lunedì 20 dicembre 2021

Restiamo umani

Viviamo in un'epoca, quella attuale, dominata dal caos. Da due anni, ormai, l'anormalità è diventata la... Normalità! Fra democrazie di cartapesta e poco velate violenze psicofisiche, siamo entrati, a quanto pare, nell'era della globalizzazione, per il bene di chi sta in alto e si diverte a giocare con i diritti del popolo, primo fra tutti quello alla libertà.

Sì, ci stanno sempre più globalizzando. La globalizzazione è avvenuta dapprima attraverso la moda, il modo di essere, perfino le battute tutte copiate, da parte delle persone, dalle insulse trasmissioni che ormai spopolano in tv e intrattengono chi ama nutrirsi di spazzatura intellettuale.

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Pian piano hanno globalizzato il modo di pensare, di essere, e adesso stanno tentando di globalizzare il mondo intero, dandogli una forma di pensiero unico, ovviamente pilotato dall'alto, e togliendo, al contempo, almeno ci provano, ogni altra forma di pensiero che sia anche di poco divergente dal pensiero globalista.

Ci vorrebbero tutti uguali, quasi usciti dalla medesima forma, un po' come avviene con le statue in terracotta, in Sicilia li chiamiamo "pupi", espressione dialettale che sta ad indicare i pupazzi. "Pupo", espressione dialettale siciliana che sta ad indicare il pupazzo, è colui il quale è considerato fesso, passibile di scherno, incapace di pensare in maniera autonoma e, per ciò stesso, manipolabile.

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Specialmente in questo periodo si notano molti "pupi" in giro, così come piace al sistema, così come il sistema vorrebbe tutti noi. Il sistema adora le masse ignoranti, spaventate, confuse dal caos, un po' come sta avvenendo in questo particolarissimo periodo storico dove, attraverso dei governanti incapaci e in malafede e il bombardamento mediatico incessante, insistente quanto manipolatorio, si mira a dividere la popolazione per poi colpirla fino ad annientarne ogni sia pur velata forma di resistenza, di umanità.

Vogliono toglierci l'identità, la salute, la capacità di pensare liberamente ed in maniera individuale, possibilmente sopprimerci a livello di difese immunitarie e microchipparci come animali da macello. In pratica noi non siamo più esseri umani, continuando così anche questo diritto inalienabile ci sarà tolto per sempre, stanno provando a trasformarci in codici a barre che potranno essere riconosciuti dalla comunità globale solo se immuni dal dono del pensiero autonomo, diversamente ci vorrebbero annullare, facendoci sparire psicofisicamente.

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Chi sta dietro a tutto questo progetto è una delle menti più astute, raffinate e in grado di manipolare, complice la disponibilità di risorse economiche, politiche e sociali pressoché infinite, la realtà dei fatti fino al punto di far credere l'opposto di ciò che in realtà risulta essere la verità.

Vogliono toglierci il diritto alla libertà di pensiero, di spostamento, il diritto a vivere senza paura di contaminazioni, ci hanno fatto diffidare del vicino di casa, dell'amico, ci hanno isolato, torturato a furia di notizie catastrofiste ripetute centinaia di migliaia di volte allo scopo di lavarci il cervello (per chi ne possiede uno e lo usa, evento assai raro...).

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In pratica vogliono toglierci l'umanità, l'unità fra popoli, la gioia di vivere liberi da contaminazioni di vario genere. All'umanità vorrebbero sostituire la massificazione, fino a farci presentare come degli automi prodotti in massa e con un pensiero unico e un'unica parola in mente: OBBEDIRE, MANTENERE LE DISTANZE, DIFFIDARE DEL PROSSIMO.

All'unità fra i popoli vorrebbero sostituire l'isolamento asettico alternato a periodi di finta libertà sotto il ricatto di ulteriori e pressoché infiniti isolamenti. Alla libertà di potersi spostare, ovunque e a qualsiasi ora del giorno e della notte, hanno sostituito dei codici comportamentali degni delle peggiori dittature del trascorso XX secolo. Per quanto riguarda la salute... Beh, sembra che al seppur efficientissimo sistema immunitario del quale ci ha dotati madre natura, qualcuno voglia sostituire il sofisticato quanto pericoloso ricorso ad immunizzazioni mediante sostanze prodotte in laboratorio.

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Proprio un periodo strano questo... Ma davvero vogliamo tutto questo? Davvero vogliamo farci massificare, annullare a livello di libera espressione del pensiero, farci togliere perfino la libertà di poter passeggiare nei boschi, ossigenare il nostro sistema psicofisico? Vogliamo davvero far continuare quest'opera consistente in costanti atti di terrorismo mediatico, di caos procurato, di allarmismo?

Davvero vogliamo farci togliere ciò che ci contraddistingue da tutte le altre creature di questo bellissimo pianeta, e cioè L'ESSERE UMANI? La risposta deve arrivare da noi, popolazione globale, INDIVIDUI e non masse, UOMINI e non pecore, PERSONE LIBERE e non schiave di ricatti mediatici...

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Questa risposta dovrà essere forte, univoca, arrivare QUI, ORA, il suo nome è umanità. Il mio invito è a restare umani, a non farci dividere, spaventare, isolare, manipolare e, soprattutto, sopprimere a livello di sistema immunitario. Siamo nati liberi, il mondo è nostro, di tutti, non di pochi potenti che credono di poter fare il buono e il cattivo tempo solo perché posseggono ingenti risorse in tutti i campi.

Rimaniamo uniti, non lasciamoci intimorire, parliamo, pensiamo, agiamo in direzione del bene supremo, rimaniamo nell'amore, nella fiducia, nella gentilezza, nell'altruismo, nella FEDE IN DIO, che è ciò che vogliono toglierci attraverso una nuova forma di paganesimo.

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Noi siamo creature di Dio, riconosciamoci tali. Noi siamo completi, potenti, ma dobbiamo rimanere uniti, smettiamo di creare divisioni fra di noi. Noi siamo liberi, è un nostro diritto, e niente e nessuno, per nessuna ragione, ha il potere di toglierci ciò che Dio ci ha dato, prendiamone coscienza.

RESTIAMO UMANI in un mondo di automi, RESTIAMO LIBERI in un mondo di schiavi, RESTIAMO UNITI in un mondo di divisioni, RESTIAMO INNAMORATI in un mondo pieno di paura e diffidenza, RESTIAMO ABBRACCIATI, oltre ogni distanziamento sociale, oltre ogni indottrinamento da parte del regime mediatico, perché noi siamo esseri umani, non greggi da condurre ai pascoli della globalizzazione!

Vincenzo Bilotta

lunedì 6 dicembre 2021

Rischia!

Quante volte avremmo voluto fermare quella donna incontrata al supermercato ma non abbiamo avuto il coraggio di farlo? Quante volte abbiamo fatto ciò che ci hanno detto gli altri per non contraddirlo o, semplicemente, per non rischiare di "sbagliare"?

Se avete risposto "tante volte" ad almeno una delle domande, allora siete delle persone che non amano rischiare e preferiscono rimanere nella zona di comfort, dove tutto è sotto controllo e non si corre nessun pericolo... Nemmeno il "pericolo" di crescere e realizzarsi, uscendo dal guscio protettivo nel quale spesso ci si rifugia per paura di fallire.
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Nessuno ci ha mai insegnato quello di cui voglio parlarvi oggi in questo mio articolo: il rischio. E vi dirò di più: IL RISCHIO E' VITA! Se non ci fosse stata gente che ha rischiato non vi sarebbero imprese, invenzioni innovative, perfino movimenti religiosi o nuovi modi di pensare.


Molte di queste persone che hanno rischiato per realizzare i sogni della loro Vita sono finite crocifisse, vedi Gesù, sul rogo, vedi Giordano Bruno, o sono state denigrate dalla gente del tempo in cui hanno vissuto. Ma loro erano i coraggiosi, coloro i quali hanno osato, rischiato e cambiato lo stato delle cose vigente nel tempo in cui vivevano.

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Coloro i quali denigrano, criticano, perseguitano o, nei casi estremi di Gesù o di Giordano Bruno, arrivano perfino a crocifiggere o mettere al rogo, sono quelle persone che hanno paura di cambiare e, esse stesse, non hanno mai avuto il coraggio di uscire dalla loro zona di comfort.

Ma perché fa tanto paura il rischio? Perché è stato sempre rappresentato sotto forma di sport estremi, di incoscienza, di anticonformismo, di ribellione fine a se stessa, ecco perché. Ma la realtà è ben diversa, così come il concetto di rischio del quale parlo io oggi in questo articolo.


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Il rischio al quale mi riferisco io è un rischio calcolato, che consiste nell'uscire, finalmente, dalla zona di comfort per realizzare i propri sogni, senza più ascoltare gli altri, senza più provare paura, semplicemente entusiasmandosi in vista della realizzazione dei propri progetti futuri, quelli per il quali la nostra anima ha deciso di incarnarsi ed occupare il corpo che adesso ci stiamo godendo.

Ognuno di noi ha il proprio sogno nel cassetto, la propria ispirazione, ma deve fare i conti con le proprie paure, osare andare oltre, prendendosi le proprie responsabilità, fino a realizzarlo. Sì, parlo di responsabilità. Per essere responsabili ed assumersi la propria dose di rischio per poter, infine, realizzare i propri progetti, occorre crescere emotivamente, non solo fisicamente.


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Bisogna diventare adulti dentro, non solo fuori, insomma, dopo si rischia, infine si realizza se stessi... Siete pronti ad accettare la sfida e realizzare voi stessi? Se, come mi auguro, la risposta è sì, alzatevi dalla poltrona, smettete di pensarci o di chiedere consigli a chi non ha mai fatto nulla per realizzare se stesso e AGITE in direzione della realizzazione dei vostri sogni.

Il rischio che correte, se uscite dalla vostra zona di comfort per realizzare i vostri sogni nel cassetto, è quello di essere felici, di andare oltre le convinzioni limitanti delle masse, fino ad essere liberi di fare quello che vi pare. Dopotutto il rischio, così come i muscoli del vostro corpo, va esercitato, fino a divenire sempre più coraggiosi e volare sempre più in alto verso la realizzazione di progetti ambiziosi, quelli che vi permetteranno di lasciare il segno in questa epoca dominata dalla paura unita al conformismo.

Vincenzo Bilotta



lunedì 22 novembre 2021

Stare sull'emozione

Le emozioni ci governano, ci fanno compagnia, se così si può dire, nella nostra quotidianità. Spesso si provano emozioni di paura, rabbia, tristezza, raramente di gioia. Dico raramente perché, per come è impostato il mondo occidentale e, in particolare, il modo di pensare occidentale, la gioia è veramente un'emozione rara, legata al possesso più che all'essere al di là di ciò che si ha.

Come ho detto prima, le emozioni ci governano, ma ciò non è normale, dovrebbe essere, semmai, il contrario. Dovremmo essere noi a governare le emozioni, anche se nessuno ce lo ha insegnato, anche se a casa non abbiamo avuto, sicuramente, un buon esempio di gestione delle emozioni. Magari abbiamo appreso la paura dai genitori, o la rabbia, o la tristezza, a volte la gioia legata quasi sempre a motivi esterni, ma, sicuramente, nessuno ci ha mai insegnato a gestirle.

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E' più facile che ci abbiano insegnato a contrastarle, le emozioni, a lottarci contro, a cercare di controllarle, ma, così facendo, ne siamo usciti svuotati, stanchi, sconfitti. Ciò perché le emozioni non si combattono, semmai si accettano, si accolgono e si stabilisce un dialogo costruttivo con esse. Altro errore è quello di fuggire le emozioni.

L'emozione fa parte di noi, seppur per un breve periodo di tempo. Ma, spesso, noi che facciamo? Le amplifichiamo e lasciamo che invadano la nostra Vita per un periodo di tempo illimitato... Le emozioni sono solo frutto delle nostre proiezioni mentali, del nostro modo di vedere la realtà e, di conseguenza, la Vita quotidiana. Sicuramente c'entra il giudizio.

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Quando, infatti, tendiamo a giudicare cose, persone o eventi, sicuramente proviamo, in quel momento, delle emozioni, siano esse legate a rabbia, paura, poco importa, ma lasceremo che sorgano in noi e, se non saremo abbastanza consapevoli da accorgerci della loro presenza, esse ci governeranno, prendendo il comando delle nostre Vite.

Ma noi non siamo le nostre emozioni. Noi, in realtà, siamo neutri. Siamo come dei fogli bianchi, e le emozioni, se glielo permettiamo, sporcano questi fogli con frasi sconnesse, scarabocchi e disegni che non hanno un senso. Cosa fare allora? Come gestire queste emozioni quando sorgono?

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Sicuramente praticando la presenza mentale nel quotidiano. Ciò significa OSSERVARSI mentre si compiono lavori, ci si allena o ci si rilassa, cominciando a prendere coscienza di ciò che si fa, delle sensazioni che si provano.

Quando emergono delle emozioni, non bisogna fuggirle, ma occorre starci dentro, ascoltare ciò che hanno da trasmetterci. Si potrà ascoltare il respiro e come cambia mentre si prova ad es. rabbia, la sensazione di calore che sale alla testa, la voglia di aggredire. In tutto questo ci si dovrà astenere dal giudicare ciò che si prova. Rimanere in ascolto, stando sull'emozione che nasce in noi, ci permetterà sia di stabilire una comunicazione con essa che di lasciarla scorrere senza permetterle di governarci.

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Impariamo ad amare ciò che sorge in noi, smettiamo di lottarci contro, lasciamo essere, accogliamo, ascoltiamo, OSSERVIAMO, poi, quando siamo pronti, lasciamo andare e liberiamoci senza permettere alle emozioni di occupare abusivamente il nostro sacro spazio interiore. Buona pratica!

Vincenzo Bilotta


domenica 7 novembre 2021

Quando finirà lo show?

Stiamo vivendo un periodo storico molto strano e complesso. Cosa stia esattamente succedendo dietro tutto questo show è possibile solo teorizzarlo e di teorie in merito, fino ad oggi, ne sono state fabbricate parecchie, ognuna valida dal punto di vista di chi la esprime e attaccabile, al contempo, da chi non ne è, invece, per niente convinto, avendone, lui stesso, fabbricata una tutta sua.

Ma cosa sta succedendo? Ci si è trovati all'improvviso segregati in casa, limitati nelle libertà personali, ci è stato vietato di riunirci in gruppi, perfino di toccarci... In pratica, dall'oggi al domani, siamo diventati tutti degli appestati... 



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La sensazione di fondo è come se tutto questo fosse uno show, un grottesco show, dove non ci è dato sapere quando e come finirà, perché la trama di tutto questo è in mano a chi ne tiene le fila, al regista di questo spettacolino ridicolo e stancante.

La sensazione è come se qualcuno dall'alto volesse stravolgere, una volta per tutte, le abitudini delle persone, la libera circolazione così come la possibilità di riunirsi in gruppi per condividere la cosiddetta socialità... A che scopo? Non si sa o, meglio, ci sono migliaia di teorie, troppe.

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Tutte queste teorie, tutti i notiziari, non fanno altro che creare altra tensione, altro caos, altra paura, in pratica uno show che ci sta traghettando verso i mari dell'ignoto... Come finirà? Chissà... Le ipotesi sono tante, ma non mi va di andare ad elencarle una per una, sarebbe prolisso quanto inutile e si perderebbe la sostanza di questo mio articolo di oggi.

Il punto è un altro: quando finirà questo show? Quando smetteremo di giocare ai buoni contro i cattivi, agli appestati contro i sani, ai responsabili contro i ribelli? Perché, ormai, la misura è colma da un bel po' e negli occhi delle persone si legge palese la stanchezza, la voglia di tornare a vivere, come umani, non come bestie che fanno da cavia ad un maldestro esperimento voluto da chi sembra non abbia altro da fare che giocare al piccolo scienziato con la Vita delle persone.

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Lo show è stato architettato bene nei minimi dettagli e fin dall'inizio, su questo non c'è alcun dubbio, ma io, come molti altri del resto, credo che adesso sia ora di smetterla di continuare questo spettacolo tragicomico per tornare alla Vita di tutti i giorni, senza più paura, senza caos, diffidenza, tornando ad abbracciarci a cercare la vicinanza di altri esseri umani senza più fuggire come dei matti.

Ogni spettacolo ha un inizio e una fine. Questo show sembra non volere finire mai e ha tutta l'aria di voler diventare la normalità a livello globale... Ha tutta l'aria, ma non riuscirà a tenere ancora per molto, perché la gente ha voglia di Vita reale, di rapporti umani senza filtri e disinfettanti. In una parola, le persone vogliono uscire dal teatro degli orrori per riprendersi ciò che spetta per diritto universale ad ogni individuo: LA LIBERTÀ DI VIVERE DA ESSERE UMANO NEL MONDO E NON DA CAVIA ALL'INTERNO DI UNO SHOW SCIENTIFICO.

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Quando finirà lo show? Lo show finirà quando le persone si renderanno conto che a portarlo avanti sono loro stesse fino a quando si presteranno ad interpretare il ruolo di attori. Non appena la presa di coscienza avverrà, il regista, lo sceneggiatore e il produttore di questo ridicolo spettacolo caleranno il sipario e si dissolveranno nel nulla, ciò per mancanza di attori e comparse che, seppur in maniera involontaria, continuavano a recitare la parte dei carnefici di se stessi.

Vincenzo Bilotta


lunedì 25 ottobre 2021

Il gregge

Essere dei leoni dovrebbe farci onore. Il leone, infatti, è simbolo di coraggio, forza, carisma. Ma non qui, non oggi, in un mondo in cui fa più moda essere uniformi, copie gli uni degli altri, senza personalità. In altre parole: meglio essere pecore, così pensa la massa, in modo da non dare nell'occhio, del resto "così fan tutti".

Ormai è quasi una moda, e lo sarà sempre più, visto l'andazzo, per le generazioni future, quelle dei cosiddetti "millenials", quelli che, per intenderci, non hanno conosciuto, né conosceranno mai, cosa vuol dire Vita reale, relazioni interpersonali dal vivo, perse come sono, la maggior parte di loro, per fortuna non tutti, nei loro mondi virtuali, fatti di tanta teoria, social e poca, pochissima, Vita reale.

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Premesso questo, viene spontaneo chiedersi come mai la gente preferisce belare, in quanto gregge, invece di ruggire e mostrare la propria natura leonina? La risposta è semplice, facile, evidente: perché non hanno personalità o, pur possedendone una, almeno in embrione, mostrano timore nell'esprimerla, ciò per paura di essere giudicati diversi e, di conseguenza, isolati.

Al giorno d'oggi, del resto, in quest'epoca dominata dall'interconnessione di tutti con tutti tramite internet e social annessi, è maggiormente, quasi capillarmente, diffusa la paura di rimanere soli, di non essere accettati... Da chi? Dal gregge, ovviamente.

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Di conseguenza, molte persone, troppe, si contentano di uniformarsi, di reprimere la propria personalità, le proprie aspirazioni, piuttosto che rivendicare uno spazio di nicchia, in questa società di burattini dove il diverso, il creativo, lungi dall'essere visto come alternativa alla monotonia delle copie conformi viene, invece, ad essere etichettato come "ribelle", "disadattato", "filosofo", "con la testa fra le nuvole".

Ma dove sarebbe l'originalità, se tutti diventassimo uguali, dove la libertà, se ognuno di noi non esprimesse se stesso per quel che vale, ognuno in base alle proprie naturali inclinazioni? La risposta è il mondo di oggi, nello specifico qui, in Italia, dove tutti fanno come fanno gli altri, ognuno nel suo piccolo riquadro, pronto ad obbedire senza fare tante domande, magari svolgendo, fra un inchino e l'altro al sistema marcio e zerbino di chi sta ancora più in alto (vedi Europa), un lavoro che odia solo per riscuotere a fine mese uno stipendio che gli consenta di sopravvivere.

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Dove sta il bello di vivere, se per vivere si deve rinunciare ad esprimere la propria personalità, a realizzare se stessi attraverso la libera espressione dei propri talenti, della propria creatività? Ci si seppellisce ancora vivi all'interno di società di mummie automatizzate, schiavi delle altrui opinioni, dipendenti da abitudini nate per compensare il proprio disagio interiore.

Viviamo davvero, specie in questo strano, stranissimo, periodo storico, in cimiteri a cielo aperto, i cui cadaveri continuano a camminare credendosi vivi mentre, in realtà, sono già morti in attesa di essere definitivamente sepolti.

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Chi ha il coraggio di ruggire? Chi riesce ad uscire dal gregge, a scoprire l'inganno prima che sia troppo tardi, prima che sopraggiunga la morte, quella definitiva, non solo quella che ha già ucciso la libertà di parola, la verità e l'individualità.

Per ruggire occorre, prima, riconoscersi INDIVIDUI, ciò allo scopo di distinguersi dalla massa inerme dei non-pensanti che hanno come motto "così ha detto la tv", "che ci vuoi fare", "così fan tutti". Per distinguersi dalla massa occorre avere coraggio, ciò è davvero paradossale, se ci riflettete un attimo.

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Il leone, predatore e re della giungla, deve avere paura di ruggire perché un gregge di pecorelle, sue naturali prede, potrebbe criticarlo, deriderlo, perfino attaccarlo? Assurdo, vero? Eppure è così: per amore del "quieto vivere", molti rinunciano alla propria regalità, mischiandosi alle masse di gente dall'intelletto mediocre, allo scopo di "non dare fastidio"... Che Vita è questa?

Una Vita in cui non si può esprimere la propria libertà di pensiero, di parola, le proprie opinioni, il tutto nel rispetto degli altri, ovvio, non è Vita, io la chiamerei dittatura, non trovo altri termini più appropriati di questo.

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Nonostante vorrebbero farci tacere, noi parleremo; nonostante ci vorrebbero gregge, noi continueremo a ruggire; nonostante ci criticheranno, denigreranno, attaccheranno, noi continueremo col nostro incedere maestoso, regale, LIBERO, perché siamo nati LEONI, non pecore!

Vincenzo Bilotta

domenica 10 ottobre 2021

Essere portatori di luce

Questo periodo storico è davvero molto, molto strano. Io lo definisco un periodo oscuro, forse il più oscuro dopo il Medioevo. Viviamo in un'epoca in cui libertà e democrazia sono solo parole il cui significato, specie in Italia, sembra rimanere oscuro.

Per i fatti che stanno accadendo e dei quali, come già detto nei miei precedenti articoli, non voglio parlare né nominare, sia per non dare loro potere, sia per evitare inutili sprechi di energie, stiamo assistendo ad un regno dominato da forze oscure.

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Il popolo sembra essersi assoggettato supinamente a tutti i diktat emanati dai novelli "dittatorini" abusivi, i quali hanno come scopo quello di spargere terrore, caos allo scopo di restringere sempre più le libertà individuali con delle scuse ridicole che non sono in grado di dimostrare in altro modo se non seminando il panico attraverso i mass media e le loro fake news o, comunque, notizie manipolate e confutabili ma mantenute in Vita dal popolo stesso preda del terrore e vittima della sua stessa ignoranza.

In questo periodo oscuro ci sono anche, per fortuna direi, i portatori di luce. I portatori di luce sono coloro i quali non sono scesi a patti con le forze oscure, non hanno creduto alle loro bugie e, lungi da tutto ciò, continuano ad essere portatori di verità, amore, luce.

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Ovviamente, i portatori di luce sono ancora pochi e, come in ogni periodo oscuro della storia che si rispetti, sono perseguitati, denigrati, screditati e privati di ogni dignità dai rappresentanti delle forze oscure. In pratica, oggi, stiamo assistendo, nostro malgrado, ad uno scontro epico, decisivo, fra le forze del male e quelle del bene.

Purtroppo il popolino è ipnotizzato ed ammaestrato come un animale da circo dalla tv e da tutti i mezzi d'informazione di massa. In questo modo, la maggior parte delle persone è posta in una condizione di neutralità o, in alcuni casi, è favorevole alle forze oscure, quasi mai a chi, col suo messaggio di pace, amore e verità, vuole portare la luce.

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Del resto, più di 2000 anni fa, il Cristo è stato crocifisso proprio perché portava un messaggio di verità, pace, amore. In quell'epoca, quando al popolo fu chiesto chi volessero graziato dal supplizio della croce, fu scelto un bandito, Barabba, e fu sacrificato, al suo posto, un innocente portatore di luce, corrispondente al nome di Gesù.

Come si può notare, oggi come allora la storia tende a ripetersi, ciò a causa della complicità di un popolo che ama vivere nelle tenebre della paura, dell'ignoranza, della dipendenza dalle bugie messe in circolo dalle forze oscure per regnare attraverso il caos, e così il gioco è fatto.

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Eppure, nonostante tutti i rischi, nonostante il feroce accanimento di un popolino spaventato a morte dall'alto allo scopo di diventare servitore delle forze oscure, c'è chi continua a diffondere, a suo rischio e pericolo, ben inteso, luce, amore e verità, assumendosi la responsabilità delle conseguenze di questo suo atto di estremo coraggio.

Per fortuna i portatori di luce hanno seminato bene, favorendo l'avvicinamento di chi aveva abbracciato le tenebre per ignoranza o per partito preso. Così, pian piano, da una lampadina accesa nel bel mezzo della notte, si sta passando ai riflettori puntati sulle bugie, sul caos, sulla paura creati ad arte da chi, dal canto suo, vorrebbe mantenere lo status quo, fatto di incertezza, restrizioni delle libertà, cessazione graduale di ogni diritto umano e, con esso di ogni dignità.

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Chi ha la possibilità, la capacità e il coraggio di diffondere la luce, non tema le tenebre, la lasci splendere, oltre il caos, oltre la bugia, oltre l'ignoranza e la paura che ne deriva. Chi ama la libertà, continui a parlarne, a sentirsene degno, non ceda di un solo passo alle tenebre che avanzano, perché l'oscurità regna fintanto che la luce non illuminerà il mondo con il suo caldo abbraccio, un abbraccio che ci libererà dal laccio dell'usurpazione del potere, della privazione di ogni dignità portando verità e amore laddove ora regnano incontrastate la menzogna e la paura.

Vincenzo Bilotta



domenica 26 settembre 2021

La terza guerra mondiale

Ebbe a dire Albert Einstein: "Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza guerra mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre". In verità, Einstein, alla luce di ciò che sta accadendo in questi ultimi due anni, non ha indovinato nemmeno le eventuali armi che potrebbero essere utilizzate in un'ipotetica quarta guerra mondiale.

Questo periodo storico abbastanza oscuro e strano ci sta insegnando una cosa fondamentale e cioè che non occorrono armi per combattere una terza guerra mondiale, ma andiamo per ordine. Vi starete chiedendo se per caso sto affermando implicitamente, con ciò, che è in corso una terza guerra mondiale? La risposta è sì!


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Sicuramente mai avremmo pensato ad un conflitto bellico che coinvolgesse tutte le nazioni del mondo senza l'utilizzo di armi convenzionali quali missili nucleari o i soliti carri armati, eppure è ciò che sta avvenendo. Ok, siete curiosi di sapere innanzitutto dove si sta combattendo questa guerra e quali armi stanno utilizzando i belligeranti a livello mondiale?

Vi rispondo subito innanzitutto dicendovi che la terza guerra mondiale è in corso ufficialmente dal Marzo 2020, si sta combattendo nelle menti della popolazione mondiale e le armi utilizzate sono la paura diffusa attraverso i mass media tramite notizie manipolate, mezze verità e creazione di caos ad hoc allo scopo di poter controllare/dividere le persone a vantaggio dei potenti attraverso la creazione di fazioni aventi opinioni diametralmente opposte.
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Non parlerò in maniera diretta della causa scatenante di questa terza guerra mondiale, né farò nomi o altro, non voglio dare ulteriore energia a questo fenomeno che è cresciuto a dismisura a livello planetario proprio a causa delle energie di rabbia, paura, odio, desiderio di vendetta e, in generale, quanto di negativo possa concepire la mente umana. Qui parlerò solo ed esclusivamente di come si sta continuando a combattere questa guerra mondiale, la terza per la precisione, senza l'utilizzo di nessuna arma.

Probabilmente, se ci fosse qui con noi Albert Einstein in persona sarebbe stupito di come perfino le sue bombe nucleari siano state superate da strumenti molto più raffinati e pericolosi ma, soprattutto, invisibili ed insidiosi: la creazione del caos e, in un secondo tempo, la ripetizione martellante quanto ossessiva di notizie allarmistiche manipolate dall'alto la cui veridicità è, quanto meno, poco attendibile.
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Non sono qui per fare polemica, politica o parlare di strategie militari o di laboratori produttori di armi batteriologiche, non è per questo che ho creato il mio blog, mi occupo di life coaching e presenza mentale e, in linea con gli obiettivi di questo blog, voglio parlarvi oggi della potenza dei mezzi di comunicazione di massa e della loro capacità di influenzare le masse di creduloni che credono in maniera passiva a tutto ciò che vedono in tv o ascoltano nei notiziari radio.

Mai come in questo periodo storico si era assistito ad un'atrofia dei cervelli delle masse. Il popolino in generale, e i cultori delle notizie mediatiche in particolare, non pensa nemmeno il minimo che gli è consentito, abbrutito com'è dagli immancabili talk show e social network, dei quali nessuno sembra più poterne fare a meno. 
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L'uso spesso smodato di tv, radio e social ha consentito a chi sta in alto di gestire le menti dei non-pensanti a suo piacimento, obbligandoli, attraverso la ripetizione, in tutte le salse e a tutte le ore, a credere vere solo le notizie propinate dai mezzi di comunicazione di massa. In pratica, la maggior parte delle persone ha eletto a proprio Dio la tv e le notizie rappresentano per loro quello che i 10 comandamenti rappresentavano per Mosè.

Da qui comincia la battaglia fra due categorie, possiamo chiamarle specie per l'esattezza, di esseri umani che si sono delineate in questo ultimo periodo: da un lato troviamo i non-pensanti che si fidano ed accettano in maniera dogmatica di quanto dicono in tv o alla radio, dall'altro lato troviamo una minoranza della popolazione che usa il cervello e non crede a tutto ciò che danno in pasto al bestiame umano attraverso le mangiatoie mediatiche, al secolo tv, internet, radio, quotidiani.
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Così, dopo aver delineato e scoperto due specie distinte di esseri umani, ossia quelli col cervello atrofizzato che credono anche agli asini volanti da una parte e quelli che il cervello lo usano e si documentano attraverso diverse fonti anche non ufficiali prima di farsi un'idea seppur vaga di ciò che sta succedendo nel mondo, possiamo parlare adesso della lotta accanita che si svolge, nel quotidiano, fra chi difende a spada tratta gli eroi delle stronzate che dicono in tv e chi, invece, è centrato su di sé ed ha opinioni divergenti rispetto alla massa.

Il bello è che in questa battaglia i vincitori non saranno coloro i quali credono e seguono i mass media o, all'opposto, coloro i quali ragionano con la propria mente in base a ciò che vedono, no. I vincitori in questa terza guerra mondiale, una guerra combattuta attraverso la manipolazione mediatica di stampo terroristico, saranno coloro i quali stanno in alto, molto in alto, e sono in grado di influenzare, coi loro mezzi e attraverso le loro decisioni, i governi di tutto il mondo.
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Ovviamente, tutto questo è reso possibile dalle divisioni che sono in atto fra i popoli, fra chi crede alle bugie che dicono i mass media e chi, invece, ha usato o, comunque, cominciato ad usare in questo ultimo periodo storico, una delle armi più potenti, la sola in grado di vincere questa guerra: IL CERVELLO.

Oggi, più che mai, occorre un risveglio collettivo delle coscienze, l'unione fra i popoli, ciò al fine di contrastare chi regge le fila di tutto questo teatrino mediatico allo scopo di trarne profitto a spese, molto spesso, della Vita delle persone, dicendo loro che "è bene" mentre, invece, ciò che spacciano come "bene" è qualcosa che sta causando più morti del "male" stesso. Non lo nomino, avete capito di cosa sto parlando, non voglio dargli energia, solo fare un po' di chiarezza, esprimendo il mio personalissimo punto di vista.
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Ma alla fine di questo mio discorso, vi starete chiedendo chi ne uscirà vincitore da questa terza guerra mondiale? Secondo me vincerà chi continuerà a pensare con la propria testa, a porsi domande, ad avere dubbi su ciò che dicono in tv e sull'utilità di determinati provvedimenti dittatoriali mascherati da false emergenze. Ma, soprattutto, questa guerra la vincerà chi avrà il coraggio di buttare nella spazzatura radio e tv o, quanto meno, smetterà di credere alle bugie che continuano, invece, a mantenere le masse addormentate nella paura e sequestrate nelle proprie case.

Vincenzo Bilotta

domenica 12 settembre 2021

Smettila di essere un "bravo ragazzo"

Smettila di essere un "bravo ragazzo", non serve e non ti porterà dove ti piacerebbe arrivare. No, non ti sto invitando a diventare un criminale, uno che trasgredisce le regole e va contro gli interessi altrui. Piuttosto, ti sto esortando a disobbedire agli insegnamenti scolastici e familiari, laddove essi vadano contro la tua realizzazione, contro le tue passioni.

Si usa dire "è un bravo ragazzo" per indicare il figlio di famiglia che segue in tutto e per tutto gli insegnamenti e i consigli (ordini, aspettative?) dei genitori, senza mai dire di no, senza mai chiedere perché. In pratica, il mondo è pieno di "bravi ragazzi". "Bravo ragazzo" è anche chi continua la professione paterna attraverso il conseguimento di un titolo di studio che gli farà rinunciare, di fatto e per sempre, alla realizzazione dei propri sogni.

(Immagine presa dal web)


Ne conosco tanti, di bravi ragazzi, anche io ero uno di loro e, se avessi continuato ad esserlo, questo blog e i miei libri probabilmente non esisterebbero oggi e starei dietro una scrivania a timbrare documenti o, in ogni caso, farei ciò che mi hanno insegnato a scuola, a casa, senza nemmeno chiedermi il perché, in pratica farei parte della massa.

Ma così, per fortuna, non è stato. Certo, non è mai stato facile per nessuno andare contro il volere dei genitori, degli insegnanti, dei preti e della società in generale, per poter, infine, fare ciò che piace e, non più, ciò che gli altri si sarebbero aspettati da noi.

(Immagine presa dal web)


Il senso di colpa, in un primo tempo, si fa sentire: si pensa di aver deluso i nostri genitori, i nostri insegnanti, il sistema intero, in pratica. A volte si ha paura di andare oltre e scoprire cosa c'è... Ma quando si intuisce che solo così si potranno realizzare i propri e, non più, gli altrui progetti, ecco che ogni senso di colpa sparisce per lasciare il posto alla voglia di fare, di esprimere i propri talenti, di lavorare su di sé.

Solo chi lavora su di sé, infatti, può essere in grado di prendere coscienza del fatto che la strada che ci indicano gli altri, siano essi famiglia, preti, allenatori, insegnanti, amici, partner o conoscenti, il più delle volte non è quella che fa per noi. La nostra strada, infatti, non è ancora stata costruita, saremo noi, attraverso il nostro impegno, il nostro senso di responsabilità e la perseveranza che potremo cominciare a realizzarla.

(Immagine presa dal web)


La strada indicataci dagli altri, invece, esiste già e sappiamo pure dove potrà portarci: lavoro impiegatizio, stipendio sicuro, ma niente spazio per la creatività e no, i sogni nel cassetto possono pure fare la muffa, bisogna avere la testa sulle spalle, non fra le nuvole, come mi diceva sempre la mia insegnante di italiano alle medie quando mi perdevo a guardare incantato il cielo in primavera.

Il "bravo ragazzo" è un ragazzo concreto, che sa quello che vuole... Ce lo avranno ripetuto milioni di volte... Ma la realtà è ben altra. Il "bravo ragazzo" non si è mai chiesto cosa voglia dalla Vita, piuttosto si è sempre limitato ad accontentare gli altri. In altre parole, il "bravo ragazzo" sa cosa vogliono gli altri da lui e cerca di contentarli mentre non si è mai chiesto, o ha rinunciato in partenza a chiederselo, cosa volesse lui dalla Vita.

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In ognuno di noi c'è uno spirito ribelle, ribelle al conformismo, alla muffa, all'obbedienza, che vuole solo uscire fuori, guidarci verso il successo e farci raggiungere il massimo delle nostre potenzialità. Per lasciare libero il nostro vero spirito, la nostra vera natura, sarà necessario centrarsi su di sé, fregandosene se per questo si deluderanno gli altri e le loro aspettative.

La Vita è UNA e va vissuta seguendo le proprie attitudini, sviluppando la propria creatività fino a realizzare se stessi. Se, viceversa, si contenteranno i genitori, gli insegnanti, amici, allenatori o conoscenti, solo per paura di deluderli o di essere giudicati dei "cattivi ragazzi", beh, ricordate sempre una cosa: gli infelici rimarrete voi.

(Immagine presa dal web)


I vostri genitori un giorno moriranno, il vostro partner potrebbe andar via, gli amici voltarvi le spalle, ma voi vi ritroverete a svolgere un lavoro e, di conseguenza, a vivere una Vita non vostra, non vera, ma voluta da altri. Quindi? Cosa avete deciso? Le persone che vi circondano non sono eterne, così come il tempo per decidere se realizzare i vostri sogni o, al contrario, se buttare la Vita dei vostri sogni nel cassonetto dei rifiuti allo scopo di far contenti gli altri... A voi la scelta!

Vincenzo Bilotta





martedì 24 agosto 2021

Chi vuoi essere oggi?

 "Dimentica il tuo passato. Chi sei adesso? Chi hai deciso di essere davvero oggi? Non pensare a ciò che sei stato. Chi sei adesso? Chi hai deciso di diventare? Prendi questa decisione coscientemente. Mettici impegno". (Anthony Robbins)

Ciò che siamo oggi è frutto, nel bene o nel male, di ciò che ci hanno fatto credere nel passato e, in generale, durante il nostro processo di crescita ed educazione-programmatica. In pratica, quasi nessuno di noi è se stesso. Ogni persona è il frutto di ciò che ha vissuto, elaborato e creduto, fino a farne la propria identità, nel passato.

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Ecco perché viviamo in una società formata da persone infelici, depresse, arrabbiate, indecise, che continuano a lamentarsi mentre la Vita passa loro davanti e va per i fatti suoi... La nostra è una società piena di persone che sono state castrate nelle loro potenzialità per poi essere modellate in maniera tale da poter servire al sistema come impiegati sottopagati, consumatori compulsivi e ingranaggi inconsapevoli di un meccanismo molto più grande delle singole parti e destinato a sfruttarle per pochi spiccioli fino alla pensione (morte?).

Occorre ricordare una cosa di fondamentale importanza: noi siamo il nostro passato, questo è vero, ma possiamo prenderne coscienza e, se non ci piace più continuare a recitare una parte che non fa per noi, possiamo cambiare, in ogni momento. Certo, ci vorrà una grande forza di volontà e un desiderio di cambiamento profondo, perché qui si tratta di cambiare radicalmente identità.

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Ma se riflettiamo bene, scopriremo che questa identità che continuiamo a trascinarci dietro dall'epoca della nostra infanzia è, in realtà, una zavorra che ci impedisce di spiccare il volo verso lo sviluppo delle nostre reali potenzialità. Solo capendo questo saremo disposti, in seguito, a prendere la decisione di cambiare.

Allora, a questo punto, la domanda sorge spontanea: chi vogliamo essere oggi? Chi ci piacerebbe essere se potessimo avere l'opportunità di ripartire da zero? Quali erano i nostri sogni prima che i nostri educatori, preti, tutori, genitori, amici, allenatori, ragazzi che ci bullizzavano, ci castrassero?

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Sì, perché noi non siamo, in realtà, più noi, scusate il gioco di parole... Noi siamo il frutto delle convinzioni limitanti che ci sono state inculcate durante il nostro processo di crescita. Di conseguenza, se le convinzioni che ci sono state trasmesse durante il processo educativo-programmatico riguardo la Vita, il lavoro e i rapporti sociali, coincidono con le nostre aspirazioni, allora tutto andrà secondo i progetti della nostra anima.

Chi nasce e cresce in un ambiente emotivamente sano, dove è incoraggiato a sviluppare la propria creatività e a credere in se stesso, sarà destinato a una Vita felice e piena di successi. Ma se si nasce in un ambiente dove ci viene imposto cosa studiare, quali compagnie frequentare o se si viene bullizzati... Beh... In questo caso la strada da percorrere sarà in salita e spesso si vivrà il resto della Vita nella mediocrità e nella meccanicità.

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Chi ha vissuto un'infanzia traumatica o ha avuto dei genitori pieni di aspettative o chi, ancora, è stato educato all'interno di istituti religiosi, è destinato a vivere una Vita anonima, piena di problemi, paure e farà parte della massa senza avere mai la possibilità di emergere. A meno che...

A meno che non lavori su di sé, ciò dopo aver preso coscienza del fatto che la Vita che sta vivendo è una Vita di seconda mano mentre, in realtà, le sue aspirazioni sono ben altre... Da quel momento comincia il lavoro di destrutturazione da tutte quelle convinzioni limitanti che lo avevano destinato, almeno all'apparenza, ad una Vita mediocre, anonima, senza possibilità di successi.

(La copertina del mio nuovo libro)


Bisogna capire che non esiste nessun destino scritto... Solo convinzioni limitanti da sradicare per poi ripartire da zero. Sì, vi sto chiedendo di cambiare identità... Ma prima dovete smettere di essere chi eravate in passato: dovete smettere di essere il bambino che faceva sempre ciò che piaceva agli altri al solo scopo di farsi accettare, dovete smettere di continuare ad identificarvi col bambino bullizzato che non ha mai creduto in se stesso, men che meno da adulto... E la lista potrebbe continuare all'infinito.

In ogni caso, dovete chiudere definitivamente col passato. Non vi sto chiedendo di dimenticare i bei ricordi, quelli no. Ma, sicuramente, dovrete cancellare i ricordi che tenete ancora dentro e che vi hanno causato dei traumi che continuate a portarvi dietro ancora oggi, altrimenti non andrete da nessuna parte e continuerete a girare dentro la ruota della vostra Vita routinaria senza andare mai da nessuna parte, finché morte non vi separi!

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Siete disposti a cambiare? O vi siete affezionati alla vostra identità di bambino modello, bullizzato, buono a nulla o disposto a studiare ciò che non sono riusciti a realizzare mamma e papà? Sì, perché di questo si tratta. Si tratta di mettersi in discussione, di smettere di trarre la propria identità da un passato traumatico che continuiamo a trascinarci dietro...

Cominciamo a desiderare una nuova identità, a lavorare sui nostri talenti, quelli che ci hanno vietato di sviluppare quando eravamo piccoli. Poi lasciamoci alle spalle le zavorre legate al passato, ciò per il semplice fatto che non esistono più se non nella nostra memoria sotto forma di convinzioni limitanti. Acquisiamo, piuttosto, maggiore saggezza se ci venisse ancora in mente di ricordarci episodi spiacevoli della nostra infanzia.

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Poi... Cambiamo! Cambiamo amicizie, lavoro, città, auto e, in generale, tutto quello che non risuona più con la nostra identità e che ci tiene ancora legati al passato... Ma, soprattutto, cambiamo mente, usciamo fuori e andiamo a prenderci ciò che vogliamo, perché ce lo meritiamo! Buona Vita!

Vincenzo Bilotta

lunedì 9 agosto 2021

L'arte del lasciare andare

Quanto dolore alberga ancora in noi? Dolore per una storia finita, per una persona cara scomparsa troppo presto, per come sono andate le cose in generale nella nostra Vita? Sicuramente tanto, ognuno di noi ha il proprio vissuto e molti, moltissimi, gran parte di questo vissuto non lo hanno ancora elaborato correttamente ma, lungi da ciò, lo hanno semplicemente congelato.

Perché si congela il passato, invece di lasciarlo andare? La risposta è da ricercare nel fatto che, spesso, nel momento in cui accade un determinato evento nella nostra Vita, noi non siamo pronti ad affrontarlo e, proprio per questo, lo mettiamo da parte, cercando di non pensarci più di tanto, ci farebbe soffrire, insomma lo congeliamo.

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Ma non sappiamo che, congelando gli eventi, non permettiamo il libero fluire all'energia della Vita e, con essa, al nuovo che potrebbe entrare a far parte delle nostre esistenze, se solo smettessimo di trattenere il passato, continuando con tutte le nostre forze, in maniera più o meno cosciente, a mantenere in Vita qualcosa che è già morto e sepolto da anni, ma che noi continuiamo ad alimentare e mantenere vivo nella nostra mente.

Così facendo, continuando a pensare al passato e ai presunti errori da noi commessi, continueremo a perpetuare i sensi di colpa, il nostro senso di inadeguatezza, la nostra stessa difficoltà ad aprirci alla Vita, al nuovo. Ma come fare? Come possiamo riuscire a lasciare andare ciò che, di fatto, lungi dall'aiutarci a vivere meglio, all'opposto costituisce un freno alla nostra libertà, libertà di trasformarci, di voltare pagina, di guardare avanti smettendo di portarci addosso delle zavorre che non ci appartengono?

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Lasciare andare è un'arte, come ho già anticipato nel titolo di questo mio articolo di oggi. Per imparare a lasciare andare bisogna prendere, prima, coscienza del fatto che tutto quello che ci è accaduto in passato è PASSATO, cenere, non esiste più se non come idea contorta nelle nostre menti ipertrofiche ed ossessive.

Vi faccio una domanda: continuereste a trattenere con una corda un camion mentre sta per partire? Sicuramente mi risponderete di no! Altrimenti correreste il rischio di farvi male continuando a tirare la corda, sarebbe inutile e controproducente. Lo stesso vale per il nostro passato, per il dolore che abbiamo vissuto e che, nonostante siano passati anche parecchi anni, continuiamo a tenere dentro, ci lasciamo consumare da questo dolore, non capendo che ormai è inutile soffrire e bisognerebbe, piuttosto, tornare a fluire con la Vita dopo averlo lasciato andare.

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Cominciamo a prendere coscienza di ciò che, attualmente, ci fa soffrire, qualsiasi ricordo, sia esso legato al passato, più o meno recente, e che noi, nonostante tutto, avevamo continuato a trattenere al nostro interno, quasi ci fossimo ormai affezionati.

In effetti, molto spesso capita che ci si identifichi col proprio dolore, fino a diventarne dipendenti. Questo, però, è come nutrirsi di un veleno, ciò alla lunga potrebbe portare alla morte! Ecco quanto è importante lasciare andare, lasciamo andare il passato, permettiamo al nuovo di entrare nelle nostre Vite, noi meritiamo di essere felici, siamo nati per questo!

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Prendiamo coscienza del dolore che continuiamo a nutrire dentro di noi, sia esso dovuto a rabbia, sensi di colpa, paura, non importa, entriamoci dentro e stiamo ad ascoltarlo, sentiamo cosa ha da dirci smettendo, al contempo, di giudicarlo, di reprimerlo, di lottarci contro, facciamo semplicemente dei respiri profondi e lasciamoci guidare da esso indietro nel tempo fino a prendere contatto con le sue radici più profonde che possiamo trovare nel luogo spaziotemporale da dove si è originato.

Dopo averne preso coscienza, dopo averne contattato le radici e averne ascoltato il messaggio, LASCIAMOLO ANDARE, questo dolore, questo passato, smettiamo di nutrirlo, apriamoci al nuovo, ce lo meritiamo, siamo nati per sperimentare la gioia nella creatività fino ad essere felici. Ciò che ci separa dalla felicità è l'illusione di dolore tenuta in Vita dalla mente.

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La mente ci fa soffrire perché crea in noi delle aspettative, dei programmi da seguire. Ma la Vita, si sa, è una continua scoperta, non si può progettare la Vita, bisogna solo viverla e lasciarsi andare ad essa con fiducia, senza trattenere nulla, seguendo il flusso. Smettiamo di avere aspettative, lasciamo andare il passato e facciamoci guidare dalla Vita, essa è la più saggia delle maestre e sa, meglio di chiunque altro, ciò di cui abbiamo bisogno per crescere e realizzarci.

Vincenzo Bilotta