lunedì 24 luglio 2017

Inferno

Oggi cominciamo il viaggio di ascesa dagli inferi, quello che può, che potrebbe, dipende se si avrà il coraggio e la volontà necessari per lavorare su di sé, portare all'ascesa attraversando i vari stadi successivi, dopo verrà il purgatorio, fino a stabilizzarsi nel paradiso. Buona lettura e... buon lavoro su di voi!

Dell'inferno con le sue pene ce ne hanno parlato fin troppo preti e suore a scuola, in chiesa, al catechismo come negli istituti scolastici gestiti da religiosi. Ce lo hanno descritto come un luogo tremendo, di tremenda sofferenza, dove ognuno di noi sarà destinato, notate bene il "sarà", dopo la morte e se avrà vissuto da peccatore senza pentirsi.
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Quello del quale vi parlerò io oggi, in questo articolo che state leggendo, ha a che fare con il vero inferno, quello che la maggior parte delle persone si trova a vivere e sperimentare, causa profonda inconsapevolezza in un periodo di profonda crisi vissuta per vari motivi (lutti, abbandoni, violenze subite, perdita o mancanza del lavoro, ricerca della propria vera identità e della propria strada nella Vita), in questa dimensione spaziotemporale, non quando trapasserà, quello è argomento di cui si occupano la chiesa e la metafisica.

L'inferno, nel senso in cui lo intendo io, è uno stato mentale focalizzato in maniera ossessiva sui problemi e non sulle soluzioni, sui probabili disastri che si potranno vivere in un ipotetico apocalittico futuro. Vive l'inferno anche chi non ha il coraggio di cambiare un lavoro che non lo soddisfa, di lasciare un partner che lo tormenta, di allontanare le persone negative che nulla gli danno ma, lungi da ciò, tutto gli tolgono, energie comprese.
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La discesa agli inferi è sempre tormentosa, un cupo stato dell'essere, caratterizzato da sofferenza a più livelli fino allo sprofondare nella depressione più cupa, stato in cui si perde l'interesse verso qualsiasi cosa o persona e non si hanno più stimoli a fare, a vivere, ci si chiude in se stessi e si evita un eventuale confronto con persone che potrebbero essere di aiuto.

Elemento importante è dato dal fatto che fuori di noi nulla cambia, il vissuto è squisitamente interiore, personalissimo, invisibile agli altri, in altre parole soggettivo. Potete constatarlo se uscite con chi ha problemi di questo tipo e andate in luoghi di svago quali luna park, cinema, discoteche o villaggi turistici: essi rimarranno sempre indifferenti rispetto agli stimoli esterni e a volte tenderanno a fare del sarcasmo se voi vi divertite.
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E' facile per chi vive al livello dell'inferno cadere nelle dipendenze, ciò per alleviare il proprio disagio psicofisico. Così queste persone correranno il rischio di diventare dipendenti da droghe, alcool, gioco compulsivo, relazioni sbagliate tanto per fare alcuni esempi.

Chi vive l'inferno vede con gli occhi del dannato ogni cosa. Ogni minimo accadimento nella sua Vita lo lascerà instabile per giorni, chi vive nello stato mentale infernale, infatti, tende a rimuginare su ogni cosa, a non sentirsi adeguato alle situazioni che gli si pongono innanzi, a sentirsi in colpa, a provare rabbia ed odio. In questo stato mentale anche un angelo non viene da lui riconosciuto e a volte potrà, addirittura, essere scambiato per un demone.
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Chi sta visitando i propri inferi, com'è naturale, sarà poco propenso a perdonare, ad aiutare il prossimo, a sorridere agli altri, alla Vita e, non da ultimo, a se stesso. Del resto, come potrebbe perdonare, aiutare o sorridere al prossimo se, prima, non avrà applicato tutto ciò a se stesso?

Chi vive nello stato mentale inferno non ama se stesso, diversamente adotterebbe un  diverso atteggiamento nei confronti della Vita. Per amare se stesso e potere salire sia pure al livello mentale purgatorio, occorrerà che sia prima in grado di ACCETTARE SE STESSO, COSI' COM'E'. Dopo aver fatto ciò, dovrà PERDONARSI per quello che avrebbe voluto fare, essere, dire ma non è stato, in quel momento della propria Vita, in grado di agire per come avrebbe voluto.
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Per perdonarsi è essenziale capire che, se non si è riusciti a tenere un determinato comportamento nel passato, ciò è dovuto al fatto che, nel momento in cui si è verificato quel determinato accadimento, la persona ha adottato il comportamento più giusto tenendo conto delle conoscenze, dei mezzi e del modo di agire che aveva a disposizione all'epoca, in altre parole, ha fatto del suo meglio e, per ciò stesso, deve smetterla di giudicarsi inadeguato. Adottare questo tipo di consapevolezza è estremamente liberatorio e consentirà, se applicato dalla persona che vive al livello mentale infernale, di ascendere al livello purgatorio.

Dopo essersi perdonati ed accettati, così come si è, cesserà ogni resistenza interiore, ogni senso di inadeguatezza sparirà, arriverà un senso di liberazione e un'apertura nei confronti della Vita. In quel momento si avrà la possibilità di lavorare su di sé allo scopo di portare alla luce e risolvere traumi e conflitti che  ci tenevano ancorati al passato, facendoci vivere l'inferno sulla terra.

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Liberandosi dalle zavorre del passato coi relativi sensi di colpa, si potrà ascendere al livello mentale purgatorio, lasciandosi alle spalle un inferno che, seppur tormentoso, avrà lasciato un'esperienza preziosa a livello di purificazione, introspezione e umiltà. Man mano che si sale, è consigliato farlo con umiltà, inviando tanto perdono al passato coi suoi vissuti e guardando avanti partendo dal QUI E ORA, unico tempo esistente, non più dal futuro.

E' SOLO NELL'ETERNO PRESENTE, INFATTI, CHE SI PUO' AVERE LA POSSIBILITA' DI CREARE UN NUOVO STATO MENTALE LIBERO DA SPAZIO E TEMPO. PER FARE CIO' BISOGNA DIVENTARE CONSAPEVOLI CHE IL PASSATO NON CI SERVE PIU'. IN QUESTO MODO IL PASSATO DIVENTERA' IL NOSTRO MAESTRO E, NON PIU', IL DEMONE CHE SEMBRAVA DESTINATO A TORMENTARCI PER IL RESTO DEI NOSTRI GIORNI. (Fine prima parte)

Vincenzo Bilotta


Ascesa dagli inferi

Tempo fa ho scritto un articolo intitolato "Discesa agli inferi" (lo trovi digitando il nome nel motore di ricerca che trovi alla destra di questo articolo). In questo articolo descrivevo come fosse, spesso, necessaria una discesa ai propri inferi personali, una visita ai propri demoni interiori, allo scopo di farseli amici, avendo il coraggio di guardarli in faccia e scoprendo che altro non erano se non i mille volti della nostra mente nascosti nell'ombra dell'inconsapevolezza nella quale versa l'umanoide medio di oggi, sottoposto alla meccanicità che ormai sembra governarlo.

Per molte persone che non hanno la possibilità di svegliarsi in maniera spontanea, si rende necessaria e quasi obbligatoria questa discesa agli inferi. Solo così si potrà avere la possibilità, a patto che si riesca a mantenere la necessaria lucidità ed equilibrio mentali, di purificarsi dentro le fiamme dei propri inferi personali. Gettando alle fiamme l'ego assieme a tutti i vecchi schemi mentali e conflitti irrisolti si potrà avere, finalmente, la possibilità di rinascere, un pò come fece l'Araba Fenice quando si librò in volo dopo essere risorta dalle proprie ceneri.
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Dopo essere disceso agli inferi, ai propri inferi personali, ciascuno con le sue dinamiche, ognuno coi suoi demoni personali che avrà alimentato nel corso del tempo attraverso le proprie paure e conflitti irrisolti, l'uomo ha la possibilità di tornare a vivere ed essere, finalmente, felice.

Ovvio, il viaggio di ritorno non sarà sempre veloce, di quelli da illuminazione lampo tipo satori zen o samadhi yogico. Nella maggior parte delle ipotesi il viaggio sarà fatto a tappe, con nuovi conflitti da risolvere, a volte più importanti, altre volte di più facile risoluzione, ma che comporterà delle battute d'arresto allo scopo di raggiungere nuovi ed interessanti punti di equilibrio lungo la strada che porterà, se percorsa per intero, alla liberazione dalle illusioni di spazio e tempo dove la mente giocava in casa ed avrebbe continuato a fregarci.

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Ho diviso questo viaggio di ascesa, di ritorno dagli inferi, in tre tappe. Ho scelto un cammino di tipo dantesco o, se volete, biblico-cristiano e, per ciò stesso, ho scelto di partire dall'inferno, salire su nello stadio intermedio del purgatorio per poi finire, per chi riesce a "ripulirsi per bene" dalle memorie antiche (se vuoi approfondire il concetto di "Memorie antiche" puoi cercarlo sotto il titolo "Decondizionarsi dalle memorie antiche" nel motore di ricerca che trovi in alto a destra di questo articolo) in paradiso.

E' chiaro che tutti e tre sono degli stati mentali, ognuno con delle caratteristiche sue proprie, ciascuno con la sua funzione. Nessuno di essi è meno importante dell'altro anzi, possiamo dire che ognuno è complementare ad ogni altro, dopotutto fanno parte del cammino iniziatico e ne segnano le tappe decisive in maniera profonda e definitiva.

Assieme a questo articolo di presentazione e ad altri tre distinti che denominerò inferno, purgatorio e paradiso, analizzeremo le diverse tappe di questa ascesa che dagli inferi, passando per il purgatorio, porterà al paradiso, dopo un serio e costante lavoro su di sé. Dal tempo e lo spazio, dove la mente regna, si passerà all'eternità, al paradiso, che altro non è se non il raggiungimento dello stato di non mente conseguente all'uscita dal tempo coi suoi vissuti ed aspettative e dallo spazio. Buona lettura!

Vincenzo Bilotta

lunedì 10 luglio 2017

Ritorno all'Uno

C'è un'antica storia indiana sul dio Brahma. Non esisteva nulla eccetto Brahma, il quale si annoiava. Voleva giocare, ma non c'era nessuno con cui farlo. Perciò creò Maya, una bellissima dea. Le spiegò il motivo per cui l'aveva creata, e Maya disse: “Va bene, faremo un gioco bellissimo, ma tu devi fare ciò che ti dirò”. Brahma acconsentì, e seguendo le istruzioni della dea creò il cielo, le stelle, la luna, i pianeti e l'intero universo.

Poi creò la vita sulla terra: gli animali, l'atmosfera, gli oceani, tutto. Maya disse: “Com'è bello questo mondo d'illusione. Ora dovresti creare un animale tanto intelligente e consapevole da poter apprezzare la tua creazione”. Allora Brahma creò gli esseri umani, e quando ebbe terminato chiese a Maya quando sarebbe iniziato il gioco. 
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“Inizieremo adesso”, rispose lei. Prese Brahma, lo tagliò in pezzettini minuscoli, e ne mise uno dentro ogni essere umano. Poi disse: “Ora comincia il gioco! Ti farò dimenticare chi sei e dovrai cercare di ritrovarti”. Maya creò il Sogno, e ancora oggi Brahma sta cercando di ricordare se stesso. Si trova dentro ciascuno di voi, e Maya vi impedisce di ricordare chi siete. 

Nel momento in cui una persona si risveglia dal Sogno, diventa nuovamente Brahma, e si riappropria della sua divinità. Poi forse dice: “Bene, io sono sveglio. Cosa posso fare per le altre parti di me?”. Se avete scoperto il trucco di Maya, potete condividerlo con gli altri. (Don Miguel Ruiz, La padronanza dell'amore)
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Ho voluto cominciare l'articolo di oggi con questa meravigliosa storia indiana. Essa non fa altro che ribadire le origini divine dell'essere umano e di come, in origine, TUTTO ERA UNO. Poi intervenne Maya, dea nella storia prima raccontata ma, anche, termine che sta ad indicare l'illusione nel buddismo. Ed ecco che, all'improvviso, calano le tenebre negli occhi degli uomini.

Ognuno sembra essersi dimenticato di Sé e delle proprie origini divine per cadere nel mondo duale, dominato dall'illusione di solidità della materia, dei beni e delle relazioni umane. Del resto, a mio avviso, poiché NULLA AVVIENE PER CASO, l'esperienza della separazione dal Tutto, dal divino, il dimenticarsi di avere Dio in Sé, ha un significato di fondamentale importanza per la crescita e l'evoluzione dell'essere umano.
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Succede spesso che l'essere umano non riesca ad apprezzare ciò che possiede se non nel momento in cui lo perde: un affetto, un posto di lavoro, qualsiasi bene materiale al quale si era particolarmente affezionato e che dava per scontato sarebbe durato al suo fianco per sempre. Poi succede che, un giorno imprecisato, la persona che più amavamo al mondo, in un modo o nell'altro, ci abbandona, si perda il posto di lavoro o ci rubino dei beni ai quali eravamo particolarmente legati.

Proprio nel momento in cui accade ciò, ecco che si riesce ad apprezzare il valore di ciò che si possedeva. Del resto, io credo si viva in un mondo duale proprio per questo. E' il mondo di buono/cattivo, alto/basso, amore/paura, acceso/spento. La mente crea distinzioni, l'uomo ci cade e, zac! All'improvviso finisce la Vita Reale, non si risiede più nell'Uno e si cade vittima delle illusioni e delle paure derivanti dai legami alle cose/persone.
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A volte, però, potrà capitare che, un po' per curiosità, un po' perché si vuole capire cosa c'è "oltre la Vita ordinaria", si sentirà l'esigenza di lavorare su di Sé, di seguire un percorso spirituale-introspettivo alla ricerca di quel qualcosa che fino a quel momento non ha placato la nostra sete di sapere e che, sicuramente, non abbiamo trovato nelle cose e nella Vita ordinarie.

Ecco che da quella spinta potrà nascere una visione alternativa della Vita ordinaria, non più centrifuga, bensì centripeta, in quanto rivolta all'osservazione della propria interiorità coi propri tesori nascosti. In quel momento, se non si avrà paura di continuare a scrutare nel proprio animo, si potrà scoprire ciò che Brahma ha nascosto dentro ognuno di noi, una parte di Sé, del divino.
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Nel momento in cui si scoprirà Dio in Sé, cesserà la ricerca spasmodica di fonti esterne che possano dare un solo minuto in più di gratificazione preferendo, di gran lunga, sviluppare ed armonizzare la propria divinità interiore per poterla poi, se si vorrà, condividere con gli altri aiutandoli, per ciò stesso, ad evolvere.

Ecco che, dal momento in cui si sarà scoperto Brahma/Dio dentro di Sé, ci si sentirà uguali agli altri, dei sulla terra, con il solo scopo di godere al massimo di questa esistenza terrena senza più temere la morte in quanto illusione/Maya.
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In quel momento, una volta scoperto Brahma/Dio in Sé, ecco avvenire il fenomeno di ricongiunzione con il Tutto o, come viene comunemente denominato in fisica quantistica, si scoprirà il cosiddetto ENTANGLEMENT, ossia l'essere collegati attraverso fili sottili ed impercettibili all'occhio umano, a Tutto il resto: minerali, piante, animali, umani. In quel momento Maya smetterà di prendersi gioco di noi e Brahma, stanco del gioco, tornerà Uno attraverso Tutti i piccoli frammenti/esseri umani che avranno avuto la capacità di vedere un pezzo di Sé nell'altro.

Da quel momento, finirà il gioco dell'illusione di separazione che faceva della terra un inferno a causa della mancata conoscenza di Sé e ciascuna persona potrà finalmente ri-scoprire il paradiso in Sé e proiettarlo all'esterno, facendo della terra il regno di Dio perché, alla fin fine, Dio si è sempre celato in noi.

Vincenzo Bilotta