Ogni giorno circa 60000 pensieri affollano la nostra mente e
ci tengono “compagnia” durante le nostre attività quotidiane, anche se non
sempre la loro compagnia è gradita. Di fatto, molti pensieri sono ripetitivi
fino alla monotonia ma deve andare bene perché, a volte, capiterà che ne
sopraggiungano alcuni in grado di turbare la nostra quiete fino a rovinarci, in
casi estremi, la giornata, prima, e la Vita, poi.
Ogni pensiero contiene in sé un’energia che lo
contraddistingue da tutti gli altri. Di conseguenza, se penseremo ad un futuro
positivo fatto di cose belle, allora le energie che ci governeranno saranno
salutari per il nostro sistema psicofisico ma se, viceversa, i pensieri che
governeranno la nostra mente saranno dominati da ansie derivanti da
preoccupazioni per il futuro o ricordi dolorosi legati al passato, ecco che
avvertiremo dapprima un senso di disagio a livello fisico/mentale che potrà sfociare
in uno squilibrio psicofisico qualora non riusciremo a lasciarli fluire oltre
il nostro spazio personale.
Ma come fare a controllare un pensiero, specie se non si ha
avuto mai coscienza del fatto che ci ha condizionati per giorni, mesi, a volte
anni? Le tappe che possono portare, se seguite con COSTANZA E VOLONTA’,
all’uscita dalla mente coi suoi schemi di pensiero a volte ossessivi, constano di tre punti
fondamentali: OSSERVAZIONE, DISIDENTIFICAZIONE, LIBERAZIONE.
L’osservazione in sé non può produrre un risultato concreto
se non si sarà sviluppata prima con costanza una pratica meditativa volta a formare
una certa coscienza di sé come entità esistente oltre il corpo fisico e al di
sopra delle attività mentali. Dopo aver sviluppato questa coscienza, si potrà
compiere il primo passo consistente nell’osservazione delle attività mentali.
Per far ciò si dovrà dedicare, nel corso della giornata, del tempo alla meditazione. Esistono diversi tipi di meditazione ma il più semplice e
potente, che potrà consentire un approccio concreto alla pratica
dell’osservazione, è sicuramente quello consistente nell’osservazione del
proprio respiro. Basteranno all’inizio anche 5 minuti al giorno, purché ci si
riesca ad isolare dalle attività frenetiche della Vita quotidiana le quali,
diversamente, tenderebbero a distrarci dalla pratica.
Dopo un po’ di tempo (almeno 3 settimane) si potrà portare gradualmente
la pratica dell’osservazione del respiro ad un tempo di 30 minuti. All’inizio
ciò sarà importante la COSTANZA unita alla VOLONTA’ di praticare per 5 minuti
al giorno. Ci si siederà in una posizione comoda, si punterà una sveglia per 5
minuti e poi si rimarrà seduti, schiena dritta, ad osservare il respiro che
entra e il respiro che esce. I pensieri non tarderanno ad arrivare, voi
limitatevi a riportare l’attenzione sul respiro ogni volta che ciò accadrà.
Questo esercizio ha la funzione di sviluppare la capacità di
osservazione dei pensieri. Col tempo, infatti, assieme al respiro si potranno
osservare i pensieri che non mancheranno di arrivare durante la pratica. Questo
è il primo passo, lo sviluppo della capacità di osservare, evitando di
giudicare i pensieri e lasciandoli, invece, fluire senza attaccamento a nessuno
di essi, sia belli che brutti.
Dopo aver preso dimestichezza con l’esercizio del respiro e
avendo sviluppato, in parallelo, la capacità di osservarsi mentre la mente
continua a sparare i pensieri a raffica, si potrà passare al secondo esercizio,
la disidentificazione. L'osservazione da sola non basta, infatti, a farci uscire fuori
dal loop di pensiero che non sembra avere mai fine, simile ad un cane che
insegue la propria coda (se vuoi approfondire questo concetto puoi cercare il mio articolo intitolato "Il cane che si mordeva la coda")…
Per stabilizzarsi ed uscirne fuori occorrerà
DISIDENTIFICARSI dai pensieri, smettendo di crederci e di ragionarci sopra, il
cosiddetto dialogo interiore scaturente dall’iperattività mentale e dalla
conseguente voglia di “rispondere” a quelli che sono semplici automatismi ma
che di reale hanno ben poco.
Quando saremo giunti all’esercizio della disidentificazione,
troveremo un nemico che cercherà di impedirci in tutti i modi di uscire
dall’identificazione con le forme pensiero: esso si chiama ego. Molte persone
hanno un forte ego il quale fonda, a sua volta, le basi per la sua
sopravvivenza sulle forme pensiero. In pratica l’ego per esistere ha bisogno di
possedere un’identità (se vuoi approfondire l'argomento inerente l'ego puoi cercare il mio articolo intitolato "Struttura dell'ego").
Di conseguenza, occorrerà smettere di credere ai pensieri,
di assumerne l’identità ma, soprattutto, di assorbirne l’energia, altrimenti
continueremo ad alimentare il nostro ego in un ciclo che si ripeterà
all’infinito, a meno che…
A meno che non decideremo di smettere di crederci,
respirarci sopra ed andare oltre gli schemi mentali che sembrano destinati a
governare la maggior parte degli esseri umani dei giorni nostri. Se riusciremo
ad osservarci senza, al contempo, identificarci coi nostri schemi di pensiero e
le loro dinamiche, raggiungeremo l’ultimo gradino del percorso, in pratica
acquisteremo la LIBERTA’ dai pensieri e dalle loro energie.
Nel momento in cui riusciremo a liberarci dalla mente coi
suoi pensieri compulsivi, torneremo ad essere noi stessi riacquistando, nello
stesso momento, la nostra connessione con l’Intelligenza Divina Interiore, le
nostre capacità creative, e tutto quello che non eravamo mai riusciti ad
esprimere perché prigionieri di noi stessi e delle nostre credenze
artificialmente introdotte attraverso il processo di educazione-programmatica
ricevuto dai nostri educatori, insegnanti, genitori e tutti coloro i quali ci
hanno seguiti fin dal giorno in cui siamo venuti al mondo.
Vincenzo Bilotta