lunedì 26 maggio 2014

Essere e fare

La nostra è una società dominata dal tempo. Ci si sente sempre inseguiti dai mille impegni che la nostra mente ci pone innanzi ogni momento fino a stressarci. Più si fa e più si vuole fare. E' una gara contro il tempo oltre che una sfida contro se stessi.

L'epoca che stiamo vivendo può essere definita come l'epoca del fare, dove non si ha tempo per fermarsi e riflettere, sia pure per un solo istante, e si corre verso una meta ignota. Il tempo sembra dettare legge e le persone danno l'impressione di assoggettarvisi incondizionatamente, inseguendo la follia mentale che antepone i bisogni della società a quelli dell'individuo.
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Nessuno ha più tempo per sé, essendo risucchiato in un vortice costituito da impegni di vario genere in cui non sembra possa esserci più spazio per fermarsi a chiacchierare con gli amici o per concedersi un attimo di tregua. Viviamo, come dicevo all'inizio, in una società dominata dal tempo. Laddove il tempo domina l'individuo, quest'ultimo non sarà più libero di esistere e, di conseguenza, di essere.

La società del tempo è la società del fare, fare, fare, fare.... Più si fa, più si vuole fare. Si diventa dipendenti dal fare, perdendo di vista l'essere. Sì, perché l'essere è in antitesi col fare. Il fare, infatti, è figlio del tempo, l'essere è figlio dell'eternità, del QUI E ORA.

Chi fa insegue il il sogno messogli davanti dal tempo, un pò come l'asino insegue la carota senza, peraltro, riuscire mai a raggiungerla, ottenendo solo frustrazione e stress per la scarsità dei risultati. Solo chi E' può godersi il momento senza più inseguire il sogno del tempo.

Per VIVERE occorre passare dal fare all'ESSERE, smettendo di correre dietro la chimera del tempo. Essere vuol dire tornare consapevoli di Sé e del momento smettendo di fare sempre di più in una gara dalla quale ne uscirebbe vincitore solo lo stress.
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Il paradosso è che PIU' SI FA E MENO SI OTTIENE. Viceversa, PIU' SI E' E PIU' SI RIESCE A REALIZZARE. Il passaggio dal fare all'essere comporta una Vita vissuta senza sforzo in cui i risultati arrivano in maniera quasi inaspettata, facile, gioiosa.

Il passaggio dal fare all'essere ci permette di uscire dal sogno del tempo e, quindi, di materia, per farci accedere al regno dell'eterno presente dove TUTTO E' E BASTA. Il regno dell'essere è dominato dalla contemplazione, dal non sforzo, dal silenzio produttivo, dalla salute imperitura. Paradossalmente, solo attraverso il passaggio dal fare all'essere possiamo finalmente vivere la Vita dei nostri sogni liberi dallo stress e dalla sensazione di separazione dal TUTTO.

Cominciamo da subito a smettere di correre, di competere contro il tempo. Questa gara ci vedrebbe perdere contro la sua tirannia. Impariamo, invece, a non correre, a sentire di più, a vivere in ogni nostro respiro o semplice azione che sia. Lì troveremo l'essere e, al contempo, la liberazione dal sogno del tempo e di materia.

Vincenzo Bilotta





domenica 18 maggio 2014

Le aspettative

"Non sei più la persona che credevo di conoscere", "mi hai deluso", "pensavo fossi diverso", "credevo col tempo potessi cambiare". Vi dicono niente queste parole? Sono tipiche di chi, nutrendo aspettative su di una persona viene, invece, deluso da quest'ultima.

Il problema non sono MAI gli altri, siamo sempre noi con le nostre idee su come vorremmo che andasse il mondo. Esse si chiamano aspettative e abbiamo imparato, fin da piccoli, ad averne su situazioni e persone. Laddove ci sono aspettative, però, nasceranno, prima o poi, delusioni e litigi. Ecco perché il mondo è pieno di gente che litiga, si separa, fa fallire rapporti societari, devasta interi popoli e, non da ultimo, il pianeta terra stesso.
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Sempre un'unica ragione la causa di milioni di persone scontente: aspettative deluse. Ci si aspetta che il partner sia in un modo, che il lavoro debba andare in un altro, che la Vita debba portarci certi risultati fin sotto il naso, ma non sempre va così e ciò non dipende certo dagli altri, dipende SEMPRE E SOLO DA NOI E DALLE NOSTRE ASPETTATIVE SU COME VORREMMO CHE ANDASSERO LE COSE.

Le situazioni ce le attiriamo noi in base al nostro stato d'animo, non vengono di certo da sole a cercarci! Siamo noi, con i nostri pensieri potenti seppur inconsapevoli, che ci attiriamo addosso certe situazioni spiacevoli. Attiriamo il partner sbagliato, il lavoro stressante, gli amici ipocriti e così via.
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Ciò che ci fa soffrire sono non tanto le situazioni che ci accadono ma, semmai, le aspettative che ci creiamo su come vorremmo che si svolgessero certe dinamiche nella nostra Vita. Nel buddismo insegnano a non nutrire aspettative su niente e nessuno. Questa è la base per la felicità! Sono d'accordo con i buddisti!

Nessuno può garantirci nulla, solo noi possiamo guadagnarci la felicità in questo mondo terreno. Per essere felici, basta non avere aspettative. Senza aspettative si vive liberi e non si sprecano energie aspettando che gli altri si comportino in un determinato modo.
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E' assurdo avere aspettative sulle persone, siano essi amici o familiari, ciò perché ognuno ha una propria visione della Vita che potrà coincidere con la nostra ma potrà, in qualsiasi momento, cambiare ed essere, addirittura, antitetica alla nostra. In questi casi, se si nutrivano aspettative riguardo la convergenza di opinioni da parte dei nostri amici più intimi, si rimarrà fortemente delusi quando si vedranno mutare parere ed essere, quasi improvvisamente, in disaccordo con noi.

Non bisogna vivere di aspettative. Semmai, bisognerebbe imparare ad ACCETTARE L'ALTRO COSI' COM'E' SENZA PRETENDERE DI VOLERLO CAMBIARE. Solo attraverso l'accettazione dell'altro si potrà raggiungere l'accordo e l'armonia. Accettando l'altro, infatti, non si nutrirà nessuna aspettativa riguardo ad un suo eventuale cambiamento e lo si accetterà nella propria Vita senza contrasti né separazioni di sorta.
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Impariamo ad accettare lavoro, partner, amici, soci in affari senza volerli cambiare in alcun modo. Solo così la Vita ci verrà incontro, portando gioia ed equilibrio e non più, invece, delusione e separazione. Ovviamente con ciò non voglio dire di mantenersi in affari con chi è troppo diverso da noi per poterci andare d'accordo o mettere su famiglia con una persona che ha obiettivi e progetti antitetici ai nostri. In questi casi bisognerebbe ACCETTARE, NON NUTRIRE ASPETTATIVE ED ANDARE PER LA PROPRIA STRADA.

Per vivere senza aspettative bisogna essere PRESENTI, vivere nel QUI E ORA, accettando quello che ci offre in quel preciso istante ed evitando di fare paragoni col passato perché TUTTO CAMBIA, TUTTO E' IN CONTINUA EVOLUZIONE. Solo attraverso la PRESENZA MENTALE si potrà rompere quell'automatismo che non ci permetteva di giungere a vivere rapporti più proficui per noi e per la nostra evoluzione in tutti i campi.

Vincenzo Bilotta




domenica 11 maggio 2014

Qual'è la verità?

Ogni persona possiede la sua verità riguardo ad una determinata situazione. Ognuno di noi ha, in effetti, una propria personale visione della Vita coi suoi accadimenti. Attraverso questa visione, tenderà ad esprimere il proprio punto di vista riguardo a determinate situazioni. Insomma, ognuno possiede una propria verità su tutto.

La visione di ogni accadimento e, di conseguenza, quale sarà la verità in proposito, è strettamente personale. Ognuno di noi ha una propria verità sulla politica, sulla Vita, sulla famiglia, sul lavoro e così via. Quello che è vero per una persona, però, può non essere vero per un'altra. Anzi, spesso accade che due persone si trovino in posizioni antitetiche riguardo ad una determinata situazione.
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Da qui sorgono i conflitti, le guerre, le separazioni coniugali, i disordini pubblici etc. Il problema non deriva dal fatto che ogni persona ha una propria verità che lo differenzia da ogni altra. Il conflitto, infatti, non nasce perché due persone hanno diversi punti di vista riguardo una situazione oggettivamente uguale. Esso nasce quando queste due persone non riescono ad accettare che l'altro possa avere un punto di vista diverso che lo porta a fare scelte spesso opposte.

Ci si mette in mezzo l'ego con le sue insidie. Vuole averla vinta e fa puntare tutto sul volere avere ragione, sull'imporre a tutti i costi la propria verità agli altri senza tenere conto delle divergenze di opinioni anzi, quando possibile, reprimendole anche con la forza se necessario.
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Se si capisse che ogni fenomeno è oggettivo ma viene soggettivizzato dalla mente, si potrebbero evitare i conflitti fra i popoli. Se si vivesse nell'unità si conoscerebbe una sola verità: TUTTO E' UNO. Ma, poiché si vive nella realtà mentale, fatta di materia e conflitto, ecco che nascono tante verità quante sono le persone in gioco. In questo modo tutto tende a dividersi, l'unità originaria passa in secondo piano per lasciare spazio ai partiti politici, alle squadre di calcio, alle migliaia di religioni, ai diversi tipi di medicina, etc.

La verità non la si trova nel volere avere ragione a tutti i costi o nel dover vincere per forza. Questa è la lotta mentale per il raggiungimento di un tipo di realtà che è sempre e solo soggettiva. Quella di cui io parlo è una realtà oggettiva, senza mente, senza spazio nè tempo. REALTA' E BASTA. VERITA' UNICA E SOLA.
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Per trovarla basta andare oltre la mente, oltre il voler avere ragione, oltre le opinioni politiche, razziali, religiose, sessuali, lavorative. Basta spegnere la mente coi suoi giudizi su bene e male, giusto e sbagliato, positivo e negativo, amore e odio. Quel che resterà sarà la verità.

La verità risiede nel silenzio dell'Anima, nei canti infiniti della creatività del cuore, nel rumore della pioggia in una giornata d'autunno. La verità non cerca di avere ragione a tutti i costi o di appiccicare giudizi inopportuni. La verità E' E BASTA. Diffidate delle persone che hanno le proprie verità perché, in realtà, quelle verità sono funzionali al momento da loro vissuto e tendono a cambiare continuamente.
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Disidentifichiamoci dalle nostre verità, da quanto conosciamo perché ce lo hanno insegnato attraverso il processo educativo. Andiamo oltre, zittiamo la mente. Quella è la verità UNICA E SOLA.

Vincenzo Bilotta

domenica 4 maggio 2014

Automatismo e volontà

La spontaneità appartiene ai bambini. Essi soli conoscono il progetto della loro Anima. Proprio per questo, ad un certo punto, decidono d'incarnarsi in un corpo per perseguire il loro scopo o, meglio, lo scopo della loro Anima. Tipica del bambino è la GIOIA INCONDIZIONATA, LA SINCERITA', L'INNOCENZA, LA LIBERTA' DA SCHEMI E CONDIZIONAMENTI.

Il bambino fa quel che sente senza pensarci, di cuore e in assoluta libertà. Tutto questo lo porta ad esprimere la sua creatività e le sue potenzialità. Ciò, almeno, fino a quando non comincia ad essere inquadrato dal sistema educativo impostogli sia dai genitori che, non da ultime, dalle strutture scolastiche. A partire da quel momento in poi, salvo rare eccezioni, egli perderà la sua condizione che lo rende unico fra i tanti abitanti della terra e verrà inquadrato nella massa di pecore meccaniche.
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L'educazione crea persone tutte uguali, ognuna specializzata in base agli studi intrapresi e con le maniere, più o meno raffinate, apprese, fra le mura domestiche, dai propri genitori. Con l'educazione finisce la libertà e, di conseguenza, si diventa finti, scontati, quasi degli zombie. Dietro tutto ciò sta la nostra Anima col suo progetto, ma il processo educativo ci fa perdere di vista lo scopo per il quale ci siamo incarnati in questa Vita.

L'educazione rinforza la nostra mente e zittisce la nostra Anima. Dal momento in cui l'educazione viene completata, sarà la mente a dominare. Ogni comportamento sarà una reazione automatica, quasi scontata. Gran parte della gente rinuncerà ai propri sogni a causa del meccanismo autosabotante installatole attraverso il processo educativo per conformarsi, invece, alla massa anonima e incolore che costituisce gran parte (per fortuna non tutta) della società di oggi.
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Lo scopo stesso dell'educazione è proprio quello di formare individui omogenei in grado di portare a termine nel migliore dei modi i compiti per i quali sono stati educati (programmati) senza porsi, tuttavia, troppe domande. Insomma, una sorta di automi con programmi specifici a seconda del settore nel quale operano. A meno che.... 

Un'alternativa al completo automatismo è LA VOLONTA' di uscirne. Per sviluppare questo tipo di volontà, però, occorre prima accorgersi di essere dentro un sistema di abitudini eseguite alla stregua di automi. SOLO DOPO AVER PRESO COSCIENZA DELLA PROPRIA AUTOMATICITA' NEL COMPORTAMENTO SI POTRA' SVILUPPARE LA VOLONTA' NECESSARIA AD USCIRNE PER VIVERE, FINALMENTE, DA PERSONE LIBERE E CONSAPEVOLI.
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La coscienza di Se è un processo che inizia sempre da un atto di volontà. Senza la volontà di cambiare poco o nulla si riuscirebbe ad ottenere. Certo, il processo di osservazione di Se è già, di per se stesso, tappa fondamentale affinchè si possa uscire da questo schema di dipendenza che ci porta a compiere gesti in maniera inconsapevole.

La volontà di autoconoscenza porta al riallineamento fra Corpo, Mente ed Anima. Quando accade ciò, si diventa aperti, ricettivi, creativi, liberi. Questo processo costituisce la liberazione da una schiavitù generazionale, un'abitudine a comportarsi in un determinato modo ed entro certi schemi ereditata dai propri avi. Ecco perchè l'automatismo nei gesti è così difficile da scovare! Esso data, spesso, un numero di anni, a volte secoli, imprecisato! Diventa consuetudine, lo si esegue senza più riflettere, altro che genetica!
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Spesso è più facile rimanere attaccati a routine ripetitive e noiose che uscire dagli schemi alla ricerca di una propria identità. Il cambiamento fa paura, si sa cosa si lascia ma non si sa cosa si troverà. Ma se ci si lascia bloccare dalla paura si rischia di rimanere bloccati nei propri automatismi autosabotanti che, nonostante ciò, appaiono sicuri.

La scelta spetta a chi è pronto a cambiare. Sicuramente non va mai imposta, altrimenti si rischierebbe di danneggiare, anzichè aiutare, la persona qualora essa stessa non si accorgesse dei propri automatismi. Il processo è interiore, parte da noi, SEMPRE, NON PUO' AVVENIRE AL CONTRARIO. A cambiare, se vogliamo, dobbiamo essere noi perchè nessun altro può farlo altrimenti.
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Dopo il cambiamento, ci vorrà un lavoro costante su di Se. Il solo fatto di essere usciti dalla modalità automatica, infatti, non comporta l'affrancamento totale da essa. Occorre sempre osservarsi al fine di conservare la spontaneità e la presenza necessarie a far sì che ogni singola azione quotidiana possa trasformarsi in una celebrazione, un inno alla Vita e alla creatività.

Vincenzo Bilotta