Quella nella quale viviamo è una società basata sui risultati. Si cerca di migliorare, sempre e in ogni ambito, per raggiungere traguardi sempre più importanti. Si va di fretta, c'è poco tempo per vivere, solo per fare, fare, fare... Dopotutto questo ci hanno insegnato, sia a casa che a scuola.
"Studia, sennò non sarai nessuno" è un vecchio adagio che chissà quanti di noi ricordano ancora per esserselo sentito ripetere milioni di volte da genitori, insegnanti, preti e chi, in generale, aveva un ascendente su di noi oltre che la responsabilità di educarci durante il nostro processo di crescita...
C'insegnano a diventare ragionieri, architetti, medici, insegnanti, infermieri, a studi ultimati ci consegnano un titolo di studio e, da quel momento in poi, saremo proiettati nel mondo del lavoro, ognuno con la propria specializzazione in un determinato settore. Lavoreremo per produrre risultati nel campo specifico a noi assegnato, in pratica metteremo al servizio della comunità la nostra capacità di fare, sviluppata attraverso anni di studi e specializzazioni.
Il saper fare, però, ci allontana dall'Essere, a volte per sempre. Certo, potremo diventare dei medici di fama mondiale, o costruire ponti dalle forme futuristiche o, ancora, trovare nuove soluzioni nel campo delle energie alternative ma, nulla togliendo al merito delle scoperte e competenze specifiche, si tratterà sempre di fare, non di essere.
Nessuno, alla fin fine, ci ha mai insegnato ad essere, ciò perché viviamo in una società che segue dei programmi scolastici... La stessa parola programmi mi fa venire in mente un termine che utilizzo spesso quando parlo di educazione ricevuta sia a casa che a scuola e cioè educazione-programmatica... La dice lunga!
Man mano che cresciamo veniamo strutturati in modo tale da poter fare sempre meglio quello per il quale veniamo edu-programmati. Badate bene, utilizzo la parola fare, non Essere, perché ad Essere non ce lo insegna proprio nessuno, anzi, spesso ci vietano categoricamente di Essere.
Sì perché Essere significa ricontattare la propria vera natura, tornare in sintonia coi progetti della propria anima, quelli per i quali si è incarnata nel nostro corpo allo scopo di sperimentare questa esistenza terrena. Per Essere non occorre saper fare, soltanto ricordare, in particolare ricordarsi lo scopo per il quale siamo venuti al mondo, ma come si fa?
Si comincia ad Essere quando si coltivano le proprie tendenze naturali, non importa se siano propensioni che ci portino a praticare uno sport o a scrivere dei romanzi, basta seguirle e, di conseguenza, seguirsi. In questo contesto si esula dal fare, non si mira a dei risultati, solo a tornare in possesso delle proprie capacità sopite e nascoste dietro l'edu-programmazione.
In fondo non importa a nessuno, tranne a noi, delle nostre attitudini naturali. Spesso, anzi, il fatto che una persona sia portata per uno sport o per l'arte è vista dai genitori, insegnanti e quanti si occupano dell'educazione del ragazzo, come una perdita di tempo o, peggio, come qualcosa da coltivare nel tempo libero tipo hobby, insomma.
Proprio per questo molte persone rinunceranno ad Essere per intraprendere la via, quasi obbligata, del fare. Il fatto è che i nostri educatori prima di noi, sono stati castrati nell'espressione dei propri talenti, sabotati nei progetti intrapresi in direzione dell'Essere al di là del fare... Sembra essere una storia destinata a tramandarsi, di generazione in generazione, una storia fatta di paura di fallire o, ancora, di ri-contattare la propria Essenza.
Dentro ognuno di noi c'è un diamante, un tesoro nascosto. Spetterà a noi tirarlo fuori per farlo splendere alla luce della nostra consapevolezza acquisita. Per far ciò occorrerà andare oltre le paure ereditate attraverso l'educazione-programmatica, oltre le aspettative create dai nostri genitori, parenti, amici ed educatori, fino a ritornare nel proprio centro di gravità permanente per poter, finalmente, esprimere, Essere noi stessi.
Quando riusciremo ad Essere, il fare sarà una conseguenza e non il contrario. Oggi si mira a fare, fare, fare per poter Essere. Io vi parlo di Essere attraverso la libera espressione della vostra vera natura e, dopo averla ricontattata, potrete fare, come conseguenza. In altre parole significa smettere di fare i ragionieri perché piaceva ai vostri genitori per diventare barman, smettere di giocare a calcio perché piaceva a papà e fare i pianisti. Questo è Essere al di là del fare.
Certo, non è da tutti fare questo passo, ci vuole coraggio, si rema contro tutte le aspettative, specie quelle dei familiari, che sono tanto bravi a farci sentire in colpa se si sentiranno delusi da noi... Il prezzo per Essere Liberi a volte è molto alto da pagare, ma ne vale sempre la pena perché prima degli altri veniamo noi con le nostre naturali attitudini, le nostre libere aspirazioni e i nostri sogni da realizzare, QUI E ORA, sempre!
Vincenzo Bilotta