragioni: 1) nessuno gli ha mai insegnato a comportarsi in maniera diversa o gli ha mai detto che esiste un modo per uscire dalla mente attraverso il lavoro su di sé; 2) pochi, davvero pochi, hanno voglia di svegliarsi davvero, spegnere la mente ed accendere la propria passione per la Vita, sviluppare e coltivare la propria creatività, ciò perché risulta molto più facile andare avanti col pilota automatico, limitandosi ad eseguire dei programmi.
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Il cambiamento non è mai facile, per nessuno. Esso comporta l'uscita da abitudini consolidate in noi attraverso anni di ripetizione... Il problema sta nel fatto che queste abitudini, lungi dal renderci liberi e felici, annullano la nostra volontà, la nostra coscienza fino a farci diventare come delle macchine progettate per eseguire determinate funzioni all'interno del contesto nel quale vengono inserite dopo essere state programmate (educazione-programmatica o istruzione scolastica).
Prendere coscienza dell'esistenza della mente presente è il primo passo fondamentale affinché si possa passare, col lavoro e la disciplina necessari, alla presenza mentale e, di conseguenza, tornare in Vita incidendo le maglie che ci tenevano dentro un sistema che ci avrebbe voluto produttivi ma non di certo SVEGLI.
Vincenzo Bilotta