Essere dei leoni dovrebbe farci onore. Il leone, infatti, è simbolo di coraggio, forza, carisma. Ma non qui, non oggi, in un mondo in cui fa più moda essere uniformi, copie gli uni degli altri, senza personalità. In altre parole: meglio essere pecore, così pensa la massa, in modo da non dare nell'occhio, del resto "così fan tutti".
Ormai è quasi una moda, e lo sarà sempre più, visto l'andazzo, per le generazioni future, quelle dei cosiddetti "millenials", quelli che, per intenderci, non hanno conosciuto, né conosceranno mai, cosa vuol dire Vita reale, relazioni interpersonali dal vivo, perse come sono, la maggior parte di loro, per fortuna non tutti, nei loro mondi virtuali, fatti di tanta teoria, social e poca, pochissima, Vita reale.
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Premesso questo, viene spontaneo chiedersi come mai la gente preferisce belare, in quanto gregge, invece di ruggire e mostrare la propria natura leonina? La risposta è semplice, facile, evidente: perché non hanno personalità o, pur possedendone una, almeno in embrione, mostrano timore nell'esprimerla, ciò per paura di essere giudicati diversi e, di conseguenza, isolati.
Al giorno d'oggi, del resto, in quest'epoca dominata dall'interconnessione di tutti con tutti tramite internet e social annessi, è maggiormente, quasi capillarmente, diffusa la paura di rimanere soli, di non essere accettati... Da chi? Dal gregge, ovviamente.
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Di conseguenza, molte persone, troppe, si contentano di uniformarsi, di reprimere la propria personalità, le proprie aspirazioni, piuttosto che rivendicare uno spazio di nicchia, in questa società di burattini dove il diverso, il creativo, lungi dall'essere visto come alternativa alla monotonia delle copie conformi viene, invece, ad essere etichettato come "ribelle", "disadattato", "filosofo", "con la testa fra le nuvole".
Ma dove sarebbe l'originalità, se tutti diventassimo uguali, dove la libertà, se ognuno di noi non esprimesse se stesso per quel che vale, ognuno in base alle proprie naturali inclinazioni? La risposta è il mondo di oggi, nello specifico qui, in Italia, dove tutti fanno come fanno gli altri, ognuno nel suo piccolo riquadro, pronto ad obbedire senza fare tante domande, magari svolgendo, fra un inchino e l'altro al sistema marcio e zerbino di chi sta ancora più in alto (vedi Europa), un lavoro che odia solo per riscuotere a fine mese uno stipendio che gli consenta di sopravvivere.
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Dove sta il bello di vivere, se per vivere si deve rinunciare ad esprimere la propria personalità, a realizzare se stessi attraverso la libera espressione dei propri talenti, della propria creatività? Ci si seppellisce ancora vivi all'interno di società di mummie automatizzate, schiavi delle altrui opinioni, dipendenti da abitudini nate per compensare il proprio disagio interiore.
Viviamo davvero, specie in questo strano, stranissimo, periodo storico, in cimiteri a cielo aperto, i cui cadaveri continuano a camminare credendosi vivi mentre, in realtà, sono già morti in attesa di essere definitivamente sepolti.
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Chi ha il coraggio di ruggire? Chi riesce ad uscire dal gregge, a scoprire l'inganno prima che sia troppo tardi, prima che sopraggiunga la morte, quella definitiva, non solo quella che ha già ucciso la libertà di parola, la verità e l'individualità.
Per ruggire occorre, prima, riconoscersi INDIVIDUI, ciò allo scopo di distinguersi dalla massa inerme dei non-pensanti che hanno come motto "così ha detto la tv", "che ci vuoi fare", "così fan tutti". Per distinguersi dalla massa occorre avere coraggio, ciò è davvero paradossale, se ci riflettete un attimo.
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Il leone, predatore e re della giungla, deve avere paura di ruggire perché un gregge di pecorelle, sue naturali prede, potrebbe criticarlo, deriderlo, perfino attaccarlo? Assurdo, vero? Eppure è così: per amore del "quieto vivere", molti rinunciano alla propria regalità, mischiandosi alle masse di gente dall'intelletto mediocre, allo scopo di "non dare fastidio"... Che Vita è questa?
Una Vita in cui non si può esprimere la propria libertà di pensiero, di parola, le proprie opinioni, il tutto nel rispetto degli altri, ovvio, non è Vita, io la chiamerei dittatura, non trovo altri termini più appropriati di questo.
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Nonostante vorrebbero farci tacere, noi parleremo; nonostante ci vorrebbero gregge, noi continueremo a ruggire; nonostante ci criticheranno, denigreranno, attaccheranno, noi continueremo col nostro incedere maestoso, regale, LIBERO, perché siamo nati LEONI, non pecore!
Vincenzo Bilotta