"Religioso è colui il quale teme l'inferno. Spirituale, invece, è chi l'inferno lo ha attraversato facendo pace coi suoi demoni interiori." (Vincenzo Bilotta)
Oggi voglio parlarvi di una differenza, in particolare voglio trattare l'argomento riguardante la distinzione che passa fra l'essere religiosi rispetto all'essere spirituali. Questa differenza è fondamentale e, a seconda dei casi, può creare unione o separazione fra i popoli.
Oggi voglio parlarvi di una differenza, in particolare voglio trattare l'argomento riguardante la distinzione che passa fra l'essere religiosi rispetto all'essere spirituali. Questa differenza è fondamentale e, a seconda dei casi, può creare unione o separazione fra i popoli.
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Comincerò col parlarvi della persona religiosa. Esistono differenti tipi di religione. Ogni popolo di ogni parte del pianeta e sin da tempi remoti, ha sempre sentito la necessità di credere in qualcosa di superiore, qualche entità in grado di proteggerlo, ascoltarlo, aiutarlo nella Vita quotidiana quando sentiva particolare bisogno di un aiuto superiore.
Da lì ecco nascere le religioni, ognuna col proprio rappresentante, ognuna con le proprie regole di condotta morale, con i propri divieti ed imposizioni. Ben presto però, in contemporanea col nascere delle religioni, ecco nascere anche le divisioni dovute ad un diverso modo di vedere, vivere e comportarsi imposto dai precetti dei differenti culti.
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Queste divisioni, operate dalle differenti religioni, lungi dal portare unità e pace nel mondo hanno determinato guerre, persecuzioni, saccheggi, il tutto in nome di un sentimento di superiorità che si è voluto far prevalere da parte di un credo rispetto ad un altro.
Fatta questa premessa si capisce bene come la persona religiosa, pur riuscendo a trovare un suo equilibrio all'interno del culto professato, tuttavia tenderà ad avere una visione unilaterale del mondo, visione collegata e controllata dai precetti ai quali ha deciso di aderire una volta che ha cominciato a professare quel determinato credo.
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Da qui, com'è chiaro, sorgeranno delle inevitabili separazioni fra persone appartenenti a differenti tipi di culto religioso, separazioni che, come ho avuto modo di accennare prima, hanno portato nel corso dei secoli a conflitti, uccisioni, odio razziale.
Dopo aver parlato della persona religiosa, voglio adesso parlarvi della persona spirituale. La persona spirituale è quella che non aderisce a nessun tipo di credo, semplicemente si limita a vivere la Vita vedendo il divino dappertutto, un pò come facevano gli animisti nella preistoria. Questa visione delle cose come dotate di un'anima, di una divinità interiore, porterà la persona spirituale a vivere una sensazione di unità con tutte le altre persone, cose, animali, minerali esistenti sul pianeta, senza giudizio né conflitto di sorta.
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La spiritualità e, di conseguenza, la persona spirituale, sono praticabili a patto che ci si sia, prima, liberati dalla religiosità di origine, quella che, per intenderci, attraverso i suoi precetti e dogmi, potrebbe tenerci ancora separati da tutto il resto del creato attraverso l'imposizione di un modo di vedere che è, spesso, diametralmente opposto rispetto ad un qualsiasi altro credo religioso.
Dopo essersi affrancati dal senso dell'obbligo e di separazione vissuto, ma prima ancora sentito, attraverso l'adesione ad un culto piuttosto che ad un altro, poco importa, si dovrà percorrere il cammino in maniera autonoma, cominciando a vivere e sentire le cose per come sono, un'esperienza da fare in prima persona. L'esperienza religiosa, infatti, la si vive attraverso lo studio dei testi sacri, quella spirituale, invece, è un'esperienza pratica, un sentire più che una conoscenza derivante dallo studio, conoscenza che dovrà portare, attraverso la pratica, alle proprie origini, e cioè all'unità nell'accettazione in prima persona di noi stessi, così come siamo, e degli altri in quanto nostra proiezione/prolungamento.
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Ma per essere spirituali occorrerà non cadere nella trappola di far diventare religiose pratiche quali la meditazione o lo yoga. Sì, perché la tendenza potrebbe essere, in molti casi, quella di dipendere da qualcosa di trascendente e, una volta intrapreso il cammino di liberazione attraverso la pratica della meditazione, farla diventare una pratica religiosa.
La spiritualità non può essere religione, tuttavia il religioso può essere spirituale, a patto che si approcci al mondo della spiritualità con cuore aperto, senza giudizio e accetti, al contempo, le altre religioni come riflessi dello stesso specchio d'acqua, in fondo tutto è uno e ciò che ognuno di noi vuole è essere connesso a tutto il resto, oltre ogni descrizione del mondo operata dai testi sacri e nel loro rispetto, per carità, ma in uno stato di apertura tale da fargli trascendere giudizi nei confronti degli altri credo i quali, lungi dal far percepire, unione, pace ed armonia nel mondo, hanno portato, fino ad oggi, solo morte e distruzione.
Vincenzo Bilotta