lunedì 3 febbraio 2025

Chi sei veramente?

Ti sei mai chiesto chi sei veramente? No, non sto parlando del tuo nome, della tua famiglia, di ciò che hai imparato a scuola né, tanto meno, della tua posizione economica o del tuo titolo accademico, niente di tutto ciò.

Ti sto chiedendo se hai mai provato ad esplorare la tua vera natura, a riscoprire la tua vera identità, quella che non hai mai ricercato, oltre ciò che ti hanno fatto credere di essere, oltre alla famiglia, al gruppo sociale al quale appartieni.

(Immagine presa dal web)


Probabilmente pensi di essere ciò che ti hanno insegnato, ciò perché questa è diventata la tua identità. Ma tu potresti trarre la tua identità anche da quello che hai vissuto, subito, come quando, ad esempio, ti bullizzavano a scuola, e in questo caso ti allontaneresti, e non di poco, dalla tua vera natura, da chi sei veramente.

Sì, perché le esperienze dolorose vissute durante la fase di crescita creano in te un guscio, una prigione, fatta di dolore, di convinzioni limitanti rispetto a quello che sei veramente. Di conseguenza, crescendo e una volta inserito nel contesto sociale e lavorativo, tu non sarai te stesso, ma rappresenterai un insieme di emozioni che hanno creato una versione distorta di ciò che in realtà sei.

(Immagine presa dal web)


Ebbene sì, il passato può diventare una prigione per chi non riesce a svegliarsi in tempo e capire che è solo un ricordo, un ricordo che, tuttavia, può imprimersi tanto in una persona fino a non permetterle di essere se stessa, di esprimere la sua vera natura, la sua creatività impedendole, in questo modo, di mettere a disposizione i propri talenti e le proprie capacità artistiche, ciò in quanto vengono represse.

Non è di certo facile esprimere la propria vera natura senza aver prima smesso di continuare a trarre la propria identità dal passato, specie se questo è stato traumatico. Per uscire fuori dal guscio delle convinzioni limitanti, dalla falsa identità e, in generale, da tutto ciò che c'impedisce di esprimere la nostra vera natura, bisognerà, prima, prendere coscienza del fatto che noi non siamo il nostro passato, un passato dal quale, fino ad oggi, abbiamo tuttavia continuato a trarre la nostra identità.

(Immagine presa dal web)


Continuare a vivere traendo la propria identità da bambini bullizzati o da buoni a nulla non è, di certo, il massimo se vogliamo esprimere il meglio di noi stessi, ciò in quanto questi traumi non osservati e sanati costituiscono un grosso limite all'espressione dei nostri talenti naturali e sabotano, di conseguenza, il raggiungimento del nostro successo.

Quando abbiamo paura di qualcosa, del successo, di cominciare un'attività in proprio, chiediamoci chi ha, in realtà, paura. Potremmo scoprire che non siamo noi ad avere paura, ma il bambino bullizzato dai compagni di classe o, in generale, giudicato poco intelligente dagli insegnanti che ci portiamo ancora dietro e che guida, a distanza a volte di molti anni, la nostra Vita.

(Immagine presa dal web)


In questo modo, però, non si va da nessuna parte! Bisogna sanare il bambino che è in noi, smettendo, al contempo di sentirci inadeguati, insicuri, spaventati dalla Vita, perché ciò che ci hanno detto erano solo delle frasi pronunciate da persone che avevano un livello di coscienza molto basso e, in quanto tali, incapaci di capire il danno che avrebbero arrecato, pronunciando determinate parole, in un bambino particolarmente sensibile.

Prendiamo per mano il bambino spaventato che è in noi, guidiamolo dal buio di un passato costellato da esperienze negative alla luce di una nuova Vita, quella di adulto capace di perdonare chi non ha creduto in lui o che attraverso ripetuti scherzi ha urtato la sua sensibilità.

(Immagine presa dal web)


Integrare il nostro lato bambino nella nostra personalità adulta dopo averlo sanato è fondamentale per la nostra crescita emotiva, in primo luogo e, in generale, in tutti i campi, siano essi sentimentale, lavorativo o sociale in generale.

Solo dopo aver sanato il nostro passato potremo voltare pagina e cominciare a credere in noi stessi, a coltivare i nostri talenti fino ad ora mai esplorati a causa delle nostre insicurezze per poter esprimere, infine, la persona di successo sepolta in noi sotto strati e strati di convinzioni limitanti, paure immotivate e un'identità che no, non avevamo di certo scelto noi, ma ce l'avevano attribuita in maniera arbitraria altri.

Vincenzo Bilotta