lunedì 17 febbraio 2025

Siate come i girasoli

Porta il tuo viso verso il sole e le ombre cadranno dietro di te. (Proverbio maori)

Viviamo in un mondo di pessimisti. Per dirla con la metafora del bicchiere, pare proprio che tutti, o quasi, vedano il bicchiere mezzo vuoto, concentrandosi sempre e solo sulla mancanza, sul senso di incompletezza, sui problemi. Queste persone non sanno, tuttavia, che la mancanza, il senso di incompletezza e i problemi esistono perché loro si concentrano SOLO ED ESCLUSIVAMENTE su questi aspetti delle loro Vite.

(Immagine presa dal web)


Consentitemi adesso di fare un altro esempio per entrare nel vivo di questo articolo di oggi. Immaginate di essere dei fiori, ma non dei fiori qualsiasi, vi chiedo di immaginare di essere, sia pure per un solo attimo, dei girasoli.

Come ben sapete, il girasole è così chiamato per la sua caratteristica tendenza a girarsi verso il sole, in direzione dei suoi raggi. Ora, immaginate per un attimo di essere voi stessi dei girasoli. Ma perché proprio dei girasoli? Perché il girasole, proprio per il fatto di girarsi solo verso il sole, ha la capacità di LASCIARSI ALLE SPALLE LE TENEBRE, ciò in quanto si concentra solo ed esclusivamente in direzione dei raggi solari.

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Noi possiamo essere proprio come i girasoli. Se ci fate caso, nel descriverli avrete notato come facessi riferimento al fatto che i girasoli volgono il loro sguardo SOLO verso la luce. Di conseguenza possiamo dire che essi focalizzano la loro attenzione solo su ciò che è bene per loro. Il sole, infatti, è quanto di più positivo possa esistere agli occhi di un fiore.

Per il girasole, quindi, non esiste nient'altro se non il sole. Il girasole non presta attenzione all'ombra, a ciò che lo circonda, esso dirige il suo sguardo SEMPRE E SOLO VERSO LA LUCE DEL SOLE e questo gli è più che sufficiente per vivere e crescere forte fino a portare i semi, quelli che molti di noi mangiano di tanto in tanto.

(Immagine presa al web)


Noi dovremmo prendere esempio dai fiori di girasole, all'interno delle nostre Vite, focalizzandoci solo sugli aspetti positivi ed evitando di ingigantire quelli negativi. Sì, lo so, questo compito risulta molto difficile, specie se teniamo in considerazione il fatto che viviamo in una società di pessimisti, dove il pessimismo ci viene insegnato (manco se fosse un'alta iniziazione esoterica) dovunque ci troviamo: a casa, a scuola, in mezzo agli amici, in giro per le strade.

La gente, quando non ci trasmette negatività attraverso la parola, lamentandosi, ce la può trasmettere con le espressioni da zombie che assume a partire dal momento in cui esce di casa per andare in giro per i fatti suoi. In un modo o nell'altro, chi ha la negatività dentro tenderà ad esprimerla fuori, sia a parole, che attraverso, come ho già detto, le espressioni del viso decisamente da morto, ma non finisce qui.

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Sì, perché molte persone sono negative non appena ti ci avvicini, anche se non ti parlano, anche se il viso non è particolarmente cadaverico, semplicemente emanano ciò che sono. Qui parlo di campi energetici negativi del diametro di uno o diversi metri di circonferenza, e quando noi ci troviamo all'interno di questi campi, anche se possediamo dei livelli energetici elevati, non possiamo fare a meno di assorbire parte della loro negatività.

Riveste importanza fondamentale imparare a focalizzarsi sul sole presente nella nostra Vita, non sulle zone in ombra. Impariamo a volgere lo sguardo in direzione della luce. Tradotto in pratica, smettiamo di preoccuparci sempre e comunque riguardo al futuro, a ciò che succederà domani, se potremo andare in vacanza, se le tasse aumenteranno o se moriremo, andiamo oltre.

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Per andare oltre intendo andare oltre le tenebre, volgendo il proprio FOCUS in direzione della luce e cioè sul fatto che siamo VIVI, che abbiamo un tetto sotto il quale dormire, che non siamo in un paese in guerra, qualsiasi cosa, purché sia positiva.

Ciò deve costituire un allenamento quotidiano che ci porterà, pian piano, a cambiare modo di pensare, di vedere, e di vivere la Vita, in particolare potremo cambiare polarità, passando dal polo negativo (visione pessimista, caratterizzata dal concentrarsi sui problemi creati da noi stessi, dalla nostra mente), al polo positivo (visione ottimista, caratterizzata dal ringraziare DIO per ciò che ci ha concesso di avere, di vivere, di diventare GRAZIE al semplice fatto di essere vivi e poter fare esperienza su questo pianeta chiamato terra).

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Da oggi, quindi, non limitatevi a mangiare solo i semi di girasole, diventate ALLIEVI del girasole stesso, lasciando che v'insegni a guardare verso la luce, lasciandovi alle spalle, una volta per tutte, le tenebre costituite dalle vostre seghe mentali. Buona pratica!

Vincenzo Bilotta

lunedì 3 febbraio 2025

Chi sei veramente?

Ti sei mai chiesto chi sei veramente? No, non sto parlando del tuo nome, della tua famiglia, di ciò che hai imparato a scuola né, tanto meno, della tua posizione economica o del tuo titolo accademico, niente di tutto ciò.

Ti sto chiedendo se hai mai provato ad esplorare la tua vera natura, a riscoprire la tua vera identità, quella che non hai mai ricercato, oltre ciò che ti hanno fatto credere di essere, oltre alla famiglia, al gruppo sociale al quale appartieni.

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Probabilmente pensi di essere ciò che ti hanno insegnato, ciò perché questa è diventata la tua identità. Ma tu potresti trarre la tua identità anche da quello che hai vissuto, subito, come quando, ad esempio, ti bullizzavano a scuola, e in questo caso ti allontaneresti, e non di poco, dalla tua vera natura, da chi sei veramente.

Sì, perché le esperienze dolorose vissute durante la fase di crescita creano in te un guscio, una prigione, fatta di dolore, di convinzioni limitanti rispetto a quello che sei veramente. Di conseguenza, crescendo e una volta inserito nel contesto sociale e lavorativo, tu non sarai te stesso, ma rappresenterai un insieme di emozioni che hanno creato una versione distorta di ciò che in realtà sei.

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Ebbene sì, il passato può diventare una prigione per chi non riesce a svegliarsi in tempo e capire che è solo un ricordo, un ricordo che, tuttavia, può imprimersi tanto in una persona fino a non permetterle di essere se stessa, di esprimere la sua vera natura, la sua creatività impedendole, in questo modo, di mettere a disposizione i propri talenti e le proprie capacità artistiche, ciò in quanto vengono represse.

Non è di certo facile esprimere la propria vera natura senza aver prima smesso di continuare a trarre la propria identità dal passato, specie se questo è stato traumatico. Per uscire fuori dal guscio delle convinzioni limitanti, dalla falsa identità e, in generale, da tutto ciò che c'impedisce di esprimere la nostra vera natura, bisognerà, prima, prendere coscienza del fatto che noi non siamo il nostro passato, un passato dal quale, fino ad oggi, abbiamo tuttavia continuato a trarre la nostra identità.

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Continuare a vivere traendo la propria identità da bambini bullizzati o da buoni a nulla non è, di certo, il massimo se vogliamo esprimere il meglio di noi stessi, ciò in quanto questi traumi non osservati e sanati costituiscono un grosso limite all'espressione dei nostri talenti naturali e sabotano, di conseguenza, il raggiungimento del nostro successo.

Quando abbiamo paura di qualcosa, del successo, di cominciare un'attività in proprio, chiediamoci chi ha, in realtà, paura. Potremmo scoprire che non siamo noi ad avere paura, ma il bambino bullizzato dai compagni di classe o, in generale, giudicato poco intelligente dagli insegnanti che ci portiamo ancora dietro e che guida, a distanza a volte di molti anni, la nostra Vita.

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In questo modo, però, non si va da nessuna parte! Bisogna sanare il bambino che è in noi, smettendo, al contempo di sentirci inadeguati, insicuri, spaventati dalla Vita, perché ciò che ci hanno detto erano solo delle frasi pronunciate da persone che avevano un livello di coscienza molto basso e, in quanto tali, incapaci di capire il danno che avrebbero arrecato, pronunciando determinate parole, in un bambino particolarmente sensibile.

Prendiamo per mano il bambino spaventato che è in noi, guidiamolo dal buio di un passato costellato da esperienze negative alla luce di una nuova Vita, quella di adulto capace di perdonare chi non ha creduto in lui o che attraverso ripetuti scherzi ha urtato la sua sensibilità.

(Immagine presa dal web)


Integrare il nostro lato bambino nella nostra personalità adulta dopo averlo sanato è fondamentale per la nostra crescita emotiva, in primo luogo e, in generale, in tutti i campi, siano essi sentimentale, lavorativo o sociale in generale.

Solo dopo aver sanato il nostro passato potremo voltare pagina e cominciare a credere in noi stessi, a coltivare i nostri talenti fino ad ora mai esplorati a causa delle nostre insicurezze per poter esprimere, infine, la persona di successo sepolta in noi sotto strati e strati di convinzioni limitanti, paure immotivate e un'identità che no, non avevamo di certo scelto noi, ma ce l'avevano attribuita in maniera arbitraria altri.

Vincenzo Bilotta 

lunedì 13 gennaio 2025

Vinci dentro per avere successo fuori

Come ho già avuto modo di spiegare in altri miei articoli, fuori non esiste. Fuori è una proiezione di ciò che pensiamo, viviamo, percepiamo, riusciamo ad immaginare dentro, non viceversa. Fuori è come una pasta da modellare, un po' come la creta che si usa a scuola per creare pupazzetti o case, né più, né meno.

Cosa significa questo? Significa che il mondo è direttamente influenzato dal nostro modo di pensare, non dal modo di agire, che è solo una conseguenza di ciò che abbiamo, prima, pensato. Il mondo sta là, aspettando ogni nostro nuovo pensiero per adattarsi e creare la nostra realtà personale, che nessuno, oltre a noi andrà a vivere, percepire e con la quale interagirà.

Possiamo affermare tranquillamente che ognuno di noi vive il suo mondo, un mondo che avrà prima immaginato, creato e vissuto dentro di sé. Fuori è solo una proiezione, l'ho già ribadito diverse volte. Che poi ci crediate o no è affar vostro ma ciò non toglie che anche questo non crederci creerà un mondo basato su questo modo di pensare.

Dopo aver fatto questa premessa, oggi voglio parlarvi della via per raggiungere il successo sicuro. In realtà, questa via non è, come già magari immaginavate, fuori ma è dentro. Ogni strada verso il successo, così come verso l'insuccesso, parte da dentro per poi manifestarsi fuori, e non viceversa.

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Possiamo essere vittime o padroni di un pensiero e, di conseguenza, saremo vittime o padroni delle circostanze a noi esterne, quello che succede "là fuori" per intenderci. In ogni ambito della nostra Vita, tutto quello in cui riusciamo o non riusciamo, è stato prima da noi pensato e vissuto coi possibili finali dentro la nostra testa, il luogo dove tutto nasce, il nostro proiettore della realtà esterna.

Fuori è solo una conseguenza, dentro è la causa, MAI viceversa, sarebbe da idioti crederlo. Dentro di noi c'è un universo, e noi siamo il DIO di questo universo, in grado di fare sia il buono che il cattivo tempo ma (indovinate un po'?) la maggior parte di noi non ne è per nulla, o solo in parte, cosciente, così la realtà viene creata a casaccio, senza un ordine o, comunque, come vorremmo in maniera conscia.

Ma, come sapete benissimo, non è la nostra parte cosciente a comandare, bensì il nostro subconscio, e se non cambiamo quello, nulla cambierà. Il solo pensare in positivo e sorridere di continuo aspettando che il bello accada in maniera autonoma "là fuori", scordatevelo!

Per poter ottenere il successo in ogni campo della vostra Vita, dovete prima viverlo nella vostra interiorità. Bisogna concentrarsi sulla vittoria se si tratta di una competizione, sul nuovo partner dei nostri sogni se si tratta di una nuova relazione, sul lavoro dei nostri sogni se desideriamo realizzarci in campo professionale.

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Quello di cui parlo si chiama visualizzazione e consiste nel concentrare la propria attenzione sul risultato che si vuole ottenere, distogliendo la propria energia dai pensieri di fallimento, ansia, tensione e, in generale, tutto ciò che potrebbe bloccarci dal compiere quell'azione esterna, che è spontanea in noi, tendente verso il successo.

Se, ad esempio, dobbiamo sostenere un esame universitario, dobbiamo concentrarci sul voto che vogliamo ottenere, predisponendo lo stato d'animo gioioso che si prova normalmente dopo aver sostenuto con successo la prova, sia essa scritta, orale o pratica.

Atleti di punta, quelli che sono destinati ad entrare nella leggenda, utilizzano la tecnica della visualizzazione proiettandosi mentalmente l'immagine del giorno della competizione più e più volte nel corso della giornata, vincendo nella mente diversi mesi prima della competizione vera e propria.

Il successo in qualsiasi campo della nostra Vita è questione di attitudine mentale. Ovviamente la preparazione, sia essa fisica che mentale, richiesta per la prova ci vuole. Non sto dicendo che immaginiamo di vincere un concorso senza studiare, chi lo crede è uno sciocco.

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Sto parlando di preparazione atletica, di studio, di formazione professionale idonee a sostenere un determinato tipo di prova affiancate alla visualizzazione, che sarà, tuttavia, di FONDAMENTALE importanza per la riuscita di qualsiasi tipo d'impresa. Si vince prima nella testa e poi nella Vita, nel mondo, che è una nostra proiezione.

Dobbiamo crearci un'immagine mentale del successo, continuare a darle energia fino a sentire dentro di noi la nostra fisiologia mutare nella direzione della produzione delle endorfine. Sì, vi sto dicendo di sentirvi come se fosse già accaduto, di vivere quello stato psicofisico tipico di chi ha superato una prova importante ed è felice di ciò!

Questa tecnica funziona sempre e se non funziona bisogna che vi esercitiate, perché vorrà dire che non l'avete ancora praticata abbastanza. Imparate a sentire dentro, a provare a livello di cuore, il bello, la gioia, il successo, l'amore, la passione, la creatività, continuate a sentirli, a visualizzarli, giorno per giorno, diventate maestri nella visualizzazione di eventi positivi concentrandovi su ciò che volete ottenere in qualsiasi campo della vostra Vita.

Dopo aver raggiunto lo stato d'animo vincente, quello che possiede ogni campione e, in generale, ogni persona di successo, AGITE nel mondo esterno fino a vivere il completamento del vostro successo e a consolidarlo dopo averlo creato, visualizzato e vissuto nella vostra mente. COME DENTRO COSI' FUORI, MAI VICEVERSA. Buona pratica!

Vincenzo Bilotta

martedì 3 dicembre 2024

La quiete nella tempesta

Molti cercano la quiete, pochi la trovano, perché? Perché la maggior parte della gente crede ancora che sia il mondo esterno a comandare ciò che succede al nostro interno, ad influenzare la nostra interiorità, ma così non è. E' l'interno che comanda, proietta, il mondo là fuori, non viceversa.

Chi crede che le cose cambieranno nel futuro, soprattutto chi si aspetta un cambiamento esterno, autonomo rispetto al proprio sentire, rispetto alla propria interiorità, beh, avrà da aspettare un bel po' di reincarnazioni affinché qualcosa possa cambiare, forse, o forse no!

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Parliamoci chiaro: è più comodo aspettare qualcuno che venga a salvarci da qualsiasi situazione scomoda stiamo vivendo, proprio in questo preciso istante, rispetto al prendersi la responsabilità di cambiare il nostro modo di agire nei confronti del mondo esterno.

La nostra è una società dove tutti vogliono dei risultati istantanei, dove si vive di apparenze, cercando di dimostrare quanto si vale agli altri, in pratica nella nostra società la gente ha fretta di raggiungere degli obiettivi del tutto inutili per dimostrare di essere qualcuno ed averla vinta, almeno all'apparenza.

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Ma chi vive in funzione del mondo esterno, in funzione del giudizio degli altri, nella speranza che qualcosa prima o poi cambi, quella persona (sono la maggior parte degli esseri umani) è destinata a dipendere da ciò che, in realtà, non potrà mai controllare e, di conseguenza, a soffrire.

Molti aspettano che la tempesta passi, che tutto possa raggiungere un punto di quiete, un punto dove potranno, finalmente, godere di un certo stato di equilibrio mentale. Ma si illudono, perché sono essi stessi a proiettare la tempesta, e fuori è solo l'effetto di ciò che hanno prima pensato e ripensato, molto spesso per migliaia di volte.

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Il fuori è neutro, non c'è tempesta che possa scalfirci, se noi arriviamo a comprendere di essere la causa, attraverso i nostri pensieri incontrollati, della tempesta stessa. Il fatto è che la maggior parte di noi è inconsapevole, vive in uno stato di automatismo all'interno del quale è portata a credere che le cose accadano casualmente e, di conseguenza, nessuno può controllarle, solo viverle quando si verificano, ma è lontano anni luce dalla verità.

La verità è una sola, e cioè che la quiete la si deve trovare all'interno della tempesta, perché il nostro obiettivo non è quello di aspettare che la pioggia passi per non bagnarci, niente di tutto ciò. Il nostro obiettivo è imparare a danzare sotto la pioggia, divertirci sotto i fulmini, i tuoni e i lampi, tornare ad essere UNO COL TUTTO, senza più remare contro gli eventi, senza pretendere di fuggire in Tibet perché qui è troppo "difficile" vivere.

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"Facile" e "difficile" sono solo degli stati mentali. Siamo noi a scegliere quale stato mentale vivere, se danzare nell'occhio del ciclone o se, invece, come fanno la maggior parte degli esseri non-pensanti zombie, lamentarci del sole che splende perché è troppo forte e la sua luce potrebbe rischiarare le tenebre del nostro inferno personale che abbiamo deciso di vivere nonostante tutto.

Bisogna essere quiete nella tempesta, per riuscire a vivere appieno la Vita. Non occorre aspettare che arrivino le condizioni giuste per poter vivere ed esprimere il nostro massimo potenziale. Semmai, occorre crearle le condizioni giuste, partendo dal giusto stato mentale, perché solo così potremo proiettarle all'esterno per poi viverle ed avere successo in tutti i campi, siano essi lavorativo, sentimentale, relazionale e, soprattutto, creativo-evolutivo.

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IL MONDO SIAMO NOI. NOI SIAMO I PROIETTORI DELLA REALTA' ESTERNA E NON VICEVERSA. SE VOGLIAMO VIVERE UNA NUOVA REALTA' NON DOBBIAMO ASPETTARE CHE CAMBI IL MONDO, DOBBIAMO ESSERE NOI A CAMBIARE IL MODO IN CUI PENSIAMO, PERCEPIAMO E, DI CONSEGUENZA, VIVIAMO IL MONDO. ALLORA TUTTO SI TRASFORMA.

Vincenzo Bilotta

martedì 19 novembre 2024

Tutto ha uno scopo

Tutto ha uno scopo nella Vita, diversamente non accadrebbe. Se ci ammaliamo, lo scopo della malattia è di farci vedere dove abbiamo sbagliato, dove abbiamo tirato troppo la corda con il nostro corpo, dove abbiamo ecceduto nelle emozioni negative e questa rappresenta una chance che ci da il nostro corpo, perché la malattia non è una nostra nemica, essa è solo un segnale d'invito, un invito volto al cambiamento, del modo di pensare, agire e, in generale, vivere.

Quando si prende coscienza del comportamento autodistruttivo che ha portato nella nostra Vita la malattia, si guarisce interiormente, non più tramite i farmaci, ma attraverso una nuova consapevolezza che ci consentirà di trasformarci interiormente, permettendoci di non ammalarci più in futuro. Infatti, la guarigione DEFINITIVA può avvenire solo attraverso una nuova CONSAPEVOLEZZA che ci consentirà una nuova visione della Vita, i farmaci, diversamente, allevierebbero solo i sintomi.

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Quando incontriamo delle persone che si rivelano false, degli amici che ci tradiscono, dei partner che non sono fedeli, invece di piangerci addosso, ripetendoci quanto siamo stati "sfortunati" ad incontrare questo genere di persone chiediamoci, piuttosto, quale ruolo essi abbiano rivestito all'interno della nostra Vita e ben presto scopriremo che essi hanno sempre fatto parte, sin da quando la nostra anima si è incarnata nel nostro corpo, del nostro progetto di Vita.

Questo genere di persone inaffidabili sono, in realtà, dei maestri che incontriamo lungo il nostro cammino nei sentieri della Vita, il cui unico scopo è quello di svegliarci, di farci acquisire coscienza, esperienza del fatto che non dobbiamo nutrire nessuna aspettativa sugli altri esseri umani perché, in quanto umani, possono cambiare idea e deluderci.

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Impariamo a non avere aspettative e a non contare su nessuno tranne che su noi stessi e sulla nostra centratura. La perdita di un'azienda, un lavoro che non va come dovrebbe non sono degli eventi negativi.

La gente, di solito, vede in determinati eventi solo il lato negativo e inizia a piangersi addosso, a ripetersi quanto sia stata "sfortunata" nell'intraprendere quella determinata attività e dei relativi soldi che ha perso, rassegnandosi, spesso, all'idea che ormai è troppo tardi per creare una nuova attività ripartendo da zero.

(La copertina del mio libro, raffigurante un uomo che esce dal bozzolo e vede la luce)


Tutto questo è totalmente sbagliato, perché proprio quando un evento negativo accade, esso non costituisce altro se non uno stimolo a farci cambiare lavoro, città nella quale viviamo, a rafforzare la fiducia in noi stessi, a ricominciare da zero con più forza e determinazione.

La verità è, cari lettori, che lo scopo di ogni accadimento è quello di farci diventare delle persone più forti, più sagge e più COSCIENTI. Ovviamente, bisogna essere nel cammino di crescita personale, avere occhi per vedere e orecchie per ascoltare.

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Risulta di importanza fondamentale, una volta acquisita una coscienza superiore grazie (e non a causa) a questi accadimenti che ci mettono alla prova, squarciare il velo di Maya (velo dell'illusione, secondo il buddhismo, che non permette di vedere la realtà oltre le apparenze, per maggiori dettagli puoi digitare sul motore di ricerca del mio blog OLTRE IL VELO DI MAYA e leggere il mio articolo completo) e andare oltre le apparenze fino a trasformare la propria Vita.

Quando capiremo che tutto ha uno scopo nella Vita, altrimenti non accadrebbe, in breve, da persone perseguitate dal destino ci accorgeremo ben presto di essere diventati più saggi. A quel punto, la Vita diventerà la nostra Maestra e ogni persona o evento che interagiranno con noi si trasformeranno in un libro dal quale studiare per riscoprire ed approfondire le nostre qualità e non più delle occasioni per sentirsi dei falliti.

Vincenzo Bilotta 

martedì 5 novembre 2024

L'asceta e il peccatore

Il cammino di crescita personale è un cammino fatto, molto spesso, di tentativi. Non è che cominci il cammino e t'illumini, a volte ci si può pure perdere, altre volte si può scegliere di fermarsi o tornare sui propri passi, ciò se non si possiede la disciplina necessaria per andare oltre gli eventuali ostacoli che potrebbero presentarsi lungo il percorso.

Quando si vuole raggiungere un certo grado di evoluzione spirituale, se si vuole davvero salire e scegliere di abbracciare una Vita ascetica o, comunque, meno mondana rispetto alla gente comune tutta aperitivi e glamour, sarebbe bene, prima, sperimentare la materialità, quella che più ci aggrada.

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Non vi sto invitando a drogarvi, a partecipare a delle orge o a compiere rapine, no, non avrebbe senso. Vi sto invitando a sperimentare gli opposti di quello che volete raggiungere. Se volete imparare a stare bene da soli, dovrete prima frequentare persone, locali, stare in mezzo alla gente per capire se questo vi serva davvero o se, invece, potete tranquillamente fare a meno, lo stesso dicasi per la Vita mondana o il possedere beni di lusso.

Se prima non faccio sesso non saprò che cosa vuol dire astinenza, se non sto in mezzo alla folla non potrò mai imparare a stare in silenzio, e gli esempi potrebbero continuare all'infinito. E quando riusciremo a stare bene in silenzio, da soli, una volta raggiunta la centratura, non dovremmo cominciare a giudicare chi ama la compagnia o teme il silenzio, perché ognuno di noi possiede un po' di ciò che critica negli altri e, molto probabilmente, durante e, soprattutto, prima dell'inizio del cammino, eravamo come o forse peggio di chi tenderemo a criticare una volta usciti dalla meccanicità.

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Ma il criticare denota un attaccamento al mondo esterno e, lungi dall'essere un segno di crescita, fa intuire, piuttosto, una forma di giudizio nei confronti degli altri, delle loro scelte, delle loro Vite. Ognuno è libero di farne ciò che vuole, della sua Vita, e nessuno deve permettersi di criticarlo. Ovviamente, questo non è un invito a delinquere in generale, lo scrivo per chiarirmi con chi non riuscisse a comprendere il mio messaggio.

In ognuno di noi vive sia l'asceta che il peccatore, e il punto di equilibrio sta nel mezzo. Ovviamente, se per natura si tende a vivere in mezzo alla folla, si ama il sesso e tutto ciò che ci fa immergere nella materia purché non si arrechi danno a nessuno, anche questa è una delle possibili vie, nessuno vieta di percorrerla, ogni anima sceglie a modo proprio cosa sperimentare su questo piano dimensionale una volta scesa quaggiù. 

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Se, viceversa, si propende verso l'ascesi, la lontananza dal frastuono quotidiano, prediligendo la natura, il silenzio, la meditazione, anche questa è una via. Ci sono, poi, com'è naturale, le vie di mezzo, in cui si decide di essere sia asceti che peccatori: in questo caso si praticano meditazione, yoga ed esercizi di presenza mentale senza rinunciare ad un aperitivo con gli amici, anche questa è una via, molto utilizzata da coloro i quali vivono in città e decidono di non rinunciare del tutto alle attrazioni della Vita mondana, dopotutto seguire un cammino di crescita personale non implica necessariamente l'isolamento monastico, quella è una questione di scelte personali.

Non vantatevi se riuscite ad isolarvi e meditare, ad apprezzare la natura, rinunciate alla voglia di giudicare negativamente chi non lavora su di sé. Viceversa, se rinunciate al percorso di ascesi per abbracciare la Vita mondana, evitate di giudicare come "strani" colori i quali, invece, hanno deciso di intraprendere un cammino di crescita interiore, perché, dopotutto, in ognuno di noi vivono sia l'asceta che il peccatore e non vanno mai rinnegati in quanto fanno parte della nostra natura.

Vincenzo Bilotta

lunedì 21 ottobre 2024

Morire prima di morire

Quando nasciamo e fino a quando non andiamo a scuola, siamo liberi e possiamo considerarci infinitamente potenti. Poi, con l'addomesticamento scolastico, o educazione-programmatica, le cose cambiano e noi non siamo più liberi, in aggiunta veniamo pure depotenziati.

Così, mentre da bambini eravamo pieni di entusiasmo, creatività, voglia di vivere, di divertirci, di esplorare il mondo, di GIOCARE CON LA VITA, man mano che il processo di programmazione dei nostri cervelli a scuola va avanti, noi perdiamo quello smalto, quella grinta che ci caratterizzava, per diventare, infine, degli adulti ammuffiti.
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E' frequente sentire ripetere alle persone "era bello quando ero piccolo, non avevo pensieri". In pratica, a scuola, a casa e nella società in generale, c'insegnano che diventare adulti significa spegnersi, limitandosi a lavorare come somari, a procreare e poi, quando non gli servi più, ti danno un calcio nel sedere e ti rottamano...

Queste idee, assieme a quelle che col passare degli anni si debbano avere acciacchi e non si possa più studiare materie nuove per specializzarsi magari in discipline che, ai tempi in cui andavamo all'università, non esistevano ancora, sono tutti programmi depotenzianti, i quali, se continuerete a crederci, vi faranno finire in mezzo al gregge dei non-pensanti, un gregge fatto di persone che hanno deciso di adattarsi supinamente a ciò che fanno gli altri senza più pensare, nemmeno il minimo che gli è ancora consentito, nonostante il processo di addomesticamento.
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Ma come fare per uscire da questa sorta di incubo, che somiglia tanto a un progetto diabolico volto a lobotomizzare tutti per poi controllarli e indurli ad obbedire supinamente ed incondizionatamente? In teoria, pochi in questa Vita sono riusciti sia pure ad accorgersi dello stato di schiavitù mentale, della programmazione cerebrale destrutturante nella quale versano, la maggior parte vive, se così si può dire, nel sonno, in attesa dell'annientamento definitivo.

Nel frattempo, in attesa della morte, ognuno vive secondo i programmi che gli hanno installato a scuola, a casa, nei luoghi in cui ha praticato attività sportive. In ogni caso si può uscire dalla programmazione, ma prima bisogna accorgersene e poi, in un secondo tempo, bisogna avere il coraggio di non fare più come "fanno gli altri".
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Dopo aver deciso di uscire dalla programmazione, occorrerà morire prima di morire, ossia bisognerà ripulire la lavagna interiore, al secolo cervello, da tutte le convinzioni limitanti le quali, se tenute ancora attive in testa, ci farebbero andare avanti in automatico e secondo le direttive impartite dall'alto dai nostri programmatori.

Non si muore una volta sola, alcuni possono farlo due volte. La volta prima della morte del nostro apparato psicofisico, però, sarà quella più importante, quella che determinerà la nostra rinascita, la nostra libertà dalla programmazione, dagli schemi mentali, dalle convinzioni limitanti.
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Morire prima di morire significa tornare in Vita, prima che sia troppo tardi, riappropriandosi della propria creatività, risvegliando il bambino che è in noi, aprendo il nostro cuore alla Vita, scuotendosi di dosso la muffa e il torpore che ci avevano installato attraverso il programma "adulto pieno di responsabilità".

Chi riesce a morire prima di morire, quando rinasce a nuova Vita sa che l'età è solo un numero, che non è mai troppo tardi per realizzare i sogni che abbiamo coltivato sin da bambini, che non è vero che gli adulti non possono mai giocare, divertirsi ed essere felici, solo i morti non ne hanno più la possibilità, ciò perché sono morti.
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Usciamo da questa Vita da zombie, moriamo prima di morire, apriamo gli occhi, torniamo a stupirci per un tramonto, per una lumaca che esce fuori dopo la pioggia col suo incedere lento, impariamo a vivere, a modo nostro, senza schemi, in funzione della realizzazione dei nostri sogni smettendo, al contempo, di guardare in direzione delle tenebre, volgiamo lo sguardo verso la luce e viaggiamo spediti verso la realizzazione dei nostri sogni, nessuno può impedircelo, perché solo noi siamo i condottieri della nostra Vita!

Vincenzo Bilotta