La nostra Vita dovrebbe tendere alla perfezione. Questo perché noi siamo già perfetti, così come è perfetta la nostra nascita, altrimenti, se non avessimo avuto uno scopo, non saremmo mai venuti al mondo. Ma pochi si accorgono dell'opportunità che la Vita riserva ad ognuno di noi per poter esprimere il meglio di sé. Quasi tutti sono impegnati a lamentarsi di tutto e tutti, in ogni circostanza.
Ci hanno educati in una società dove nessuno è completo se non possiede un SUV di ultima generazione, telefonino alla moda, abiti firmati... Così, se non abbiamo ciò che le martellanti pubblicità considerano lo status symbol, allora non potremo essere mai felici e realizzati. Va da sé che, se non ci si sente realizzati e si continua a credere alla spazzatura che danno in pasto ogni giorno in tv (per chi ce l'ha ancora, l'accende e ci crede), si rischierà di diventare dei lamentosi.
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Pianeta lamentela, infatti, è il titolo che ho scelto per il mio articolo di oggi e sta a rappresentare alla perfezione il modo di pensare del cittadino occidentale medio, quello che, per intenderci, è stato educato culturalmente, familiarmente e, non da ultimo, socialmente, a vedere il bicchiere sempre e comunque mezzo vuoto.
Non appena alzati al mattino, specie di lunedì, ci si comincia a lamentare per l'inizio della settimana, si prosegue uscendo di casa e continuando se non si trova un posto auto vicino al luogo dove si lavora, del traffico, di chi ci taglia la strada in tangenziale o di chi, ancora, non rispetta la fila alla posta...
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Ogni argomento è buono per lamentarsi, dopotutto viviamo nella società della lamentela, dove si guarda sempre a ciò che manca, c'insegnano fin da piccoli a lamentarci, ad essere insoddisfatti, a volere sempre di più. Quasi nessuno si accorge che, specie qui in occidente, si ha già tutto per sentirsi completi e realizzati.
Il nostro pianeta potrebbe chiamarsi tranquillamente pianeta gratitudine, ma se si chiama pianeta lamentela, ciò è dovuto al fatto che tutti noi ci concentriamo su ciò che ci manca, o ci fa paura o, ancora, non corrisponde alle nostre aspettative, invece di concentrarci su ciò che abbiamo già.
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Certo, molti di voi, alla luce di quanto sta accadendo dal Marzo 2020 ad oggi, potrebbe dire che non c'è proprio nulla di cui essere grati... Ma, se dovessimo vedere la cosa con gli occhi della gratitudine, potremmo dire che Dio è stato buono con noi e non ci ha fatti morire, mentre tante persone, invece, in questo periodo molto strano, non ce l'hanno fatta e sono morte.
Essere lamentosi comporta un impiego energetico. Chi si lamenta, infatti, impiega tempo ed energie per farlo. Ma, se ci riflettete un attimo, scoprirete che, lo stesso tempo e le stesse energie che il lamentoso impiega per lamentarsi, potrebbero essere dedicati all'essere grati.
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Come potete ben capire, tutto è questione di visione prospettica. La nostra Vita, la sua ricchezza così come la nostra felicità, dipendono totalmente dalla nostra visione interiore, dai filtri attraverso i quali osserviamo il mondo. Sappiamo ormai, grazie alla fisica quantistica, che la realtà è sempre e solo soggettiva, mai oggettiva.
Di conseguenza, la differenza la facciamo sempre e solo noi, il mondo esterno è neutro, noi lo coloriamo con le nostre percezioni derivanti dalle nostre esperienze, da ciò che ci hanno insegnato e da ciò che ci passa per la testa proprio nel momento in cui osserviamo un determinato fenomeno a noi esterno.
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Se viviamo in un pianeta di lamentosi, ciò è dovuto ad una questione di focus, in pratica ci hanno insegnato, fin da piccoli e in tutti gli ambienti da noi frequentati durante il nostro processo di crescita, a lamentarci e a vedere il lato negativo di ogni cosa.
Di conseguenza, eccoci qui, benvenuti nel pianeta lamentela! Ma non si può far nulla per cambiare le cose? Assolutamente sì! Basta cambiare focus, modo di vedere le cose, la Vita, concentrandosi sulle cose per le quali essere grati.
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Bisognerebbe ringraziare di più, trovare almeno due ragioni, da ricordare al mattino appena svegli prima di scendere dal letto e la sera prima di addormentarsi, per le quali essere grati. Potremmo essere grati di non essere ancora morti, del bel sole che oggi entra nella nostra stanza appena svegli, dei genitori meravigliosi che abbiamo avuto e dell'affetto che ci hanno donato o per tanti altri motivi, trovateli voi...
Per passare dal pianeta lamentela al pianeta gratitudine il salto non è poi così impossibile come all'apparenza potrebbe sembrare, basta decondizionarsi dalle memorie collettive antiche, generate da una società di lamentosi, cominciare a provare, in maniera autonoma, gioia, pace, appagamento senza nessun motivo specifico e farlo per almeno 21 giorni (questo è il tempo minimo richiesto affinché il cervello costruisca nuovi percorsi sinaptici basati sulla gratitudine abbandonando, al contempo, quelli basati sulla lamentela).
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Dopotutto la gratitudine, così come la lamentela, è una questione di visione, di attitudine. Fate sì che la vostra Vita cominci ad essere qualcosa di cui essere grati, smettete di volere, volere e ancora volere, ciò che le pubblicità indicano affinché possiate vivere felici perché, ricordatelo bene, voi avete già tutto ciò che vi serve per essere grati, esso si trova dentro di voi, quindi?
Smettete di guardare fuori, cominciate a coltivare una visione interiore, lavorate su di voi, crescete interiormente fino a diventare persone migliori. Poi, diffondete "là fuori" ciò che siete diventati, fatelo attraverso l'esempio derivante da atti di gentilezza, perdono, amore verso la Vita e, soprattutto, GRATITUDINE. Buona trasformazione!
Vincenzo Bilotta