lunedì 10 marzo 2025

Nirvana istantaneo

Col termine Nirvana s'intende, nel buddhismo, la liberazione dalla sofferenza derivante dall'attaccamento alle cose del mondo. Ma non tutti possono raggiungerlo, non facilmente, in ogni caso, e non sempre. Ormai, la ricerca del risveglio e, al suo interno, le persone risvegliate, sono diventate una moda, più che una condizione dell'essere, questo è il frutto dell'era dei social, dove molte persone cercano solo di monetizzare e di avere nuovi seguaci.

Ma il risveglio, la presa di coscienza che ci porterà, di conseguenza, a vedere tutto il mondo esterno quale illusione e ci libererà in maniera definitiva dall'attaccamento a cose, persone e situazioni, è qualcosa di molto, molto personale, intangibile, non esprimibile a parole e, men che meno, non ci si può creare un canale a lui dedicato.

(Immagine presa dal web)


Ma, al di là di queste premesse, oggi voglio parlarvi di Nirvana istantaneo. No, non è una nuova bevanda dissetante in polvere che si prepara in pochi minuti, è ben altro, anzi... non è proprio niente! Eppure molti di noi lo inseguono per una Vita intera, sperando di trovarlo all'interno di libri rari, seguendo guru in India dove vanno in ferie almeno due volte l'anno o, addirittura, trasferendosi in degli ashram appositamente concepiti come una sorta di case vacanze.

Si studiano nuove tecniche, pratiche ascetiche a volte estreme ma, la maggior parte delle volte, lungi dal raggiungere il Nirvana, non si fa altro che complicarsi la Vita, aggiungendo lavoro mentale, fisico e filosofico allo scopo di liberarsi, ma invece ci si ingabbia in congetture, metodi, il tutto condito, molto spesso, da svariati tipi di astinenza, non da ultime quelle da cibo e sesso.

Ma è davvero così dura, difficile, la strada verso sto Nirvana, tanto decantato dai buddhisti, o c'è una soluzione più rapida, una sorta di scorciatoia, chiamiamola così, spirituale, per raggiungerlo? Io credo proprio di sì!

Diciamoci la verità: la maggior parte di noi, per amore di liberarsi dal pensiero compulsivo e dalla mente che molto spesso sembra girare peggio di un frullatore, è disposta a tutto. Quando dico tutto intendo riferirmi al frequentare corsi di yoga, seminari, ritiri, leggere tonnellate di libri, praticare l'astinenza, ritirarsi a Vita in un eremo.

(Immagine presa dal web)


Ma è proprio necessario tutto ciò? Perché, se ci riflettete bene, ci si complica la Vita praticando diversi metodi, privandosi dei piaceri della Vita e tutto il resto, solo per raggiungere la semplicità, va bene. Ma la domanda che sorge spontanea è: come si può sperare di raggiungere la semplicità, di liberarsi dal mondo con le sue sofferenze e le cose che ci provocano attaccamento, complicandosi la Vita con metodi svariati, guru, seminari, libri? Servono davvero tutte queste cose?

La risposta è sì, almeno per me è così, e vi spiego pure il perché. Molto spesso le cose semplici le abbiamo davanti ai nostri occhi, ma non le vediamo, perché siamo troppo impegnati a cercarle in pratiche "di liberazione" dalla Vita e da tutti i suoi affanni che sono molto lontane da noi e che per raggiungerle non basta, a volte, nemmeno una Vita intera.

(Immagine presa dal web)


Così andiamo nell'ashram a praticare yoga e meditazione, seguiamo un guru, ci asteniamo dai piaceri della Vita, leggiamo testi spirituali, il tutto per liberarci... da cosa? In questo modo non facciamo altro che aggiungere e sperimentare altri tipi di attaccamento, ossia attaccamento al guru, dipendenza dall'ashram o dal libro "rivelatore" i quali, tuttavia, la maggior parte delle volte non ci arriveranno mai per liberarci, ma per rinchiuderci in un'altra, ben più raffinata gabbia, che possiamo tranquillamente chiamare "gabbia della conoscenza".

Ma, come sapete bene per esperienza, la conoscenza concettuale non porta da nessuna parte e, molto spesso, complica le cose invece di semplificarle. Ciò perché, udite udite, il Nirvana lo abbiamo avuto da sempre davanti i nostri occhi, a portata di mano e, se non riusciamo a raggiungerlo, è perché pensiamo da adulti, e cioè con una mentalità che tende a complicare le cose e a vedere la Vita come un problema, non come un gioco quale essa, in realtà, è.

Noi siamo Nirvana e, se capiamo questo, ci liberiamo istantaneamente. Dobbiamo solo tornare puri, come quando eravamo bambini non ancora addomesticati da questa società globalizzante e conformista fino a fare schifo. 

Il bambino è sempre libero, esso riesce a vedere la Vita come un gioco. I bambini vedono tutto con gli occhi dell'avventura, della creatività, hanno i loro amici immaginari e sognano, ad ogni istante, la realtà che più gli fa comodo, il tutto senza utilizzo di alcuna sostanza psichedelica.



(Immagine presa dal web)


La verità sta nella semplicità. Paradossalmente, i bambini vengono al mondo per farci smettere di essere adulti e farci tornare a giocare con loro, con quelli che consideriamo i "nostri problemi", con la Vita. Se riusciamo ad uscire dalle nostre corazze, ecco, il Nirvana torna a manifestarsi.

Sì, avete capito bene, il Nirvana torna a manifestarsi, emerge quale nostra natura buddhica, ciò perché ognuno di noi, sotto sotto, è Nirvana, è libero, deve solo uscire dal programma, questa è l'essenza della pratica. Se non si comprende bene questo concetto, si potrà pure meditare per 6 ore al giorno, auto fustigarsi nella pubblica piazza o astenersi dal cibo per 40 giorni, ma a nulla varrà se non a sviluppare un ulteriore ego, quello spirituale.

(Immagine presa dal web)


Raggiungere il Nirvana non è un traguardo, non è e basta. La pratica è bella, la disciplina pure, ci vogliono delle regole da seguire, ciò serve a dare una direzione differente rispetto a quella assunta dalla mente nella Vita di tutti i giorni. Praticare il guru, l'ashram, leggere i libri e partecipare ai seminari a volte è essenziale, purché tutto questo lavoro faccia ritornare al punto di partenza.

Lo so, sembra paradossale, ma tutto il lavoro volto al raggiungimento del Nirvana, altro non è se non un lavoro di destrutturazione di quella che è l'idea che abbiamo di noi e, in generale, della Vita, idea che non è nostra, ma che ci hanno insegnato attraverso il processo di addomesticamento.

Noi siamo e basta. La Vita è gioco, i problemi sono creazioni mentali. La verità è una e cioè che, qualsiasi cosa noi pensiamo della Vita, quella sarà la nostra realtà che andremo a vivere. Siccome tutti dobbiamo morire, perché non VIVERE prima del fatidico giorno e goderci ogni singolo istante partecipando ad ogni nostra azione con un atteggiamento ludico invece di fare un dramma di ciò che, in fin dei conti, è solo mera illusione?

Lasciamo i "problemi" alle persone serie, noi siamo bambini che vogliono giocare con la Vita in attesa che tutto finisca, facendoci trovare, quel fatidico giorno, col sorriso sulle labbra. Realizzato questo, ecco, il Nirvana istantaneo riemerge dalla nostra natura, che è sempre stata quella del Buddha, ma che era solo sommersa da strati di congetture accumulate durante il processo di addomesticamento.

Vincenzo Bilotta