C'è un'antica storia indiana sul dio Brahma. Non esisteva nulla eccetto Brahma, il quale si annoiava. Voleva giocare, ma non c'era nessuno con cui farlo. Perciò creò Maya, una bellissima dea. Le spiegò il motivo per cui l'aveva creata, e Maya disse: “Va bene, faremo un gioco bellissimo, ma tu devi fare ciò che ti dirò”. Brahma acconsentì, e seguendo le istruzioni della dea creò il cielo, le stelle, la luna, i pianeti e l'intero universo.
Poi creò la vita sulla terra: gli animali, l'atmosfera, gli oceani, tutto. Maya disse: “Com'è bello questo mondo d'illusione. Ora dovresti creare un animale tanto intelligente e consapevole da poter apprezzare la tua creazione”. Allora Brahma creò gli esseri umani, e quando ebbe terminato chiese a Maya quando sarebbe iniziato il gioco.
“Inizieremo adesso”, rispose lei. Prese Brahma, lo tagliò in pezzettini minuscoli, e ne mise uno dentro ogni essere umano. Poi disse: “Ora comincia il gioco! Ti farò dimenticare chi sei e dovrai cercare di ritrovarti”. Maya creò il Sogno, e ancora oggi Brahma sta cercando di ricordare se stesso. Si trova dentro ciascuno di voi, e Maya vi impedisce di ricordare chi siete.
Nel momento in cui una persona si risveglia dal Sogno, diventa nuovamente Brahma, e si riappropria della sua divinità. Poi forse dice: “Bene, io sono sveglio. Cosa posso fare per le altre parti di me?”. Se avete scoperto il trucco di Maya, potete condividerlo con gli altri. (Don Miguel Ruiz, La padronanza dell'amore)
Ho voluto cominciare l'articolo di oggi con questa meravigliosa storia indiana. Essa non fa altro che ribadire le origini divine dell'essere umano e di come, in origine, TUTTO ERA UNO. Poi intervenne Maya, dea nella storia prima raccontata ma, anche, termine che sta ad indicare l'illusione nel buddismo. Ed ecco che, all'improvviso, calano le tenebre negli occhi degli uomini.
Ognuno sembra essersi dimenticato di Sé e delle proprie origini divine per cadere nel mondo duale, dominato dall'illusione di solidità della materia, dei beni e delle relazioni umane. Del resto, a mio avviso, poiché NULLA AVVIENE PER CASO, l'esperienza della separazione dal Tutto, dal divino, il dimenticarsi di avere Dio in Sé, ha un significato di fondamentale importanza per la crescita e l'evoluzione dell'essere umano.
Succede spesso che l'essere umano non riesca ad apprezzare ciò che possiede se non nel momento in cui lo perde: un affetto, un posto di lavoro, qualsiasi bene materiale al quale si era particolarmente affezionato e che dava per scontato sarebbe durato al suo fianco per sempre. Poi succede che, un giorno imprecisato, la persona che più amavamo al mondo, in un modo o nell'altro, ci abbandona, si perda il posto di lavoro o ci rubino dei beni ai quali eravamo particolarmente legati.
Proprio nel momento in cui accade ciò, ecco che si riesce ad apprezzare il valore di ciò che si possedeva. Del resto, io credo si viva in un mondo duale proprio per questo. E' il mondo di buono/cattivo, alto/basso, amore/paura, acceso/spento. La mente crea distinzioni, l'uomo ci cade e, zac! All'improvviso finisce la Vita Reale, non si risiede più nell'Uno e si cade vittima delle illusioni e delle paure derivanti dai legami alle cose/persone.
A volte, però, potrà capitare che, un po' per curiosità, un po' perché si vuole capire cosa c'è "oltre la Vita ordinaria", si sentirà l'esigenza di lavorare su di Sé, di seguire un percorso spirituale-introspettivo alla ricerca di quel qualcosa che fino a quel momento non ha placato la nostra sete di sapere e che, sicuramente, non abbiamo trovato nelle cose e nella Vita ordinarie.
Ecco che da quella spinta potrà nascere una visione alternativa della Vita ordinaria, non più centrifuga, bensì centripeta, in quanto rivolta all'osservazione della propria interiorità coi propri tesori nascosti. In quel momento, se non si avrà paura di continuare a scrutare nel proprio animo, si potrà scoprire ciò che Brahma ha nascosto dentro ognuno di noi, una parte di Sé, del divino.
Nel momento in cui si scoprirà Dio in Sé, cesserà la ricerca spasmodica di fonti esterne che possano dare un solo minuto in più di gratificazione preferendo, di gran lunga, sviluppare ed armonizzare la propria divinità interiore per poterla poi, se si vorrà, condividere con gli altri aiutandoli, per ciò stesso, ad evolvere.
Ecco che, dal momento in cui si sarà scoperto Brahma/Dio dentro di Sé, ci si sentirà uguali agli altri, dei sulla terra, con il solo scopo di godere al massimo di questa esistenza terrena senza più temere la morte in quanto illusione/Maya.
In quel momento, una volta scoperto Brahma/Dio in Sé, ecco avvenire il fenomeno di ricongiunzione con il Tutto o, come viene comunemente denominato in fisica quantistica, si scoprirà il cosiddetto ENTANGLEMENT, ossia l'essere collegati attraverso fili sottili ed impercettibili all'occhio umano, a Tutto il resto: minerali, piante, animali, umani. In quel momento Maya smetterà di prendersi gioco di noi e Brahma, stanco del gioco, tornerà Uno attraverso Tutti i piccoli frammenti/esseri umani che avranno avuto la capacità di vedere un pezzo di Sé nell'altro.
Da quel momento, finirà il gioco dell'illusione di separazione che faceva della terra un inferno a causa della mancata conoscenza di Sé e ciascuna persona potrà finalmente ri-scoprire il paradiso in Sé e proiettarlo all'esterno, facendo della terra il regno di Dio perché, alla fin fine, Dio si è sempre celato in noi.
Vincenzo Bilotta