domenica 3 marzo 2013

Disidentificarsi

Tutti abbiamo un nome, un'identità che ci permettono di distinguerci dagli altri. Se per un verso questo fa parte del nostro modo di vivere, spesso e volentieri però non fa altro che allontanarci dalla nostra Vera Essenza, da chi siamo veramente AL DI LA' DELLE APPARENZE. Il problema, però, non è legato solo al nome, cognome o alla professione. Fin lì, tutto sembrerebbe ordinario. Il problema sorge quando qualcuno, giudicandoci, ci definisce in un determinato modo.

E' tipico, nel periodo scolastico, il giudizio di insegnanti, compagni di classe e di tutti colori i quali, essendo a diretto contatto con noi, tendono a vederci in un modo anziché in un altro e, proprio per questo, a giudicarci. Molti bambini risentono negativamente di questo tipo di giudizio, specie di quello espresso dagli insegnanti in pagella. Pochi sanno che questo giudizio, frutto delle aspettative degli insegnanti riguardo al rendimento dei bambini, condizionerà, nella maggior parte delle ipotesi, sia il rendimento futuro dei bambini che la loro riuscita nella vita adulta.
(Immagine presa dal web)

A mio avviso, è compito del genitore far capire al proprio figlio che il giudizio degli insegnanti è relativo. Ciò andrebbe fatto allo scopo di evitare che i bambini possano conformarsi ad eventuali giudizi negativi espressi dagli insegnanti, autosabotando le loro reali potenzialità ed allontanandosi, al contempo, dalla loro VERA ESSENZA.

Scopo di questo mio articolo, oggi, non è fare polemica riguardo ai metodi di valutazione degli insegnanti o tutori che siano. Piuttosto, voglio far capire come tutti noi tendiamo a conformarci, fin troppo spesso, ai giudizi espressi dagli altri nei nostri confronti, senza nemmeno chiederci il perché. Ci conformiamo e basta.
(Immagine presa dal web)

Così facendo, però, perdiamo l'occasione di conoscere la nostra Vera Essenza, chi noi siamo veramente. Nello yoga, durante la meditazione, quando i pensieri iniziano a scorrere si usa dire "Neti, Neti". Questo sta a significare "Né questo, né quello". Ciò viene ripetuto da colui che si raccoglie in meditazione allo scopo di DISIDENTIFICARSI dalle forme-pensiero ed entrare in uno stato di unione col proprio Sé libero da definizioni di sorta.

Disidentificazione, quindi, è la parola chiave di oggi. Bisogna diventare NESSUNO per riuscire a trovare il nostro VERO SE', quello libero da ogni sorta di giudizio o aspettativa che sia. Solo diventando CIO' CHE NON E' si può trovare CIO' CHE E'. Non lasciamoci mai ingabbiare dai giudizi, sia nostri che altrui. Accettiamoci COSI' COME SIAMO. So che spesso ciò può risultare difficile, specie per chi non vuole perdere la propria identità per paura del "dopo".
(Immagine presa dal web)

La maggior parte delle persone tende ad immedesimarsi nei giudizi dei quali è stata oggetto anche molto tempo prima. Questo determina un comportamento sempre uguale e ripetuto nel tempo, tendente a conformarsi al giudizio che gli altri hanno dato di lei. Ciò denota come sia scarso lo sviluppo di uno spirito critico, che possa tendere a valutare la reale necessità del mantenimento di un determinato stato di fatto.

Quando ci identifichiamo, non permettiamo al tempo di scorrere, in quanto rimaniamo intrappolati in un buco spazio-temporale che è diverso dal QUI E ORA. Il giudizio, ciò che crediamo di essere, derivano dal passato e da esso traggono la forza per condizionarci ADESSO. Ciò è semplicemente follia e la maggior parte dell'umanità vi è dentro fino al collo.
(Immagine presa dal web)

Il mio consiglio è quello di smettere di identificarsi con qualsiasi concetto espresso da noi stessi o da altri attraverso il giudizio ed iniziare ad essere NESSUNO. Solo diventando NESSUNO, disidentificandoci, possiamo avere la possibilità di trovare il QUALCUNO CHE DIMORA IN NOI DA SEMPRE. Solo rimanendo in ascolto del nostro Sé più profondo, possiamo avere la possibilità di ri-scoprire CHI SIAMO VERAMENTE. Neti, neti. Né questo, né quello.

Dall'esercizio d'introspezione, diventando NESSUNO, scopriremo, nel silenzio della nostra Anima, la Divina creatività che ha sempre fatto parte di noi. Solo allora potremo dire: QUESTO, QUESTO.

Vincenzo Bilotta